In questo versetto Gesù disse che chi dice a suo fratello "pazzo" ( μωρòς, mōros ) sarà condannato alla geenna del fuoco.
Ma in Mt 23,17 Gesù chiamò gli scribi e i farisei "stolti e ciechi", in cui la stessa parola greca è usata ( vedi anche Mt 7,26; Mt 25,2-3 ).
Paolo usò una parola diversa ma con significato simile in 1 Cor 15,36; Gal 3,1.
Ma il punto del capitolo 5 è che non dobbiamo valutare con misure esterne, come se una parola fosse sbagliata ma un'altra andasse bene.
Nel contesto, è invece l'atteggiamento che viene condannato, l'atteggiamento di ira.
Non dobbiamo neanche prendere questo brano come l'insegnamento assoluto di Gesù sull'ira, ma interpretarlo insieme con il resto del suo insegnamento sull'ira, e in modo particolare con il tipo di ira che Gesù mostrò, per esempio oltre Mt 23,17 anche Mt 21,12-19; Mc 3,1-5.
In Matteo 5, Gesù parlò contro un odio che si manifesta con l'ira, che è come uccidere qualcuno.
Quando Gesù si adirò, era per la difesa dell'onore di Dio e dei deboli, non perché lui fu offeso come è spesso il caso per noi.
E la sua ira non era una manifestazione del suo odio verso gli altri, ma del suo amore, il suo amore per i suoi nemici che lo portò alla croce per morire per loro.
Infine, quando chiamò altri "pazzo", non era per odio o con ira, ma per affermare con fermezza che quello che facevano era sbagliato.