Crocevia

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Cominciamo

Cominciamo ponendoci subito una grande domanda: perché tutto è in rapporto a Gesù Cristo?

È necessario essere cristiani, cattolici, per capire Gesù, per sapere chi è Gesù Cristo?

È necessaria un'intelligenza superiore o una preparazione teologica?

Gesù è per tutti.

Come il pane: fa bene.

È l'elemento dietetico per eccellenza.

Uno come Lui non può appartenere ad una parte dell'umanità, è con chiunque lo guarda, è con chiunque lo incontra.

È unico nella storia, ma anche nella mitologia e nell'immaginario dell'umanità.

Ma anche nella pratica del tempo che ha assunto una nuova cronologia a partire da Lui.

È notissimo e famosissimo.

Poi tutti sanno che ha detto: "Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano" ( Lc 6,27-28 ).

E queste parole come molte altre identificano il fatto nuovo che dobbiamo capire e che è apparso chiaro ma ancora problematico nei processi di pace di questi anni, del secolo di disumani olocausti.68

Siamo storicamente nell'era "dopo Auschwitz".69

Al male dobbiamo rispondere con il bene.

È paradossale che quando l'incendio è scoppiato, al posto di gettare acqua ( pensare, fare bene ad ogni costo ), soffiamo sul fuoco ( portiamo altro male ).

L'incendio si sviluppa e non tende a placarsi, e poi ci domandiamo il perché del male.

Questa non è una dimensione missionaria in senso cattolico o filantropico, di proselitismo, è una chiamata dell'uomo ad essere degno della propria essenza, la propria certa vocazione, che si fonda sulla capacità di amare e non sulla capacità di odiare.

È evidente che l'uomo è capace di amare come è evidente che non riesce a farlo.

Odiare non è il contrario di amare; è la rinuncia alla dignità umana che può odiare, ma solo come momento debole del proprio stato.

Qualunque uomo sano capisce che l'odio deriva da un disordine voluto o cercato o incontrato per la disperazione del vuoto d'amore che proviamo.

In fondo l'odio nasce dal tradimento che subiamo o crediamo di subire.

Un tradimento alle nostre attese che può anche non essere vero ma suggestionarci.

Ma lo è per noi, e questo basta.

Ci comportiamo come crediamo bene e vogliamo acquisire dei meriti.

Invece no!

La nostra buona fede, che non capiamo che può essere falsata - come la falsa coscienza che ci costruiamo con le convenzioni e le abitudini70 - è ispirata da educazione sbagliata o altro, e ci porta a giudicare traditori coloro da cui ci aspettiamo risposte impossibili, o rare.

Tradimento!

E la risposta non è quella che Gesù ci grida di dare, ma è il ricatto a cui sottoponiamo noi stessi e tutti coloro che incontriamo è che riteniamo responsabili.

Il ricatto è il comune denominatore del comportamento etico abituale.

Non è un'affermazione forte, è la verità che la mia esperienza ha constatato.

Unitamente all'abitudine, alle convenzioni, alla falsa memoria storica piena di impliciti mai svelati, il ricatto produce il giudizio e il comportamento prevalente.

Costruisce il potere.

Costruisce cioè un stile di vita sostanzialmente chiuso e irreversibilmente terreno.

In questo senso diventa sempre più difficile vincere quella forza di gravità che affossa l'umanità ( Faust ) e sempre più assolutamente importante lasciarci attrarre verso l'alto.

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68 Jurgen Moltmann: "La nostra era ci ha resi irreversibile oggetto comune dell'annientamento nucleare, dobbiamo considerarci "dopo Auschwitz". Per resistere alle sollecitazioni dell'essere Cristiani in un mondo lacerato è nata la "fede come faccenda privata, una politica di potere privata" e di conseguenza una ulteriore lacerazione senza morale e una morale individuale senza potere. È la giustizia che crea la pace ( globale ) non la sicurezza. Abbiamo bisogno di un etica di vita comune. La nostra era ci ha resi IRREVERSIBILE OGGETTO COMUNE DEI 'ANNIENTAMENTO NUCLEARE. E dobbiamo considerarci DOPO AUSCHWITZ. Per resistere alle sollecitazioni dell'essere Cristiani in un mondo lacerato è nata la "fede come faccenda privata". È nata una lacerazione tra una POLITICA DI POTERE SENZA MORALE E UNA MORALE INDIVIDUALE SENZA POTERE. É LA GIUSTIZIA CHE CREA LA PACE ( GLOBALE ) NON LA SICUREZZA ABBIAMO BISOGNO DI UN'ETICA DI VITA COMUNE. DOBBIAMO CONSIDERARE I CONTRAPPOSTI COME MOMENTI CHE SI INTEGRANO NELL'EQUILIBRIO INSTABILE DELLA VITA
69 Hans Jonas, Il concetto di Dio dopo Auschwitz
70 René Latourelle, L'uomo e i suoi problemi alla luce di Cristo, Ed. Cittadella. "Al posto della natura vera ( creata da Dio ) l'uomo si è formata una natura sostitutiva che si chiama "abitudine". L'abitudine è la nostra natura. Questa sostituzione dell'abitudine alla natura, manifesta ancora una volta la debolezza della natura che vorrebbe coprire. L'uomo si copre dell'abitudine, dei vestiti, della maschera per non vedere la sua miseria. Per noi importa farci illusioni su noi stessi perché ancora più preziosa della nostra vita reale è la vita immaginaria che vogliamo vivere nella mente degli altri. Più importante che la virtù reale è una virtù di immaginazione. L'uomo è condannato a vivere tra l'essere e il sembrare ( ... ) mancando di essere deve "apparire". Nulla è tanto insopportabile all'uomo che lo stare in riposo completo, senza passioni, senza preoccupazioni, senza svaghi, senza applicazione. Allora sente il suo nulla, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua impotenza, il suo vuoto. Immediatamente dal fondo della sua anima verranno fuori la noia, la tetraggine, la tristezza, il dispetto e la disperazione