La conquista di Canaan

Fonti:

Gdc 1,27-36 ( elenco negativo dei possessi );
Nm 13-14; Nm 21; Nm 32; Nm 34;
tradizioni della Conquista da parte delle tribù di Beniamino ( Gs 2-9 ), Efraim ( Gs 11 ) e Giuseppe ( Gs 17,14-18 );
sistema dei confini delle tribù ( Gs 13-21 );
elenchi di Nm 26,5-51; Nm 1,5-15; Gen 49; Dt 33.

Entrambe le professioni di fede del Deuteronomio ( Dt 6.26 ) concordano nell'affermazione secondo cui è da Yahweh che Israele ha ricevuto in dono la terra di Canaan.

Il libro di Giosué sembrerebbe offrire, a prima vista, un'esposizione coerente della presa di possesso di questa regione da parte degli Israeliti.

Sotto la guida di Giosué, le dodici tribù occupano dapprima la Transgiordania, attraversano il Giordano presso Galgala e conquistano, dopo un attacco a Gerico, Ai, Betel, Gabaon, la parte centrale prima, poi quella meridionale e infine la parte settentrionale della Cisgiordania.

Per finire, l'intera regione viene spartita, tirando a sorte, fra le dodici tribù d'Israele.

Differenti impostazioni metodologiche nell'interpretazione del libro di Giosué hanno però portato, nella ricerca più recente, a presentare diversamente gli eventi connessi con l'insediarsi degli Israeliti in Canaan.

Gli studiosi che prescindono dai metodi introdotti dalla critica letteraria, dalla storia delle forme e delle tradizioni, e che pertanto accolgono quasi integralmente la redazione del libro di Giosué nella sua forma finale, presentano conseguentemente l'avanzata degli Israeliti nel Kulturland come una campagna militare organizzata, come un'impresa compiuta conclusasi in un tempo relativamente breve.

Un'analisi del libro di Giosué condotta in base ai metodi di cui si avvalgono la critica letteraria e la storia delle tradizioni e delle forme ci porta invece a concludere che la redazione finale di cui oggi disponiamo è costituita da più strati, ed è risultato di un lungo processo di tradizione e di redazione.

All'inizio di tale processo vi erano singole narrazioni; solo in un secondo tempo esse vennero allineate a formare piccole sequenze di racconti, e furono infine collegate in serie più ampie e ininterrotte.

Mentre nella tradizione più recente è la totalità delle dodici tribù a portare avanti un compiuto e ordinato processo di conquista, i più antichi racconti fra loro indipendenti del libro di Giosué, i racconti della conquista di Canaan contenuti nel Pentateuco ( Nm 13-14; Nm 21; Nm 32; Nm 34 ), nonché le tradizioni dapprima separate di Gdc 1, hanno come contenuto, di volta in volta, soltanto singoli episodi, e sempre relativi ad una sola tribù.

L'affermazione sommaria secondo cui la conquista delle città avvenne esclusivamente con le armi ( Gs 11,19 ) appartiene allo strato letterariamente più recente del libro di Giosué, e contrasta con singole e più antiche tradizioni contenute in quello stesso libro e in Gdc 1, da cui risulta che le tribù che si erano stanziate in Palestina non furono in grado, in un primo tempo, di conquistare le città fortificate dei Cananei.

Albrecht Alt ha aperto nuove vie all'indagine cercando di fornire un quadro della conquista di Canaan attraverso una analisi delle tradizioni veterotestamentarie che utilizza i metodi della critica letteraria, della storia delle tradizioni e delle forme, e sulla base di un attento esame della geografia degli insediamenti, di considerazioni archeologiche e sociologiche, nonché di eventi analoghi che si verificano nella fase di passaggio, da parte di gruppi seminomadi, a forme di vita sedentaria.

Se prendiamo in esame la situazione territoriale della Palestina prima e dopo la Conquista, possiamo ricavare alcune informazioni sul modo in cui questa dovette attuarsi.

Da contemporanee fonti egizie ( elenco palestinese di Tutmosi III, lettere di Amarna ), nonché dai dati della ricerca archeologica, risulta che nella tarda età del bronzo, cioè nell'epoca che precedette l'insediarsi degli Israeliti in Canaan, le aree più densamente popolate erano le fertili pianure, difese peraltro da robuste fortezze, mentre le zone montuose, meno fertili e coperte in parte da foreste, erano poco abitate o affatto deserte, oltre che scarsamente difese.

Numerosi elementi indicano che le tribù d'Israele, non riuscendo ad insediarsi nelle pianure, abitate dai Cananei e difese com'erano da fortezze, si stabilirono da principio nelle zone montuose della regione; tale circostanza risulta soprattutto dall'«elenco negativo dei possessi» ( Gdc 1,27-36 ), dove vengono menzionate le città-stato cananee di cui gli Israeliti non riuscirono ad impadronirsi: si tratta di città fortificate che sorgevano nella pianura di Izreel ( Meghiddo, Taadach ), nella pianura costiera ( Dor, Acco, Sidone ) e nel lieve avvallamento fra i monti della Giudea e della Samaria, ad ovest del vertice settentrionale del mar Morto ( Ghezer, Aialon, Saalabbin, Gerusalemme ).

S. Herrmann fa rilevare a questo proposito che le città di Dor, Meghiddo, Taanach, Ibleam, Bet-Sean formano una cintura di fortezze che si stende fra i monti della Samaria e quelli della Galilea.

A questo sbarramento settentrionale ne corrisponde uno a sud ( Ghezer, Aialon, Saalabbin, Gerusalemme ), che si spinge fra i monti della Samaria e della Giudea. Tali catene di fortezze seguono la naturale conformazione del terreno e ne rafforzano la configurazione.

La maggior parte delle fortezze menzionate nell'elenco negativo dei possessi compare già nell'elenco palestinese di Tutmosi III: in tale elenco figurano inoltre, a completare il quadro forniteci da Gdc 1, altre città fortificate: Sunem e lokneam fra le città della cintura settentrionale, Giaffa, Lidda, Ono, Afek, Soco e Iemma in quella meridionale.

Dal momento che gli antenati degli Israeliti erano seminomadi, il loro stanziarsi in Palestina va inquadrato nel contesto delle condizioni di vita di pastori che mutano periodicamente i propri pascoli: la «conquista di Canaan» dev'essere avvenuta nel corso di tali spostamenti, in modo analogo a quanto avviene anche oggi quando popoli seminomadi si insediano stabilmente nel Kulturland.

Poteva accadere che dei pastori seminomadi, i cui greggi pascolavano durante l'estate sui campi già mietuti del Kulturland, giunta la stagione delle piogge non facessero ritorno nella steppa, ma si stanziassero gradualmente nelle zone che non erano state fino allora sfruttate dagli abitanti della regione.

In connessione con tali vicende dovette prodursi un graduale passaggio dalla pastorizia all'agricoltura, dall'allevamento di ovini a
quello di bovini, con una conseguente minore mobilità, e dall'uso di abitare in tende a quello di abitare in dimore fisse.

Tale processo, nel caso degli Israeliti, venne favorito dal fatto che vi erano delle popolazioni nomadi ( Amaleciti, Madianiti ) che premevano da sud, le quali, trattenendosi più di quanto avessero fatto fino allora ai margini del Kulturland, rendevano più difficile, per i pastori israeliti, il ritorno nella steppa al termine della stagione estiva.

La conquista di Canaan da parte d'Israele, tuttavia, non dev'essere avvenuta sempre del tutto pacificamente e senza complicazioni, ne si mancò certo di ricorrere alla forza.

In un primo tempo non fu comunque possibile alle tribù israelitiche contendere alle città-stato i territori in loro possesso con la forza delle armi.

La tradizione biblica affema anzi con tutta chiarezza che gli Israeliti erano impotenti difronte ai reparti di carri da guerra delle città-stato, e che non riuscirono ad insediarsi nelle pianure, dove sorgevano città fortificate e dove i Cananei potevano impiegare i loro carri da guerra: «Yahweh fu con Giuda, che scacciò gli abitanti delle montagne, ma non poté espellere gli abitanti della pianura, perché muniti di carri di ferro» ( Gdc 1,19; Gs 16,10; Gs 17,12-16 ).

Nelle zone montuose, che erano scarsamente abitate, insufficientemente difese e poco sfruttate dal punto di vista agricolo, gruppi di pastori poterono insediarsi più facilmente, tanto più che il terreno accidentato non si prestava all'impiego dei carri.

Soltanto in una fase successiva, dopo che si erano già da tempo stanziati nella regione ed erano diventati «più potenti» ( Gs 17,13 ), gli Israeliti riuscirono ad impadronirsi di città fortificate e ad annetterne il territorio.

Si trattò di avvenimenti che dovettero suscitare un'impressione profonda e durevole, e ciò spiega perché occupino nella tradizione un posto tutto speciale.

Nei casi in cui gli Israeliti riuscirono ad occupare città fortificate fin dalla prima fase della Conquista, ciò avvenne soprattutto nelle zone montuose, dove le città cananee erano più distanziate fra loro e dove i temuti carri da guerra non potevano essere impiegati: così, nei monti della Giudea, i Calebiti riuscirono a conquistare la città di Ebron ( Gdc 1,10-15 ), e gli Otnieliti la città di Debir ( Gs 15,15-17 ).

In altri casi la conquista avvenne o grazie al tradimento degli abitanti o mediante il ricorso a stratagemmi: con uno stratagemma la tribù di Beniamino espugnò Ai ( Gs 8 ), per tradimento caddero le città di Betel e di Gerico, la prima per mano della casa di Giuseppe ( Gdc 1,22-26 ), la seconda ad opera di quella di Beniamino ( Gs 2 ).

Solo in una seconda fase è da collocare la conquista, da parte della tribù di Gad, della città di Chesbon, in Transgiordania, di cui da notizia l'antico canto di vittoria su Sicon, re di Chesbon ( Nm 21,27-30 ).

La stessa cosa vale per la vittoria della tribù di Neftali sul re della città di Iabin, presso le «acque di Merom», e per la presa della città di Azor ( Gs 11,1-15 ): si tratta qui, probabilmente, di un doppione del racconto contenuto in Gdc 4-5, dove si parla verosimilmente del medesimo avvenimento.

Dal fatto che al tempo delle lettere di Amarna ( XIV secolo a.c. ) Betlemme facesse parte del territorio della città-stato di Gerusalemme, e più tardi diventasse capitale della tribù di Giuda, possiamo facilmente concludere che fu conquistata con la forza da quest'ultima.

La conquista di Canaan da parte delle tribù d'Israele fu un processo che si protrasse per un periodo di tempo piuttosto lungo e che attraversò diverse fasi.

Di alcune tribù pochissimo si può dire di certo, per altre qualcosa di concreto possiamo desumere dalle tradizioni bibliche.

Accanto alle tradizioni dirette riguardanti la conquista di Canaan, un'importante fonte di notizie è rappresentata dalla parte del libro di Giosué che riguarda la geografia degli insediamenti ( Gs 13-19 ), dove i confini del territorio in cui erano stanziate le singole tribù viene delimitato per mezzo di precisi punti di riferimento.

Sono da menzionare, inoltre, le parti della tradizione in cui le dodici tribù d'Israele vengono elencate in una determinata sequenza: gli elenchi di Nm 1,5-15; Nm 26,5-51, le «benedizioni di Giacobbe», risalenti al primo periodo monarchico ( Gen 49 ) e contenenti diversi versetti a caratterizzare le varie tribù, le «benedizioni di Mosé», simili alle precedenti ma risalenti ad un periodo più tardo ( Dt 33 ) e, ancora, il racconto della nascita dei progenitori delle tribù ( Gen 29,31-30,24 ) e l'elenco dei figli di Giacobbe ( Gen 35,22-26 ).

In Gen 29.30.35 i figli di Lia risultano essere i più vecchi, quelli di Rachele i più giovani tra i figli di Giacobbe: possiamo perciò concludere che le tribù di Lia erano le più antiche, mentre le tribù di Rachele quelle storicamente più recenti.

Alcuni indizi, inoltre, fanno ritenere che la conquista di Canaan da parte delle tribù di Lia abbia avuto luogo prima che le tribù di Rachele giungessero nella regione.

Ruben viene espressamente indicato come il primogenito di Giacobbe ( Gen 35,23; Gen 49,3; Nm 26,5 ), ed è sempre in testa negli elenchi delle tribù; lo seguono di solito Simeone, Levi e Giuda.

In sorprendente contrasto con la posizione di preminenza che in tal modo viene loro attribuita, queste tribù non svolgeranno più, nella storia successiva, alcun ruolo di rilievo: Ruben compare un'altra volta soltanto nel canto di Debora ( Gdc 5,15-16 ), Simeone solo in connessione con Giuda ( Gdc 1,3.17 ); nelle benedizioni di Giacobbe esse sono giudicate in modo totalmente negativo, mentre l'elenco dei territori delle tribù, nella sua forma originaria, non attribuisce loro una sede propria.

Il fatto però che ad esse, nonostante in seguito perdessero ogni importanza, venga riconosciuta una posizione di preminenza negli elenchi delle tribù, costituisce un indizio della loro priorità storica.

Il racconto dell'oltraggio di Dina ( Gen 34 ) presuppone che le tribù di Simeone e di Levi fossero stanziate, in origine, nella Palestina centrale, nei dintorni di Sichem.

Esse, tuttavia, dovettero essere scacciate da questa regione, poiché più tardi vi troviamo insediata la «casa di Giuseppe», e la benedizione di Giacobbe dice espressamente che Simeone e Levi furono «divisi in Giacobbe e dispersi in Israele» ( Gen 49,7 ).

Simeone venne spinto nell'estrema parte meridionale, e fu assorbito dalla tribù di Giuda ( Gdc 1,17 ss.; Gdc 1,3 ).

Successivamente, un rielaboratore del libro di Giosué assegna a Simeone un territorio, nell'estrema parte meridionale, che viene espressamente indicato come appartenente alla tribù di Giuda ( Gs 15,21-32 con Gs 19,2-8 ).

Levi, negli elenchi di Nm 1.26, non viene mai più nominato.

Anche la tribù di Ruben doveva essere stanziata originariamente in Cisgiordania ( Gdc 5,15 s. ), probabilmente a sud di Gerico ( Gs 15,6; Gs 18,7 ).

Il fatto che il rielaboratore di Gs 13-19 assegni a questa tribù la parte meridionale del territorio di Gad ( Gs 13,15-23 ) significa che anche Ruben fu costretta ad abbandonare il territorio in cui si era insediata e a migrare in Transgiordania.

Poiché anche Giuda, Issacar e Zabulon facevano parte del gruppo di Lia, è molto probabile che anch'esse si siano stanziate nella terra di Canaan nel corso della prima fase della Conquista.

La tribù di Giuda, che proveniva con ogni verosimiglianza da sud, si stabilì nella parte settentrionale dei monti di Giuda, da cui prese nome.

A nord il suo territorio confinava con la città-stato di Gerusalemme, a sud con Ebron, ad ovest con le città-stato della zona collinosa e ad est col deserto di Giuda e col mar Morto.

Capitale della tribù di Giuda divenne Betlemme, che all'epoca delle lettere di Amarna ( XIV secolo ) faceva parte del territorio della città-stato di Gerusalemme.

Più a sud erano stanziate le tribù, in origine autonome e fra loro imparentate, di Caleb e di Otniel, che più tardi vennero assorbite nella tribù di Giuda e il cui territorio, nel sistema dei confini delle tribù, è assegnato a quest'ultima.

La conquista di una propria sede da parte dei Calebiti avvenne da sud, come risulta da Nm 13-14; Dt 1,22 ss. e Gs 14,6-15: essi avevano la propria sede a Ebron e dintorni, gli Otnieliti a Debir ( Kirjat Sefer ) e dintorni ( Gs 15,15-19 ).

Le particolari circostanze in cui la tribù di Issacar poté insediarsi nella parte meridionale dei monti della Galilea risultano dal nome della tribù, che significa «asino da carico», e dalla benedizione di Giacobbe contenuta in Gen 49,14-15, che paragona Issacar ad un «asino ossuto», poiché per amore della tranquillità e di una terra amena «piegò il dorso a portar la soma» divenendo un «servo soggetto a tributo».

Dalle tavole di Amarna rileviamo che il territorio circostante la città di Sunem, che venne distrutta nel XIV secolo e fece parte, in seguito, del territorio di Issacar, era coltivato per incarico dell'Egitto da popolazioni soggette a tributo e sottoposte al controllo delle città-stato circostanti.

Gli appartenenti alla tribù di Issacar, così, ottennero il possesso del territorio intorno a Sunem, da dove poi si estesero, a prezzo della libertà, venendo a dipendere dalle città-stato cananee.

Il loro territorio confinava ad ovest con le città-stato della pianura di Izreel e a sud col territorio della città-stato di Bet-Sean, ed era limitato ad est dalla fossa del Giordano.

In circostanze analoghe riuscirono a conquistarsi una propria sede la tribù di Zabulon, che si stabilì a nord della pianura di Izreel, nei dintorni della città di Nazaret ( Gs 19,10-16 ), e la tribù di Aser, stanziata al margine occidentale dei monti della Galilea meridionale, ad est di Acco ( Gs 19,24-31 ).

Nelle benedizioni di Giacobbe e di Mosé viene dato rilievo al benessere e alla prosperità di queste tribù ( Gen 49,20; Dt 33,19-24 ).

Gen 49,13 e Gdc 5,17 fanno inoltre riferimento al fatto che queste tribù abitano sulla riva del mare e hanno a che fare con navi, sebbene il loro territorio non si trovi affatto in prossimità del mare.

Il particolare va senza dubbio spiegato nel senso che queste tribù si erano impegnate a servire le città della costa ottenendone in cambio il diritto di risiedere nell'entroterra da esse controllato e venendo così a beneficiare della prosperità economica che quelle città derivavano dai loro commerci ( in particolare, la espressione secondo cui Zabulon ed Issacar «succhiano la ricchezza dal mare», Dt 33,19 ).

La tribù di Neftali, così chiamata, verosimilmente, dai «monti di Neftali» ( Gs 20,7 ), era stanziata al margine orientale dei monti della Galilea, ad est del lago di Tiberiade ( Gs 19,32-39 ); probabilmente, penetrò nel territorio in cui doveva poi stanziarsi attraverso la Transgiordania settentrionale, a giudicare dalla posizione in cui tale territorio è situato.

In una seconda fase della Conquista, dopo che le tribù di Simeone e di Levi erano state scacciate dalla Palestina centrale, presero il loro posto le tribù di Beniamino, Efraim e Manasse.

Il fatto che a queste tribù venga attribuita una stessa progenitrice ci induce a ritenere che avessero un passato comune.

Negli elenchi di tribù esse sono collocate dopo quelle di Lia; nella tradizione i loro progenitori appaiono come i più giovani tra i figli di Giacobbe, e la loro madre Rachele è la più giovane delle mogli di Giacobbe: ne possiamo concludere che le tribù discendenti da Rachele sono storicamente più recenti di quelle discendenti da Lia.

Eventi verificatisi in occasione dell'insediamento in Canaan da parte della tribù di Beniamino costituiscono la base per una serie di racconti legati alle località di Gerico, Galgala, Ai e Gabaon, nel territorio in cui questa tribù era stanziata.

Provenienti dalla Transgiordania, i clan di quella che sarebbe diventata la tribù di Beniamino attraversarono a guado il Giordano nei pressi di Galgala e si stabilirono nella parte meridionale della fossa del Giordano, in particolare nella zona dell'oasi di Gerico e sulle alture dei monti che sorgono ad ovest, fra Ai e Gabaon ( Gs 1-9 ).

La città di Gerico cadde nelle loro mani per il tradimento dei suoi abitanti ( Gs 2,6 ), mentre con uno stratagemma poterono impadronirsi della città di Ai ( Gs 9 ).

Quando la tradizione successiva presentò la conquista di Canaan come un'impresa comune all'intera unione delle dodici tribù, essa prese come base la via seguita dalla tribù di Beniamino.

La cosa era tanto più naturale in quanto gran parte delle tribù aveva effettivamente seguito tale via.

Ciò vale per le tribù di Simeone e di Levi, che si erano un tempo stanziate nella Palestina centrale, ma soprattutto per la grande unione di clan che più tardi prese il loro posto dopo che Simeone e Levi furono «disperse»: chiamata nell'Antico Testamento col nome di casa di Giuseppe, essa era destinata a svolgere un ruolo di primo piano nella storia d'Israele.

Dopo essersi stabilita nella Palestina centrale, la parte di essa che era stanziata sui «monti di Efraim», fra Betel e Sichem, si costituì in tribù e fu chiamata Efraim dal luogo di residenza, mentre la parte che abitava a nord, nelle montagne della Samaria, fra Sichem e la pianura di Izreel, ebbe in origine il nome di Machir ( Gdc 5,14 ).

Poiché la terra coltivabile non era che una piccola parte ( il territorio di queste due grosse tribù, infatti, era per lo più boscoso ) e poiché la presenza delle città-stato nelle fertili pianure rendeva impossibile estendere la loro sede in tale direzione, gli appartenenti alla casa di Giuseppe si procurarono nuove superfici coltivabili mediante il dissodamento e la bonifica delle zone boschive ( Gs 17,14-18 ).

Più tardi alcune parti della casa di Giuseppe ripiegarono in Transgiordania, e precisamente: una parte della tribù di Efraim nella terra di «Galaad», a sud dello Iabboc, e una parte della tribù di Machir nel territorio oggi chiamato 'aglùn, a nord dello stesso fiume ( Nm 32,39-42 ).

Quest'ultima conservò anche in seguito il nome di Machir, mentre quella che era rimasta in Cisgiordania prese il nome di Manasse.

Che la colonizzazione della Transgiordania ad opera di clan appartenenti alla casa di Giuseppe sia avvenuta da ovest si rileva dal fatto che per la casa di Giuseppe l'antico sistema di confini menziona soltanto un territorio situato nella Pailestina centrale, ma non ancora in Transgiordania ( Gs 16,1-17,18 ) ( Gs 17,1 ss.; Gs 13,29-33 derivano da un rielaboratore successivo ), e dal fatto, ancora, che i clan stanziati in Galaad erano chiamati un tempo «Efraimiti fuggiaschi» ( Gdc 12,4 ).

Confinante meridionale della parte della casa di Giuseppe stanziata in Transgiordania era la tribù di Gad, che si stabilì nel territorio compreso fra l'Arnon e lo Iabboc ( Nm 32,1 ss.; Gs 13,15 ss. ).

Ultima fra le tribù d'Israele a stanziarsi definitivamente in Canaan fu la tribù di Dan.

Essa tentò in un primo tempo, ma senza successo, di stabilirsi in Cisgiordania, e precisamente nella parte settentrionale della zona collinosa, nel territorio delle città-stato cananee di Aialon e Bet-Semes ( Gdc 1,34-35; Gdc 13-16; Gdc 18,2 ): venne però respinta dai Cananei, contro cui non riuscì a spuntarla.

Poiché il resto della regione, cioè il territorio non soggetto alle città-stato, era già caduto in mano alle altre tribù, essa migrò nell'estrema parte settentrionale, dove riuscì ad impadronirsi, con un attacco a sorpresa, della città di Lais, situata presso una delle sorgenti del Giordano ( Gdc 18 ).

I Daniti diedero a questa città il nome di Dan, e da qui, in seguito, si spinsero nella parte settentrionale della Transgiordania.

Dall'esempio della tribù di Dan risulta ancora una volta evidente che il processo di conquista abbracciò un periodo piuttosto lungo; che non si trattò di un'impresa compiuta portata a termine dall'unione delle dodici tribù, ma che nell'ultima fase di tale processo la terra di Canaan venne occupata, volta per volta, da singole tribù; che queste, inoltre, non erano in grado, di regola, di cimentarsi in un conflitto armato con le città-stato cananee.

A partire dalla promessa fatta ai patriarchi, Israele considerò la terra come un dono di Yahweh, e sperimentò la conquista di Canaan come un'azione divina.

Ciò è quanto viene espresso nei racconti che intendono testimoniare il miracoloso intervento di Dio in occasione della Conquista e vogliono magnificare Yahweh, alla cui azione Israele è debitore della terra.

I nomi di alcune tribù, in origine, erano senza dubbio nomi personali che designavano il progenitore da cui la tribù aveva preso nome, come nel caso di Simeone, Manasse, Ruben, Zabulon, Dan e Gad.

Quelli di altre tribù, invece, derivano non da nomi personali ma da denominazioni geografiche: queste tribù presero nome dalla regione in cui si erano stanziate: Giuda dai monti di Giuda, Efraim dai monti di Efraim e Neftali, verosimilmente, dai monti di Neftali.

Il nome «Beniaminiti», «coloro che abitano a sud», indica il luogo ove si era stabilita questa tribù dal punto di vista delle tribù della Palestina centrale.

Il nome Issacar riflette infine, come abbiamo visto, le circostanze che permisero a quella tribù di conquistarsi un proprio territorio.

Tutti questi nomi poterono esser dati solo a conquista avvenuta: ne consegue, quindi, che almeno queste tribù non costituivano in precedenza delle entità definite, ma solo dopo la conquista di Canaan vennero a formare delle tribù da clan isolati quali erano.

Da queste considerazioni, e dal processo di conquista preso nel suo complesso, si deve inoltre dedurre che l'unione delle dodici tribù non poté esistere come tale nell'epoca precedente l'abbandono del nomadismo, ma che poté costituirsi soltanto dopo l'insediamento in Canaan.

Da tale conclusione, però, si ricava necessariamente la conseguenza che all'uscita dall'Egitto e all'evento del Sinai non poté prendere parte l'intera unione delle dodici tribù, ma solo singole famiglie e clan.

Nel corso del processo della tradizione, le tradizioni dell'Esodo e del Sinai vennero intrecciate fra loro, e gli eventi di cui erano stati protagonisti singoli gruppi vennero riferiti all'intero Israele.

La conquista di Canaan dev'essere avvenuta nel corso del XIII secolo.

Le lettere di Amarna ci informano che nel XIV secolo Betlemme, che divenne più tardi la capitale di Giuda, faceva ancora parte del territorio della città-stato cananea di Gerusalemme, e che solo nel XIV secolo si crearono, nella Galilea meridionale, le condizioni che permisero alla tribù di Issacar di occupare un proprio territorio in Palestina.

D'altra parte, il processo dev'essersi concluso, al più tardi, un secolo prima dell'istituzione della monarchia ( intorno al 1000 a.C. ): in caso contrario non resterebbe un lasso di tempo sufficiente per gli eventi riferiti nel libro dei Giudici, e soprattutto per la successione dei cosiddetti «piccoli giudici» ( Gdc 10,1-5; Gdc 12,7-15 ).

Il passaggio degli Israeliti alla vita sedentaria non costituì un avvenimento isolato.

All'incirca nello stesso periodo altri gruppi seminomadi, che erano imparentati con gli Israeliti e, come questi, appartenevano al ceppo linguistico aramaico, passarono alla vita sedentaria e si stabilirono ai margini del Kulturland.

All'estremità meridionale, e precisamente a sud del mar Morto, si stabilirono gli Edomiti; un po' più a nord, e precisamente ad est del mar Morto e a sud dell'Arnon, si stabilirono i Moabiti; gli Ammoniti si insediarono sull'alto corso dello Iabboc, nei pressi dell'odierna Amman, nel cui nome sopravvive quello dell'antica capitale degli Ammoniti, Rabbat Ammon.

La denominazione di «Aramei» venne in seguito ristretta ai gruppi del ceppo linguistico aramaico che si insediarono nell'estrema parte settentrionale, la regione corrispondente all'attuale Siria, ad est dell'Antilibano fino all'Eufrate, dove fondarono varie città-stato: fra queste, lo stato arameo di Damasco, quale immediato vicino d'Israele, è di particolare importanza dal nostro punto di vista.

Mentre gli Edomiti, i Moabiti, gli Ammoniti e gli Israeliti, dopo essersi insediati nel Kulturland abbandonarono l'aramaico, la lingua dei loro padri, per adottare «la lingua di Canaan», cioè la lingua della popolazione che abitava in Palestina, i gruppi che si erano stabiliti in Siria conservarono l'aramaico e vennero perciò indicati come «Aramei» in senso stretto.

Più o meno contemporaneamente all'abbandono del nomadismo da parte degli Israeliti e degli altri gruppi aramei si verificò, nell'Asia anteriore, l'invasione dei popoli del mare.

Nel XIII secolo, nel corso della migrazione egea, questi popoli marinari, provenienti dai Balcani o dall'Egeo, si spinsero via mare fino a Creta ( che nell'Antico Testamento è chiamata Caftor: Gen 10,14; Dt 2,23; Am 9,7 ), e via terra fino in Asia minore; distrussero la civiltà micenea, smembrarono l'impero hittita per poi dirigersi a sud, lungo le coste della Siria e della Palestina, giungendo a minacciare l'Egitto.

Dopo che Ramesse III, al principio del XII secolo, li ebbe sconfitti in una grande battaglia sulla terra e sul mare, sbarrando loro la via in direzione dell'Egitto, essi si stabilirono nella pianura costiera della Palestina.

Una parte di essi, indicata in testi egizi con le consonanti «tkr», si insediò a sud del Carmelo; un altro gruppo, noto nell'Antico Testamento col nome di Filistei, si stabilì ad ovest dei monti della Giudea: qui i Filistei fondarono le città-stato di Gaza, Ascalon, Asdod, Ekron e Gat.

L'estraneità di questi popoli rispetto agli orientali viene espressa nell'appellativo spregiativo di «incirconcisi», dal momento che i Filistei non conoscevano l'uso, assai diffuso nell'antico Oriente, della circoncisione.

In seguito tali popoli si sforzarono costantemente di estendere verso oriente le proprie conquiste: per questo motivo essi costituirono per lungo tempo una gravissima minaccia per gli Israeliti.