Il regno degli Asmonei

Dopo la morte di Antioco VII Sidete, Giovanni Ircano I potè regnare autonomamente.

Servendosi di truppe mercenarie, estese il suo regno in direzione nord, sud e sud-est.

Espugnò Madaba, occupò la Trainsgiordania meridionale, conquistò Sichem e abbatté il tempio samaritano che sorgeva sul Garizim; nel 107, dopo un anno di assedio, conquistò e distrusse Samaria.

Invase infine l'Idumea, espugnò Adora e Maresa e costrinse gli Idumei, discendenti degli Edomiti, ad adottare la circoncisione e ad entrare a far parte della comunità religiosa di Gerusalemme.

Nonostante tutti questi successi Giovanni Ircano non era però sostenuto dalla fiducia di tutto il popolo.

I suoi successi militari furono conseguiti non con un esercito reclutato fra la popolazione, ma con truppe mercenarie, che certamente rappresentavano anche i supporti principali del suo potere verso l'interno.

Ircano era avversato soprattutto dai Farisei, che disapprovavano la sua linea politica e la sete di potere degli Asmonei.

Dopo la rottura coi Farisei Ircano si volse ai Sadducei: l'esistenza di questi due gruppi è qui documentata per la prima volta.

I Sadducei erano membri dell'aristocrazia sacerdotale zadocita che si erano associati, a tutela dei propri interessi e privilegi, in una lega di classe.

Erano teologicamente « conservatori », rifiutavano cioè di intendere l'interpretazione degli scribi come un perfezionamento della Legge, rigettavano il metodo dell'interpretazione allegorica e la recente dottrina sugli spiriti, gli angeli e la resurrezione dei morti.

Auspicavano uno Stato di stampo ellenistico, ed erano quindi politicamente vicini agli Asmonei, che tendevano in una direzione analoga.

I Farisei ( ebraico: « perusim », i « separati » ) provenivano dai circoli dei Chassidim che si erano staccati dal movimento dei Maccabei allorché questi mostrarono di mirare, oltre che alla conseguita libertà religiosa, anche a scopi politici.

Separazione da tutto ciò che è impuro e pagano, osservanza scrupolosa della Legge sotto ogni riguardo ( nella vita quotidiana e nel culto ) erano le forme fondamentali cui si attenevano.

Anche i laici, tra i Farisei, adempivano spontaneamente alle prescrizioni circa la purezza che valevano per i sacerdoti.

Essi accoglievano la tradizione orale e l'interpretazione degli scribi, di cui i Farisei rappresentavano una parte non piccola, i quali si sforzavano, attraverso l'interpretazione allegorica e casistica della Scrittura, di sottoporre ogni sfera della vita alle norme della Legge.

Sulla base delle loro fondamentali regole di vita i Farisei dovettero respingere con la più severa intransigenza qualunque espressione della cultura ellenistica.

Dal punto di vista politico essi non erano direttamente impegnati: non speravano infatti in un cambiamento che potesse conseguirsi con l'impiego di mezzi politici: tale svolta l'aspettavano da un intervento divino.

Con l'apocalittica essi attendevano il principio del futuro regno di Dio, ma di essa respingevano i calcoli e le speculazioni sui numeri.

Non fa meraviglia che fossero in contrasto coi sovrani asmonei, caratterizzati da una mentalità ellenistica e cosmopolita e da una morale in parte assai elastica; erano inoltre privi di scrupoli, e desiderosi di allargare il loro potere.

Sebbene non partecipassero direttamente alla vita politica, i Farisei costituivano tuttavia un fattore politico che non poteva essere trascurato: a differenza dei Sadducei, limitati all'aristocrazia, non erano infatti legati ad una determinata classe sociale, ma ne facevano parte elementi di tutti i ceti, in particolare della classe media e degli artigiani.

Alla morte di Giovanni Ircano ( 104 a.C. ) si impadronì del potere suo figlio Aristobulo, sebbene Ircano avesse designato a succedergli la moglie.

Per rendere sicuro il proprio potere Aristobulo fece uccidere la madre e il fratello Antigono, e imprigionò tre suoi fratelli.

Aristobulo fu il primo, fra gli Asmonei, ad assumere il titolo di re.

Sottomise al proprio potere alcune parti della Galilea e costrinse gli Iturei che vi abitavano ad entrare a far parte della comunità di Gerusalemme.

Quando, dopo un anno di regno, Aristobulo morì ( 103 a.C. ), sua moglie Salame Alessandro, liberò dal carcere i tre fratelli del defunto sovrano, fece re uno di essi, Gionata, e lo sposò.

Alessandro Ianneo - questo il nome che Gionata assunse - combatté per tutto il tempo in cui regnò allo scopo di estendere il proprio dominio.

Dovette subire alcune pesanti sconfitte, ma alla fine riuscì a sottomettere al suo potere l'intera Palestina e la Filistea.

Quanto fosse inviso a vasti strati della popolazione questo sovrano dalla mentalità ellenistica e dalla vita dissoluta risulta particolarmente evidente dal fatto che i suoi nemici, fra i quali figuravano, in particolare, i Farisei, dopo una sua sconfitta invocarono contro di lui l'intervento del seleucida Demetrio III Eucarlo.

Alessandro fu sconfitto da Demetrio presso Sichem, ma in seguito riuscì a scacciare il seleucida e a consolidare nuovamente il proprio dominio.

Sui suoi nemici si abbatté una terribile vendetta: a Gerusalemme, secondo Giuseppe Flavio, furono crocifisse 600 persone.

Verso l'esterno Alessandro Ianneo dovette difendersi soprattutto dai Nabatei, che cercavano di estendere il loro territorio, situato a sud-est del mar Morto, verso nord e nord-ovest.

Il re dei Nabatei Areta lo sconfisse presso Adida, ad est di Lod, e solo ampie concessioni lo indussero a ritirarsi.

Prima di morire Alessandro Ianneo consigliò la moglie di riconciliarsi con i Farisei, poiché il continuo contrasto con questo influente partito avrebbe sicuramente finito per minare la saldezza del regno.

Salome Alessandro ( 76-67 a.C. ), moglie di Alessandro Ianneo, assunse il potere alla morte del marito ( 76 a.C. ) e conferì a suo figlio Ircano II la carica di sommo sacerdote.

Seguendo il consiglio del defunto marito, operò una riconciliazione fra gli Asmonei e i Farisei: da allora i Sadducei dovettero dividere coi Farisei i seggi del sinedrio, fatto questo che non poteva non provocare l'irritazione dei Sadducei.

Nel 67 a.C., succedendo alla madre, salì sul tono Ircano II, il quale però venne presto costretto a cedere sia il trono sia la carica di sommo sacerdote al fratello Aristobulo, che, ambizioso e risoluto, aveva saputo portare dalla sua parte i Sadducei.

Dalla parte di Ircano passò l'idumeo Antipatro, il cui padre era stato governatore dell'Idumea sotto Alessandro Ianneo e Salome Alessandra.

Antipatro indusse Ircano a chiedere l'aiuto di Areta, re dei Nabatei.

Contro la promessa, da parte di Ircano, di cedere ai Nabatei alcuni territori in Transgiordania, Areta scese in campo contro Aristobulo assediandolo in Gerusalemme.

A decidere la questione non furono però i Nabatei, bensì l'avanzata romana in Asia anteriore, avanzata che doveva dare una svolta decisiva al corso successivo degli eventi.

Per tutta l'epoca in cui regnarono gli Asmonei, « Israele » fu uno stato sovrano ed autonomo: non dovette sottostare alla dominazione di potenze straniere, ciò che non si verificava più dal tempo di Giosia.

Almeno temporaneamente, gli Asmonei furono signori di un territorio che si avvicinava, come estensione, al grande regno di Davide e Salomone.

Tale situazione fu resa possibile unicamente dalla decadenza e dalla debolezza del regno seleucida e dal fatto che l'Asia anteriore non era soggetta, come in altre epoche, al dominio di una grande potenza.

Ma allorché i Romani estesero il loro potere sull'Asia anteriore, la situazione mutò radicalmente: l'autonomia politica d'« Israele » non fu che un breve intermezzo durato quattro decenni appena; in seguito Israele divenne nuovamente vassallo di una grande potenza.

Le basi su cui poggiava la monarchia asmonea non potevano dirsi salde neppure verso l'interno: essa non era infatti sostenuta dalla fiducia di tutto il popolo.

Le guerre di liberazione maccabeo erano state condotte contro l'ellenizzazione del giudaismo; gli Asmonei, che avevano raccolto i frutti di queste lotte, erano diventati a loro volta fautori dell'ellenismo.

Una delle cause che aveva provocato il conflitto fu la nomina a sommo sacerdote di uno che non era zadocita.

Il fatto che gli Asmonei, che non erano zadociti, detenessero la carica di sommo sacerdote, l'unione di una monarchia terrena e della suprema carica religiosa, nonché lo svuotamento della carica spirituale che ne conseguiva, la sete di potere degli Asmonei, la loro mancanza di scrupoli nella scelta dei mezzi, le lotte per la successione, fatte di intrighi e di omicidi: tutto ciò dovette incontrare la più tenace opposizione da parte degli ambienti degli Ebrei fedeli alla Legge.

Nei Salmi di Salomone, nati dai circoli farisaici nel I secolo a.C., il verdetto pronunciato sugli Asmonei è di condanna senza appello: « A causa dei nostri peccati gli infedeli si levarono contro di noi; / ci aggredì e ci scacciò gente / cui tu non avevi fatto alcuna promessa. / Hanno predato con la violenza e non hanno reso omaggio al tuo nome illustre. / Nella loro superbia, hanno cinto pomposamente la corona, / e hanno mandato in rovina il trono di Davide nella loro vanteria e tracotanza» ( Sal 17,5s ).

Gli Asmonei esplicarono un'intensa attività edilizia.

Già Gionata, probabilmente, fece costruire, nell'angolo nord-occidentale del luogo del tempio, dove in seguito doveva sorgere la fortezza Antonia, la rocca di Baris.

Sotto Simone o Ircano I, sul colle sud-occidentale di Gerusalemme, venne edificata la reggia.

Resti delle fortificazioni maccabee, tra cui l'importante e spesso contesa fortezza di confine di Bet-Zur, sono venuti alla luce in occasione di scavi archeologici.

Una particolarità dei sovrani asmonei fu il fatto di aver trasformato in fortezze, per la sicurezza del loro dominio, varie città del paese; ma anche nel deserto essi edificarono roccaforti erette su rocce scoscese e difficilmente accessibili in luoghi lontani dalle principali vie di traffico, che in caso di necessità potevano servire come rifugi, ma dovevano altresì dimostrare la potenza del costruttore e costituire un monumento al suo nome.

Così, sulla sponda occidentale del mar Morto, a 30 km di distanza dalla sua estremità meridionale, Gionata costruì la fortezza di Masada; nella pianura di buqe'a, ad est di Betlemme, Giovanni Ircano I eresse la fortezza, che da lui prese nome, di Ircania ( oggi: hirbet el-mird ).

Ad Alessandro Ianneo risalgono l'Alexandreion, a lui intitolato, sul qarn es-sartaba, sulla sponda occidentale del Giordano alla confluenza di wàdi farah, e la fortezza di Macheronte sulla riva occidentale del mar Morto ( tra wàdi zerqa e wàdi mògib ), che servivano da baluardi di confine contro i Nabatei.

Masada, Ircania e Macheronte formavano un triangolo di fortezze intorno al mar Morto.

In caso di necessità si poteva rapidamente raggiungere il mare e passare con facilità da una fortezza all'altra.

Tutte queste fortezze vennero in seguito distrutte dai Romani e ricostruite da Erode.

Delle costruzioni asmonee si è conservato poco, poiché ad esse si sovrapposero le più imponenti costruzioni erodiane.

La stirpe degli Asmonei:

Mattatia
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Giovanni Simone
142-134
Giuda
166-160
Gionata
160-143
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Giovanni
Ircano I
134-104
|
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Aristobulo I
103-102
Alessandro
 Ianneo
102-76
Salome
Alessandra
75-67
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Antipatro Ircano II
67-66
63-40
Aristobulo II
66-63
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| Alessandra Alessandro Antigono
| | |
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Fasaele Erode Mariamme Aristobulo