La fondazione dello stato sotto Saul

L'unione sacra delle dodici tribù, politicamente disunita, era circondata da organismi statali caratterizzati da una diversa struttura sodale e politica.

Nei territori in cui si stanziarono le tribù d'Israele si erano affermate delle città-stato cananee caratterizzate da una monarchia dinastica, ossia ereditaria, e da un ordinamento sociale e politico di tipo feudale, nel quale un'aristocrazia guerriera numericamente piccola, che deteneva il mestiere della guerra, dominava su una massa di sudditi.

I Filistei, occupando nel corso del XIII secolo a.C. la Palestina sud-occidentale, avevano raccolto l'eredità delle città-stato locali e avevano fatto propria la loro forma di dominio.

Mentre le città-stato cananee stringevano alleanze politiche soltanto in casi di necessità, ma di norma vivevano separate le une dalle altre, anzi non di rado in lotta fra loro, le città-stato filistee erano unite da un'alleanza politica ed entravano in azione sempre insieme, sviluppando in tal modo una notevole forza d'urto.

Il loro esercito era costituito da soldati di professione dotati di armature pesanti ( la descrizione dell'armamento di Golia, 1 Sam 17,5-7 ) e da truppe mercenarie ai cui capi, con l'obbligo di militare nell'esercito, venivano assegnate in feudo delle terre ( l'esempio di Davide, 1 Sam 22,1; 1 Sam 27,1 ss. ).

Completamente diversa era la monarchia dei popoli imparentati con gli Israeliti, che come questi erano giunti nella regione nel corso della migrazione aramea e si erano stabiliti nella parte orientale e sud-orientale del Kulturland, ai margini del deserto siro-arabico.

Questi popoli, Edomiti, Moabiti, Ammoniti e Aramei, giunsero a fondare degli stati su base nazionale subito dopo essersi stabilmente insediati nel Kulturland.

I loro territori erano più estesi sia di quelli delle città-stato filistee sia, a maggior ragione, di quelle cananee.

A differenza dei Cananei e dei Filistei, che erano organizzati in una monarchia dinastica, essi non conobbero alcuna forma di monarchia ereditaria ( su questo punto, l'elenco dei re di Edom, Gen 36,31-39 ).

Per questi popoli, imparentati con gli Israeliti, vale quanto in Gen 36,31 viene detto espressamente degli Edomiti, che cioè giunsero a fondare uno stato «prima che in Israele ci fosse un re».

Israele considerava infatti la monarchia un'istituzione pagana, qualcosa di estraneo alla propria essenza.

Il motivo più profondo del fatto che esso sia rimasto per lungo tempo un'alleanza di tribù avente un carattere meramente religioso, e non sia giunto a costituire una federazione politica con al vertice un re, va ricercato in ciò che costituisce la peculiarità e l'essenza più propria d'Israele, vale a dire il suo particolare rapporto con Yahweh.

È quanto viene espresso, in modo estremamente conciso, nella risposta che, secondo Gdc 8,22-23, diede Gedeone quando gli fu offerta, dopo la vittoria riportata sui Madianiti, la carica ereditaria di sovrano: «Io non regnerò su di voi...; Yahweh regnerà su di voi».

L'istituzione di una monarchia sul modello pagano è in contraddizione col diritto di sovranità rivendicato da Yahweh.

La sicurezza che Israele poteva darsi mediante l'unificazione politica delle tribù sotto un capo supremo contrasta col principio secondo cui esso deve dipendere dal proprio Dio e confidare di volta in volta nel suo intervento.

Come si giunse, allora, alla formazione di uno stato, e conseguentemente alla rottura con l'antico ordinamento?

Di che tipo era la monarchia israelitica al momento dell'origine dello stato?

L'impulso decisivo a un'alleanza delle tribù sotto un capo politico supremo venne da una situazione d'emergenza, provocata dall'aspirazione dei filistei a sottomettere al proprio dominio l'intera Palestina.

Partendo da Afek, essi erano penetrati nel territorio di Efraim e avevano sconfitto le tribù d'Israele che si erano radunate presso Eben-Ezer.

Gli Israeliti, allora, prelevarono dal tempio di Silo l'arca dell'alleanza, per essere certi, così, della presenza di Yahweh in mezzo a loro.

I Filistei riuscirono però vincitori anche nel secondo scontro, nel quale sbaragliarono, annientandolo, l'esercito israelita: l'arca sacra cadde nelle loro mani, i sacerdoti che la custodivano perirono in battaglia, e in seguito alla vittoria filistea venne distrutto, molto probabilmente, il tempio di Silo ( a tale distruzione si riferisce Ger 7,12.14; Ger 26,6.9 ).

Per Israele, la vittoria dei Filistei ebbe conseguenze radicali anche sul piano politico: questi avevano quasi raggiunto il loro scopo, vale a dire il predominio sulla Palestina.

Ciò non significa, tuttavia, che avessero preso possesso del territorio d'Israele: piuttosto, essi occuparono con presidi determinate località d'importanza strategica ( come ad esempio Gabaa, 1 Sam 13,3, Zikiag, 1 Sam 27,5-6, e Betlemme, 2 Sam 23,14 ); obbligarono gli Israeliti al pagamento di un tributo in natura, che veniva riscosso per mezzo di pattuglie ( 1 Sam 13,16-18; 1 Sam 23,1 ); imposero inoltre agli Israeliti il disarmo completo e, conseguentemente, vietarono loro di lavorare il ferro ( 1 Sam 13,19-22 ).

A quanto pare, però, non riuscirono a esercitare dappertutto un controllo efficace delle misure da loro imposte.

In questa difficile situazione nacque, nelle tribù d'Israele, il desiderio di unirsi sotto la guida di un capo politico stabile, di darsi un «re, come hanno gli altri popoli» ( 1 Sam 8,5 ).

Appariva infatti assai poco sicuro affidarsi a capi carismatici che entravano in azione di tanto in tanto.

A confronto con l'esercito filisteo - costituito da soldati di professione, bene armato, abituato a combattere, sempre utilizzabile -, l'esercito israelita - male equipaggiato, poco esercitato, composto da agricoltori che oltretutto erano disponibili solo temporaneamente - appariva svantaggiato.

Circa l'instaurazione della monarchia esistono in Israele diverse tradizioni, che ci presentano la nomina del primo re in modi che differiscono fra loro per quanto concerne i particolari, ma concordano, tuttavia, sul fatto che Samuele vi svolse un ruolo decisivo.

Nelle diverse tradizioni Samuele viene presentato ora come giudice, ora come nazireo, ora come profeta, veggente e uomo di Dio: il che rivela quale grande importanza gli fosse attribuita.

Gli inizi della monarchia in Israele non rappresentano una completa rottura col passato: per alcuni aspetti essa si riallaccia, piuttosto, all'istituzione del capo carismatico.

Come l'entrata in scena del capo carismatico era preceduta dalla designazione sacerdotale, allo stesso modo il beniaminita Saul, figlio di Kis, fu consacrato da Samuele alla futura carica di sovrano.

Il suo esordio sulla scena pubblica rientra per intero negli schemi che sono tipici del capo carismatico: Nacas, il re degli Ammoniti, approfittando del fatto che gli Israeliti erano disarmati in seguito alle misure loro imposte dai Filistei, aveva occupato la regione orientale di Galaad, a sud dello Iabboc, e aveva invaso il territorio israelita a nord dello stesso fiume stringendo d'assedio la città di Iabes, i cui abitanti, in questo estremo pericolo, si rivolsero alle altre tribù chiedendo il loro aiuto.

«Allora lo spirito di Yahweh venne su Saul, e la sua ira bruciò furibonda» ( 1 Sam 11,6 ); convocò drasticamente e radunò in brevissimo tempo le milizie di tutte le tribù, liberò Iabes e ricacciò indietro gli Ammoniti.

Il popolo, radunatesi nel santuario di Galgala, che era diventato il centro cultuale delle tribù israelitiche, proclamò allora questo capo carismatico, chiamato da Yahweh ed esperto nella guerra, re su tutto Israele ( 1 Sam 11 ).

Qualcosa di nuovo si era in tal modo verificato: alla designazione da parte di Yahweh si aggiungeva l'acclamazione popolare; da una carica temporanea si passava ad una sovranità permanente.

Le singole tribù, finora politicamente indipendenti, si sottomisero stabilmente ad un comune sovrano; da una federazione di tribù a carattere religioso, priva di una guida politica, si passò ad una monarchia nazionale.

Il re era innanzitutto il capo permanente dell'esercito, e il suo compito principale consisteva nel provvedere ad una difesa efficace: «il nostro re ci farà da giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre battaglie» ( 1 Sam 8,20b ).

Il primo compito che Saul si assunse fu quello di spezzare il predominio dei Filistei.

Per essere pronto ad agire in qualunque momento, reclutò una piccola schiera di soldati di mestiere ( 1 Sam 14,52b ) che stavano costantemente a sua disposizione: fu probabilmente grazie a tale reparto che Gionata, il figlio maggiore di Saul, riuscì ad annientare, con un attacco a sorpresa, le guarnigioni filistee che presidiavano Gabaa.

Alla fine Saul poté sconfiggere e scacciare dal paese le truppe di occupazione dislocate in Palestina, che si erano radunate presso Micmas ( 1 Sam 13-14 ).

Ci si era in tal modo liberati, per il momento, dal giogo dei Filistei.

A lungo andare era tuttavia inevitabile che si giungesse ad uno scontro decisivo col grosso dell'esercito filisteo.

Al successo iniziale nella guerra contro i Filistei, Saul poté inoltre aggiungere una vittoria sugli Amaleciti, una società di nomadi provenienti dal deserto meridionale ( 1 Sam 15 ).

Il regno di Saul era una monarchia militare su base nazionale, paragonabile per vari aspetti alle monarchie dei vicini orientali.

Sul modello filisteo egli aveva costituito una piccola unità di soldati di professione: mentre coloro che si arruolavano nella milizia nazionale dovevano provvedere personalmente al proprio vettovagliamento ( 1 Sam 17,17 ss. ), a mantenere i soldati di professione provvedeva il re, assegnando loro delle terre e facendoli suoi vassalli ( 1 Sam 22,7 ).

Saul nominò comandante dell'esercito suo cugino Abner ( 1 Sam 14,50 ); suo scudiero era Davide, figlio di Iesse ( 1 Sam 16,14-23 ).

Fissò la propria residenza a Gabaa, sua città natale, 6 km a nord di Gerusalemme, dove si sono potuti rinvenire i resti di un modesto palazzo reale.

Le guerre di Saul conservano le caratteristiche tipiche della guerra santa: preparazione mediante sacrifici ( 1 Sam 13,9 ), interrogazione di Yahweh ( 1 Sam 14,18-19,36 ss. ), voto di astinenza ( 1 Sam 14,24 ss. ), distruzione del bottino di guerra come consacrazione a Dio ( 1 Sam 15,3.8 ).

A lungo andare era però inevitabile che affiorassero dei contrasti fra ciò che la tradizione della guerra santa imponeva e ciò che Saul riteneva necessario dal punto di vista strategico e politico: contrasto fra l'obbligo di attendere il responso divino e la necessità dell'azione di guerra ( 1 Sam 13,8 ss.; 1 Sam 14,18 ss. ), intromissioni del re nelle questioni riguardanti il culto, trasgressione dell'obbligo di distruggere il bottino di guerra ( 1 Sam 15,9.20 ) ( inoltre la critica di Gionata circa l'inopportunità dell'obbligo del digiuno, 1 Sam 14,29-30 ).

Fra Saul e Samuele si giunse così alla rottura: il custode delle antiche tradizioni annunciò che Yahweh aveva riprovato Saul, il cui regno veniva così a mancare del proprio fondamento.

«Lo spirito di Yahweh si era ritirato da Saul ed egli veniva atterrito da uno spirito cattivo, da parte di Yahweh» ( 1 Sam 16,14 ): tale fatto si manifestò nelle forme di depressione, gelosia e diffidenza che in seguito affliggeranno il sovrano.

Il regno di Saul non durò a lungo: la crisi intestina non costituiva certo il miglior presupposto in vista dello scontro coi Filistei, che sicuramente non tardarono molto a sferrare il contrattacco.

Alleatisi probabilmente con altre popolazioni marinare stanziate a sud del Carmelo, essi partirono da Afek puntando verso nord, occuparono la pianura di Izreel e si accamparono nei pressi della città omonima.

Le tribù settentrionali si trovarono in tal modo separate da quelle del centro e del sud, così che Saul non poté radunare l'intero esercito.

Nella disperazione più profonda, poiché «Yahweh non gli rispose ne attraverso sogni, ne mediante gli urim, ne per mezzo dei profeti», Saul consultò una negromante, che gli annunciò la rovina ( 1 Sam 28 ).

Nella battaglia «alla fonte presso Izreel», probabilmente la fonte di Carod sulle pendici nord-occidentali dei monti di Gelboe, dove una volta Gedeone aveva sconfitto i Madianiti, gli Israeliti furono sbaragliati.

Dei figli di Saul tre caddero in battaglia; lo stesso re, gravemente ferito, si uccise gettandosi sulla propria spada.

I Filistei presero come trofeo di vittoria la testa e le armi di Saul, e appesero i corpi suo e dei suoi figli alle mura della città di Bet-Sean.

Gli abitanti di Iabes di Galaad però, dimostrando in tal modo la loro riconoscenza verso colui che li aveva un tempo salvati, rimossero segretamente le salme e diedero loro una sepoltura onorevole.

I Filistei occupavano così l'intera regione: il loro predominio sulla Palestina era incontrastato.