Il grande consolatore

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Sulla parete principale della grande corsia dove un centinaio di infermi si formano quotidianamente alla scuola del dolore, pende un maestoso crocifisso che stende le sue braccia su tutti e tutti paternamente accoglie.

Oh! quanto ristora le anime. afflitte e tormentate dal dolore fisico!

Esso dice loro: « Venite a me o voi tutti che soffrite, e troverete in me il balsamo delle vostre infermità ».

La sposa al letto del marito sofferente ha sguardi di petizione e di riconoscenza a questo maestoso Cristo: « Signore, dammi la forza di condividere col mio sposo, il dolore ».

E la madre: « Cristo, ridà la salute al frutto delle mie viscere e se deve soffrire, dagli la forza cristiana ».

« Padre dei poveri, amante dei fanciulli, fa sì che il nostro padre ritorni presto a noi:, e così anche il benessere e la cristiana serenità ritorni nella famiglia ».

E il maestoso Crocifisso consolatore risponde a tutti col grande amplesso della Divina Carità.

« Signore, dateci la vostra benedizione! ».

Più volte il giorno la bianca cornetta si rivolge al Crocifisso e prega per i suoi infermi; la sua voce si eleva e sembra fendere i cieli per arrivare al trono dell'Augusto, e nella intenzione ella fraziona le benedizioni celesti per coloro che più ne hanno bisogno, perché lontani da Dio, infermi di anima e di corpo, per i poveri padri di famiglia, perché oltre la rassegnazione dia ai figli la Provvidenza, e infine benedica e sorregga tutti, e tutti racchiuda nel Sacro Costato.

E il Crocifisso ci è di grande consolazione, quando nei momenti atroci del male uno sguardo con fede a Lui ci solleva, allieva i nostri mali, e quasi ci rapisce in una estasi di riconoscenza.

Oh! quando il male ci trafigge sino nell'anima, come si esclama volentieri con Maria: « Mai come in questa occasione ho sentita tutta la falsità dell'errore protestante circa le immagini: anche la devota analfabeta sa che non è quella se non una figura, ma il suo gesto d'amore attraverso quel legno si rivolge alle ferite reali sempre sanguinanti sino alla .consumazione dei secoli ( I Mauriac - « Giovedì Santo » ).

Grazie, o Dio, grazie in nome di tutti i sofferenti e gli afflitti per queste consolazioni così grandi che tu ci concedi nelle nostre miserie.

La buona « sorella » che continuamente ci assiste e allieva i nostri mali, trae la forza da te, essa alla sera si nasconde nelle tue piaghe e prega e si rafforza.

Il chirurgo che recide e sana, il medico che scruta e sana, da dove attingono forza, scienza e coraggio se non alla tua scuola, o supremo medico dell'Umanità!

Alla sera quando scendono le tenebre notturne e la corsia diventa più tetra, Tu, o Agnello Immacolato, rimani vicino agli infermi, e col tuo sguardo dolorante, consoli e inviti alla immolazione!

Dolce è il soffrire con Tè!

Paolo da Milano.