Casa di Carità Arti Mestieri

B97-A5

Scuola festiva e serale

Un prodigio

Visitare la Casa di Carità Arti Mestieri, e sentirsi ardere dal desiderio di giovarle, è tutt'uno.

Mettere piede tra le sue mura che chiedono spazio, entrare nelle sue classi rigurgitanti di allievi, parlare con gli insegnanti che per essa sacrificano tutto quello che di agi e compensi offre loro la vita, è sentire in pieno lo spirito profondamente cristiano che la vivifica.

Bisognerà che ripetiamo tutto quello che altrove si è detto di essa?

Non è necessario perché ormai non c'è più nessuno che la ignori.

Posare lo sguardo negli anni passati e soffermarci ad esaminare i progressi giganteschi, dai primi 35 allievi del 1925, agli attuali 700, è inutile, perché le cifre non ci dicono più nulla di nuovo.

Esse non corrispondono più ai nostri intendimenti giacché le mura non hanno capienza superiore alla cifra attuale, che già da qualche anno è obbligata alla stasi, ed essa non può aumentare se non sgombrando gli attuali locali per altri più vasti.

D'altra parte il problema del numero non è poi quello, principale.

Quando dall'accogliente sottochiesa parrocchiale di N. S. della Pace ci tramutammo nello stabile attuale, il problema dello spazio parve risolto, ma ora a distanza di pochi anni, il problema si ripone nuovo ed impellente come allora.

È la storia comune, di tutte le opere di Dio.

Se volessimo soffermarci sui frutti di quest'opera gigantesca, dovremo porre le nostre attenzioni sul suo valore sociale.

L'operaio, dobbiamo confessarlo, è il più lontano, almeno esteriormente, da Cristo.

Tutte le altre classi sociali, alcune più alcune meno, ricevono una sufficiente istruzione che le prepara alla vita di domani, ma l'operaio no.

Spesso esce da una famiglia il cui problema più urgente è quello del sostentamento, e dopo quell'infarinatura di legge, viene buttato, senza nessun sostegno, allo sbaraglio nella lotta quotidiana per la vita.

Quasi nessuno si preoccupa di insegnargli che il lavoro è un dovere che occorre compiere con amore in espiazione del fallo antico, nessuno gli insegna a santificarlo rendendolo, invece che una bestemmia, un sacrificio di lode.

Entriamo nella cappella stivata della scuola; osserviamo quei visi intenti alle parole lontane e pur tanto vicine del sacerdote e potremo vedere l'interesse di questi figli del popolo per dei problemi che mai nessuno gli aveva posto e che rischiavano, per essi, non solo di rimanere insoluti, ma addirittura, ignoti.

Capiremo quindi come questo ponga un riparo all'inconveniente lamentato unitamente alle lezioni di religione ed agli esempi di cristianesimo vissuto che gli allievi hanno nei loro insegnanti.

Il datore di lavoro che può assumere della maestranza che oltre alla perizia tecnica possegga un elevato senso del dovere, frutto di una vita cristiana intensamente vissuta, non può che ringraziare l'opera di questa scuola e le continue attestazioni di riconoscenza che pervengono dalle ditte ove sono impiegati allievi ed ex-allievi, ne sono una prova sicura.

Sappiamo quanti siano gli allievi, conosciamo il bene che essi ricevono anche se lo possiamo controllare soltanto in parte, siamo a conoscenza dei programmi e non ci sono ignoti i sacrifici dei volontari insegnanti e non vogliamo ripeterci, ma non fermiamoci qui, anche se a prima vista potrebbe bastarci.

Guardiamo un istante, oltre la scuola, a tutti gli altri che non possono frequentare e che si vedono, anche se a malincuore, respinti perché non si può, solo volendolo, raddoppiare i locali ed i professori e ditemi Voi se non c'è da sentirsi spezzare il cuore.

È Dio che chiama attraverso gli innumeri respinti, è Dio che batte alla nostra porta affinché gli si apra, per mezzo delle madri che implorano per l'accettazione dei propri figli e per mezzo dei padri che insistono per la propria.

E allora non ci sentiamo temerari se, senza un soldo, senza nessuna lusinghiera speranza umana e nessuna profilata via di sicura soluzione, si è pensato di acquistare un vasto terreno e se il nostro cuore ha sognato su di esso, un edificio immenso di più di cento metri di facciata per accogliere il lamento di tanti.

Al di là di tutte le preoccupazioni umane, al di sopra di tutti i timori terreni, ci sta quella che supera ogni cosa ed è la nostra fede incrollabile che ci è certezza e pegno dell'appoggio di Dio.

Se verrà anche l'approvazione degli uomini l'accetteremo, ma non la ricercheremo come mai l'abbiamo ricercata; ci è sufficiente aver agito per il bene di una delle più povere classi sociali e per l'avvento su di essa del regno e del dominio di quel Cristo Crocifisso che fu operaio tra gli operai e nella cui morte abbiamo spesso amato raffigurare la triste sorte della classe ch'Egli rappresentava.

Le manifestazioni di simpatia, di solidarietà e di incoraggiamento, come abbiamo già detto, non sono mancate.

Un comitato industriale formato dal fior fiore dell'industria torinese, ha sotto la sua alta protezione la scuola.

Aiuti vengono da ogni classe sociale e da ogni parte d'Italia.

Dall'umile donna del popolo che pone la Casa di Carità come scopo dei suoi sacrifici alle volte gravi, al professionista che da il suo appoggio incondizionato e fattivo, è una gara di generosità che ci commuove.

L'aiuto più significativo che abbiamo ricevuto, e che vogliamo sottolineare, a quello che ci è stato dato dal Capo del Governo stesso in occasione della sua venuta a Torino.

Le … Lire che Egli ci ha date sono un segno evidente che anche il Governo comprende ed appoggia il nostro lavoro.

Non aggiungiamo altro.

Il tempo s'incaricherà di sancire ancora una volta un'opera che, nata sotto il segno di Dio, continuerà sotto di esso sicura e fidente, per dare il suo contributo alla soluzione di uno dei più spinosi problemi sociali.

Gherner Lidio, Catechista.