Erode (37 a.C. - 4 d.C.)

Nel 37 a.C., quando Erode poté prendere possesso del regno promessogli dai Romani, questo comprendeva la Giudea, l'Idumea, la Perea e la Galilea, nonché alcuni villaggi della pianura di Izreel.

Il suo dominio era tuttavia minacciato da Cleopatra, regina d'Egitto e amante di Antonio, la quale, come discendente dei Tolomei, avanzava pretese sulla Palestina e sull'Arabia.

Erode non prese parte allo scontro decisivo fra Antonio e Ottaviano che ebbe luogo presso Azio il 2 settembre del 31 a.C.: si trovava infatti impegnato in una campagna militare contro i Nabatei, che Cleopatra lo aveva spinto a intraprendere.

Sfuggì in tal modo al destino d'essere coinvolto nella disfatta insieme col vinto Antonio.

Frattanto, in seguito alla sconfitta e al suicidio, avvenuto poco dopo, del suo protettore Antonio, anche la posizione di Erode si era fatta quanto mai precaria.

Egli seppe tuttavia sfruttare la prima occasione che gli si offrì per difendere la propria causa davanti al vincitore Ottaviano, che da allora in poi sarà chiamato Augusto.

Erode si sottomise al vincitore mettendo a sua disposizione la propria corona.

Augusto ritenne che la soluzione più opportuna fosse quella di conservargli il trono legandolo a sé con dimostrazioni di benevolenza.

Gli restituì, così, i territori palestinesi che erano già stati di Cleopatra, vale a dire Gerico e le città costiere, e aggiunse ai suoi domini l'intera Samaria, le città di Gadara e di Hippos, facenti parte in origine della Deoapoli, nonché la Transgiordania ad eccezione delle « dieci città ».

Erode regnava adesso su un territorio quasi uguale, quanto a estensione, al grande regno di Davide.

All'interno dell'impero romano la sua posizione era quella di un « re alleato »; non doveva versare alcun tributo, e non dipendeva dal governatore della provincia, bensì direttamente dall'imperatore.

Aveva il compito di difendere i confini del regno sottoposto alla sua sovranità, e in caso di guerra era tenuto a fornire truppe ausiliarie.

Mentre gli atti di politica estera abbisognavano della ratifica imperiale, o meglio delle direttive di Roma, nelle questioni di politica interna gli erano invece assegnati i pieni poteri: aveva solo l'istruzione di provvedere alla pace e all'ordine interni.

Gli era pure affidata la scelta del successore, che richiedeva tuttavia il benestare di Roma.

Nel proprio interesse, Erode fu devoto e fedele ad Augusto per l'intera durata del suo regno; i due si incontrarono personalmente più volte.

Erode onorò il suo sovrano dedicandogli o intitolandogli numerose costruzioni; fece educare i suoi figli a Roma, e diede loro un'educazione romana.

Una sola volta fra Augusto ed Erode si ebbe un contrasto, sorto a causa dell'arbitraria conduzione, da parte di quest'ultimo, della guerra contro i Nabatei; presto, però, tale contrasto poté essere sanato.

Erode fu un sovrano dotato di grandi qualità: pieno di dinamismo, energia e audacia, si distinse per la vigoria fisica, per la grande abilità diplomatica, per l'intelligenza e duttilità politiche nonché per le sue doti strategiche.

Sete di potere e di onori erano i tratti preminenti del suo carattere.

La sua mancanza di scrupoli nella scelta dei mezzi giungeva fino alla brutalità.

Passò senza alcuna esitazione da un partito all'altro, da Pompeo a Cesare, da Cesare a Cassie, da Cassie ad Antonio e, infine, da Antonio a Ottaviano, unendosi ogni volta al più forte.

Spesso, trovandosi in una situazione pericolosa, riuscì a guadagnarsi il favore del vincitore presentandosi personalmente al suo cospetto, e in tali occasioni seppe unire abilmente un comportamento impavido con una non comune capacità di penetrare nell'indole del vincitore.

Il suo carattere sospettoso e la sua diffidenza gli furono però fatali, e finirono per provocare la tragedia in seno alla sua famiglia.

Arrivista, di sangue non regale, idumeo, e come tale considerato sempre uno straniero dal suo popolo, Erode temeva le pretese al trono dei superstiti della casa degli Asmonei.

Allo scopo di imparentarsi con la famiglia reale, Erode aveva sposato l'asmonea Mariamme, nipote di Ircano, un tempo sommo sacerdote, e di Aristobulo, che era stato per qualche tempo re e sommo sacerdote, e aveva designato a succedergli Alessandro e Aristobulo, i due figli di Mariamme « nati nella porpora ».

Alessandra, madre di Mariamme e sorella di Ircano, ottenne da Erode la destituzione del sommo sacerdote Ananel, da lui investito, e la nomina, al suo posto, del giovane Aristobulo, fratello di Mariamme, che era quindi cognato di Erode.

Ma il fatto che Aristobulo si fosse assai presto guadagnato il favore e l'affetto del popolo indusse Erode, che vedeva in lui un rivale, a farlo affogare nella piscina di Gerico.

Salome e Ferora, sorelle di Erode, e Antipatro, il figlio maggiore nato dal matrimonio con Doride di Gerusalemme, il quale a motivo della sua estrazione « borghese » non era destinato a succedergli sul trono, sfruttarono la diffidenza di Erode nei confronti di quanti, nella sua famiglia, discendevano dagli Asmonei.

Ricorrendo a calunnie ed intrighi e sfruttando abilmente le imprudenze di Mariamme e dei suoi figli, ottennero che Erode facesse giustiziare Mariamme e sua madre Alessandra prima, e i due figli di quest'ultima poi, e designasse erede al trono Antipatro.

Quando Ircano, nonno di Mariamme e un tempo sommo sacerdote, che era stato mutilato da suo fratello Aristobulo e da questi consegnato ai Parti, ritornò, vecchio ottantenne, dalla prigionia, Erode temette che potesse far valere antichi diritti e lo fece giustiziare.

Erode si era così sbarazzato degli ultimi appartenenti alla dinastia degli Asmonei.

Alla fine, poco prima di morire, avendo scoperto la trama di intrighi ordita da Antipatro, lo deferì a un tribunale romano e lo fece giustiziare.

Una caratteristica essenziale del regno di Erode fu la sua vasta attività edilizia, di cui ancor oggi sono testimonianza rovine imponenti.

Ricostruì interamente l'antica città regale di Samaria, facendo di essa una città di puro stampo ellenistico, e la intitolò ad Augusto chiamandola Sebaste ( « sebastos » è l'equivalente greco di « augusto » ).

Trasformò la piccola località costiera detta Torre di Stratone in un ampio porto artificiale, i cui impianti superavano in grandezza quelli di Atene; alla città, in onore dell'imperatore, diede il nome di Cesarea, e al porto l'appellativo di « sebastos ».

Onorò la memoria del padre fondando la città di Antipatride, a nord di Lod, e la memoria del fratello fondando Faselide, nella pianura del Giordano, a nord di Gerico.

A Gerico si fece costruire una residenza invernale che ornò di splendidi giardini.

Fece risorgere più potenti e più grandiose di prima le antiche roccaforti degli Asmonei: Ircania, Masada, Macheronte e l'Alexandreion, che erano state abbattute da Gabinio; aggiunse poi a questo sistema di fortificazioni due nuove costruzioni di tipo simile: la fortezza di Cipro, così chiamata in onore della madre, sul pendio dei monti che sorgono ad ovest di Gerico, e l'Herodium, posto su un monte a cono che si erge scosceso a sud-est di Betlemme, col quale eresse un monumento al proprio nome.

Fornì di un muro di cinta i luoghi in cui, da lungo tempo, si venerava la tomba di Abramo e dove sorgeva il suo santuario, rispettivamente a Ebron e a Mamre.

Il suo principale obiettivo fu tuttavia quello di trasformare Gerusalemme in una ben difesa metropoli ellenistica.

A nord-ovest rispetto all'area del tempio fece erigere la roccaforte Antonia, dal nome del suo antico protettore, mentre sul punto più elevato del colle sud-occidentale, nelle vicinanze dell'odierna Iafator, che dotò di giardini e di splendide sale, rafforzò il castello di Erode con tre imponenti torrioni.

L'inizio degli anni 20 rappresentò il coronamento della sua attività edilizia; solo nel 64 d.C., tuttavia, ebbero termine i lavori di restauro e di ampliamento del tempio di Gerusalemme.

Erode fece ampliare considerevolmente l'area dell'atrio del tempio, cingendolo da ogni lato con robuste mura e con portici.

A tale scopo furono necessarie poderose strutture di sostegno sul lato meridionale e scavi nella roccia su quello settentrionale.

Tali strutture di sostegno, nonché alcune parti delle mura di cinta, costruite con gigantesche pietre squadrate, sono visibili ancor oggi.

Erode lasciò immutato, nell'essenziale, il nucleo originario dell'edificio del tempio, che risaliva a Salomone, ma lo ampliò con edifici annessi portandolo, con la costruzione di un piano superiore, a un'altezza di 50 m circa.

Il complesso del tempio erodiamo divenne uno dei più ampi e splendidi di tutta l'Asia anteriore: il solo atrio abbracciava un'area grande più di quattro volte quella dell'acropoli di Atene.

Oltre che in Palestina Erode esplicò la sua attività edilizia in numerose città della Siria, della Fenicia, dell'Asia minore e della Grecia, costruendo bagni, teatri, ginnasi, strade fiancheggiate da colonne e templi.

In tali costruzioni trovarono espressione evidente l'amore dello sfarzo, l'ambizione e la sete di gloria di Erode, ma anche la sua capacità organizzativa e la sua volontà di fare opera di civiltà.

Erode volle emulare gli altri sovrani ellenistici, e diede alle città del suo regno l'impronta della cultura ellenistica.

A Gerusalemme, Gerico, Samaria e Cesarea fece costruire ginnasi, teatri e ippodromi; a Gerusalemme e Cesarea istituì competizioni sportive.

Il suo grande momento giunse quando poté mostrare ad Agrippa, l'influente genero di Augusto in visita al suo regno ( 15 a.C. ), gli sfarzosi edifici che aveva fatto costruire.

Oltre a rinnovare il tempio di Yahweh a Gerusalemme e a costruire, sull'Ebron e a Mamre, dei santuari consacrati ad Abramo, egli eresse, a Samaria, Cesarea e presso Bania, nelle vicinanze delle sorgenti del Giordano, dei santuari dedicati ad Augusto; favorì inoltre, fuori del suo regno, la costruzione di templi consacrati a divinità pagane e dedicò loro offerte votive.

Tutto ciò è indizio della tolleranza e della mentalità sincretistica del re in materia religiosa, ma è anche un esempio di come egli cercasse di mostrarsi riconoscente sia verso gli Ebrei sia verso l'imperatore.

Possiamo immaginare, considerando la grandiosità e i gravi costi di tali costruzioni, a quale severo regime deve aver sottoposto i suoi sudditi, e quali oneri fiscali deve aver imposto al popolo per poter sostenere le enormi spese di costruzione.

Naturalmente, il regno di Erode presentò, per il popolo, anche alcuni lati positivi.

Dopo le ininterrotte agitazioni del secolo precedente, per l'intero periodo del suo regno il paese fu risparmiato sia da guerre esterne che da rivolte intestine.

Quest'ultima circostanza è però da ricondurre soprattutto al fatto che Erode teneva saldamente in pugno le redini del potere, e soffocava sul nascere ogni germe di rivolta.

La costruzione di opere di irrigazione rese possibile un migliore sfruttamento del suolo; commercio ed economia prosperarono; in occasione di una carestia che colpì il paese ( 25-24 a.C. ) Erode impiegò ogni mezzo a sua disposizione per rimediare alla grave congiuntura.

Davanti ad Augusto e ad Agrippa prese le partì degli Ebrei della diaspora e li difese dai soprusi.

Quando i Farisei rifiutarono di giurare fedeltà a lui e all'imperatore, egli dimostrò di rispettarne le convinzioni religiose infliggendo loro una semplice multa.

Durante la costruzione del tempio si preoccupò che nessuna prescrizione religiosa fosse violata.

Gli Ebrei mostravano con orgoglio lo splendido edificio del tempio di Gerusalemme ( v., per esempio, Mc 13,1 ).

Ciononostante, Erode non fu mai benvoluto; fu al contrario odiato.

Lo si considerava uno straniero, un amico dei Romani.

Il suo dispotismo autocratico e la sua mentalità ellenistica furono sempre disapprovati.

Che egli si sbarazzasse, facendoli uccidere, dei suoi nemici reali o presunti e addirittura dei suoi parenti prossimi, che nominasse e destituisse a suo arbitrio il sommo sacerdote, che anzi non indietreggiasse dall'uccidere uno che ricopriva tale carica, doveva scandalizzare oltremodo gli Ebrei fedeli alla Legge.

Allorché, poco prima della sua morte, i Farisei staccarono l'aquila d'oro dal portale del tempio, dimostrando così, palesemente, la loro ostilità ai provvedimenti di Erode, questi si vendicò infliggendo loro una punizione cruenta.

Nonostante ogni ambiguità. Erode fu però l'ultimo grande sovrano che sedette sul trono giudaico.

Il suo regno fu, visto dal di fuori, l'ultimo periodo di splendore nella storia d'Israele: per questo gli fu dato l'appellativo « il Grande ».

Erode morì a Gerico nel 4 a.C., dopo una malattia che gli procurò lunghe sofferenze, e fu sepolto nell'Herodium secondo i suoi desideri.

Erode e i suoi discendenti ( la tabella non è completa ):

Erode
matrimonio
con
|
|-- | --| --|
Doride Mariamme + Maltace --| Cleopatra
| | | | |
|-- |-- --| | | |
Antipatro + Alessandro + Aristobulo + Archelao
4 aC. 6 dC
| |
| | |
|-- | | |
Agrippa I
41-44
Erodiade ---- Erode
Antipa
4 aC 39 dC
|
|-- | | |
Agrippa II Drusilla
(sposata con Felice)
Salomé Filippo
4 aC 34 dC