Celebrazioni

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Il tempo corre veloce e l'uomo, quasi a volerlo fermare un attimo, ricorda le tappe più significative della vita per levare il pensiero a Dio e ringraziarlo dei benefizi ricevuti e per acquistare più profonda consapevolezza che sempre meglio illumini il cammino da percorrere.

È perciò che i catechisti hanno voluto festeggiare i loro confratelli che raggiungevano una tappa significativa nella loro vita: Giovanni Cordiale, Leonardo Rollino e Leandro Pierbattisti, i quali durante gli Esercizi Spirituali fatti a Genova, a Villa S. Ignazio dal 13 al 17 Agosto u.s. avevano celebrato nell'intimità con il Signore, rispettivamente il giubileo d'argento, la professione perpetua e l'emissione dei primi voti; e il dr. Carlo Tessitore, che celebrava il venticinquennio di presidenza.

Quattro ricorrenze diverse: il giovane che nel fervore della sua età si dona al Signore che l'ha chiamato; l'uomo maturo che superati tutti i traguardi previsti e raggiunta la più piena consapevolezza e decisione conferma in perpetuo la sua consacrazione; l'anziano ricco di una esperienza che l'ha fatto aderire a Dio sempre più intimamente e più tenacemente, il quale mira a raccogliere manipoli sempre più copiosi; la sentinella insonne, che vigila e conduce.

Ma un identico significato, un comune intento, un atteggiamento uguale.

Il 7 Settembre u.s. a chiusura di una giornata di ritiro dedicata al rinvigorimento spirituale ed ai fraterni incontri i catechisti si riunirono attorno ai festeggiati, insieme al Presidente, all'Assessore fr. Cecilio ed al P. Piombino, provinciale dei Barnabiti, il quale ritiene di averli ereditati al suo affetto ed alle sue cure dal fr. Teodoreto

Parlarono il Presidente, il fr. Cecilio e il dr. Conti, esprimendo la comune letizia e gli affettuosi auguri di tutti.

Furono anche sottolineate le benemerenze di Cordiale e di Rollino i quali senza rumore, modestamente ma generosamente nel più genuino spirito dei catechisti, e nel più grande attaccamento alla loro famiglia religiosa furono fedeli ai loro impegni, con semplicità di vita, fervore di opere e ricchezza di frutti.

Il 4 novembre - data faustissima dell'elevazione al soglio pontificio di S.S. Papa Giovanni XXIII, - i catechisti hanno voluto sottolineare il venticinquesimo di presidenza del dott. Carlo Tessitore, loro presidente generale.

Brevissima la cronaca: chi ha per sé l'eternità, non indugia sul tempo, e un quarto di secolo, o la metà d'una vita, non sarebbero che un punto consegnato alla storia di ieri, se non fossero davanti ai nostri occhi nella loro vivida e pregnante vitalità.

Così, i Catechisti si sono raccolti nel solito « ritiro mensile », - non turbato neppure dal cumulo delle memorie, - nella pienezza del « tempo di Dio », dove il loro Fondatore seguita l'opera sua di suscitatore e plasmatore di individualità eminenti, che nell'unità sociale dell'Istituto realizzano l'apostolato loro commesso, la santità nel mondo, nella famiglia, nella scuola, nel lavoro.

Dalla Cappella, dunque, sono passati nell'aula delle adunanze.

Non molti gli invitati: Mons. Pietro Caramello e il P. Arturo Piombino, i Rev.di Parroci della zona, P. Cugnasco della Madonna della Salute e D. Vittorio Ferrerò del Cottolengo, il Fr. Armando Riccardi, del Collegio San Giuseppe e qualche altro Fratello particolarmente legato all'Unione, chiamato da Fr. Cecilio. Il catechista dott. Domenico Conti, chiede ed ottiene licenza di parlare.

Simpatico, quel suo « tu » affettuoso, che si rifa all'occorrenza onomasticadi S. Carlo Borromeo, per ricordare, con il dono di Dio, - e tale è il tempo, l'opera, i suoi artefici, - e coloro attraverso ai quali il dono ci viene elargito.

I venticinque anni non hanno che un nome ed un'impronta, Fratel Teodoreto; ma indissociabile da coloro che Dio stesso gli associò.

Il Fondatore non si incarna se non nei discepoli.

La grazia del Fondatore è di trasmettere un messaggio; quella del discepolo, d'accoglierlo e di eseguirlo.

Il discepolo è nel « rischio del tempo »: mistica e soprannaturale; la concezione spirituale della perfezione cristiana e religiosa, essa non ha, per così dire, se non nella vita pratica del discepolo, la prova della sua validità.

Gli uomini e la Chiesa stessa non hanno altro modo di giudicare la realtà dell'intervento di Dio, se non dalla corrispondenza esteriore della « dignitàdel religioso » - attraverso le sue qualità e la concretezza pratica delle opere e della vita, - alla « dignità della religione ».

Questa « testimonianza » avevano resa al loro venerato Fondatore i « catechisti » dell'Unione, con a capo il dott. Carlo Tessitore, chiamato, in qualche modo, a rappresentarli tutti, e a garantirne, in sé, la risposta alla istanza divina del loro stabilimento.

A 25 anni d'età, infatti, s'era legato con i suoi voti a Dio, ed aveva iniziato, accanto a Fr. Teodoreto, quel periodo caratteristico delle fondazioni religiose, ch'è l'approfondimento, « la presa di coscienza » della nuova realtà spirituale rappresentata dal loro inserimento nella Chiesa, e del proprio carattere di attualità urgente, come di perennità universale.

Prima espressione furono le - Regole e Costituzioni - che, rivedute con il Fondatore, furono codificate così da servire d'esempio a molte altre.

I rapporti con le Istituzioni beneficiano sempre dell'apporto personale di chi le rappresenta.

Così fu per l'affiliazione alla Congregazione dei Fratelli, del nascente Istituto Secolare.

Così, in un campo anche più delicato, l'aver ottenuta la traslazione della salma del ven. servo di Dio, Fra Leopoldo Maria Musso, o.f.m. ( di cui tu curata pure la seconda edizione della Vita, uscita di questi giorni ), a San Tommaso.

Per la natura stessa del suo apostolato, l'Istituzione era esposta a fascinose deviazioni: l'averne conservato lo spirito originario, oltre la presente consolidata ed aperta efficienza dell'opera, conferma sempre più il carattere
« religioso » dell'Unione, che non si presenta solo come il frutto d'una venerazione filiale al venerato Fondatore ( di cui fu promosso anche il processo informativo oltre l'apporto biografico ); ma come la pregnante realizzazione d'un disegno divino, di cui sono stati accolti e il messaggio e le promesse, aperto il primo, non ancora concepibili pienamente queste.

Comunque, la « Casa di Carità Arti e Mestieri » sta di fronte a noi con le quotidiane sue integrazioni, sul piano strutturale ed educativo, prototipo delle scuole professionali d'un insegnamento non meramente tecnico, ma umano e cristiano: opera comune e programmatica anche per il domani, dove fu gran merito convogliare e servirsi d'ogni più competente e valido apporto, senza esclusivismi dogmatici o aprioristici.

Quest'era possibile nella temperie spirituale dei Catechisti, i cui contatti diuturni, confortevoli, compresi, fiorirono come un « cenacolo di elettissima vita cristiana », nella soavità dell'affetto, nello sprone dell'esempio, nella sicura certezza delle custodite speranze.

Il dott. Conti teneva sospesi gli animi, mentre la sera già s'abbuiava: tutta la sala batteva un solo palpito, grato, commosso …

Poi furono gli interventi. Il Fr. Armando, per i Fratelli delle Scuole Cristiane, il Rev.do don Cugnasco per la Parrocchia della Pace, il dottor Vito Moccia, per il corpo insegnante, cui si associava il geom. Carlo Barbera, ancora per l'U.C. e tutti ebbero una parola ammirata e "grata per il dono di Dio e per chi, a sua volta, l'aveva loro fraternamente e generosamente riofferto.

Fratel Cecilio aveva letto le adesioni dell'On.mo Fr. Niceto Giuseppe, Superiore Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane, del Fr. Leone di Maria, ass.te gen.le per l'Italia, del Fr. Gioachino, ex ass.te, del Fr. Alcime, Procuratore generale presso la S.S., di vari provinciali e superiori locali.

Dall'augurio, dall'encomio, dal ricordo di tutti era ripetuto - indissociabile - il nome del venerato fondatore, Fratel Teodoreto, e non c'era chi non ne sentisse, come la presenza sensibile, nell'afflato ideale e mistico di quell'ora soavissima.

Si levò a rispondere il Presidente, e parve la sua voce, quasi rude, dominando a stento la commozione delle cose che battono - violenti - nel cuore.

Riversò quel bene che s'era fatto, al di là d'ogni lode, che è di Dio solo, su quelli che aveva avuti compagni della sua fatica; per sé riserbò le responsabilità di ogni remora, e d'ogni limitatezza.

Ma, in pari tempo, e quasi malgrado suo, il canto della gratitudine soverchiava la disamina dell'uomo, e lo splendore dell'ideale raggiando con l'impeto delle cose sacre e fatali, rifluiva dallo sguardo acceso in Dio alle cose che sanno la dura servitù della terra …

Era calata la sera. Sfrecciando sotto gli squallidi richiami delle insegne fluorescenti - la folla banale e insoddisfatta della sera delle domeniche, sembrava anche più spettrale - mentre la macchina sembrava aprirsi la sua via contro la corrente, non potevo non pensare che, nel deserto del mondo, Dio conserva le sue oasi per la primavera di domani.

La « Casa di Carità Arti e Mestieri », nei tentacoli della città, che l'ha raggiunta con le sue vie d'asfalto, s'è addossate le impalcature delle nuove sue costruzioni: e sull'estremo lembo del prato che muore, sorge con le abitazioni degli uomini, quella di Dio.

Sì, di Gesù Cristo, figlio del fabbro ( Mt 13,55 ) e concittadino, nella città del lavoro.

Ne avevo udito il canto sacro e nuziale, come il preludio d'una liturgia.

f. e.