Dai condottieri alla monarchia

In questo periodo la nazione ebrea soffrì delle rivalità tra le tribù e le difficoltà nel contrastare tutti uniti le insidie che venivano dalle popolazioni esterne.

Questa poca unità era vista dal narratore in maniera negativa: l'isolamento degli ebrei, necessario secondo gli schemi predisposti durante l'esilio, veniva inficiato dalle continue relazioni con le popolazioni locali, di cui figurava come orrendo emblema l'adorazione degli dei stranieri.

Il narratore imputa a questi costumi la vendetta di Yahweh che abbandonò il popolo in mano agli attentati dei nemici, in quanto lui stesso non era più al centro delle adorazioni dovute.

Ma il rifiuto dei costumi delle popolazioni straniere costituiva un tutt'uno col la rescissione dei rapporti con esse per assicurarsi condizioni di difesa permanente.

Le tribù non riescono però nell'intento di estirpare le popolazioni locali, anche perché alcune di esse erano state loro alleate nella presa di quella regione.

Il popolo ebreo accettava perciò una commistione di commerci e usanze che avrebbero alla lunga inficiato la tenuta dell'imponente sistema legislativo impostato da Mosè.

La società isolata di Mosè non era neanche mai nata, perché aveva provato ad insediarsi in una regione ambita da tutti per la posizione e la somiglianza al "giardino" primitivo che assicurava benessere senza eccessiva fatica.

Vi era una soluzione a tutto questo? No.

I disagi causati dalle pressioni esterne dei filistei ed altri, di cui probabilmente facevano parte i discendenti dei pochi scacciati dalle proprie terre e che ora alimentavano desideri di vendetta, si associavano alla tendenza di ogni società a sviluppare meccanismi di accumulazione della ricchezza.

Questi due fattori spinsero la neonata società ebrea, composta da 12 tribù - che, nelle nostre schematizzazioni, altro non sono che piccole piramidi autosufficienti - a percorrere l'irresistibile strada della concentrazione della ricchezza e quindi del potere.

Di là a qualche anno l'amministrazione di tutte le ricchezze finirono nelle mani di un solo uomo: il re.

Dai racconti biblici sembra che sia il popolo a chiedere che venga istituito, attraverso l’individuazione di una persona con l’unzione da parte di un sacerdote.

Il re era il "messia", l'unto designato da Yahweh attraverso il sacerdote.

Eppure Samuele, prima di compiere l'atto, avverte i suoi concittadini con parole tremendamente profetiche, palesando che un re li avrebbe sfruttati come era accaduto in Egitto:

Queste saranno le pretese del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio, li farà capi di migliaia e capi di cinquantine; li costringerà ad arare i suoi campi, a mietere le sue messi, ad apprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri.

Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie.

Si farà consegnare ancora i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li regalerà ai suoi ministri.

Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le decime e le darà ai suoi consiglieri e ai suoi ministri.

Vi sequestrerà gli schiavi e le schiave, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori.

Metterà la decima sui vostri greggi e voi stessi diventerete suoi schiavi.

Allora griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore non vi ascolterà. ( 1 Sam 8,11-18 )

Ma il popolo non diede retta a Samuele e rifiutò di ascoltare la sua voce, ma gridò: «No, ci sia un re su di noi. Saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre battaglie». ( 1 Sam 8,19-20 )

Samuele allora scelse Saul, che era della tribù di Beniamino, nonostante non incontrasse il favore di tutti.

Questo primo re riuscì a imporsi in battaglia, ma travalicò i suoi compiti offrendo addirittura olocausti, atto che era di competenza dei sacerdoti, e attirandosi perciò l’ira di Samuele.

Che però non gli indirizzò l’anatema neanche quando, disubbidendo ad un ordine divino di massacrare tutto il popolo di Amalek, Saul risparmiò del bestiame e altri beni come bottino.

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