L'Immacolata dei nostri poveri  

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L'Immacolata è la protettrice dei Poveri e come il suo divin Figliuolo, ha conosciuto tutti i patimenti, gli stenti, le miserie.

Ed i nostri Poveri hanno voluto festeggiare la loro Madre Celeste in un modo tutto spirituale, essendo preclusa loro ogni possibilità materiale.

Erano presenti 238 ( fra le 2 sezioni ).

E, prima che il rasoio passasse sulle loro guance a ridare loro un aspetto più umano, alcuni di essi hanno voluto abbellire la propria anima nel lavacro purificatore della confessione e poi si sono accostati a Gesù Ostia per ottenere dal Martire divino la forza necessaria ad affrontare la nuova serie di pene e di privazioni.

La funzione è stata commovente.

Quali colloqui intimi il comune dolore ha prodotto!

Mescolati in mezzo ai loro poveri, le Figlie della Carità e i Catechisti del SS.mo Crocifisso hanno goduto una di quelle consolazioni che soltanto il Signore sa far provare: la loro opera di bontà e di carità si è dimostrata non inutile.

Qualche cosa di tangibile nella loro previdenza i Catechisti hanno saputo preparare per solennizzare anche esteriormente questa festa tanto cara, e fu il raduno dei poveri nella serata per cantare le lodi della Madonna e ricevere la benedizione di Gesù Eucaristico.

Le voci roche, che sanno il freddo pungente del rovaio, adusate ai colpi di tosse e alla raucedine, hanno ritrovato un accento di grazia e di gentilezza tutta loro propria nel cantar le lodi della Madonna; non il virtuosismo della modulazione o del gorgheggio, ma il tono caldo del sentimento e della preghiera che vela quasi di lacrime la propria voce supplichevole: la Madonna ama questa preghiera prodotta più dal cuore che dall'arte.

Dopo l'alimento spirituale un'ora di svago che differenzi la triste monotonia delle grigie giornate dei mendicanti, che dia loro l'impressione di trovarsi in un ambiente caldo di affetto, quasi quasi d'aver riacquistata una famiglia.

Il trattenimento è di una semplicità proprio da poveri: una suonata di un mendicante sulla fisarmonica, e questa volta non per raccogliere i pochi soldi, ma per dare qualche cosa ai propri compagni di sventura; un bozzetto recitato da due bravi filodrammatici della Parrocchia di S. Bernardino; una poesia in dialetto sulla Madonna, fatta da un povero; le riflessioni di un povero sulla virtù redentrice di questa opera di carità; i pensieri di un altro sulla Madonna dei Poveri, e alla fine la pagnotta con la fetta di salame e un bicchiere di vino, affinché almeno nel giorno della Madonna la sera non si dovesse presentare con l'incubo della fame insoddisfatta.

Poca cosa tutto questo, ma fatta con grande affetto e comprensione: più del pane si volle dare la sensazione ai nostri poveri che non tutto è indifferente attorno a loro; che se non hanno un focolare, per un momento almeno godano di questo tepore famigliare, per un momento almeno abbiano ritrovato la loro casa, il loro nido.

Gli scritti dei nostri poveri sono due piccoli gioielli che ( se lo spazio lo permettesse ) meriterebbero di essere letti e meditati.

Il teatro venne concesso dal Rev. Monsignor Vacha, Parroco di S. Donato.