I capi dei Giudei affermarono a Pilato che non era lecito per loro far morire nessuno.
Questo fatto è sostenuto da Giuseppe Flavio ( Guerra giudaica 2.117 ): quando nel 6 d.C. la Giudea diventò una provincia romana, Cesare trasferì il potere della morte al procuratore romano.
Questa era una pratica comune dei Romani.
Però ci sono dei motivi per cui alcuni dubitano che i Giudei non potessero far morire un criminale.
Ma ci sono spiegazioni migliori per questi fatti.
Prima di tutto, in Gv 19,7 i Giudei dissero che secondo la loro legge, Gesù doveva morire.
Questo non contraddice l'affermazione davanti a Pilato.
Loro dissero che Gesù doveva morire secondo Lv 24,16, ma che non avevano il diritto di eseguire questa sentenza, perché era stato tolto dai Romani.
Ci sono anche dei casi in cui i Giudei uccisero delle persone.
Per esempio, Stefano fu ucciso dopo un processo al sinedrio ( At 6,8-8,1 ).
Ma sembra l'atto di una folla infuriata più che una punizione eseguita in modo regolare e legale.
Inoltre, secondo Giuseppe Flavio ( Antichità 20.200 ) il sommo sacerdote fece morire Giacomo, fratello di Gesù.
Ma Giuseppe spiega in quel racconto che il sommo sacerdote colse l'opportunità fra la morte del governatore Festo e l'arrivo del nuovo governatore, e che era un atto illegale per cui il sommo sacerdote fu punito dal nuovo governatore.
In realtà, questo racconto conferma Gv 18,31.
Il fatto che i Giudei fecero morire alcuni non significa che avevano il diritto di farlo.
Infine, c'era un'eccezione, che i Giudei potevano far morire chiunque entrasse nella parte interiore del tempio.
Questa eccezione è esplicita in Giuseppe ( Guerre 5.193-194; 6.124-126 ), e implicita nell'arresto di Paolo nel tempio ( At 21,27-36; At 24,6 ) e forse in alcune delle accuse contro Gesù.
Nell'impero romano, anche questa punizione per chi profanava un tempio era comune, anche per il tempio di un dio non romano.