Prima di tutto, è ovvio del contesto che Gesù non stia parlando del nostro padre biologico, che possiamo continuare a chiamare "padre".
Si riferisce in Mt 23,8-10 invece ai padri spirituali: non dobbiamo chiamare nessuno "padre", né farci chiamare "rabbì" ( cioè maestro ) né "guida".
Il motivo che Gesù dà ci spiega anche in quale senso: solo Dio e Gesù sono i nostri maestri e guide.
Non è una proibizione assoluta di avere insegnanti né di essere insegnati; il resto del Nuovo Testamento dimostra chiaramente l'esistenza di insegnanti nella chiesa.
Ma è una proibizione di trattare insegnanti come Dio, cioè fonti perfette di insegnamento, da ubbidire senza discutere.
Per gli insegnanti, è un comando di non insuperbirsi, di non considerarsi perfetti né superiori a quelli che insegnano.
Gli insegnanti sono fratelli di quelli che vengono insegnati ( Mt 23,8 ), e non devono usare titoli per esaltarsi, nello stesso modo che non si usano i titoli nella famiglia.
È vero che possiamo essere come un padre spirituale di qualcuno se si converte attraverso la nostra testimonianza ( per esempio 1 Cor 4,15; 2 Tm 1,2 ), ma questo è solo per affermare un fatto, non per essere chiamato così.