L'epoca della dinastia di Ieu (845-747 a.C.)

Fonti:

cronaca dei re d'Israele ( 2 Re 14,25; 2 Re 15,10 );

cronaca dei re di Giuda ( 2 Re 14,7-14.19-22; 2 Re 15,5 );

antiche fonti sulle costruzioni difensive ( 2 Cr 26,9; 2 Cr 27,4 );

racconto dei profeti ( 2 Re 9,1-10,27 ); Amos; Osea ( Os 1; Os 2,4-17; Os 3,1-5; Os 4,1-5,7 );

Isaia ( Is 6,1-11; Is 1,2-3.10-31; Is 2,6-22; Is 3,1-9; Is 3,12-4,1; Is 5,1-23; Is 10,1-4 ).

Iscrizioni di Salmanassar III sulle sue campagne militari contro Damasco

Ieu aveva guidato la sua rivoluzione contro la dinastia di Omri in nome della pura e indivisa venerazione di Yahweh, in opposizione al sincretismo religioso degli omridi.

Immediatamente dopo essere salito al trono abbatté i santuari delle divinità cananee e fenicie che sorgevano in Samaria, ne vietò il culto e ne fece uccidere i sacerdoti.

Sciolse l'alleanza coi Fenici e abbandonò la politica di accordo nei confronti della minoranza cananea.

In politica estera dovette subire alcune sconfitte, e diversamente da Acab non entrò più in coalizioni antiassire.

Nell'841 Salmanassar intraprese una quarta campagna militare contro la Siria: cinse d'assedio Damasco, ma non riuscì ad espugnarla.

Come le città fenicie, anche Ieu fu costretto a pagare un tributo al re assiro.

Sull' « obelisco nero » ritrovato a Kalak ( oggi Nimrod ) viene espressamente riferita e raffigurata plasticamente l'offerta del tributo da parte di Ieu: essa è, fra l'altro, l'unica rappresentazione di un re israelita che l'antico Oriente ci abbia conservato.

All'epoca delle campagne militari di Salmanassar in Siria, Israele fu risparmiato dalle incursioni degli Aramei.

Quando però, dopo la quinta ed ultima spedizione in Siria ( 838 ), gli Assiri si astennero per alcuni decenni dal portare attacchi verso occidente, gli Aramoi rivolsero nuovamente la loro attenzione su Israele.

A Damasco, avendo ucciso il suo precessore Ben-Adad I, era salito al trono Gazaci, all'epoca, pressa poco, dell'ascesa di Ieu: Cazael divenne un nemico quanto mai pericoloso per Ieu e per i suoi due successori Ioaoaz e Ioas.

Con una spietata condotta di guerra ( 2 Re 8,12; Am 1,3 ) egli devastò la Transgiordania e si impadronì di una serie di città israelitiche.

La debolezza di Israele indusse inoltre gli Ammoniti a compiere incursioni nel territorio a sud dello Iabboc ( Am 1,13 ).

La costante minaccia rappresentata dagli Aramei venne a cessare nell'800 a.C., allorché il re assiro Adad-nirari III marciò verso occidente alla testa del suo esercito, assediò Damasco e la costrinse a sottomettersi, provocando in tal modo il crollo del potente regno arameo.

Già Ioas potè recuperare alcune delle città che erano state conquistate da Cazael.

In seguito al crollo della potenza aramea, sotto Geroboamo II, che regnò per la bellezza di 41 anni, Israele poté godere, all'ombra della politica assira, di un ultimo periodo di peraltro illusoria prosperità.

Geroboamo riuscì a reintegrare il territorio d'Israele da Lebo Camat fino al mar Morto ( 2 Re 14,25 ), ricuperando quindi le terre che in passato gli erano state strappate dagli Aramei, dagli Ammoniti e dai Moabiti.

Il paese progredì anche economicamente: commercio e industria prosperarono; si formò una classe agiata il cui sfarzoso tenore di vita è descritto con evidenza dal profeta Amos.

I cocci di Samaria ( bolle di accompagnamento per le spedizioni di merci provenienti dalle terre della corona ) consentono di farci un'idea dell'amministrazione regia e delle cospicue entrate che affluivano nelle casse del re dai suoi possedimenti rurali.

La casa di Ieu, che restò al potere per quasi un secolo e fu quindi la dinastia che regnò più a lungo in Israele, ebbe improvvisamente fine nel 745, quando Zaccaria, figlio di Geroboamo, venne assassinato da Sallum dopo un breve periodo di regno.

Con la dinastia di Ieu l'ultimo periodo di splendore si spegneva per sempre: erano alle porte avvenimenti destinati a mutare in modo radicale la situazione d'Israele e di Giuda.

La stessa grande potenza assira, la cui pressione su Damasco aveva concesso allo stato d'Israele un ultimo periodo di respiro, venne presto a costituire per esso una minaccia mortale.

All'epoca della dinastia di Ieu regnarono in Guida Ioas ( 840 - 801 ), Amazia ( 801 - 773 ) e Azaria ( = Ozia, 773 - 735 ).

Ioas e Amazia vennero assassinati per motivi a noi sconosciuti: è probabile che gli avversari dei due re non ne condividessero la politica.

Mentre in Israele l'uccisione del re comportava ogni volta un mutamento dinastico, in Giuda, anche nel caso che il re fosse assassinato, il predominio della dinastia di Davide non era mai messo in discussione.

Anche il regno di Giuda dovette sperimentare, direttamente e indirettamente, la potenza degli Aramei.

Coperti alle spalle da questi ultimi, i Filistei attaccavano di sorpresa i villaggi di Giuda, forse anche d'Israele, e, catturati gli abitanti, li vendevano come schiavi ( Am 1,6-8 ).

Al tempo di Ioas di Giuda, Gazaci, re di Damasco, alleatesi probabilmente coi Filistei, conquistò la città un tempo filistea di Gad, che si trovava allora nelle mani dei Giudei, giungendo addirittura a minacciare Gerusalemme.

Ioas poté stornare il pericolo solo col pagamento di un pesante tributo che prelevò dai tesori del tempio e del palazzo ( 2 Re 12,18-19 ).

Durante il dominio degli omridi, fra la casa regnante d'Israele e quella di Giuda si ebbero rapporti amichevoli, da Acab in poi addirittura relazioni di parentela.

Poiché infatti Alalia, moglie di Ioram di Giuda e madre di Acazia, era figlia di Acab, sul trono di Giuda sedettero, da Acazia in avanti, discendenti diretti di Acab.

Si capisce, quindi, perché siano caduti vittime della rivoluzione di Ieu, che era diretta contro gli omridi, anche gli appartenenti alla casa reale di Giuda, e perché, durante il predominio della nuova dinastia, sia stato revocato il patto d'alleanza fra Israele e Giuda sebbene i rapporti fra i due stati non fossero di ostilità.

Una sola volta si ebbe un incidente, allorché Amazia di Giuda, incoraggiato da un successo militare contro gli Edo miti, sfidò il re d'Israele Ioas.

Nella battaglia combattuta presso Bet-Semes, nel territorio di Giuda, Ioas ebbe però la meglio: fece prigioniero Amazia, conquistò addirittura Gerusalemme, saccheggiò il tempio e il palazzo e fece aprire una breccia nel lato settentrionale delle mura, da dove la città era più minacciata.

Dopo la morte di Ioas, Amazia regnò a Gerusalemme per oltre 15 anni, fino a che venne ucciso ( 2 Re 14,8-20 ).

Contemporaneamente a Geroboamo II, dal 773 al 735, sul trono di Giuda regnò Azaria ( Ozia ).

Anche lo stato di Giuda ebbe in sorte, in quest'epoca, un periodo di pacifico sviluppo.

Dopo i successi militari ottenuti da Amazia contro gli Edomiti ( 2 Re 14,7 ), Azaria riuscì a riconquistarsi un accesso al golfo di Aqaba e a fortificare Elat ( 2 Re 14,22 ); non sappiamo quanto questi successi siano stati duraturi.

Azaria morì di lebbra; suo figlio Iotam, vivente ancora Azaria, venne nominato coreggente.

In questo periodo di prosperità non mancarono tuttavia degli ammonitori i quali, coscienti di quanto la situazione fosse precaria, svelavano senza abbellimenti i guasti che si erano prodotti in campo religioso, sodale e politico, e annunciavano l'approssimarsi della catastrofe.

Ci si riferisce ai profeti: chiamati a servire Yahweh da una vocazione che segnò, in maniera decisiva la loro esistenza, essi proclamavano, come suoi portavoce agli uomini del loro tempo, il messaggio da lui appreso.

Amos, il più antico dei « profeti classici », proveniva da Giuda, ma operò nello stato d'Israele.

Il suo annuncio ci fornisce, fra l'altro, un quadro istruttivo della situazione sociale e religiosa del regno settentrionale al tempo di Geroboamo II: i membri delle classi abbienti vivevano in abitazioni di pietra arredate con lusso, possedevano case per l'estate e per l'inverno, celebravano sontuosi banchetti in cui si servivano cibi ricercati ( Am 6,1-6 ).

Il rovescio della medaglia di tale sviluppo economico era rappresentato dalle stridenti differenze fra le classi, dall'impoverimento di gran parte del popolo, dall'ingiustizia sociale, dalla spietata oppressione e dallo sfruttamento dei poveri, dalla disonestà degli amministratori ( Am 2,6-8; Am 8,4-6 ) e dalla corruzione dei giudici.

« Essi trasformano il diritto in veleno e gettano a terra la giustizia.

Essi odiano chi ammonisce alla porta e hanno in abominio chi parla secondo verità.

Essi sono oppressori del giusto, incettatori di ricompense e respingono i poveri in tribunale » ( Am 5,7.10.12 ).

Che anche nello stato di Giuda, al tempo di Ozia, la prosperità economica fosse accompagnata da abusi e ingiustizie d'ogni genere, è quanto attestano i profeti Michea e Isaia:

« Guai a coloro che meditano l'iniquità e tramano il male sui loro giacigli; alla luce dell'alba lo compiono, perché in mano loro è il potere.

Sono avidi di campi e li usurpano, di case e se le prendono.

Così opprimono l'uomo e la sua casa, il proprietario e la sua eredità » ( Mic 2,1-2 ).

« Guai a voi, che aggiungete casa a casa e unite campo a campo, finché non vi sia più spazio, e così restate soli ad abitare nel paese » ( Is 5,8; Is 5,18-23 ).

Ciononostante, la coscienza della propria elezione riempie di orgoglio religioso: ci si inebria di splendide feste cultuali, ma si rifiuta obbedienza a Dio nella vita di tutti i giorni, e ci si culla per giunta in speranze illusorie circa la fine dei tempi.

Di fronte a tale stato di cose Amos annuncia che il « giorno di Yahweh » reca per Israele, che abusa della grazia del suo Dio, un giudizio di distruzione cui non sarà possibile sfuggire.

Un culto che serva soltanto a ingenerare un alto sentimento religioso, ma i cui partecipanti si sottraggano per il resto alla volontà di Yahweh, è da questi aborrito.

Egli esige piuttosto giustizia sociale e un'equa amministrazione del diritto, come viene proclamato nel giudizio di Dio su Israele:

« Io detesto, respingo le vostre feste e non gradisco le vostre riunioni; anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco i vostri doni e le vittime grasse come pacificazione io non le guardo.

Lontano da me il frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe non posso sentirlo!

Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne » ( Am 5,21-24 ).

Anche nel regno di Giuda, nei circoli più influenti, troviamo fra loro collegate sicurezza religiosa e scandalosa corruzione.

Michea smaschera questa illusione e annuncia un giudizio che non si arresta neppure davanti alla città santa di Gerusailemme e al tempio, cui si connettono speranze tanto fallaci:

« Udite questo, dunque, capi della casa di Giacobbe, governanti della casa d'Israele, che aborrite la giustizia e storcete quanto è retto, che costruite Sion sul sangue e Gerusalemme con il sopruso; i suoi capi giudicano in vista dei regali, i suoi sacerdoti insegnano per lucro, i suoi profeti danno oracoli per denaro.

Osano appoggiarsi a Yahweh, dicendo: - Non è forse Yahweh in mezzo a noi?

Non ci coglierà alcun male -.

Perciò, per causa vostra, Sion sarà arata come un campo e Gerusalemme diverrà un mucchio di rovine, il monte del tempio un'altura selvosa » ( Mic 3,9-12 ).

Allorché si presentò nel santuario di stato di Betel e annunciò al re la rovina, Amos venne scacciato per ordine di questi dal gran sacerdote.

Mentre Amos si rivolge contro la corruzione del legittimo culto di Yahweh, Osea censura aspramente il distacco dal Dio d'Israele a favore delle divinità cananee.

Il suo annuncio rivela in quale spaventosa misura il culto cananeo della fertilità avesse guadagnato terreno in Israele, e si fosse mescolato al culto di Yahweh.

Dalla partecipazione alla prostituzione sacra e ai riti della sessualità, caratteristici del culto cananeo di Baal e di Astarte, si sperava di ottenere fertilità per uomini e animali e abbondanza di raccolti.

I beni del Kulturland, dono di Yahweh, venivano attribuiti alla potenza delle divinità di Canaan.

Israele « non riconobbe che ero io a procurarle il frumento, il vino e l'olio nuovo, a prodigarle argento e oro in quantità, che essi usarono per farsi dei baal » ( Os 2,10 ).

In Osea, che fu il primo a usare l'immagine delle nozze come simbolo dell'unione fra Israele e il suo Dio, il distacco da Yahweh e la partecipazione al culto cananeo della fertilità sono definiti adulterio e prostituzione: « Il paese non fa che prostituirsi allontanandosi da Yahweh » ( Os 1,2 ).

Poiché Israele, col suo comportamento, si è staccato da Yahweh, Yahweh da parte sua dichiara infranto il patto: « Voi non siete più il mio popolo, né io sono per voi il vostro Dio » ( Os 1,9 ).

La corruzione è giunta a tal punto che i sacerdoti, incaricati da Yahweh di istruire il popolo, lo corrompono attirandolo addirittura al culto di Baal ( Os 4-5 ).

Al distacco da Yahweh sul piano religioso corrisponde l'agire arbitrario d'Israele in campo politico: i continui regicidi sono una conseguenza del fatto che Israele ha estromesso Dio dalla propria politica, e un segno che è già sottoposto al giudizio divino: « Hanno creato dei re / che io non ho designati; / hanno scelto dei capi / a mia insaputa » ( Os 8,4 ) - « Ti ho dato un re nella mia ira / e con sdegno te lo riprendo » ( Os 13,11 ).

Poiché Israele non confida nel suo Dio, ondeggia irresoluto fra Egitto e Assur: « Efraim è come un'ingenua colomba, / priva d'intelligenza; / ora chiamano l'Egitto, ora invece l'Assiria.

/ Dovunque si rivolgeranno / stenderò la mia rete contro di loro / e li abbatterò come gli uccelli dell'aria, / li punirò per la loro malizia.

/ Guai a costoro, ormai lontani da me! / Distruzione per loro, / perché hanno agito male contro di me! » ( Os 7,11-13; Os 5,13; Os 7,9; Os 8,9; Os 12,2 ).

In immagini sconcertanti Osea annuncia che nella rovina incombente sta per compiersi il giudizio di Yahweh, cui Israele non può sottrarsi neppure alleandosi con le grandi potenze:

« Ma io sarò come una tignola per Efraim e come un tarlo per la casa di Giuda.

Efraim ha visto la sua infermità e Giuda la sua piaga.

Efraim è ricorso all'Assiria e Giuda si è rivolto al gran re; ma egli non potrà curarvi, non guarirà la vostra piaga, perché io sarò come un leone per Efraim, come un leoncello per la casa di Giuda.

Io farò strage e me ne andrò, porterò via la preda e nessuno me la toglierà » ( Os 5,12-14; Os 13,7-8 ).