La fine dello stato di Giuda (605-587 a.C.)

Fonti:

cronaca dei re di Giuda: 2 Re 24,1.2a.10-17;

testimonianze proprie del deuteronomista: 2 Re 25,18-21.27-30;

« biografia di Baruc »: Ger 36,4-6.10.15.18.32; 2 Re 25,1-12.22-26 forniscono un compendio della biografia di Baruc.

Profeta Ezechiele ( Ez 1-32, riferentisi in massima parte al periodo che va dal 593 al 587; a partire dal Ez 33,21ss. per lo più al periodo successivo );

Lamentazioni.

Il predominio dell'Egitto sulla Palestina e la Siria fu di breve durata.

Dopo il fallito tentativo di Assur-uballit di riconquistare Carran e la conseguente, definitiva rinuncia da parte assira a svolgere un proprio ruolo nella politica delle grandi potenze, Babilonesi e Medi, raccogliendo l'eredità dell'impero assiro, si accordarono sulla delimitazione delle rispettive sfere d'influenza.

Ai Medi venne assegnata la parte occidentale dell'Asia minore e l'altopiano iranico-armeno, ai Babilonesi l'intera Mesopotamia e il predominio sulla Palestina e la Siria.

La decisione si ebbe nella primavera-estate del 605, quando Nabucodonosor, il principe ereditario di Babilonia, che comandava le truppe al posto del padre malato, sconfisse gli Egiziani presso Carchemis, sull'Eufrate, e li annientò nella provincia di Camat.

In tal modo la Palestina-Siria finì soggetta alla dominazione babilonese, mentre Ioiakim, il re di Giuda, divenne vassallo di Nabucodonosor, che era salito al trono il 15-16 agosto del 605 alla morte del padre.

Gli anni successivi videro il sovrano babilonese impegnato in diverse campagne minori allo scopo di consolidare il proprio potere in Siria.

Tre anni dopo Ioiakim infranse il vincolo di vassallaggio che lo legava a Nabucodonosor, probabilmente dopo una seconda battaglia, dall'esito incerto, che Egiziani e Babilonesi combatterono nel 601-600 alle porte dell'Egitto.

Per il momento, Nabucodonosor non intraprese alcuna azione decisiva contro Giuda: si limitò a riunire bande armate babilonesi, aramee, moabite e ammonite che impiegò in azioni di disturbo di nessuna importanza.

Solo nel dicembre del 598-97, allorché gli giunse la notizia della morte di Ioiakim, Nabucodonosor marciò alla testa del suo esercito allo scopo di deporre Ioiachin, figlio e successore di Ioiakim, che era intenzionato a portare avanti la politica di indipendenza da Babilonia, prima che questi potesse consolidare il proprio dominio.

Il 16 marzo del 597, dopo un breve assedio e senza opporre una resistenza degna di questo nome, Gerusalemme capitolò.

Gli ultimi re di Giuda:

Giosia
639/38 - 609/08
Ioacaz
609
Ioiakim ( Eliakim )
608/07 - 598/97
Sedecia ( Mattania )
  597/96 - 587

Ioiachin
598/97

Per riportare l'ordine in Giuda ed impedire il riaccendersi dell'opposizione, Nabucodonosor depose Ioiachin e lo fece deportare a Babilonia insieme con la famiglia ed il seguito; lo stesso fece coi più alti funzionari, la nobiltà, gli operai specializzati ( in particolare i costruttori di fortificazioni ) e gli uomini atti a combattere - secondo Ger 52,28, 3023 persone in tutto; riscosse un pesante tributo, che fu prelevato dai tesori del tempio e del palazzo, e insediò sul trono Mattania, zio di Ioiachin, uno dei figli di Giosia.

Come segno del proprio diritto di disporre del re appena insediato, Nabucodonosor gli impose il nome di Sedecia.

Tutto ciò indica che per il momento Nabucodonosor non aveva incorporato Giuda nel regno babilonese a titolo di provincia, ma lo aveva costituito stato-vassallo sotto il governo di un proprio re.

Per alcuni anni Sedecia rimase fedele a Nabucodonosor.

Presto, però, ebbero influenza su di lui ambienti che auspicavano una rapida svolta della situazione a favore di Giuda.

Il profeta Geremia venne marchiato a fuoco come traditore per aver messo in guardia contro una defezione da Babilonia e aver invitato a sottomettersi alla volontà divina e, quindi, a rimanere fedeli al suo re, strumento nelle mani di Dio ( Ger 27-29 ).

Sotto la pressione dell'opinione pubblica e l'influenza dei suoi consiglieri, Sedecia, confidando evidentemente nell'aiuto dell'Egitto, commise la follia di spezzare il rapporto di vassallaggio che lo legava al re di Babilonia.

Nabucodonosor rispose alla defezione di Giuda con una campagna militare che ebbe inizio nel 9° anno di regno di Sedecia ( 589 ).

Senza incontrare una resistenza degna di questo nome, le truppe babilonesi occuparono in breve tempo l'intero territorio di Giuda.

In quell'occasione furono distrutti numerosi centri abitati e vennero smantellate numerose fortezze, come ci è dato apprendere dagli scavi.

Oltre a Gerusalemme, le piazzeforti che più a lungo riuscirono a resistere agli aggressori furono le due fortezze di Lachis e di Azeka ( Ger 34,7 ).

In uno dei bastioni della fortezza di Lachis furono ritrovati, su cocci d'argilla, messaggi scritti da sentinelle esterne al comandante della fortezza.

Uno di questi messaggi da notizia della caduta di Azeka: « Vediamo i segnali di Lachis... non scorgiamo ( più ) i ( segnali ) di Azeka ».

Nel corso del 588 Lachis fu conquistata e, come risulta dai ritrovamenti portati alla luce dagli scavi, messa a ferro e fuoco.

Per respingere un esercito egiziano che accorreva in aiuto di Sedecia ( Ger 37 ), Nabucodonosor dovette interrompere, sia pure per breve tempo, l'assedio a Gerusalemme.

Dopo un anno e mezzo di assedio, quando gli assediati erano ormai fiaccati dalla fame e dalle epidemie, i Babilonesi riuscirono, il 29 luglio del 587, ad aprire una breccia nelle mura fortificate e a penetrare nella città.

Sedecia tentò di sfuggire al nemico rifugiandosi in Transgiordania, ma venne fatto prigioniero dai Babilonesi presso Gerico e condotto a Ribla, in Siria, dove si trovava Nabucodonosor.

Questi fece giustiziare i figli di Sedecia davanti agli occhi di lui, dopo di che lo fece accecare e lo portò prigioniero a Babilonia.

Un mese circa dopo la conquista di Gerusalemme, i Babilonesi, evidentemente per ordine di Nabucodonosor, diedero alle fiamme il palazzo reale e altri grandi edifici di Gerusalemme, e ne abbatterono le fortificazioni.

Nell'incendio del tempio andò distrutta, molto probabilmente, anche l'arca dell'alleanza, fin dall'antichità oggetto di venerazione da parte dell'unione delle dodici tribù: in ogni caso essa non viene in seguito mai più menzionata.

Con la distruzione del tempio Nabucodonosor intendeva annientare tutte le speranze che, collegandosi ad esso, avrebbero potuto portare a nuove rivolte.

I Babilonesi operarono un radicale rivolgimento nella popolazione: i membri delle classi più alte e della nobiltà che erano ancora rimasti in patria dopo la deportazione del 597 ( secondo Ger 52,29 si trattava di 832 persone ), furono esiliati a Babilonia.

Una successiva deportazione di 745 persone ebbe luogo nel 582 ( Ger 52,30 ): il numero dei deportati a Babilonia ammontava così, complessivamente, a 4.600.

In Giuda erano rimasti soprattutto i ceti più bassi: dobbiamo quindi supporre che i Babilonesi assegnassero in feudo a quanti non avevano terre i possedimenti dell'aristocrazia terriera deportata.

Per Giuda, la deportazione delle classi più alte rappresentò indubbiamente una grave perdita.

Dal punto di vista numerico, tuttavia, i deportati non costituivano che una piccola percentuale.

La grande massa del popolo, e specialmente i ceti più bassi, restarono in patria.

A Ribla Nabucodonosor fece giustiziare un gran numero di sacerdoti, di ufficiali e di funzionari di corte, nonché 60 membri della nobiltà terriera: egli riteneva, evidentemente, che questa fosse la classe da cui più facilmente poteva originarsi un movimento di indipendenza e, contemporaneamente, quella maggiormente responsabile della defezione di Giuda.

Tutte queste misure avevano lo scopo di eliminare ogni possibilità che potesse riaccendersi, in futuro, una rivolta contro Babilonia.

Da Zc 7,2; Zc 8,19 risulta che al tempo dell'esilio, più volte nel corso dell'anno, ci si riuniva a scadenze determinate in cerimonie di lamentazione.

Connesse col digiuno, si celebravano, molto probabilmente, presso le rovine del tempio.

Le Lamentazioni, in cui ci è conservata la liturgia di quei riti, ci offrono un quadro commovente della situazione immediatamente successiva alla catastrofe del 587: il paese ha gravemente sofferto, e la guerra ha mietuto molte vittime; una fame atroce infuriava durante l'assedio ( Zc 1,11; Zc 2,11; Zc 4,4.10; Zc 5,10 ).

Le donne sono state oltraggiate ( Zc 5,11 ), le fortificazioni abbattute ( Zc 2,2.8s ), e il paese si trova esposto, senza difesa, alle orde dei beduini e alle loro scorrerie, tanto che il raccolto può essere messo al sicuro solo a rischio della vita ( Zc 5,9 ).

La popolazione è sottoposta a lavori forzati; acqua e legna sono colpite da tassazione ( Zc 5,4 ); l'amministrazione della giustizia versa in condizioni disastrose.

Nabucodonosor mise definitivamente fine all'indipendenza di Giuda incorporandolo nell'impero babilonese a titolo di provincia.

Non insediò tuttavia in Giuda una classe dominante straniera, come un tempo avevano fatto gli Assiri dopo che ebbero assoggettato lo stato del nord, ma impose loro, come governatore, un giudeo di nome Godolia, figlio di un alto funzionario di nome Achikam, che al tempo di Ioiakim aveva difeso il profeta Geremia ( Ger 26,24; 2 Re 22,12.14 ) Godolia non risiedeva a Gerusalemme, bensì a Mizpa ( teli en-Nasbe ), nel nord della provincia di Giuda: e ciò o perché Gerusalemme era troppo gravemente danneggiata per essere scelta come sede del governatore, o perché Nabucodonosor voleva di proposito annientare tutte le speranze che avrebbero potuto collegarsi con l'antica città regale.

Godolia, da uomo accorto qual era, portò avanti la politica di sottomissione a Babilonia.

Dopo un breve periodo di regno fu assassinato, per motivi a noi sconosciuti, da un certo Ismaele.

Questi, in connessione con l'uccisione di Godolia, fece uccidere 80 pellegrini che, provenienti da quello che era una volta lo stato d'Israele, facevano sosta a Mizpa, e ciò, probabilmente, per impedire che la notizia dell'uccisione di Godolia si propagasse troppo rapidamente.

Temendo la vendetta di Nabucodonosor, gli uccisori di Godolia si rifugiarono presso gli Ammoniti, mentre gli abitanti di Mizpa trovarono scampo in Egitto.

Non sappiamo come Nabucodonosor reagisse all'assassinio del governatore da lui nominato, se, in particolare, insediasse al posto di Godolia un altro giudeo o uno straniero, o se invece incorporasse Giuda nella provincia di Samaria, com'era avvenuto al principio della dominazione persiana ( 2 Re 25; Ger 39-44 ).