Salomone

Fonti:

Libro delle storie di Salomone: 1 Re 6; 1 Re 7; 1 Re 8,1-13; 1 Re 9,15-18; 1 Re 10,11-29

Annotazioni ufficiali ed elenchi: 1 Re 4,1-5,8

Racconti: 1 Re 3,4-28; 1 Re 5,9-14

Singole tradizioni: 1 Re 11,14-28.40

Intorno alla metà del X secolo, quando Salomone salì al trono quale erede di Davide suo padre, sarebbe stato suo compito consolidare il proprio regno verso l'esterno e attuare, all'interno, una politica di accordo fra i disparati elementi che lo componevano.

Ma Salomone non mise mano a tale impegno, preferendo godere dei successi che suo padre aveva faticosamente conseguito.

Il suo regno è caratterizzato da una magnificenza tipica dello stile dei sovrani orientali, da un'intensa attività edilizia e commerciale, da vivaci relazioni diplomatiche e da una prima fioritura della vita spirituale.

Dopo la morte di Davide, Salomone si sbarazzò, per prima cosa, degli avversari politici dalla cui rivalità si sentiva minacciato.

Dal capo dei mercenari Benaia, che aveva nominato comandante supremo delle milizie, fece uccidere suo fratello maggiore Adonta, il quale in passato aveva avanzato pretese al trono, Ioab, sostenitore di questi, e Simei, avversario di suo padre; mandò inoltre in esilio il sacerdote Abiatar, che come Ioab aveva appoggiato le pretese di Adonta ( 1 Re 2 ).

Salomone seguì dunque l'esempio dei monarchi orientali, che una volta ascesi al trono cercavano di consolidare il proprio potere sbarazzandosi dei rivali.

Possiamo farci un'idea di quanto fosse dispendioso mantenere la corte se consideriamo i dati riguardanti il consumo di grano e di carne ( 1 Re 5,2-3 ), consumo che appare sorprendentemente alto, tanto più se si pensa che la carne è per gli orientali un piatto raro e prezioso, normalmente riservato ai giorni di festa.

Alle alte spese della corte salomonica doveva provvedere la popolazione: a questo scopo, come si ricava chiaramente da un documento contenuto in 2 Re 4,7-19, Salomone divise il regno settentrionale in dodici distretti amministrativi, ognuno dei quali doveva provvedere al mantenimento della corte per un mese.

Nell'elenco dei distretti figurano, poste indifferentemente le une accanto alle altre, città-stato cananee e tribù di pura origine israelitica: ciò prova che le città-stato cananee, un tempo autonome, erano incorporate a tutti gli effetti nello stato d'Israele.

Non possiamo stabilire se il fatto che ci siano tramandati unicamente i distretti dello stato d'Israele sia un semplice caso, o se al contrario solamente il regno settentrionale era tenuto al pagamento del tributo.

In ogni modo, emerge chiaramente da quell'elenco che neppure sotto Salomone i due stati d'Israele e di Giuda erano fusi insieme a formare un unico organismo, ma costituivano due stati distinti, con unità amministrative proprie.

La suddivisione in circoscrizioni e l'accresciuto carico fiscale rappresentarono naturalmente una notevole ingerenza negli affari interni e nell'autonomia delle tribù.

Accanto a queste innovazioni in campo amministrativo, altre ne furono introdotte in quello militare: mentre l'antico esercito d'Israele e le stesse truppe mercenarie di Davide erano formate esclusivamente da reparti di fanteria, Salomone introdusse i carri da combattimento tirati da cavalli.

Questi reparti, tuttavia, non furono mai impiegati in azioni di guerra: costituivano piuttosto il simbolo della sua dignità e del suo potere regale.

Per poter alloggiare il gran numero di carri, Salomone fece costruire in varie località sparse in tutto il paese delle città-presidio dotate di caserme e di scuderie: resti di fortificazioni risalenti all'epoca di Salomone sono venuti alla luce in scavi effettuati a Meghiddo, Azor e Ghezer ( 1 Re 5,6; 1 Re 9,15.17-19 ).

L'interesse di Salomone era però rivolto, in particolare, all'ampliamento di Gerusalemme.

Sul colle nord-orientale fece edificare un complesso di palazzi la cui area era estesa almeno quanto l'antica città di Davide, che sorgeva sul colle sud-orientale, fra la valle del Cedron e la valle della città.

I palazzi si raggruppavano intorno a due cortili: intorno al primo vennero edificati un vestibolo, caserme per la guardia reale, scuderie, un arsenale e una sala per le udienze; intorno al secondo la reggia vera e propria, dove abitava il re, l'harem e la corte ( 1 Re 7,1-12 ).

Più a nord, e in posizione più elevata, Salomone fece costruire un tempio, separato dal complesso del palazzo da un proprio muro di cinta e da un altro cortile, e collegato con esso mediante corridoi.

Il tempio di Salomone constava di tre parti: atrio, santuario e Santo dei Santi.

L'altezza dell'edificio era di circa 15 m, la larghezza di circa 10 e la lunghezza, in totale, di circa 40.

L'atrio misurava m 5 x 10, il santuario 20 x 10; l'« adyton » ( il santo dei santi ) era invece un cubo di 10 m di lato, eretto sulla sacra roccia in posizione più elevata rispetto al santuario, ossia sul punto più alto del colle nord-orientale, dove un tempo sorgeva, molto probabilmente, un santuario cananeo e dove già Davide aveva innalzato un altare ( 1 Re 6 ).

Il tempio di Salomone superava in grandezza i santuari dell'età del bronzo e del ferro che conosciamo dagli scavi effettuati nell'area palestinese e siriana.

Il suo modello architettonico corrisponde fin nei dettagli ( due colonne all'ingresso, tripartizione, « adyton » in posizione più elevata ) all'impianto di un tempio dell'età del ferro riportato recentemente alla luce a tell-Tenat, nella Siria settentrionale, anch'esso collegato col palazzo del re.

Quanto sappiamo sull'arredo del tempio trova corrispondenza in paralleli dell'area fenicia e siriana.

Il fatto non deve meravigliare, dal momento che Salomone aveva fatto costruire il tempio e la reggia da maestranze fenicie, mentre gli Israeliti, che non avevano ancora nessuna esperienza nella costruzione di grandi edifici, lavoravano come semplici operai ( 1 Re 5,15 ss. ).

La costruzione del palazzo richiese 13 anni, quella del tempio 7.

Il tempio di Gerusalemme era concepito come santuario di stato; il re ne costituiva la suprema autorità religiosa: ciò risulta dal fatto che l'edificio del tempio e il palazzo reale erano collegati fra loro, ed è inoltre confermato dalla circostanza che fu il re a compiere la consacrazione del tempio e a nominare i sacerdoti.

Dalle parole della dedicazione risulta evidente che il santuario di Gerusalemme appartiene al tipo del « tempio-dimora »: « È Yaweh che fa brillare il sole nei cieli, per sua dimora fra noi ha scelto l'oscurità.

Ecco, io ti ho costruito questa casa per tua dimora, che sarà la tua abitazione per sempre» ( 1 Re 8,12-13 ).

Come già suo padre, Salomone mantenne relazioni commerciali con Chiram di Tiro.

Chiram gli forniva non soltanto operai edili specializzati, ma anche il legname necessario per la costruzione, che proveniva dalle sue foreste di cedri dei Libano, ricevendo in cambio da Salomone forniture di cereali e di olio ( 1 Re 5,24-25 ).

Sfruttò l'accesso al golfo di Aqaba, che il suo dominio su Edom gli apriva, facendo costruire dei porti a Elat e a Ezion-Gheber, e allestendo, con l'aiuto di maestranze fenice, una flotta mercantile.

Con questa flotta, il cui equipaggio era costituito da marinai fenici, Salomone importava merci da entrambe le sponde del mar Rosso: acquistava fra l'altro oro, avorio e legname pregiato, ma soprattutto cavalli e carri dall'Egitto, con cui ebbe un produttivo scambio commerciale.

Suoi partners commerciali erano anche i re dei piccoli stati aramei e hittiti della Siria settentrionale ( 1 Re 9,26-28; 1 Re 10,11-22.28 ).

Una seconda flotta attraversò il Mediterraneo giungendo fino in Spagna ( Tarsis ).

Da scavi effettuati a Elat e a Ezion-Gheber apprendiamo inoltre che Salomone sfruttò le miniere di rame del golfo di Aqaba, e ne fece scavare altre in cui il minerale di rame era lavorato sul posto.

I notevoli profitti derivanti da questa attività commerciale, che costituiva probabilmente un monopolio regio, permisero a Salomone di fare sfoggio di un fasto e di uno splendore leggendari, sul modello dei grandi sovrani orientali ( 1 Re 10,14-22 ).

Un esempio della fama e dell'ammirazione che la ricchezza di Salomone suscitò ovunque è dato dal racconto della visita di stato della regina di Saba ( 1 Re 10,1-3 ).

Tale racconto illustra inoltre in modo esemplare le estese relazioni diplomatiche di Salomone.

Relazioni diplomatiche e motivi politici sono pure alla base del fatto che Salomone accolse nel suo harem donne dagli stati vicini, fra cui una principessa egiziana, e permise che sui contrafforti meridionali del monte degli Ulivi si adorassero divinità straniere ( 1 Re 11,1-8 ).

Nonostante tutta l'ammirazione per lo splendore che circondava il regno di Salomone, nonostante tutto l'orgoglio con cui anche in seguito ci si richiamò alla sua ricchezza, non mancarono in Israele critiche al regno di questo sovrano, molto probabilmente già al suo tempo, ma certamente nella tradizione posteriore.

Il contrasto fra la vita lussuosa che si conduceva a corte e l'esistenza quotidiana del popolo divenne sempre più stridente, e l'acuirsi di tale contrasto fu il motivo della successiva infelice evoluzione.

Aggravio fiscale, obbligo di prestare servizi gratuiti al re, pesanti ingerenze negli affari interni e nell'autogoverno delle tribù rappresentavano il rovescio della medaglia dello sfarzo salomonico.

La sua estesa attività commerciale ebbe come conseguenza la nascita di un'economia monetaria e il sorgere di una classe mercantile.

Ciò costituì però il principio di divisioni di classe che erano destinate ad approfondirsi con l'andar del tempo.

« Il suo cuore non era più tutto per Yahweh, il suo Dio, come quello di Davide, suo padre » ( 1 Re 11,4b ): così sentenzia, a distanza di secoli, il redattore dei libri dei Re, ricollegandosi certamente, in tale giudizio, ad una tradizione più antica.

Tutto il lusso e lo splendore del regno salomonico non possono inoltre celare il fatto che sotto Salomone il grande regno di Davide cominciò a sgretolarsi: egli fece poco, evidentemente, per rafforzare il suo potere verso l'esterno.

All'inizio del suo regno il principe edomita Hadad, che a suo tempo era riuscito a sottrarsi alla cattura da parte di Davide fuggendo in Egitto, si fece proclamare re di Edom, riconquistò una parte del suo antico regno e intraprese azioni di disturbo contro Salomone ( 1 Re 11,14-22 ).

Un pericolo ancor più grave corse Israele allorché l'arameo Razon, raccolta intorno a sé una schiera di mercenari, conquistò Damasco e divenne re di quella città.

Salomone perdeva in tal modo la parte più importante della provincia di Aram: la sua influenza sulle altre città-stato aramee ne risultò certamente indebolita o del tutto troncata, e ciò vale soprattutto per Aram-Soba, a nord.

Il regno di Damasco, così sorto, doveva in seguito diventare, temporaneamente, l'avversario più temibile del regno settentrionale ( 1 Re 11,23-25 ).

Anche all'interno del regno ci fu un momento critico allorché l'efraimita Geroboamo, cui Salomone aveva affidato un alto incarico nel regno del nord, si ribellò al suo re.

Questi poté tuttavia reprimere la ribellione e Geroboamo dovette rifugiarsi in Egitto: dopo la morte di Salomone questi doveva ancora giocare un ruolo decisivo in un momento cruciale della storia d'Israele ( 1 Re 11,26-28.40 ).

La rivolta di Geroboamo ci fa capire che nel regno settentrionale doveva esserci dello scontento nei confronti del regno di Salomone, e delle tendenze a staccarsi dalla dinastia di Davide.