Al Padre Domenico della Madre di Dio

B15-A3

Passionista, Apostolo dell'Inghilterra

Dalla vita di questo grande apostolo dell'Inghilterra, P. Domenico della Madre di Dio, passionista ( nacque il 22 giugno 1792 in Viterbo e morì il 27 agosto 1849 ), scritta, dal Padre Luca di S. Giuseppe, della medesima Congregazione ( Genova, Tip. Arcivescovile, 1897 ), togliamo per il nostro Bollettino del Crocifisso i seguenti passi che proveranno l'amore del P. Domenico per il Crocifisso:

« … Gesù appassionato è stato sempre l'oggetto delle più attente considerazioni dei Santi; ritraendo in se medesimi i nobilissimi esempi d'ogni virtù esercitata da quest'Uomo-Dio.

Il nostro P. Domenico usò tale studio assai di buon'ora.

Trovasi attestato nei processi per la sua canonizzazione che essendo egli tuttavia molto giovane e stando un giorno a pregare dinanzi a un'immagine di Gesù sulla Croce, il Crocifisso stendesse benignamente verso di lui la mano in argomento del suo tenero affetto, e in segno che Domenico doveva essere tutto del Crocifisso.

E di più che in quel momento si scolpisse sopra il suo petto l'immagine della Croce medesima.

Di che non è a dire se il Servo del Signore, preso di tanta bontà del suo Dio verso di sé si sentisse legare in maniera straordinaria all'appassionato Redentore ».

Or si ascoltino i teneri sentimenti che al Servo di Dio traboccavano dal cuore, allorché meditava, così l'Uomo dei dolori:

« in questo giorno il Signore mi ha fatto assai grazie nell'orazione: nella quale mi sono rappresentato Gesù che col suo sguardo di misericordia illumina S. Pietro: e ho conosciuto che nel solo Gesù si trova la vera forza, la vera luce, la vera delizia delle anime nostre.

Bisogna dunque che io me ne stia immobilmente attaccato a Gesù appassionato e gli dica spasso: Gesù mio, voi solo siete il mio lume, la mia vita, la mia fortezza, il mio tutto.

Voi avete preso le debolezze mie per comunicarmi la vostra forza.

Voi bendato nel viso, date la luce ai miei occhi.

Voi legato, sciogliete le mie catene.

Voi amareggiato, empite di dolcezza, ogni spirito.

Voi umiliato, innalzate gli altri alla gloria.

Voi morto per me, mi comunicate la vita.

Gesù mio, in voi trovo tutto: fuori di voi io non trovo che il nulla ».

Come più Domenico contemplava il Salvatore appeso con tre chiodi al patibolo infame, e più si sentiva, spinto a disprezzare se medesimo, i suoi comodi, i suoi gusti anche più innocenti, e la sua stessa riputazione.

Il Servo di Dio diceva con le parole di S. Gregorio Magno: « Se spesso si richiamerà alla mente la passione di Cristo, nessuna cosa potrà esserci così dolorosa, che non si tolleri con allegro animo e ridente »; e ripeteva altresì con S. Agostino: « Nulla vi può essere tanto salutevole, quanto il pensare ogni giorno quel che per noi patì Dio fatto uomo ».

Il P. Domenico della passione e morte di Gesù Cristo parlava nei suoi familiari discorsi, nelle conferenze, nei suoi spirituali trattenimenti, nelle lettere, nei libri da lui composti alcuni dei quali hanno appunto per speciale oggetto le pene e gli spasimi atrocissimi del Redentore.

In tutti gli uomini avrebbe voluto ingenerare un particolare affetto a questa santissima passione di Cristo come la più utile tra tutte le divozioni: essendo essa l'argomento più grande dell'amor di Dio verso di noi e il mistero più ammirabile di tutta la religione cristiana.

E il P. Domenico non cessava di ragionarne in singolar modo quando bandiva nelle pubbliche chiese la parola di Dio: « Niente potrò mai giovare ai prossimi, se non sarò ripieno dello spirito di Gesù Crocifisso, come il ferro niente imprime in un oggetto se non ha in se la stampa, di quel che deve imprimere nell'oggetto stesso ».

Per muovere a penitenza e per indurre a tralasciare il peccato non vi può essere, mezzo più efficace della storia lacrimata dei patimenti di Cristo, se sia narrata con fede e amore.

Da ultimo il P. Domenico avendo ognora avuto nella bocca e nel cuore Gesù Crocifisso, col ricordo della Passione di Gesù Cristo nel cuore e sulle labbra, rese lo spirito suo a Dio.