Amore santificante

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Il Crocifisso e i bisogni del cuore umano

I bisogni del cuore dell'uomo sono molteplici e svariati; uno fra tutti, il più prepotente in lui è quello dell'amore: amare ed essere amato, è un bisogno instintivo.

Il cuore, come sempre si è detto, è un abisso che non si può colmare se non con l'amore, e con l'amore di un bene infinito.

Diceva S. Agostino: « Signore, ci hai fatti per Te e il nostro cuore è inquieto finché non riposi in Te ».

La madre che trova un ricambio di amore nel cuore del figlio, è felice: e così ogni amore cerca, chi dia il contraccambio.

Le creature non possono dare ad altre un affetto che possa del tutto appagarle: esse sono limitate, insufficienti, deboli, e il cuore umano vuole invece un amore costante, smisurato, ineffabile.

Ed ecco Dio, il solo e vero conoscitore di quel cuore, che Egli medesimo ha fatto, si presenta a colmare l'abisso, a saziare ogni brama umana.

Per attirarsi l'amore delle sue dilette creature, eccoLo sottoporsi all'Incarnazione: eccoLo bambino in una grotta, fanciullo in una bottega, adulto nell'apostolato fra le turbe ebraiche.

Vive in queste differenti condizioni per essere da tutti amato, per soddisfare al primo bisogno del cuore.

E di ciò non pago, si ritira nei silenzi del Tabernacolo, quelle mistiche ombre sembrando dire a tutti: « Ecco, io sono l'Amore. Venite. Le creature vi inquietano piuttosto che riposarvi; i mali vi affliggono, il vuoto gelido vi circonda; venite a me, che darò pace intera al vostro spirito. Io sono l'Infinito ».

Così Gesù, che nella vita si abbassò fino a noi e si fece amare, ci offre l'amore; così il nostro cuore che freme per Lui d'amore, quando, leggiamo che fu presentato al popolo e uscì sul Lithostrotos « portando la corona di spine e la veste di porpora » il nostro cuore, dico, trova in Lui ogni più profonda soddisfazione, fino a sentire prossimi i confini, di un mondo arcano.

Il Crocifisso sarà pertanto l'oggetto dei nostri sguardi e del nostro affetto: il Crocifisso noi faremo conoscere alla fanciullezza che il Signore vorrà affidare al nostro apostolato.

L'ombra del Crocifisso nella bottega di Nazareth

Sono impressioni destatesi in me alla vista di un dipinto singolare.

L'autore, portandosi venti secoli addietro, si è provato a ritrarre una scena che è ordinaria per chi lavora tutta la giornata.

È raffigurato Gesù, nella bella età dei suoi vent'anni, in assetto di falegname.

La scena è divinamente bella ed affascinante; Gesù ha deposto gli attrezzi del lavoro e li ha appesi ad un asse fisso alla parete: tutto è ispirato a semplicità.

Le tinte nostalgiche dello sfondo ci fanno credere che sia l'ora del tramonto.

Come tutti gli operai, anche il Figlio di Dio alla fine della giornata si sente stanco e con innocente libertà distende le braccia come siamo soliti fare noi pure quando vogliamo prenderci un po' di sollievo dopo le ore di fatica; è proprio in questo atteggiamento che Io ha colto l'autore: l'ombra del divino operaio è proiettata dal sole morente sopra quell'asse fisso al muro, ed illumina gli strumenti: chiodi, martelli, tenaglie; Maria, è tutta assorta in questa visione reale della Passione; mai non ha sentita così forte la dolorosa separazione; anche Giuseppe, che non ha tardato ad accorgersene, osserva attentamente e una lacrima gli corre giù per le gote …

Povero Gesù! … La scena soprannaturalmente suggestiva ti richiama dalle solite distrazioni della mente assorta negli affari e ci fa riflettere: e noi dolcemente ci abbandoniamo a questa contemplazione; l'insolito soggetto ci incanta perché è sublime ed incomprensibile il mistero di Gesù uomo, operaio, di Gesù in croce che muore perdonando e facendoci ancora tutto il bene che poteva; cioè dando a noi Maria la nostra cara Consolatrice e santificando le pene del povero ladrone.

A pensarci, pare a noi pure di partecipare alla scena meravigliosa; ed abbiamo ragione: quanto bene non ci fa la sola vista del buon Gesù Crocifisso! … come dimentichiamo presto le piccole e le grandi noie della vita quando pensiamo al Figliuolo di Dio che ha voluto addossarsi ogni nostro male per restituirci la felicità.

In questo fiducioso abbandono si attenuano le ombre grigie delle nostre giornate e ci sentiamo più contenti e più vicini a Dio.