Di paese in paese  

B136-A10

A pagina XXIII delle « Formulae Instituti Societatis Jesu », sunto di quelle che dovevano essere poi le Costituzioni della Compagnia di Gesù, è espresso il voto speciale che i Padri Gesuiti professano al Sommo Pontefice e che, deve essere inteso « ultra illud commune vinculum », cioè come un vincolo che va al di là di quello dal quale tutti i fedeli in genere si sentono legati al Papa.

Una volta stabilito questo principio fondamentale, esso precisa che l'ubbidienza a Sua Santità dev'essere immediata e senz'alcuna tergiversazione, aggiungendo esemplificativamente che se il Romano Pontefice volesse mandare i Padri tra i Turchi o tra i scismatici, e " persino in quella parte del mondo che si chiama India " immediatamente la sua volontà dev'essere eseguita.

Quelle Formule erano appena state redatte che l'osservanza specifica del comma riferito sopra si era subito imposta.

I membri della Compagnia di Gesù erano in quel periodo soltanto dieci.

Pure non si esitò un attimo a far partire, nonostante il numero così esiguo, uno dei primi componenti di quella magnifica schiera d'uomini di Dio.

Quell'uno fu S. Francesco Saverio.

E la sua destinazione fu per l'appunto quella terra così remota " che si chiama India ".

Il santo Apostolo delle Indie ( che in Giappone anche dai non cattolici è considerato eroe nazionale ) è il primo missionario della Compagnia di Gesù.

Il suo ardore, il suo esempio, il suo sacrificio fu lievito ed impulso a quell'imponente azione missionaria che è gloria della Compagnia di Gesù nel mondo.

È doveroso ricordarlo in questo quarto centenario della morte di S. Francesco Saverio nella ricorrenza del quale questo Bollettino si onora di pubblicare qui sotto una nota espressamente scritta per le sue pagine dal più eminente studioso della figura del santo Missionario.

Il nomade

Lezioni

S. Francesco Saverio ed il Crocifisso

Nel castello di Saverio si venera un antichissimo crocifisso, « il Santissimo Cristo di Xavier »; nella camera interna del tesoro del re di Spagna, fra le cose più preziose di questo tesoro c'è un altro crocifisso con un granchio ai piedi. Il primo venerava Saverio nella Sua gioventù, sul secondo aveva fissi gli occhi quando mori.

L'amore a Gesù crocifisso era una delle virtù caratteristiche del Santo dal tempo in cui fece gli Esercizi sotto la guida di Sant'Ignazio di Loiola a Parigi.

Ordinato sacerdote a Venezia nel 1637, disse la prima messa a Vicenza con molte lacrime, e lo stesso gli accadde molte volte a Bologna, specialmente quando celebrava la messa della Passione.

A Malacca i suoi amici lo osservavano durante la notte quando tutti dormivano.

Lo videro inginocchiato dinanzi al crocifisso, le mani alzate verso il cielo: meditava quasi tutta la notte, lacrimando, le amare sofferenze di Cristo.

Quando arrivò a Goa dopo un anno di viaggio da Lisbona, scrisse: « I disagi di così lunga navigazione, raddossarsi i peccati altrui, avendo peso soverchio dei propri, il lungo soggiorno fra gl'idolatri, e in una terra troppo esposta agli ardori del sole, questi disagi, dico, se si affrontino, e si soffrano per la gloria di Dio, come si deve, sono certamente materia di dolcissimo conforto; ed io sono persuaso, che gli amatori della Croce di Gesù Cristo una siffatta vita fra mezzo alle pene chiamino beata, e per contrario la fuga della Croce, e l'esserne senza, stimino cosa peggiore della morte ».

E quando tutti lo abbandonarono su l'isola di Sanciano per paura delle carceri della Cina, il Santo poco prima della morte scrisse: « Pregate per noi, perché corriamo grande pericolo di essere fatti prigionieri.

Ma ci consola un pensiero: meglio essere prigionieri per amore di Dio, che liberi per essere fuggiti dinanzi ai patimenti della Croce ».

Georg Schurhammer S. J.