I nostri morti

B74-A6

Luigi Fonti

Spesso, fra noi, nascosti nell'atmosfera di modestia che è propria della vera virtù, vivono delle anime elette, la cui grandezza rifulge alla nostra mente stupita di non averla prima così bene rilevata.

Di questi spiriti eletti fu certamente il Sig. Luigi Fonti e noi vogliamo tanto farne memoria perché Egli apparteneva alla famiglia spirituale del SS.mo Crocifisso, ma piuttosto proporne l'esempio delle sue virtù a comune edificazione ed imitazione.

Chi ebbe la fortuna di avvicinarlo rimase colpito da quello spirito di fede viva e schietta che animava tutte le sue cose.

Per lui la religione non era uno dei tanti aspetti della vita, oppure uno dei molti episodi di essa, ma era il principio informatore di tutto.

Vivere per Dio e ordinare a Dio tutte le attività nel senso più letterale e più profondo della parola: ecco l'ordine che egli seppe mettere in modo perfetto nella sua vita.

Con questo criterio Egli educò la famiglia preoccupandosi di dare ai figli non già la migliore posizione in questo mondo, ma la condizione più favorevole alla loro vita spirituale.

Perciò, pur avendone la possibilità, non volle che i suoi figli compissero studi superiori, ma li associò alla sua Azienda, in una condizione sociale, decorosa, ma modesta, dove però la loro vita spirituale avrebbe potuto trovare le più favorevoli condizioni per il suo sviluppo, al sicuro da tutte le insidie.

Gli interessi della sua Azienda, da lui costituita ed amministrata con sollecitudine, venivano dopo gli interessi spirituali e dipendevano da questi.

Il lavoro della sua officina non doveva impedire le pratiche di pietà e l'apostolato, ma anzi doveva servire a questo scopo.

Non fa meraviglia che fra le numerosissime relazioni che ebbe per i suoi affari, abbia trovato spesso delle insidie alla sua rettitudine e Dio solo sa a quanti fu di monito e di richiamo l'esempio della sua vita intemerata.

Il Signore lo trasse da tutte le difficoltà che pure permise gli avvenissero numerose, ma sopratutto lo benedisse in ciò che è la gloria e la vera ricchezza di ogni padre: la propria famiglia.

Raramente si troverà una famiglia dove abbia regnato una più grande unità di affetti, una più grande concordia di animi, di intenti e di opere che nella sua.

Nessuna dove tutti vivano dello stesso ideale meglio che nella sua.

Egli stesso riconosceva che questa era la grande benedizione riservatagli da Dio ed era ben conscio come superasse qualunque altra grazia, poiché la vita del Padre di famiglia tutta si assomma nei figli ed i figli sono il giudizio del padre.

Fu apostolo zelantissimo dell'Azione Cattolica.

Era Presidente del Consiglio Parrocchiale e dell'Unione Uomini della sua Parrocchia di Maria Ausiliatrice.

Partecipava inoltre a tutte le multiformi attività parrocchiali incontrandovi spesso contraddizioni e difficoltà formidabili e perseguendo tuttavia le sue alte finalità con intelligenza e con energia, prodigo di attività e di aiuti finanziari a tutte le opere buone.

La nostra Unione godeva le sue preferenze.

Ne aveva compreso lo spirito e vi si compiaceva intimamente, vivendo la nostra vita, seguendo tutte le nostre opere, nonostante le sue gravi occupazioni, e aiutandoci largamente in tutte le necessità, in silenzio, senza che mai occorresse domandare, giacché era sempre al corrente di tutto e vi provvedeva senz'altro.

Nessuna forma di bene, fu estranea al suo spirito, zelante, come voleva l'Apostolo di tutte le opere buone.

Questa altezza spirituale in cui seppe costantemente mantenersi aveva il suo segreto nella profonda vita di pietà che sempre condusse.

La sua pietà non era tutta composta di pratiche esteriori, ma era veramente un influsso vitale.

Essa si spingeva fino alla comunione quotidiana e tutto quanto consacrava con lo spirito di orazione.

La preghiera gli era famigliare in tutti i momenti, in tutte le occasioni ed essa gli dava quella serenità imperturbabile, quell'affabilità di modi, quella modestia del tratto, quella sapienza di parole così genuinamente cristiana che facevano della sua compagnia un sollievo ed una edificazione continua.

La vita dei giusti è sempre troppo breve ed il rimpianto che essi lasciano di sé è grande e universale.

Ma forse a Dio tarda di prendere con sé quelli che gli sono più cari e sovente Egli li chiama prima che sia compiuto il corso normale della vita umana perché Egli vede che in breve tempo hanno già compiuto una lunga carriera.

Così il Signore chiamò il Sig. Fonti quando l'età era ancora lontana dal far pensare alla sua dipartita.

Ma la luce che avvolse di soprannaturale tutta la sua vita brillò più fulgida in quel punto estremo.

Sentì prossima la sua ora e si abbandono nelle mani di Dio con la docilità e la fiducia più assolute.

Congedatosi dai suoi in lacrime ricevette tutti i Sacramenti con quella viva pietà che solo sanno trovare in morte coloro che l'ebbero in vita e quindi si immerse in pensieri di Cielo, né più accennò ad altro.

Attorno a lui la preghiera non si spense mai durante gli ultimi giorni e lo accompagnò e lo sostenne mentre lottava nella lunga e dolorosa agonia.

Segno della sua predilezione e pegno della prossima gloria, la Madre di Dio venne a prenderlo nella festa del Suo Rosario, mentre appunto lo si recitava al suo capezzale.

Chi vi poté assistere, vide come muore il giusto e sentì vivo l'impulso ad una vita più perfetta, come sempre avviene quando passa il Signore.

Rimanga il suo esempio a stimolo di tutti i catechisti per una pietà sempre più intensa e richiami tutte le famiglie ad una vita sempre più profondamente cristiana.

Ai figlioli, che sono fra noi, il debito sacro della loro devozione di seguire l'orme e custodirne l'alta e pia memoria: noi preghiamo quel conforto che l'intemerata virtù dell'Estinto ci assicura, mentre con essi adoriamo il consiglio dell'Altissimo che a sé lo volle, nel Cielo.

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Ricordiamo nelle nostre preghiere la Zelatrice Annita Delgrosso n. Defilippi, donna, forte e di profonda pietà e carità.