I successori di Erode

Dopo la morte di Erode, un'ambasceria della comunità religiosa ebraica si presentò ad Augusto per ottenere che si mettesse fine al dominio degli erodiani.

Per guadagnare una parte il più possibile grande dell'eredità paterna, si presentarono a Roma anche i figli di Erode destinati a succedergli sul trono.

Ma Augusto decise sostanzialmente in base al testamento di Erode, che prevedeva una divisione del regno tra i suoi figli Archelao, Antipa e Filippo.

Ad Archelao, figlio della samaritana Maltace, furono assegnate la Giudea e la Samaria; in contrasto con le disposizioni testamentarie di Erode, tuttavia, non gli fu attribuito il titolo di re, bensì quello di etnarca.

Le città ellenistiche di Gaza, Gadara e Hippos vennero sottratte al suo dominio.

Ad Antipa, fratello di Archelao, toccarono la Galilea e la Perca; a Filippo, figlio di Cleopatra di Gerusalemme, i territori, situati nella Transgiordania settentrionale, di Traconitide, Batania e Auranitide.

Entrambi ebbero il titolo di tetrarca.

A Salome, sorella di Erode, vennero lasciate Iamnia, Asdod e la città di Faselide, fondata di recente nella valle del Giordano.

Durante l'assenza dei candidati al trono, in Palestina scoppiarono contro erodiani e Romani dei disordini che furono soffocati dal governatore della Siria Varo.

Archelao non fu in grado di mantenere a lungo il proprio dominio: in seguito ad una rimostranza di Giudei e Samaritani contro la spietata tirannia del loro sovrano, Augusto depose Archelao e lo inviò in esilio nelle Gallie.

Giudea e Samaria furono così incorporate nella provincia di Siria, e sottoposte al governo di un procuratore che aveva la propria sede a Cesarea.

La fortezza Antonia, a Gerusalemme, e numerose città fortificate vennero presidiate da guarnigioni romane.

Filippo, tetrarca della Transgiordania settentrionale, viene giudicato da Giuseppe il sovrano più mite e più giusto.

Fondò la città di Cesarea di Filippo, nelle vicinanze delle sorgenti orientali del Giordano, e ne fece la propria residenza.

Sposò infine sua nipote Salome, figlia di Antipa.

Dopo la sua morte, avvenuta nel 34 d.C., il suo territorio fu incorporato nella provincia di Siria.

Erode Antipa, che governava la Galilea e la Perea, scelse dapprima come propria sede Sefforis, nella Galilea meridionale.

Trasformò la località di Betaramfta, nella parte sud-orientale della valle del Giordano, nella roccaforte Giulia ( detta più tardi Livia ), facendone un baluardo contro i Nabatei; verso il 20 d.C., sulla riva occidentale del lago di Genezaret, fondò la città di Tiberiade, intitolata a Tiberio, e ne fece la capitale del suo regno.

Antipa aveva sposato una figlia di Areta, il re dei Nabatei.

L'ambiziosa Erodiade, che era figlia di Aristobulo, a suo tempo giustiziato da Erode, e quindi nipote di questi e di Mariamme, fu la causa della sua rovina.

Erodiade era sposata in prime nozze con un inetto figlio di Erode, che portava lo stesso nome del padre.

Per istigazione di Erodiade, Antipa riuscì a farla divorziare da Erode, ripudiò sua moglie, figlia del re dei Nabatei, e sposò Erodiade.

Salome, figlia di Erodiade, sposò in seguito il tetrarca Filippo.

Essa ebbe una parte di rilievo nella decapitazione di Giovanni il Battista, che Antipa aveva fatto imprigionare nella fortezza di Macheronte per avere Giovanni aspramente censurato la doppia ingiustizia delle nozze con Erodiade.

Per vendicare l'onta del ripudio, il re dei Nabatei Areta mosse guerra ( 36 d.C. ) ad Antipa e gli inflisse una dura sconfitta.

Erodiade convinse infine Antipa a chiedere all'imperatore il titolo regale.

Antipa venne tuttavia sospettato da Erode Agrippa, fratello di Erodiade, di preparare una defezione da Roma: nel 39 d.C., perciò, fu deposto per ordine di Caligola, che lo mandò in esilio in Gallia.

Erode Agrippa era stato impigionato da Tiberio a causa delle sue dimostrazioni di simpatia per Caligola.

Perciò, quando divenne imperatore ( 37 d.C. ), questi ricompensò Agrippa per la sua amicizia conferendogli il titolo di re e affidando al suo potere i territori della Transgiordania settentrionale governati un tempo da Filippo, nonché il territorio di Abila, a nord-ovest di Damasco.

Dopo la deposizione di Antipa, che Agrippa aveva di proposito sollecitato col suo sospetto, questi ottenne anche la Galilea e la Perea.

Nel 41 d.C. Caligola venne assassinato.

Agrippa si adoperò perché fosse proclamato imperatore Claudio.

Per ricompensarlo del suo appoggio, Claudio non solo lo riconfermò nella sua carica, ma gli affidò altresì il governo della Giudea, dell'Idumea e della Samaria.

Agrippa divenne in tal modo re dei territori su cui un tempo aveva regnato suo nonno Erode.

Agrippa si preoccupò di apparire un ebreo fedele alla Legge, e non si lasciò sfuggire occasione per dimostrare la propria devozione, guadagnandosi così le simpatie della comunità religiosa di Gerusalemme.

Gli Atti degli Apostoli ( At 12,1ss ) ci informano di una persecuzione contro i cristiani, cui egli diede corso per acquistarsi il favore degli Ebrei.

Al di fuori dei confini del suo regno egli si comportò come un tipico monarca ellenistico.

Sulle monete designa se stesso col titolo: « il grande Agrippa, amico dell'imperatore ».

Anche alla sua autorità erano tuttavia posti dei limiti.

Quando infatti egli volle rafforzare le fortificazioni di Gerusalemme facendo erigere un terzo muro sul lato settentrionale, il governatore della Siria fece interrompere i lavori già iniziati, dei quali ancor oggi restano tracce.

Nel 44 d.C. Agrippa fece celebrare a Cesarea dei giochi solenni, in occasione dei quali venne salutato dalla folla come un dio vivente; ma proprio allora fu colto da violenti dolori, e morì nel giro di pochi giorni ( At 12,21-23 ).

Questo avvenimento lasciò negli Ebrei un'impressione profonda.

Alla morte di Agrippa, i Romani evitarono di nominare suo successore il figlio appena diciassettenne, che portava lo stesso nome del padre, e incorporarono l'intero territorio retto dal defunto re nella provincia di Siria affidandolo al governo di un procuratore.

Quando poi Agrippa II diventò maggiorenne ( 50 d.C. ), Claudio gli conferì il dominio sul regno di Calcide, nella depressione situata fra il Libano e l'Antilibano.

Gli conferì inoltre il diritto di regolare le questioni religiose della comunità di Gerusalemme e di nominare il sommo sacerdote.

Nel 53 d.C. Agrippa poté scambiare il suo piccolo dominio col territorio di quella che era stata la tetrarchia di Filippo, vale a dire la parte settentrionale della Transgiordania e l'Abilene.

A questo territorio Nerone aggiunse parti della Galilea e della Perea, più le città di Tiberiade, Tarichea e Betsaida Giulia.

In qualche occasione Agrippa II difese di fronte ai Romani gli interessi della comunità di Gerusalemme, senza riuscire, però, a guadagnarsi il favore degli Ebrei fedeli alla Legge, presso i quali, anzi, aveva una cattiva reputazione a causa del suo ambiguo rapporto con la sorella Berenice.

Sua sorella Drusilla si era sposata, dopo la rottura del primo matrimonio, col procuratore Felice ( At 24,24; At 25,13ss; At 26,1ss ).

Nei primi decenni del I secolo a.C. si ebbe una grande fioritura dell'interpretazione scritturale dei rabbini.

Presupposto dell'interpretazione casistica dei rabbini è la dottrina dell'ispirazione letterale di ogni singola parola della Scrittura.

Si discutevano tutti i casi, anche solo possibili, e si cercava di dedurre dalle Scritture regole vincolanti per ogni sfera della vita.

È lecito mangiare l'uovo che una gallina ha deposto di sabato?

È lecito, di sabato, prestare aiuto ad un asino caduto nel pozzo?

Rabbi Hillel e Rabbi Sommai erano due stimati capiscuola, autorità riconosciute all'inizio del secolo.

Hillel fissò sette regole per la retta interpretazione delle Scritture.

Successore di Hillel fu il suo discepolo e nipote Rabbi Gamaliele, maestro di colui che sarebbe stato l'apostolo Paolo.

Un'idea delle attese messianiche, che erano vive tra i Farisei e in mezzo al popolo, ci offrono i salmi di Salomone, composti nel I secolo a.C..

Con l'inizio del regno messianico era attesa la liberazione dal giogo romano: « Guarda, o Signore, e fa' che abbiano il loro re, il figlio di Davide, al tempo che tu, Dio, hai scelto, così che egli regni sul tuo servo Israele.

E cingilo di forza, così che annienti i sovrani ingiusti e purifichi Gerusalemme dai pagani che la calpestano miseramente ».

Il Messia stesso crea un popolo purificato dai peccati e lo rende perfetto: « Ed egli è puro dal peccato, tanto che può dominare su un grande popolo, far rispettare la disciplina ai capi e rimuovere i peccatori con parole potenti.

Mai, nella sua vita, egli peccherà contro il suo Dio; poiché Dio lo ha reso forte nello Spirito Santo e saggio in consigli assennati, con efficacia e giustizia ».

« Poiché egli radunerà un popolo santo, che egli regge con giustizia, e giudicherà le tribù del popolo santificato dal Signore, il suo Dio ».

« Beato colui che in quel giorno vivrà e potrà vedere la salvezza del Signore, che egli da alla generazione che viene! ».