Giosia e la riforma deuteronomica (639/38 - 609/08)

Fonti:

cronaca dei re di Giuda: 2 Re 23,4-20.29.30.33-35;

memoria del ritrovamento della legge deuteronomica: 2 Re 22,3-23,3;

Geremia 1-6 ( epoca di Giosia ); Ger 7-20 ( epoca di Ioiakim ).

Cronaca babilonese ( sulla caduta di Ninive ).

Nella seconda metà del VII secolo, il decadere della potenza assira rese ancora una volta possibile, per Giuda, un breve e provvisorio periodo di indipendenza.

Il successore di Asarhaddon, Assurbanipal ( 669 - 626 ), non si segnalò più, come i suoi predecessori, per imprese di guerra: i suoi interessi, infatti, furono soprattutto artistici e culturali.

Fece decorare la reggia di Ninive con splendidi rilievi raffiguranti scene di caccia.

La sua fama è però dovuta principalmente alla grandiosa biblioteca in caratteri cuneiformi da lui fondata, che costituisce la più ampia raccolta di letteratura accadica.

Nel 650-48 Assurbanipal stroncò la ribellione guidata dal fratello Samassumukin, viceré di Babilonia.

Sotto i successori Assur-etil-ilani e Sin-sar-iskun il regno assiro andò rapidamente decadendo.

Babilonia poté sottrarsi definitivamente al predominio assiro nel 625, sotto il caldeo Nabopolassar ( Nabù-apal-usur ), che salendo sul trono di Babilonia aveva fondato il regno neobabilonese.

Le alterne vicende degli anni successivi ebbero fine nel 612, quando Ninive, capitale degli Assiri, dovette soccombere ali assalto degli eserciti uniti dei Medi e degli Sciti; nello scontro trovò la morte Sin-sariskun.

Come abbiamo detto, la decadenza di Assur rese ancora una volta possibile, per Giuda, un breve periodo d'indipendenza.

Nel 640-39 Amori, figlio di Manasse, venne assassinato per motivi a noi sconosciuti da un gruppo di congiurati.

Per impedire che la congiura avesse ulteriori conseguenze, la nobiltà terriera intervenne eleggendo re il figlio di Amon, Giosia, che aveva soltanto otto anni.

Non appena fu maggiorenne, Giosia approfittò della debolezza assira per sottrarsi a poco a poco al potere di Assur e restituire a Giuda la propria autonomia.

Un passo decisivo in questa direzione rappresentò l'iniziativa di bandire dal tempio di Gerusalemme il culto nazionale assiro che i predecessori di Giosia avevano dovuto introdurre in quanto vassalli di Assur. Egli mise al bando, nel contempo, anche i culti delle divinità astrali che erano stati accolti nel santuario.

In 2 Re 22,3-23,3 si racconta che all'epoca di Giosia, nel corso dei lavori di restauro al tempio di Gerusalemme, venne rinvenuto un libro della Legge, e che in base ad esso Giosia attuò la sua riforma.

Tutto fa pensare che con tale « rotolo della Legge » si intenda la « legge deuteronomica », che costituisce il nucleo fondamentale del V libro di Mosé.

È poco probabile che la notizia di tale ritrovamento risalga a una fonte antica: per motivi sia stilistici sia di contenuto essa è da attribuire al « deuteronomista », il redattore di un'opera storica che risale all'epoca dell'esilio e comprende i libri dei Re.

Il nucleo storico di questo racconto è dato probabilmente dal fatto che la legge deuteronomica si formò nel corso del VII secolo ed esercitò una qualche influenza sulla riforma religiosa attuata da Giosia.

La legge deuteronomica contiene antiche leggi e sequenze di norme giuridiche risalenti all'epoca prestatale.

Nel corso del VII secolo questi antichi ordinamenti giuridici vennero raccolti dai Leviti, i sacerdoti dei santuari di Yahweh sparsi nel paese, i quali li corredarono di commenti omiletici e di cornici di collegamento.

Da tali commenti attualizzanti e da tali parti di collegamento, come pure dal modo di ordinare la materia, emerge chiaramente l'interesse dei redattori del Deuteronomio.

La legge deuteronomica è presentata nella forma di un discorso pronunciato da Mosé, e rispecchia, nella sua struttura, lo svolgimento di una festa celebrante la conclusione di un patto.

Tale patto deve nuovamente radicare Israele nella tradizione sinaitica ( v. soprattutto Dt 5,3 ) e metterlo di fronte alla necessità di decidere pro o contro Yahweh: « Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza » ( Dt 30,19 ).

Il confronto con le antiche leggi deve servire a restaurare l'antico ordine.

In un'epoca in cui Israele minacciava di soccombere al sincretismo, la legge deuteronomica poneva l'accento, innanzitutto, sull'obbligo dell'adorazione esclusiva di Yahweh ( Dt 6,4 ).

Essa esige anche, perciò, la centralizzazione del culto, vale a dire che esso sia celebrato presso un unico santuario ( Dt 12 ); l'esistenza di molti luoghi sacri favorisce infatti una concezione pluralistica di Dio, e nasconde in sé, per di più, il rischio che l'adorazione di Yahweh possa mescolarsi con quella di altri dei, in particolare delle divinità locali dei Cananei.

In una cerimonia solenne celebrante la conclusione di un patto, Giosia, cui era stata presentata la legge recentemente rinvenuta, si impegnò insieme col popolo ad osservarne le prescrizioni.

Per dare esecuzione alla legge deuteronomica Giosia fece ricorso a mezzi politici.

Bandì, oltre al culto nazionale assiro, gli altri culti stranieri che avevano preso piede nel tempio di Gerusalemme; ordinò che fossero distrutti i santuari che Salomone aveva fatto erigere un tempo sul monte degli Ulivi in onore delle divinità venerate dalle sue mogli.

Inoltre, in osservanza alla norma fondamentale della legge deuteronomica, proibì il culto di Yahweh che veniva praticato nei santuari locali sparsi nel paese: i sacerdoti di tali santuari furono condotti a Gerusalemme, dove certamente dovettero ricevere altri incarichi, ma dove non esercitarono più, in contrasto con le disposizioni della legislazione deuteronomica e per iniziativa, probabilmente, dei sacerdoti di Gerusalemme, un vero e proprio servizio religioso, venendo piuttosto a costituire una sorta di « clerus minor ».

Con la riforma deuteronomica l'importanza di Gerusalemme e del tempio crebbe considerevolmente.

Gerusalemme, che dal tempo di Davide costituiva il centro cultuale, rappresentava adesso l'unico luogo di culto legittimo, e tale doveva rimanere anche in seguito.

Da Ger 22,15s possiamo arguire che Giosia si adoperò per rendere esecutive non solo le disposizioni della legge deuteronomica riguardanti il culto, ma anche quelle intese a regolare i rapporti sociali, sia pure con successo meno duraturo.

Oltre alla restaurazione interna Giosia si sforzò di far valere le pretese dei discendenti di Davide sui territori facenti parte, un tempo, dello stato d'Israele, ripristinando i confini dell'antico regno davidico.

In parte tale scopo fu realizzato.

Gli riuscì, dapprincipio, di estendere il confine per un buon tratto in direzione nord, ovest ed est, come risulta dagli elenchi di località inseriti in Gs 13.15.18.19, che, come ha dimostrato A. Alt, possono risalire solo al tempo di Giosia.

In questi elenchi figurano le città di Betel, Ofra e Gerico, che avevano fatto parte, un tempo, del territorio del regno settentrionale, e successivamente della provincia assira di Samaria; compaiono inoltre Ekron, città-stato già filistea, e una porzione del suo territorio, parti della Transgiordania appartenenti un tempo a Israele nonché alcuni dei distretti di Giuda.

Questa doveva essere la situazione territoriale già al tempo della riforma cultuale, in quanto Giosia, nel corso di tale riforma, fece abbattere l'antico santuario di stato di Betel ( 2 Re 23,15-18 ).

Più tardi Giosia poté annettere la provincia di Samaria ( 2 Re 23,19 ), e infine anche quella di Meghiddo ( la Galilea e la pianura di Izreel ).

Così, per la prima volta dall'epoca di Salomone, un discendente di Davide dominava nuovamente sulle terre che erano appartenute allo stato d'Israele di un tempo.

Giosia era riuscito non solo a sottrarre il proprio regno al predominio di Assur, ma aveva aggiunto al territorio sottoposto alla propria sovranità alcune province facenti già parte dell'impero assiro.

Ciò fu possibile unicamente per l'assoluta impotenza e, alla fine, per il crollo di quest'ultimo.

Ogni potenza che mirasse a far risorgere il decaduto impero assiro doveva di conseguenza diventare fin dall'inizio nemica di Giosia.

Dopo la caduta di Ninive, avvenuta nel 612, e la morte del re Sinsar-iskun, salì sul trono assiro un certo Assur-uballit: nel 610 questi venne però scacciato dai Babilonesi e dagli Sciti, che avevano conquistato Carran.

Nel tentativo di riconquistare la città, Assur-uballit ebbe l'appoggio del faraone Necao, un sovrano della XXVI dinastia saitica, il quale, temendo l'eccessiva potenza di Babilonia, si apprestava a correre in aiuto ad Assur.

Egli divenne, di conseguenza, nemico di Giosia, che non poteva certo desiderare una rinascita della potenza assira.

Giosia si oppose all'avanzata dell'esercito egiziano presso Meghiddo, tentando di sbarrargli la marcia verso la Siria, dove Necao intendeva ricongiungersi all'esercito di Assur-uballit.

L'impresa, tuttavia, fallì, e Giosia rimase ucciso nello scontro.

Neppure il tentativo di Necao di riconquistare Carran a favore di Assur-uballit ebbe però successo.

Al ritorno dall'impresa fallita, Necao rivendicò la pretesa di succedere agli Assiri nel dominio della Palestina e della Siria.

A Gerusalemme, frattanto, la nobiltà terriera aveva messo sul trono Ioacaz, figlio di Giosia.

Necao depose Ioacaz, evidentemente intenzionato a portare avanti la politica paterna, dopo appena tre anni di regno, e lo condusse prigioniero in Egitto, dove più tardi morirà.

Al suo posto Necao insediò un altro figlio di Giosia, Eliakim, cui diede il nome di Ioiakim: il mutamento del nome doveva esprimere la tutela del faraone sul re di Giuda.

Necao impose al paese il pagamento di un grave tributo, che venne reperito mediante la ripartizione dell'imposta fra la popolazione.

Si concluse in tal modo, con una fine rapida e violenta, il breve periodo dell'indipendenza e dell'espansionismo di Giuda sotto Giosia.

Giuda si trovava nuovamente sotto il predominio di una grande potenza: dopo un breve periodo di autonomia politica, era passato dalla dipendenza da Assur a quella dall'Egitto.