La rivolta sotto Adriano

Un'ultima rivolta contro Roma, sulla quale a dire il vero abbiamo solo notizie frammentarie, si ebbe sotto l'imperatore Adriano ( 117-138 d.C. ).

Nel 130-31 Adriano intraprese un viaggio in Oriente, e in tale occasione visitò anche la Palestina.

Secondo Cassie Dione, egli dispose, in seguito a questo viaggio, la ricostruzione di Gerusalemme, che in quell'epoca era ancora in rovina.

Progettò inoltre di innalzare un santuario dedicato a Giove al posto del distrutto tempio di Yahweh.

Cassie Dione vede in ciò la causa della rivolta che scoppiò dopo la partenza di Adriano ( 132 d.C. ).

Spartiano fa invece risalire la rivolta al fatto che Adriano aveva esteso alla circoncisione il divieto di castrazione emanato a suo tempo da Domiziano.

Capo di questa rivolta fu un certo Simon Ben Kosba.

La forma originaria del suo nome ci è nota solo da poco, grazie al ritrovamento di lettere originali e di suoi decreti a wàdi murabba'àt, 25 km a sud-est di Gerusalemme.

Negli scritti rabbinici il suo nome è deformato polemicamente in Bar Koziba, che significa « figlio della menzogna ».

Secondo autori cristiani, Rabbi Aqiba gli attribuì il nome onorifico di Bar Kokba, indicandolo come colui che aveva adempiuto la promessa, intesa in senso messianico, del « figlio delle stelle » ( Nm 24,17 ).

Come già nella prima insurrezione, anche questa volta gli insorti conseguirono dapprima una serie di successi.

Essi riuscirono a conquistare Gerusalemme e ad occupare l'intera regione.

Si pensava che fosse cominciata una nuova era, e si diede inizio a una nuova cronologia.

Simone coniò monete con l'iscrizione « Simone, il principe d'Israele »; altre monete recavano l'iscrizione « il sacerdote Eleazaro », da cui risulta che la classe sacerdotale aveva riacquistato la sua importanza.

Venne probabilmente eretto un altare provvisorio, e fu ripristinato il servizio sacrificale.

I governatori della Giudea e della Siria non furono in grado, in un primo tempo, di organizzare contro gli insorti un'azione qualsiasi, poiché questi si erano ritirati in città sicure e in nascondigli segreti, da dove, effettuando delle sortite, molestavano i Romani con azioni di guerriglia.

I Romani passarono all'azione allorché Adriano affidò il compito di reprimere la rivolta all'esperto generale Giulio Severo.

Severo evitò di combattere in campo aperto, prese per fame gli insorti assediandoli nelle città da loro occupate e rastrellò sistematicamente le grotte, una dopo l'altra.

Intorno al 13.5 d.C., dopo un regolare assedio e l'assalto finale, capitolò la località fortificata e difficilmente accessibile di Bet-Ter ( oggi hirbet el-jehud, presso Bittir, 10 km ad ovest di Gerusalemme ), dove Simone si difese accanitamente col resto dei ribelli.

In tale occasione Simone perse la vita.

Rabbi Aqiba venne giustiziato, e fu considerato in seguito il prototipo dei martiri.

Nel corso dell'insurrezione l'intero paese fu sottoposto a devastazioni e saccheggi.

Gli insorti che caddero vivi in mano ai Romani furono venduti come schiavi nel santuario di Abramo a Mamre e a Gaza.

Adriano fece di Gerusalemme una città interamente pagana, e le diede il nome di Aelia Capitolina.

Nell'area del tempio, come già sul Garizim, venne edificato un santuario consacrato a Giove Capitolino, mentre un tempio dedicato a Venere fu costruito nel luogo ove sorgerà, più tardi, la Chiesa del Sepolcro.

Agli Ebrei fu vietato, sotto pena di morte, di mettere piede in quella che era stata un tempo la loro città santa.

Per cancellare finanche l'ultima memoria della precedente esistenza di uno stato ebraico, la provincia di Giudea ricevette la nuova denominazione di Filistea, un nome che aveva finora designato la pianura costiera e che richiamava alla mente i Filistei, un tempo mortali nemici d'Israele.

Essa è conservata nella denominazione attuale di Palestina.

Il successore di Adriano, Antonino Pio ( 138-161 d.C. ), abolì nuovamente il divieto della circoncisione.

Sefforis e Tiberiade, in Galilea, divennero i centri dell'interpretazione scritturale.

Inoltre, la scuola dell'interpretazione scritturale di Babilonia cominciò a svolgere un ruolo sempre più rilevante, tanto che presto superò, per importanza, le scuole della Galilea.

Dopo le catastrofi del 70 e del 135 il giudaismo si chiuse sempre più agli influssi esterni e sempre più si ritirò in se stesso.

Rabbi Meir continuò l'opera di raccolta delle tradizioni rabbiniche iniziata da Rabbi Aqiba.

Nel corso poi della seconda metà del II secolo avvenne, con la Misna, la definitiva fissazione e canonizzazione delle tradizioni rabbiniche operata, utilizzando i lavori preparatori di Rabbi Meir, da Rabbi Jehuda ha-Nasi, che viveva a Sefforis.

La Misna contiene discussioni su prescrizioni cultuali e rituali e su principi giuridici.

Le tradizioni storiche e profetiche non vi hanno alcuna parte.

La Misna, in cui il legalismo caratteristico del mondo ebraico trovò la sua espressione più tipica, costituì per il giudaismo il presupposto della sua singolare esistenza.

Nei secoli successivi i principi della Misna vennero ulteriormente discussi e commentati.

Questo procedimento fu chiamato Gemara, e i commentatori della Misna vennero detti Amorei.

Misna e Gemara insieme formano il Talmud, o più esattamente i due Talmud, poiché occorre distinguere fra il Talmud palestinese, che si formò nel III e nel IV secolo, e il Talmud babilonese, che fu portato a compimento intorno al 500 e godette di una considerazione maggiore, come testo canonico, del Talmud palestinese.

Misna e Gemara diedero la loro impronta al giudaismo.

Restando tenacemente fedele alla propria tradizione, il giudaismo riuscì, attraverso tanti secoli, trapiantato in ambienti estranei e nonostante le circostanze sfavorevoli, a conservare le proprie caratteristiche.

Il giudaismo non venne assorbito dal proprio ambiente, e malgrado le sue notevoli capacità di adattamento il popolo ebraico rimase straniero fra le nazioni.