Frutti che si ricavano dalla meditazione sul Crocifisso

B36-A1

« L'amante delle anime nostre, il nostro amabilissimo Redentore dichiarò, che non ebbe altro fine nel venire in terra a farsi uomo, che d'accendere fuoco di santo amore, nei cuori degli uomini.

Oh, quanti cuori felici nelle piaghe di Gesù, accese fornaci di amore, sì sono talmente infiammati ad amarlo, che non hanno ricusato di consacrargli i beni, la vita, e tutti se stessi superando con grande coraggio tutte le difficoltà, che loro si attraversavano nell'osservanza della Divina Legge per amore di quel Signore, che, essendo Dio, volle tanto soffrire per nostro amore!

Questo appunto fu il consiglio, che ci diede l'Apostolo per non mancare, e correre speditarnente nella via del Cielo ( Eb 12,3 ) »

« Perciò S. Agostino stando dinanzi a Gesù inchiodato sulla Croce, così pregava: Scrivi, o mio amatissimo Salvatore, scrivi sopra il mio cuore le tue piaghe, acciocché in quelle io legga sempre il tuo dolore e il tuo amore.

Sì, perché avendo avanti gli occhi miei il gran dolore, che tu, mio Dio, soffristi per me, io soffrirò con pace tutte le pene, che mi occorrerà di patire, e alla vista dell'Amore, che mi hai dimostrato sulla Croce, io non amerò, ne potrò amare altri che Te ».

« Chi mai potrà dire, che patisce a torto, mirando Gesù, che è stato spezzato per le nostre scelleratezze? ( Is 16 )

Chi mai potrà ricusare di obbedire per cagione di qualche incomodo, contemplando Gesù fatto obbediente fino alla morte di Croce? ».

« Santa Teresa si lagnava che alcuni libri le avessero insegnato a lasciar di meditare la Passione, di Gesù Cristo, perché poteva essere d'impedimento alla contemplazione della Divinità, onde, poi, la Santa esclamava: O Signor dell'anima mia, o ben mio, Gesù Crocifisso, non mi ricordo mai di questa opinione, che non mi sembri d'aver fatto un gran tradimento.

Ed è possibile, che Voi, Signore, mi aveste ad essere impedimento a maggior bene?

E donde mi vennero tutti i beni, se non da Voi?

E poi soggiunge: Ho veduto, che per contentare Dio, e perché ci faccia grazie grandi, Egli vuole, che passi ciò per le mani di questa Umanità Sacratissima, nella quale disse Sua Divina Maestà di compiacersi ».

« Chi vuole - insegna S. Bonaventura - crescere di virtù in virtù, di grazia in grazia, mediti sempre Gesù Cristo appassionato.

E aggiunge, che non vi è esercizio più utile per rendere un'anima santa, che considerare spesso le pene di Gesù Cristo ».

« Inoltre - diceva S. Agostino - vale più una sola lacrima sparsa in memoria della Passione di Gesù, che un pellegrinaggio fino a Gerusalemme, ed un anno di digiuno in pane ed acqua.

Si, perché a tal fine il nostro amante Salvatore ha patito tanto, acciocché vi pensassimo; poiché pensandovi non è possibile non infiammarsi nel divino amore.

Gesù da pochi è amato, perché pochi sono quelli che considerano le pene che ha patito per noi; ma chi le considera spesso, non può vivere senz'amare Gesù ».

« Perciò l'Apostolo diceva che egli non voleva saper altro che Gesù e Gesù Crocifisso, cioè l'amore che Egli ci ha dimostrato sulla Croce.

E in verità da quali libri noi meglio possiamo apprendere la scienza dei Santi ( che è la scienza di amare Dio ) che da Gesù Crocifisso?

Gesù Crocifisso è il grande libro dove sempre possiamo leggere l'amore che Gesù ci ha portato.

Ecco il grande insegnamento: Un Dio morto per nostro amore ».

« Un giorno S. Tommaso d'Acquino visitando S. Bonaventura gli domandò di qual libro si fosse servito per attingere tante belle dottrine, che aveva scritte.

San Bonaventura gli mostrò l'immagine del Crocifisso, tutta annerita per tanti baci che egli aveva dati, dicendo: Ecco il mio libro da cui ricevo tutto ciò che scrivo; egli mi ha insegnato tutto quel poco che ho saputo ».

« Tutti i Santi hanno appreso l'arte d'amare Dio dallo studio del Crocifisso.

San Francesco d'Assisi in questo dolce studio del Crocifisso, divenne quel grande Serafico che è ».

« Ecco il libro, dunque, Gesù Crocifisso, che noi dobbiamo leggere sovente per imparare ed amare un Dio così amante e per conoscere la malizia del peccato che ha ridotto un Dio a soffrire una morte sì amara per soddisfare la divina Giustizia ».

Così S, Alfonso M. de Liguori.