La separazione degli stati e le sue conseguenze (926)

Fonti:

Cronaca dei re d'Israele ( 1 Re 15,25 );

Cronaca dei re di Giuda ( 1 Re 14,25-28 );

Elenco delle fortificazioni di Roboamo ( 2 Cr 11,5-12 );

Racconto dei profeti ( 1 Re 12,1-31; 1 Re 14,1-18 ).

Il redattore della cosiddetta «opera storica deuteronomistica» ha utilizzato come fonte per la sua presentazione dell'epoca monarchica, fra l'altro, la «Cronaca dei re d'Israele» e la «Cronaca dei re di Giuda», cui egli fa costante riferimento ( per esempio 1 Re 14,19.29 ): si tratta di annotazioni ufficiali in stile annalistico.

Il redattore ha inoltre utilizzato, in particolare, racconti profetici che si presentavano o riuniti in una l'accolta o dispersi in singole tradizioni.

Nel 926, quando Salomone morì, suo figlio Roboamo gli successe nella carica di re di Gerusalemme e di Giuda senza incontrare, a quanto ci consta, opposizioni di sorta: nel regno meridionale, infatti, la successione ereditaria al trono da parte dei discendenti di Davide si era imposta senza contrasti.

Altrimenti andarono le cose nello stato d'Israele, dove non ci si era vincolati fin da principio a una determinata dinastia, ma ci si riservava la facoltà di nominare il nuovo sovrano di volta in volta, accettando di sottomettersi solo nel caso che, in seguito a trattative, si fosse giunti a un accordo.

Ciò non significa che si fosse contrari a riconoscere Roboamo re d'Israele: si voleva piuttosto metter fine, mediante negoziati, a determinate situazioni divenute insostenibili.

Quando Roboamo giunse a Sichem per essere acclamato dal popolo, si volle negoziare con lui, dichiarandosi disposti a riconoscerlo re a condizione che fossero alleggeriti sia il carico fiscale sia i lavori obbligatori che sotto Salomone erano diventati intollerabili.

Contro il parere degli esperti consiglieri, Roboamo respinse seccamente ogni richiesta, evitando di farsi coinvolgere in trattative di sorta: la conseguenza fu che le tribù settentrionali si staccarono dalla casa di Davide.

La rottura divenne insanabile allorché gli Israeliti lapidarono il soprintendente Adoniram, mediante il quale Roboamo intendeva costringerli alla sottomissione.

Roboamo, che si trovava ancora nel territorio d'Israele, si mise in salvo rifugiandosi a Gerusalemme.

Gli Israeliti, allora, proclamarono re Geroboamo, che in passato si era ribellato a Salomone, era stato designato «nagid» ( candidato al trono ) dal profeta Achia di Silo e si era rifugiato in Egitto, da dove era tornato dopo la morte di Salomone.

Questo passo, da imputare in ultima analisi alla stoltezza e all'intransigenza di Roboamo, ebbe conseguenze incalcolabili per entrambi gli stati.

Il vincolo che si era stabilito fra i due regni grazie a una unione personale si spezzò per sempre: il grande regno di Davide, composto da elementi eterogenei, si disgregò nelle sue parti.

Israele e Giuda costituirono da allora in poi due piccoli stati privi di un peso politico decisivo, soggetti alle grandi potenze dell'Asia anteriore.

Già sotto Salomone venne perduto il predominio su Damasco; la supremazia dei discendenti di Davide su Ammon non poté più essere mantenuta con sicurezza, poiché fra il territorio degli Ammoniti e quello dei re di Giuda venivano a trovarsi dei territori che facevano parte dello stato d'Israele; ancora per qualche tempo i re d'Israele poterono invece conservare il predominio su Moab, e i re di Giuda su parte di Edom.

Gerusalemme rimase anche in seguito la residenza dei discendenti di Davide; non fu mai più, tuttavia, il centro di un grande regno, ma semplicemente la capitale di un piccolo stato.

Geroboamo stabilì la propria residenza dapprima a Sichem; si trasferì poi a Penuel ( sul basso corso dello Iabboc, in Transgiordania ) e infine a Tirza ( a arca 15 km a nord-est di Sichem ), che fu per alcuni decenni la capitale del regno settentrionale.

Anche dopo la separazione avvenuta fra Israele e Giuda, gli appartenenti allo stato del nord continuarono a recarsi in pellegrinaggio al tempio di Gerusalemme, che nonostante la scissione politica era considerato, in quanto sede dell'arca dell'alleanza, il santuario centrale delle dodici tribù, il comune centro religioso.

La divisione politica finì tuttavia per avere conseguenze radicali anche sul piano del culto: allo scopo di rendere autonomo dal punto di vista religioso il regno settentrionale, per sottrarsi cioè alla dipendenza cultuale dal tempio di Gerusalemme, che era al tempo stesso il santuario di stato dei discendenti di Davide, Geroboamo proclamò santuari di stato gli antichi luoghi di culto di Betel e di Dan, dove fece erigere una statua d'oro raffigurante un toro.

Tale statua rappresentava certamente, in origine, il piedistallo dell'invisibile trono di Yahweh: assai presto, però, essa venne intesa, nella fede popolare, come un'immagine cultuale del Dio; d'Israele.

Questo provvedimento, che per Geroboamo rappresentava semplicemente una necessità politica e una logica conseguenza della separazione dei due stati, fu aspramente criticato dagli ambienti del regno settentrionale, di cui era esponente il profeta Achia di Silo, colui che un tempo aveva designato Goroboamo: non si biasimava certo l'autonomia politica delle tribù del nord, ma si disapprovava la rottura dell'unità religiosa ( 1 Re 12-13 ).

Il redattore dei libri dei Re vide nell'erezione della statua taurina a Dan e a Betel una grossolana forma di idolatria e di rinnegamento di Yahweh.

Tutti quanti i re dello stato del nord sono quindi giudicati sfavorevolmente, poiché «camminarono nel peccato di Geroboamo».

Nei decenni che seguirono la divisione politica si ebbero, fra Israele e Giuda, continui scontri di confine.

Ai re di Giuda interessava, in particolare, estendere il proprio territorio verso nord per meglio proteggere la capitale Gerusalemme, che Davide aveva scelto per essere situata al confine fra nord e sud, ma che adesso, proprio per la sua posizione, si trovava ad essere gravemente minacciata.

Per rendere sicuri i propri confini, Roboamo creò una cintura di fortificazioni tutt'intorno al proprio regno.

Nell'elenco delle fortezze da lui apprestate ( 2 Cr 11,5-12 ), Gerusalemme viene citata fra le città fortificate del confine settentrionale; quello occidentale, minacciato com'era dai Filistei, venne munito con opere di difesa particolarmente robuste.

Tra le fortezze del confine occidentale figura anche Gat, che all'inizio del regno di Salomone era ancora una città filistea ( 1 Re 2,39-41 ): se ne deduce che dev'essere stata annessa o sotto Salomone o sotto Roboamo.

Il faraone Sosenk I, fondatore della XXII dinastia, approfittando della debolezza d'Israele e di Giuda determinata dalla loro separazione, intraprese, nel 922/21, una scorreria in Palestina: saccheggiò e devastò il Negev, la regione degli Edomiti e il territorio d'Israele, come risulta da un'iscrizione nel tempio di Sosenk a Karnak.

Gerusalemme e Giuda poterono sottrarsi a una tale sorte avendo Roboamo versato un pesante tributo preso dai tesori del tempio e del palazzo ( 1 Re 14,25-28 ).