Le ultime ore di Fra Leopoldo

B134-A1

( nella testimonianza del Padre che gli amministrò i S. Sacramenti )

Preambolo necessario a questo nostro numero speciale nel trentennio del transito di Fra Leopoldo, è questa confessione: l'intento dal quale siamo stati mossi, non si è praticamente tradotto in monumento, ma in abbozzo.

I vari studi, raccolti in queste pagine e di cui siamo grati al cuore dei collaboratori, non sono che un'indicazione, una traccia, uno schema, nell'orbita dei quali il più è ancora da scavarsi e da mettersi in luce.

Troppo siamo ancora alla superficie nella conoscenza di quell'Anima beata e delle sue intime comunioni con ciò che è di Dio.

È tuttavia di buon auspicio la consapevolezza di questa nostra insufficienza, che ci sollecita a promuovere e a perfezionare sempre più tenacemente gli studi intorno a quella vita d'angelo.

La quale si concluse in una mite atmosfera di casta povertà ed ubbidienza, in una serenità limpida di crepuscolo d'ottobre, come appare dalla stesura - quanto più scarna tanto più eloquente - del documento, che offriamo riverenti per pagina iniziale alla meditazione dei lettori.

Amministrazione degli ultimi Sacramenti

Il Servo di Dio morì di polmonite.

Qualche tempo prima aveva accusato disturbi di singulto, per cui il P. Guardiano l'obbligò a mettersi a letto.

Qualche giorno dopo, quando pareva rimesso dal succitato disturbo, gli sopravvenne la polmonite, che in tre giorni lo portò a morte.

Durante la malattia diede esempio di rassegnazione alla volontà del Signore e di viva pietà.

Riceveva ogni giorno la santa Comunione e chiedeva insistentemente il conforto dei santi Sacramenti, tanto che il P. Guardiano, per quanto non si ritenesse il suo stato gravissimo, il mattino del 26 ( gennaio 1922 ), ordinò di portargli il Santo Viatico e di amministrargli l'Estrema Unzione.

Al mio entrare nella stanza, Fra Leopoldo si assise sul letto per ricevere con devozione il santo Viatico, rispose a tutte le preghiere preparatorie con perfetta lucidità di mente e con chiarezza di parola.

Subito dopo gli proposi l'Estrema Unzione: annuì molto volentieri e alla fine mi ringraziava con visibile contentezza.

Visita pomeridiana

Alle ore tredici perdette la parola.

Con mio stupore, perché non ero persuaso della gravita del male quando gli amministrai gli ultimi Sacramenti, vidi che non discorreva più come il solito, ma ripeteva soltanto le giaculatorie che il P. Curato gli suggeriva, rispondeva con un semplice « sì » a quanto gli si chiedeva.

Assistenza finale

Terminata la refezione serale, mi recai con gli altri religiosi nella cameretta di Fra Leopoldo: si avvicinava il termine.

Non parlava più e quando gli si diceva qualcosa, rispondeva con un semplice cenno del capo.

Verso le ore 22, gli altri religiosi si ritirarono e rimasi solo col chierico Fr. Bernardino Borla.

Prima di somministrargli un po' d'acqua o medicina a distanza di un quarto d'ora, secondo la prescrizione medica, lo avvisavo ed egli docilmente, fino all'ultimo quarto, apriva la bocca e trangugiava con facilità.

Stavo guardandolo fisso per notarne i cambiamenti e vidi contrarsi le labbra in un fuggevole sorriso come un guizzo: aveva gli occhi socchiusi e rivolti verso un angolo del letto.

Aveva il respiro un po' affannoso.

Ad un tratto cessò affatto di respirare: dopo alcuni istanti, ancora due aneliti che furono gli ultimi.

Era spirato. Guardai l'orologio: erano esattamente le 24,30.

Fece veramente una morte edificante.

Dopo morte

La salma fu esposta nella sala grande a pian terreno del Convento di San Tommaso.

I membri dell'Unione del SS.mo Crocifisso lo vegliarono ed i visitatori dimostrarono grande stima per il Servo di Dio.

I funerali si svolsero imponenti nella Chiesa di San Tommaso, il giorno di sabato 28 ( gennaio 1922 ), così come aveva detto Fra Leopoldo, che durante la malattia aveva chiesto al chierico che l'assisteva: « Che giorno è oggi? »

Il chierico rispose: « Giovedì » ( 26 gennaio ).

Il Servo di Dio soggiunse: « Giovedì, venerdì …. Sabato è l'ultimo; questa volta vado in Paradiso ».

E poi: « Che grande grazia mi ha fatto il Signore! ».

Ai funerali, per quanto non si fossero mandati avvisi e vi fosse molta neve, mentre continuava a nevicare in modo straordinario, tuttavia il numero dei partecipanti fu veramente straordinario.

Tanto che parecchi si chiedevano come mai ai funerali di un povero frate laico partecipasse così numerosa folla di gente di ogni ceto.

Fama di santità, in vita e dopo morte.

P. Ernesto Ferrarotti ofm.