L'età della dinastia di Omri (882 - 845)

Fonti:

Cronaca dei re d'Israele ( 1 Re 16,15-18.21-22.24.31.34; 1 Re 22,39 );

Cronaca dei re di Giuda ( 1 Re 22,48-50; 2 Re 8,20-22; 2 Re 11,1-20; 2 Re 12,5-19.21-22 );

Racconti di Elia ( 1 Re 17-19.21; 2 Re 1,1-17 );

Racconti di Eliseo ( 2 Re 2; 2 Re 3,4-17; 2 Re 4,1-8,15; 2 Re 13,14-21 );

Racconto dei profeti ( 2 Re 9,1-10,27 )

La dinastia degli omridi restò al potere per oltre trent'anni.

Dopo la morte di Omri sedettero sul trono suo figlio Acab e, più tardi, i suoi nipoti Acazia e loram.

Omri non è, verosimilmente, un nome personale ebraico: si trattava forse di un capo mercenario straniero, diventato in seguito comandante dell'esercito.

Omri e i suoi successori perseguirono una politica di accordo fra la popolazione di stirpe israelitica e quella di stirpe cananea.

Questo fu anche, senza dubbio, uno dei motivi che lo spinsero a spostare la capitale: dopo aver regnato per sei anni a Tirza, Omri acquistò, probabilmente da un proprietario terriero cananeo, un monte situato al margine di una fertile conca, in posizione favorevole ai traffici, e vi fondò una città.

Samaria, questo il nome della nuova città, era sottratta, in quanto proprietà del re, al dualismo fra Cananei e Israeliti, allo stesso modo in cui Gerusalemme, proprietà dei discendenti di Davide, lo era stata all'antagonismo fra Giuda e Israele.

In occasione di scavi effettuati a Samaria sono venute alla luce parti delle mura di cinta del quartiere del palazzo reale e del palazzo stesso, ben costruite con pietre squadrate.

Oltre a Samaria, Omri possedeva una seconda residenza a Izreel.

Va inquadrato nel contesto della sua politica di accordo fra Cananei e Israeliti anche il fatto di aver tollerato, e addirittura favorito, i culti cananei che si praticavano nel paese, e l'aver fatto erigere, nella città di Samaria, dei santuari consacrati a divinità di Canaan.

D'altra parte, sempre a Samaria, edificò un santuario consacrato a Yahweh e fece innalzare, come una volta Geroboamo I a Dan e Betel, una statua raffigurante un toro ( Os 8,5-6 ).

Per questo motivo il redattore dei libri dei Re rivolge a Omri una dura critica: egli lo giudica da un punto di vista non politico, bensì religioso, anche se riferisce brevemente dei suoi successi militari.

Non può esserci alcun dubbio circa il fatto che Omri sia stato una delle personalità più vigorose fra quante sedettero sul trono d'Israele, capace di guadagnarsi il rispetto ben oltre i confini del suo regno.

Ciò risulta, innanzitutto, dal fatto che nelle iscrizioni dei re assiri lo stato d'Israele e la Palestina vengono indicati con la espressione «terra della casa di Omri» anche molto tempo dopo la caduta della sua dinastia, anzi persino dopo la fine dello stato d'Israele.

Al predominio di Omri su Moab fa riferimento la stele di Mesa, re dei Moabiti.

Omri cercò di stringere relazioni amichevoli con le città costiere della Fenicia, e a questo scopo fece sposare suo figlio e successore Acab con la principessa fenicia Gezabele, figlia del re di Tiro Et-Baal ( 1 Re 16,23-28 ).

Acab portò avanti, sotto ogni riguardo, la politica di suo padre, cui non fu affatto inferiore quanto a importanza.

Rinnovò e ampliò il palazzo reale di Samaria, e come mostrano i ritrovamenti in avorio, lo fece arredare artisticamente ( 1 Re 22,39 ).

Allo stesso modo in cui, in passato, Salomone aveva fatto costruire sul monte degli Ulivi dei santuari dedicati alle divinità venerate dalle sue mogli straniere, così, per la sua sposa fenicia Gezabele, Acab fece erigere in Samaria un tempio consacrato al culto del dio di Tiro Melqart ( indicato nell'Antico Testamento col termine «baall» ).

Come suo padre, Acab tollerò, per compiacere la popolazione locale, anche i culti cananei, e vi prese parte lui stesso.

In seno al popolo d'Israele, questi provvedimenti dovevano favorire il sincretismo religioso, che era diventato un pericolo costante a causa dell'annessione delle città-stato cananee.

Essi incontrarono perciò l'accanita opposizione degli ambienti fedeli a Yahweh, di cui era esponente il profeta Elia.

Quando, in occasione di una grave siccità, ci si rivolse per aiuto a Baal, il dio cananeo della tempesta, Elia proclamò che la siccità era una conseguenza del fatto che accanto a Yahweh, il quale non tollera nessun dio al suo fianco, si adoravano altri dei: non Baal, ma Yahweh, è il dispensatore della pioggia e il signore del Kulturland, ma proprio perciò esige per sé un'adorazione esclusiva.

Elia ottenne che il tempio di Baal eretto sul Carmelo, cioè in un territorio in cui la maggioranza della popolazione era cananea, fosse trasformato in un santuario consacrato a Yahweh.

Ad un grave scontro fra Acab ed Elia, in occasione del quale il profeta annunciò la caduta della dinastia di Omri, si giunse allorché Acab perpetrò un assassinio legale facendo uccidere Nabot, un proprietario terriero di Izreel.

Appellandosi al diritto fondiario israelitico, Nabot si era rifiutato di vendere ad Acab la propria vigna, che si trovava in mezzo alle grandi proprietà terriere del re.

Poiché le terre del criminale giustiziato spettavano per legge alla corona, dopo l'assassinio legale di Nabot, Acab potè completare i suoi possedimenti in Izreel.

Condannando l'arbitrio del re, Elia si opponeva, nel contempo, al tentativo di imporre in Israele una monarchia assoluta, peraltro normale presso altri popoli: in Israele anche il re è vincolato alla legge divina, davanti alla quale non c'è differenza di classe ( 1 Re 18-21 ).

Acab portò avanti la politica di pace che era già stata di suo padre anche nei confronti dello stato di Giuda: strinse un patto col re Giosafat, e rafforzò tale accordo sposando sua figlia Atalia al principe ereditario di Giuda Ioram, figlio di Giosafat ( 2 Re 8,18 ).

Le alleanze dei discendenti di Omri con Giuda e le città costiere della Fenicia sono da attribuire non da ultimo ad una minaccia esterna, al fatto cioè che lo stato arameo di Damasco si andava sempre più rafforzando.

I racconti profetici di Elia ed Eliseo riferiscono di lotte alterne fra Israele e gli Aramei al tempo degli omridi: principale oggetto della contesa era il possesso delle città un tempo cananee della Transgiordania.

Samaria corse un grave pericolo allorché fu stretta d'assedio dagli Aramei; nella battaglia per il possesso della città di Ramot di Galaad gli Israeliti subirono una vera e propria disfatta ( 1 Re 20,20; 2 Re 6-7.13 ).

Israele ed Aram decisero di sospendere temporaneamente le ostilità, divenendo alleati da nemici quali erano, allorché i piccoli stati della Palestina e della Siria si trovarono ad essere minacciati dalla politica espansionistica del regno neoassiro, che nel corso del IX secolo era diventato la maggiore potenza dell'Asia anteriore.

Nell'853, 11 piccoli stati della Palestina e della Siria si opposero, nella battaglia di Karkar sull'Oronte, alle truppe di Salmanassar III che avanzava verso la Siria.

Fra gli alleati c'erano i re di Camat, di Damasco e d'Israele.

Acab, che viene espressamente menzionato in un'iscrizione di Salmanassar, fornì il contingente di truppe più forte: 2000 carri da guerra e 10.000 uomini, stando alle indicazioni dello stesso Salmanassar, che si vantò di aver riportato una grande vittoria.

Gli eserciti alleati poterono comunque fermare, per il momento, l'ulteriore avanzata del re assiro, senza tuttavia poter scongiurare in modo definitivo la minaccia di Assur.

Il figlio e successore di Acab, Acazio, regnò un solo anno: una caduta dalle stanze superiori del palazzo lo rese per sempre invalido.

Che egli, nella sua infermità, si rivolgesse per ottenere la guarigione non a Yahweh ma al dio Baal Zebub di Ekron, è tipico dell'atteggiamento sincretistico degli omridi ( 2 Re 1 ).

Dal momento che Acazia era morto senza figli, gli successe sul trono suo fratello Ioram d'Israele, contemporaneo dei re di Giuda Giosafat, Ioram e Acazia.

Sotto Ioram Israele perdette il predominio che aveva su Moab: nella sua nota iscrizione, il re dei Moabiti Mesa, che regnava a Dibon, si vanta d'essere riuscito a sottrarsi al dominio d'Israele e di averne annesso il territorio fino all'altezza del vertice settentrionale del mar Morto.

Un tentativo di Ioram di riconquistare i territori perduti alleandosi col re di Giuda Giosafat, fallì ( 2 Re 3 ).

Al tempo di Giosafat, Giuda riuscì a conservare il suo predominio su Edom.

Giosafat, che aveva ancora accesso al golfo di Aqaba, tentò di ridar vita, come un tempo Salomone, al commercio dell'argento: fece costruire una flotta, ma le navi naufragarono subito dopo la partenza ( 1 Re 20,41-51 ).

Sotto Ioram di Giuda, successore di Giosafat, marito di Atalia e cognato di Ioram d'Israele, Giuda perdette il predominio su Edom, e con esso l'ultimo avamposto che ancora gli restava del grande regno di Davide ( 2 Re 8,20 ).

Al tempo di Ioram ripresero le ostilità fra Israeliti ed Aramei, alleati con Giuda.

Nella battaglia per il possesso di Ramot di Galaad, Ioram rimase ferito e fu portato a Izreel, la seconda residenza dei re d'Israele, dove venne a fargli visita Acazia, di Giuda, suo alleato ( figlio di Ioram e di Atalia, era quindi zio di Acab e nipote di Ioram d'Israele ).

Frattanto un ufficiale dell'esercito, Ieu, aveva ordito una congiura contro la dinastia di Omri: il complotto ebbe l'appoggio degli ambienti fedeli a Yahweh.

Dalla sua parte passarono il profeta Elia e i Recabiti, che formavano un'associazione organizzata sul modello degli ordini religiosi.

Essi ritenevano che soltanto la vita nomade fosse compatibile con la fede in Yahweh, e vedevano nella vita del Kulturland, con tutte le sue seduzioni, un pericolo costante per tale fede ( Ger 35,1-19; 2 Re 10,15ss ).

Ieu venne designato al trono da Eliseo e proclamato re dall'esercito, a Ramot; quindi, scortato dai suoi sostenitori, puntò su Izreel, dove uccise Ioram e Acazia, che come alleato di Ioram e zio di Acab poteva rappresentare per lui una minaccia.

La vecchia Gezabele, l'odiata fenicia moglie di Acab, venne gettata, per ordine di Ieu, dalla finestra del suo palazzo, e fu calpestata dai cavalli.

Dopo essersi assicurata la fedeltà dei circoli più influenti di Samaria, Ieu fece uccidere tutti i discendenti di Acab, fra cui due fratelli di Acazia di Giuda che si trovavano allora nelle sue mani.

 La dinastia di Omri e i suoi rapporti con la casa reale di Giuda
Giuda Israele
Asa Omri
(908/07-868/67) (882/81-871/70)
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Giosafat Acab
(868/67-851/50) (871/70-852/51)
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Ioram Atalia Acazia Ioram
(851/50-845/44) (845/44-840/39) (852/51-851/50) (851/50-845/44)
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Acazia
(845/44)
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Ioas
(840/39-801/00)

La dinastia di Qmri ebbe così una fine cruenta ( 2 Re 8-10 ).

Il fatto che la rivoluzione di Ieu coinvolgesse ambienti così vasti, e giungesse con tanta rapidità al successo, ci fa capire quanto la dinastia di Omri si fosse fatta odiare nonostante i grandi successi sia politici sia militari, e quanto fosse forte l'opposizione che essa suscitava in larghi strati della popolazione.

Essa naufragò, in ultima analisi, per il fatto che una monarchia assoluta e una politica religiosa di stampo sincretistico erano incompatibili con l'essenza della fede di Yahweh.

A Gerusalemme, dopo la morte violenta di Acazia di Giuda, si impadronì del potere sua madre Alalia, figlia di Acab e di Gezabele.

Alalia fece assassinare tutti i discendenti di Davide: soltanto il piccolo principe Ioas, figlio di Acazia, poté sfuggire alla persecuzione.

Fu tenuto nascosto nel tempio, dove lo allevarono i sacerdoti, e quando ebbe compiuto sette anni venne eletto re per acclamazione popolare.

Alalia cadde uccisa dalla propria guardia del corpo: l'intervallo, durato sei anni, del suo regno, costituì l'unica temporanea interruzione nel dominio della dinastia di Davide.

Dopo la morte di Atalia i sacerdoti di Yahweh fecero valere la loro influenza su Ioas: in una cerimonia solenne, questi rinnovò il patto fra Yahweh e Israele e mise al bando i culti stranieri che Atalia aveva introdotto nel tempio di Gerusalemme.

Mise poi mano ai lavori di restauro all'edificio del tempio, che aveva ormai più di cent'anni ( 2 Re 11-12 ).

Nel corso del IX secolo, vale a dire nel contesto storico della dinastia di Omri, ebbe origine, molto probabilmente nel regno settentrionale, l'« elohista », la seconda fonte scritta del Pentateuco, che ci è conservata solo frammentariamente.

« Timor di Dio » è una parola d'ordine che ricorre con frequenza nell'elohista ( Gen 20,8; Gen 22,14; Gen 42,18; Gen 46,3-4; Es 1,21 ), il quale riorganizza le antiche tradizioni, dai patriarchi fino alla conquista di Canaan, entro la prospettiva e il tema conduttore secondo cui gli uomini e i popoli sono costantemente guidati dalla mano di Dio ( Gen 15,13-16; Gen 50,20 ), e persegue quindi l'intento di impedire la contaminazione della fede in Yahweh ad opera dei culti cananei.

Con tale intenzione egli tramanda, per esempio, il racconto del sotterramento delle divinità straniere sotto il terebinto di Sichem ( Gen 35,4 ).

Le massebót, pietre piantate verticalmente nel terreno, che nel culto cananeo erano simboli divini e si potevano trovare anche in luoghi sacri israelitici, vengono interpretate dall'elohista come « monumenti » eretti a testimonianza delle azioni salvifiche di Yahweh ( Gen 28,18.22; Gen 31,13; Gen 35,14 ), come pietre di confine o come segni che in quel luogo è stato stipulato un patto ( Gen 31,45 ), nonché, infine, come pietre sepolcrali ( Gen 35,20 ).