Rappresentazione geometrica della gerarchia sociale  

Vi è un modello per spiegare la vita delle multinazionali come quella delle società? Come si concilia la teoria di Lévi-Strauss con uno studio delle società divise in classi?

Viste le considerazioni finora portate avanti utilizzeremo la geometria piramidale per raffigurare una comunità. Alla base porremo le entità (genericamente individui) con minore ricchezza, la quale aumenterà man mano che si salirà verso il vertice. Come abbiamo già determinato, questa salita comporterà anche un corrispondente aumento delle capacità decisionali associati ai livelli. Ma questo potere, per essere mantenuto, necessita sovente di sistemi di controllo e coercizione; che ovviamente hanno un prezzo in quanto attuati da persone che prestano il proprio servizio in cambio di ricompense di tipo economico o del mantenimento di un benessere che compensi i rischi a cui sono sottoposti. Le azioni richieste per mantenere il governo sono sostanzialmente di due tipi:

- formative e persuasive: informazione (e il suo opposto cioè la disinformazione), formazione del pensiero e delle opinioni

- controllo e repressione: burocrazia, servizi di spionaggio, polizia, esercito.

Il mantenimento del governo necessita perciò di una crescente capacità di 'pagare' certi servizi: per mantenere la propria posizione nella struttura piramidale i vertici devono quindi avere a disposizione ricchezze superiori a quelle dei livelli più bassi che devono controllare: questo genera un aumento della ricchezza a partire dalla base fino ad arrivare al vertice. Ma, di converso, per gestire questa ricchezza, ogni livello deve avere un potere decisionale adeguato e perciò proporzionale ad essa. Per finire, ogni struttura sarà mantenuta attraverso il prelievo di risorse che le perverranno dall'ambiente esterno, la base su cui appoggia. E, se non bastasse, tutto questo meccanismo fa sì che più è articolata la struttura più aumenta la disuguaglianza al suo interno.

Per fare un esempio supponiamo di avere una piramide di 3 piani, composta da 5 individui al livello più basso, 3 a quello intermedio e 1 al vertice. Supponiamo che la ricchezza per ognuno aumenti di una unità passando da un livello al successivo, così che si possa costruire la seguente griglia della ricchezza:

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Figura 1

L'IdG per una piramide di questo tipo è pari a 22.2 e rimane tale qualunque sia il numero delle piramidi che costruiamo. Se avessimo cioè 4 piramidi simili affiancate, l'IdG varrebbe ancora 22.2, anche se i componenti sono quadruplicati (da 9 a 36 individui):

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Figura 2

Se l'indice di distribuzione non cambia pur quadruplicando gli individui, la ricchezza complessiva, pari alla somma di quelle individuali, passa invece da 14 a 56. In termini di risorse significa che una tale struttura consuma di più della precedente, anche se le risorse sono distribuite al suo interno alla stessa maniera (IdG invariato). Da dove esse derivano lo sappiamo già: sono recuperate dalla Natura, e trasformate dall’uomo. La piramide è quindi un sistema aperto, non chiuso né autosufficiente, ricevente energia dall'esterno, che possiamo schematizzare nella base su cui poggia la piramide. Le risorse risalgono i piani come una linfa risale il tronco dell'albero partendo dalle sue radici, e man mano che passano di livello diventano sempre più preziose, perché si arricchiscono dell'apporto di ogni strato che contribuisce a trasferirle in alto. In pratica il secondo livello non è più a contatto con la fonte delle risorse, ma dipende dal primo che gliele fa avere. Così vale anche per il terzo livello che si appoggia sul secondo.

Supponiamo ora di unire le precedenti 4 piramidi in una sola formata però di più piani, sempre a ricchezza crescente:

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Figura 3

Anche qui abbiamo supposto di aumentare la ricchezza di una unità per livello. Una struttura così congegnata schematizza una società con più differenze sociali al suo interno: possiamo dire che è più classista della precedente. L'IdG aumenta al valore di 30.6 e la ricchezza complessiva è salita a 91, e di conseguenza anche l'energia richiesta per procurarla. Quello che si può desumere è che:

- la disuguaglianza aumenta col crescere dei livelli della struttura piramidale e non con l'allargamento degli stessi

- l'aumento di ricchezza complessivo, richiesto per mantenere i livelli gerarchici, comporta un maggior sfruttamento di risorse per creare questa ricchezza.

Le conseguenze della crescita piramidale sono quelle note:

- vi è uno sfruttamento delle risorse naturali che devono soddisfare le necessità di individui con esigenze crescenti

- vi è uno sfruttamento dei livelli inferiori, attraverso l'aumento del lavoro per raccogliere la ricchezza dalla base e portarla fino al vertice, addirittura senza aumento della ricchezza distribuita.

Ora, ripensando all'antropologo Lévi-Strauss, citato in , è doveroso porsi il quesito: possiamo dire che la struttura di Figura 2 rappresenta una società fredda e quella della Figura 3 una invece calda?

In termini di segregazione interna sicuramente sì; la prima infatti è composta da metà dei livelli sociali che ritroviamo nella seconda.

Anche la ricchezza è quasi raddoppiata passando da una struttura all'altra e a questa corrisponde un equivalente aumento in termini di risorse prelevate dall'ambiente.

Ovviamente noi potremo costruire piramidi di qualsivoglia grandezza in termini di numero di componenti e di ricchezza associata.

Questa libertà ci rende però impossibile stabilire se la società che costruiamo è effettivamente fredda o calda considerando solo il numero di componenti o la loro ricchezza, in quanto queste caratteristiche avrebbero un campo di variabilità pressoché illimitato: sarebbe quindi definibile come calda una società di 30, 300 o 30 milioni di individui, o una con una ricchezza complessiva di 30, 300 o 30 milioni di unità?

In più, una struttura con molti individui ma pochi livelli di ricchezza, potrebbe consumare tanto quanto una composta da pochi individui ma suddivisa in molte classi.

Non ci resta ancora una volta che utilizzare un termine di quantificazione interno, ricordando che le società calde, come descritte dagli antropologi, sono quelle in cui forti sono le dinamiche interne, le tensioni tra le classi che le compongono, al contrario di quelle fredde che invece tendono ad annullare le differenze e gli scompensi.

L'elemento che ci può qualificare una società come calda o fredda è ancora l'IdG che, misurando la distribuzione della ricchezza, può offrire una dimensione del grado di tensione tra gli strati in cui la ricchezza si distribuisce.

Più è alto l'IdG e più possiamo definire una società calda, più tende al valore nullo e più la società è fredda.

Non dobbiamo quindi affrontare una situazione dicotomica ma una gradualità di manifestazioni: tra le società calde e fredde potremmo quindi inserire agevolmente anche quelle tiepide, ma sarebbe solo un dipingere la situazione con termini che possono essere meglio resi utilizzando una misura dell'accumulazione di ricchezza, qual è l'IdG.

La soluzione della piramide applicata alla società, se traslata a quella da cui traeva origine ovvero la questione delle multinazionali, spiega anche i dubbi associati a quest'ultime da parte degli studiosi e i movimenti di contestazione. Una grossa struttura gerarchizzata consuma più energia di più strutture in cui potrebbe essere scomposta. Inoltre, e questa considerazione si riallaccia al tema dei contratti aperti già considerato, vi è la possibilità che chi sta nei diversi strati non si accorga della situazione in cui versano gli altri:

- chi è ai livelli più alti non si rende conto della miseria degli inferiori. Un esempio moderno è rappresentato dai Paesi ricchi e dalla scarsa, o cattiva, attenzione rivolta ai Paesi più poveri. Vivendo in Stati benestanti che tendono a chiudersi sempre più di fronte alla pressione di quelli in difficoltà, si perde la nozione che il nostro livello poggia sopra quello inferiore, gravandolo con la nostra richiesta di risorse

- chi è ai livelli inferiori può non riuscire a conoscere la ricchezza di quelli superiori. Essa gli viene volontariamente nascosta per limitare la tendenza a raggiungerla per imitazione. La mancanza di ricchezza riduce di fatto anche l'accesso alle informazioni sul benessere dei livelli più elevati.