Marco Bossù

B2-A5

Cenni biografici.

18 novembre 1894 - 7 giugno 1915.

Or è un po' più di due anni, in un sorgere di estate - ripieno degli echi dei primi cozzi delle armi italiane - si spegneva quasi improvvisamente - qual fiaccola che all'urto del vento guizza e muore - Mario Bossù, ventenne, aitante, baldo nella sua esuberante giovinezza.

- Lo sai? Bossù è ammalato!

- Da quando? Ieri l'altro era ancora con noi.

Dopo breve tempo la domanda veniva ancora, ripetuta, ma la risposta non era più la stessa.

- Mario Bossù è morto!

Ho viva nel cuore la sua immagine, lo ricordo infaticabile nella Casa del Popolo di borgo S. Donato, operaio volenteroso, studente delle scuole Commerciali serali dei fratelli delle Scuole Cristiane, aspirante all'Unione SS. Crocifisso, poi socio effettivo.

- Ricordo la sua pietà che aveva atteggiamenti ascetici e il suo tratto gentile: non so perché, quando m'intrattenevo con lui avevo l'impressione di parlare con un religioso in abito laicale: le sue mani però rivelavano il buon lavoratore, che della preghiera aveva fatto il suo scudo e del sacrificio con l'azione la sua divisa.

Negli ultimi anni di vita, il suo fervore religioso era aumentato.

Già praticante e pio nella giovane età, si era mantenuto tale anche attraverso a pericoli e tentazioni numerosissime; non ebbe un momento d'indecisione.

La sua via era tracciata: egli la vedeva e la seguiva sicuro e sorridente; modello di soldato della santa causa e pronto a qualunque sacrificio resisteva ai numerosi avversari dell'officina con tenacia, senza tentennamenti o titubanze.

- Mi sovvengo di un aneddoto che può parere insignificante per la sua tenuità, ma che brilla di luce radiosa nello sfondo della sua breve vita.

È abitudine dell'Unione SS. Crocifisso consacrare solennemente i soci che, trascorso il tempo di aspiranti, sono ammessi quali soci effettivi: la funzione ha un alto valore morale, perché con essa viene suggellato davanti a Dio il riconoscimento del valore del giovane e viene reso più saldo il vincolo di questo con l'Unione, a cui ha dato il nome.

Il giorno della funzione Mario Bossù era indisposto ed impossibilitato ad uscire di casa: ma il giovane aveva promesso a se stesso di voler essere presente.

Si cercò di non lasciarlo uscire di casa: gli vennero fatte presenti le complicazioni a cui poteva andare incontro.

Fu irremovibile, ed il suo viso pallido e un po' emaciato ebbe un breve rossore quando al Direttore che si meravigliava del suo intervento rispose: - Non potevo mancare alla, mia consacrazione a Gesù Crocifisso.

Sua Eminenza il Card. Richelmy, che ne ricevette la consacrazione, fu così impressionato dalla pietà e dal fervore che animava il giovane, che lo volle abbracciare e benedire in modo particolare.

E Mario Bossù considerava quel giorno come uno dei più belli della sua vita.

Poi, per un incidente che non pareva aver a tutta prima conseguenze tanto gravi, ammalò.

Appena si seppe del suo trasporto all'ospedale e dell'operazione che avrebbe dovuto subire, accorse il Direttore con alcuni soci per confortarlo.

Ricevette i SS. Sacramenti con edificantissima pietà e poi si mise nelle mani dei sanitari.

Dopo l'operazione, quantunque non avesse perduta la lucidità di mente, non poté più parlare: diede però prove di tenerissima pietà stringendo tra la mani e baciando il Crocifisso ricevuto nella sua consacrazione e la, medaglia della Madonna: e dopo breve agonia l'anima di Mario Bossù trasmigrò verso quel Paradiso, che tante volte aveva veduto nei momenti di preghiera.

La notizia della sua morte fu cosi improvvisa, che lasciò gli animi come storditi: ma purtroppo era vera.

Così morì Mario Bossù.

In un sorgere di estate pieno di echi guerreschi la fiaccola della sua vita si è spenta dolcemente, senza rimpianti e con lo sguardo fisso in alto, là, donde la luce veniva ad irradiare il suo capo e dove il Maestro gli protendeva le braccia.

C. T.