Dalla fine della guerra all'ultima rivolta del 135 d.C.

La I guerra giudaica durò dal 66 al 70 d.C. Tra i trofei condotti a Roma vi furono anche i due capi della rivolta: a Giovanni di Giscala fu riservata la prigione a vita mentre Simone bar Ghiora venne decapitato alla fine del corteo trionfale che Vespasiano e suo figlio Tito condussero nella capitale.

Strenua resistenza mantenne fino al 73 Eleazar figlio di Giairo a Masada

La capitolazione non avvenne per un attacco dei Romani ma per decisione degli stessi assediati di togliersi la vita attraverso un suicidio collettivo.

A tanto erano disposti gli Zeloti come ci ha tramandato Flavio Giuseppe nel discorso finale di Eleazar:

"Muoiano le nostre mogli senza conoscere il disonore e i nostri figli senza provare la schiavitù, e dopo la fine scambiamoci un generoso servigio preservando la libertà per farne la nostra veste sepolcrale.

Ma prima distruggiamo col fuoco e i nostri averi e la fortezza; resteranno male i romani, lo so bene, quando non potranno impadronirsi delle nostre persone e vedranno sfumare il bottino.

Risparmiamo soltanto i viveri, che dopo la nostra morte resteranno a testimoniare che non per fame siamo caduti, ma per aver preferito la morte alla schiavitù, fedeli alla scelta che abbiamo fatta fin dal principio."

Cosa accade da allora in poi? Non avendo più uno storico che ce lo racconti con la stessa passione e dovizia di particolari che ci ha lasciato Giuseppe Flavio, siamo costretti a riprodurre alcuni stralci riassuntivi trovati in testi moderni:

"Iudaea capta era l'iscrizione che, da allora in poi, apparve sulle monete coniate per la provincia romana.

[ … ] Vespasiano reclamò tutto il territorio come sua proprietà privata mentre dei coloni lavoravano la terra per lui.

La comunità giudaica, abituata a pagare mezzo siclo come tassa per il tempio di Jahvèh, doveva ora dare lo stesso contributo al fiscus iudaicus per il tempio romano di Giove Capitolino".

Ma tra gli Ebrei continuò a serpeggiare sempre l'idea di restaurare il proprio regno e ciò contribuì ad alimentare alcune rivolte nel 115-116 d. C. seguite da quella più consistente avvenuta nel 132-135 d.C., anch'essa sedata in modo violento dai Romani.

L'imperatore Adriano in carica "[…] decretò che tutta la nazione giudaica non potesse da allora in poi entrare nel distretto attorno a Gerusalemme, cosicché nemmeno da lontano potesse vedere la sua patria".

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