Crocevia

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Morire senza invecchiare

Morire senza invecchiare e ammalarsi: ecco il nostro desiderio.

Almeno di quelli che si rendono conto di non essere immortali.

Più sopra ho scritto: "Ognuno di noi cerca in ogni modo di vivere realmente la miglior vita possibile e sa che questo vuol dire anche armonizzarsi con gli altri.

Sappiamo bene che non siamo soli e che star bene, essere sereni, e sapere che nessuno e infelice per causa mia".

Dobbiamo accettare che un'affermazione edificante come questa in pratica si riduce a quest'ultima: "Morire senza invecchiare e ammalarsi, ecco il nostro desiderio".

Potrei chiudere qui queste mie riflessioni e convincermi che in fondo va bene così.

Adeguarsi con metodo e impegno a questi stili di vita pieni di proposte "sane e belle" riduce lo stress e porta a una buona e forse abbastanza lontana morte.

Però ( purtroppo "c'è sempre un Pierrot", diceva padre Nicolao scherzando sull'assonanza, davanti al bicchierino di cristallo colorato di Alpestre ) la realtà che viviamo non è nelle nostri mani come un libro che, pagina per pagina, ci svela dei fatti e che non ci impedisce di andare all'indice o alla conclusione foss'anche per capire di più.

La nostra vita non è una cassetta o un cd che possiamo controllare con il fermo immagine o con un software, e non è neppure un sito internet.

Ogni giorno, ogni momento abbiamo nelle nostre mani la possibilità di fare o non fare delle scelte e, in base a queste, pur condizionati dalla circostanze, siamo pieni di responsabilità e ci costruiamo la vita.

Ecco, siamo uomini, persone, proprio per questa nostra capacità responsabile di impegnarci o disimpegnarci obbligatoriamente nell'affrontare non la vita ma la nostra, preziosa, unica e irripetibile vita.

E questo non si può evitare, si deve per forza fare.

Non possiamo rinunciare a vivere se non suicidandoci.

Cosa tristissima.

Possiamo rinunciare a farci e scegliere di lasciarci fare, ma sono entrambi modi di scelta che ci portano avanti.

Quando ero bambino e rompevo un giocattolo lo buttavo via, piangevo per averne un altro uguale ma nuovo.

Questo era quasi sempre possibile.

Poi capii che se mi sbucciavo un ginocchio guariva ma lasciava un segno.

C'erano delle cose che lasciavano il segno, erano irreversibili.

Ad esempio la cicatrice che porto praticamente dalla nascita per una bruciatura, da molto presto mi ha chiarito che la vita è irreversibile, cioè passa, lascia dei segni nella mia e nella memoria di chi incontro.

E si va avanti, e il famoso esempio di credere di essere fermi mentre si è in treno potrebbe uccidere ogni speranza di poter rivedere la stazione passata per rifare meglio un tratto.

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