La Divozione al Papa in Fra Leopoldo

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Gli avvenimenti di questi due ultimi mesi - la morte del Papa Pio XII e l'esaltazione al trono pontificio di Giovanni XXIII - hanno ridestato nel cuore dei Cattolici un intenso amore per il Vicario di Cristo e in tutti gli altri un vivo interesse e un'ammirazione profonda per il Capo della Religione Cattolica che va sempre più affermandosi attraverso l'umanità.

La stampa, la radio e la televisione hanno contribuito potentemente a suscitare largo compianto per Colui che dopo vent'anni di laborioso pontificato passava all'eternità, e il più devoto entusiasmo per Colui che dal Conclave era chiamato a succedergli sulla Cattedra di S. Pietro.

In questo clima di sincera venerazione per il Sommo Pontefice di Roma, penso che a tutti noi, devoti del SS. Crocifisso, riuscirà di grande vantaggio soffermarci alquanto sopra i detti di Gesù a Fra Leopoldo Maria Musso riguardanti il Papa, e sugli esempi che il Servo di Dio ci ha lasciati per farci crescere sempre di più nell'amore verso la sua Augusta Persona.

Stare uniti col Papa

Nel diario lasciateci dal venerando Francescano si rinvengono sovente i detti di Nostro Signore riguardanti il Santo Padre; essi tendono tutti a ispirare nei fedeli un'intima unione col Papa, una profonda venerazione per Lui « Dolce Cristo in terra » e una pronta e generosa obbedienza ai suoi ordini e alle sue direttive.

Il 30 novembre 1908 così si esprime nostro Signore in un suo messaggio a Fra Leopoldo: « Io, tuo Gesù, il Santo Padre, mio Vicario, e tu stesso saremo uniti continuamente; mentre sono con te, sono nel medesimo tempo col santo Pastore che fa le mie veci.

Figlio mio, sarai sempre obbediente al Papa: ciò che egli vuole è mia volontà ».

L'unione degli animi, dei cuori, delle volontà dei suoi fedeli: ecco il supremo anelito di Nostro Signore, l'oggetto delle sue insistenti raccomandazioni e della sua fervida preghiera al Padre nell'ultima Cena: « Ut unum sint! »

Tutti noi dobbiamo formare un blocco solo con Gesù e per conseguenza col suo Vicario in terra a cui Egli si proclama unito.

« Dove c'è Pietro, ivi c'è la Chiesa » esclamava S. Ambrogio; ma la Chiesa è una e tutta consumata nell'unità col suo Capo visibile, il Papa, e con quello invisibile, Gesù Cristo.

Dove c'è l'unità non ci può essere errore, perché l'errore è divisione, spezzamento, frazionamento dell'unità.

Gesù vuole e chiede al Padre « un solo ovile sotto la guida di un solo Pastore » perché tutte le sue pecorelle odano la sua voce, siano condotte ai pascoli della verità e abbiano la vita in abbondanza.

Ecco perché insiste presso il suo diletto Fra Leopoldo di stare unito al Papa, per essere cioè preservato dagli errori, nutrito di verità e fatto partecipe della vita divina.

Questa unione col Vicario di Cristo suppone naturalmente una perfetta adesione della volontà dei figli con la volontà del Padre, di qui il dovere dell'ubbidienza pronta e costante ai comandi e alle direttive di lui che governa la Chiesa a nome del Redentore divino.

Volontà del Papa è volontà di Dio; ubbidire al Papa è ubbidire a Dio, secondo la parola stessa di Gesù agli Apostoli e ai loro successori: « Chi ascolta Voi ascolta Me ».

Da veri devoti di Gesù Crocifisso e sinceri imitatori di Fra Leopoldo facciamoci un onore di essere uniti al Papa, di sentire come il Papa e di volere come il Papa, affinché « la prova della nostra Fede, molto più preziosa dell'oro provato col fuoco, sia trovata degna di lode e di gloria dallo stesso Gesù Signor nostro. ( S. Pietro 1-6 ).

Pregare per il Papa.

Il 19 agosto 1914 il S. Padre Pio X stava agonizzando dopo aver offerto la sua vita per la cessazione della prima guerra mondiale scoppiata venti giorni prima.

Fra Leopoldo pensa al Papa morente e invoca il Signore dicendo: « Mio Gesù, vorrei raccomandarti gli ultimi momenti del Santo tuo Vicario Pio X, ma … è inutile perché è un gran santo ».

E il divin Crocifisso risponde: « Non importa, anzi, amo assai che molti amino il mio Vicario. Prega ».

Si, finché un uomo è ancora in vita ha sempre bisogno dell'aiuto di Dio, massimo poi nel momento dell'ultima lotta per l'acquisto dell'eterna corona.

Fosse pure un santo, gli occorre sempre un conforto divino che lo sostenga contro l'innata fragilità umana e gli faciliti l'acquisto di sempre nuovi meriti per il cielo.

La Chiesa prega per il Papa e invita i singoli fedeli a pregare per lui con l'esortazione ufficiale: « Oremus prò Pontifico nostro Joanne ».

Nella Santa Messa e in altre funzioni liturgiche la Chiesa fa recitare dai suoi Ministri speciali preghiere per il Sommo Pontefice e ogni fedele deve unirsi ad Essa per impetrargli dal Signore luce e forza, santità e grazia, affinché con la parola e con l'esempio guidi il gregge da Dio affidategli agli eterni pascoli del Cielo.

Prega! È questo un modo efficace di dimostrare al Papa tutto il nostro amore per lui, e nel tempo stesso di meritarci l'amore di Gesù medesimo, perché Egli assicura il suo carissimo Servo Fra Leopoldo di amare assai chi ama il Papa e prega per lui.

I devoti di Gesù Crocifisso offrono sovente le loro Comunioni secondo le intenzioni del Vicario di Cristo, e a questo proposito abbiamo nel Diario del santo frate un episodio che ci rivela quanto la stessa Vergine Immacolata ci tiene che offriamo le nostre Comunioni per il Papa.

Il 22 novembre 1908 Maria SS. con un tratto mirabile di quella delicata e materna premura che tanto caratterizza la sua intimità col Servo di Dio, così si esprime: « Figlio, è vero che ieri ti sei prefisso di fare un triduo di Comunioni per il Vicario di mio Figlio?

Stamattina non hai messo l'intenzione …, ma l'ho ben messa io in tua vece ».

Gesù e la divina sua Madre tengono conto delle nostre intenzioni formulate sinceramente dal nostro cuore.

Ma vogliono anche che noi le rinnoviamo di tanto in tanto e a tempo debito, affinché siano sempre vive ed efficaci, dando così alla nostra preghiera quel fervore e quella fiducia che ne facilitano l'esaudimento.

Lavorare per il Papa

Non deve bastarci tributare l'omaggio della nostra unione, della nostra obbedienza e della nostra preghiera a Colui che fa le veci di Cristo sulla terra e ne prolunga la vita in mezzo a noi.

Per veramente amarlo con cuore di figli e di veri devoti di Gesù Crocifisso dobbiamo contribuire con l'opera, con l'attività e col sacrificio a farlo conoscere e amare, a difenderne la causa e a servirne gl'interessi.

Così fece Fra Leopoldo che non s'accontentò di amare il Papa con sentimenti o a parole, ma con i fatti e i sacrifici.

Disse Gesù al suo Servo fedele il 1° gennaio 1909: « Scrivi, figlio mio, quando ti domando se tu mi vuoi bene.

Sappi che non intendo rivolgermi soltanto e direttamente a te, ma intendo farmi amare con la Divozione al SS. Crocifisso, la quale voglio che si estenda, con il permesso e il sostegno del mio Vicario, per tutto il mondo.

La penitenza che ti do da fare è quella di farmi amare con questa Divozione in tutto il mondo ».

Fra Leopoldo si pose all'opera: scrisse la Divozione alle Cinque Piaghe e nella prima stesura di essa volle inserire nell'adorazione alla Piaga della Mano Destra una speciale invocazione per il Papa: « Ti domandiamo, o Signore, la grazia di liberare il Sommo Pontefice dai suoi nemici … ».

Stava a cuore al santo francescano come a tutti i Cattolici, la libertà della Chiesa e del suo Capo visibile, libertà tanto necessaria per il governo spirituale delle anime e purtroppo allora tanto negata o almeno osteggiata da Capi di Stato, da ministri e parlamentari e soprattutto dai Partiti di sinistra.

Le condizioni allora del Papa prigioniero in Vaticano e fatto segno a oltraggi dalla stampa e a ostilità di Governi, erano molto dolorose e poco rassicurabili.

Bisognava che il Signore intervenisse con la provvidenziale sua Destra a liberare il suo Vicario dal nemico che l'opprimeva, affinché potesse governare in pace è libertà sicura la sua Chiesa.

Fra Leopoldo scrive la "Devozione a Gesù Crocifisso", si adopera a farne delle copie dapprima manoscritte e poi stampate; si preoccupa della loro diffusione e va egli stesso a diffonderne per la città e a cercare chi deve aiutarlo in quest'opera di apostolato.

Questa attività gli frutta fatiche, umiliazioni e sacrifici d'ogni genere, ma non gli ha detto nostro Signore che questa è la penitenza che deve praticare per far amare Lui e venire in aiuto al Sommo Pontefice?

Fino a quando le sue forze l'aiutarono, fra Leopoldo volle essere l'apostolo della "Devozione a Gesù Crocifisso" con la parola, con gli scritti e con l'esempio, meritandosi dallo stesso Gesù il titolo di « Suo Segretario », e dalla Vergine Immacolata questo consolante messaggio: « Questi scritti saranno di grande sollievo al Santo Padre, Vicario di mio Figlio Gesù Crocifisso ».

La nostra devozione al Papa sia dunque imperniata sopra questi tre fattori: unione, preghiera e apostolato, che la renderanno veramente solida ed efficace; ci meriteremo così le benedizioni del « dolce Cristo in terra », e le grazie più elette del « Dolce Cristo in cielo ».