Di paese in paese  

B129-A10

Anche quest'anno, come sono solito fare passando per Bergamo, ho assunto notizie.

E con grande allegria ho appreso che il mio caro, buono e mai dimenticato don Fortunato Benzoni aveva finalmente fatto ritorno al campanile di S. Alessandro, dal quale ogni bergamasco s'allontana con una stretta al cuore.

Caro e buon don Benzoni! Gli servivo messa a Parigi, fino a diciott'anni fa, quando partii per il Marocco: in quella così raccolta Chapelle des Italiens, in rue des Ternes, voluta dal grande Cardinal Gasparri, ed in quell'Eglise des Etraniers, in rue de Sèvres, prossima alla sepoltura di San Vincenzo de Paoli.

E ricordo che, vedendolo celebrare ( non voglio precisare per non offendere quella sua candida umiltà di bimbo ), mi andavo mentalmente dicendo; eh ! don Benzoni farà strada.

E difatti, dopo Parigi, dove rimase fino al 1939, e dopo Annecy, dove fu assistente ecclesiastico all'Eglise de la Source, culla delle istituzioni di San Francesco di Sales e suo sepolcro fino al tempo della Rivoluzione Francese, eccolo da pochi mesi ritornato, il mio sempre sorridente missionario bergamasco, ( che feste faceva quando nei suoi itinerari di missione s'imbatteva in qualche figlio di S. Alessandro! ), a dirigere la Casa Missionaria Paradiso, chiamatovi da quel cuore e da quell'intelletto sempre giovanilmente battaglieri che costituiscono gli aspetti peculiari della pietà dell'Ecc.mo Vescovo, Mgr. Adriano Bernareggi.

È un incarico di fiducia, fatto apposta per le spalle larghe, pazienti e robuste di don Benzoni; è ancora una novità sprigionata dalla fervida mente dell'insigne Presule bergamasco costruttivo ideatore di quegli Oratori parrocchiali, che sono un vanto di quella Diocesi, vera Vandea d'Italia.

E dopo avere magnificamente organizzato gli Oratori, bastioni di Fede, è dunque sorta al numero 10 di via Paradiso, a mezza costa tra il colle ed il piano di Bergamo, la Casa Missionaria, la quale accoglie per ora la prima pattuglia, una dozzina tra sacerdoti e chierici, convenientemente preparati, destinati a recarsi in terra di missione, non tra gl'infedeli di vario colore e d'altri continenti, ma tra quelli non meno infedeli della nostra stessa razza, tra gli scristianizzati del nostra stesso Paese, oppure all'estero, presso centri di emigrazione.

È una splendida iniziativa disinteressata, che va a totale bene della Chiesa.

Come si sa, la Diocesi di Bergamo è ben nutrita di vocazioni sia a stato ecclesiastico che a quello religioso.

Perciò è in grado di corrispondere ( entro un limite, s'intende ) a richieste che le vengano da altre circoscrizioni territoriali, particolarmente colpite da siccità spirituale e perciò bisognose d'aiuto.

La Casa Missionaria vuole rispondere a cedeste domande, con una preparazione specializzata allo scopo, sotto l'invocazione del Sacro Cuore, applicando metodi missionari e « facendo anche incardinare il missionario nella Diocesi di lavoro se questa condizione fosse posta » ( sono parole di Mgr. Bernareggi ).

Carattere dunque missionario « nel campo di lavoro, al quale l'Istituto si dirige, e nei sacerdoti che lo compongono, i quali … dovranno avere la preparazione e lo spirito dei veri missionari ».

E prese le mosse dell'augusta approvazione del Santo Padre, si è cominciato a costruire in piccolezza, senz'alcuna pretesa, in semplicità ed in totale abbandono alla Provvidenza.

Con la quale Vescovo, Rettore e Missionari sempre più numerosi non potranno non colpire il bianco ( o piuttosto il nero? ) del bersaglio.

Il nomade

Lezioni

Nel ritratto incompiuto ( Le portrait inachevé ) che fa parte dei Contes en vers, quel maestro di famiglia cristiana che fu l'Accademico Rene Bazin si rifà alle origini avite e le descrive così: « conducevano vita onesta con beni scarsi e molti figli; riposavano allegramente nei giorni di festa; morivano da buoni cristiani.

E contenti d'un pascolo e d'un campanile per orizzonte, non facevano altro viaggio che quello delle stagioni, … prendendo i giorni come vengono: i belli con cuore riconoscente ed i brutti per quelli che seguono, poiché il male viene solo di passaggio ».

Qualcuno ha fatto una smorfia: vita piatta, senza emozioni! Sarà.

Ma francamente, tra quel trascorrere di giorni sereni anche nel dolore, e questo nostro, così accidentato e pieno di emozioni, e di qual genere!, francamente, quanti di noi non tornerebbero volentieri a quelli?