Nel ricordo del Servo di Dio Fratel Teodoreto

B162-A1

* Vinchio d'Asti - 9 febbraio 1871 + Torino - 13 maggio 1954

Il tempo è un elemento indispensabile per far apparire i valori nella loro giusta dimensione: il velo di oblio che esso va stendendo instancabilmente sopra tutte le cose copre per sempre quelle insignificanti, anche se il loro apparire sembrava abbagliante, ma non riesce a posarsi su quelle grandi, anzi le pone in rilievo, talvolta ne costituisce l'epifania.

Ciò è vero in modo particolare per il Servo di Dio Fr. Teodoreto e per l'opera a cui diede vita.

A dieci anni dalla sua morte il suo ricordo si è fatto più vivo, il suo pensiero è più che mai attuale.

Se c'è un uomo che si sia ammantato di modestia, che abbia amato di lavorare in silenzio e preferito gli umili doveri quotidiani, questo è stato il Fratel Teodoreto.

Eppure egli è ormai conosciuto in tutto il mondo, la sua virtù appare sempre più vera e sempre più grande, il suo insegnamento si afferma e si impone per l'importanza del suo contenuto e il movimento da lui suscitato si consolida e si estende.

È l'immancabile esaltazione promessa agli umili, è l'inopinato realizzarsi dei disegni di Dio, cui la Provvidenza sua tutto fa concorrere.

La profondissima vita interiore del Fr. Teodoreto, ignota a lui medesimo, non ebbe mai alcuna manifestazione che non fosse naturale e semplicissima: brillava unicamente nel suo sguardo, nel suo pensiero, come una luce limpidissima; vibrava in tutto il suo essere con un'intensità di calore soprannaturale, che nessuna umiltà poteva nascondere e che impressionava, come tutto ciò che è raro, rivelando un'anima fuori del comune.

Chi legge le testimonianze di Vescovi e di altre personalità, che pubblichiamo nel presente Bollettino troverà che dicono tutte la stessa cosa, cioè questa cosa, sintetizzata assai bene dal Vescovo di Susa: il naturale era tutto soprannaturalizzato senza perdere nulla della sua semplicità, e il soprannaturale era naturalissimo, spontaneo come un'atmosfera familiare.

A lui la grazia si comunicò nel modo più essenziale, con uno stile spoglio di ogni ornamento superfluo: nessuna dote eccezionale di quelle che fanno colpo sugli uomini, salvo il raffinamento di tutte le doti operato dallo spirito; nessun fatto miracoloso, salvo il miracolo della grazia stessa, che invade l'anima nella misura della sua disponibilità.

Non già che la natura sia stata avara con lui: un singolare buon senso, un raro equilibrio ed una connaturata saggezza gli avevano subito fatto scoprire Colui che si cela e insieme si rivela attraverso il fluire effimero delle creature, costituendone quasi il luccichio, e lo avevano condotto assai presto al sereno distacco da ogni creatura, alla libertà interiore dov'è l'intimo e intenso gaudio di chi è in possesso, non di qualche bene, ma del Bene unico, sommo, infinito.

Una volontà tenacissima e tranquilla, senza alcun atteggiamento bellicoso, lo sostenne costantemente nel suo deciso e rapido cammino verso il Bene che aveva intuito e che sempre più gli si veniva rivelando.

Una sensibilità delicatissima gli permetteva di goderne intensamente e di esprimerlo attorno a sé in modo forte e soave insieme che lo facevano ricercare, con tratti squisiti che non si dimenticano più.

Benché uscito da una famiglia di contadini aveva un'anima naturalmente aristocratica, che il contatto con Dio andò sempre più raffinando.

Esiste infatti un'aristocrazia di modi, di sangue e di tradizioni, che non sempre è accompagnata da un'adeguata elevatezza di sentimenti, anzi, talvolta è puramente la maschera esteriore di un animo volgare; ed esiste altresì un'aristocrazia dello spirito, semplice e primitiva nelle sue espressioni, ma autentica ed elevata, ed essa si trovava sovente nelle famiglie contadine della fine dell'Ottocento.

Di essa era l'erede il Fr. Teodoreto, e in lui sotto l'influsso dell'educazione e della grazia, si era affinata, all'interno e all'esterno.

Egli fu veramente l'uomo sapiente di cui tesse l'elogio la Sacra Scrittura.

Nessuna lode rivolta ad un uomo può essere vera se non può concludere alla saggezza, alla nobiltà, alla bontà, e il Fr. Teodoreto fu « vera gloria » appunto perché eccelse in queste cose diventandone maestro.

La sua è una santità fondata sulla fede e sull'umiltà, esplicantesi nel compimento dei propri doveri.

Lo straordinario nell'ordinario, accessibile a tutte le buone volontà.

Egli è davvero il prototipo della scuola lasalliana, che non fa distinzione fra i doveri religiosi e quelli professionali, considerati tutti un'unica religione di amoroso servizio; e il maestro di coloro che devono servire Dio nel secolo, nel frastuono della vita moderna, e che si propongono di agire per la riconsacrazione di ogni cosa a Dio.

Ciò che gli è caratteristico è la serietà nell'impegno, l'altezza dei propositi, il sapore genuino della verità operata davvero nella carità, che cerca Dio in tutto e in tutto lo trova: « Tutto quello che è vero, tutto quello che è onesto, tutto quello che è giusto, tutto quello che è santo, tutto quello che rende amabile, tutto quello che fa buon nome, se qualche virtù, se qualche lode di disciplina, a queste cose pensate » ( Fil 4,8 ).

In lui il perfetto dominio di sé, così eroico ed assoluto, ha raggiunto una sicura naturalezza che non intimidisce più, ma incoraggia e attrae; la rinuncia interiore ad ogni cosa lo rende disinvolto, padrone di tutto, in un atteggiamento tutto paolino di amplissimi orizzonti: il cielo e la terra, le cose del tempo e quelle dell'eternità, tutto è vostro, voi poi di Cristo e Cristo è di Dio.

La sua profonda pietà è così semplice e spontanea, che costituisce un'attrattiva anche per i più dissipati.

La sua immensa umiltà non gli impedisce affatto di concepire disegni grandiosi e progetti audaci, né di diventare un pioniere e un precursore, né di porre mano ad opere sociali modernissime, né di guidare i suoi discepoli ad un deciso intervento nell'apostolato sociale.

Educatore durante tutta la sua vita mortale egli continua a educare dal cielo con il suo esempio e con il suo insegnamento, rivelando ai suoi discepoli il senso della vita, le vie della vita, la facilità per tutti coloro che hanno buona volontà, di giungere alla vera vita.

Ma se il Fr. Teodoreto è un caratteristico rappresentante della santità lasalliana egli è pure l'erede e il continuatore di quella scuola torinese di santità che alla fine del secolo scorso ha avuto una così straordinaria fioritura con diversi santi di prima grandezza e risonanza mondiale di opere, che danno a Torino un incontestabile primato.

Veri giganti della virtù, così diversi tra loro e nelle loro iniziative, ma che hanno tutti in comune quel senso pratico, quella tenace intraprendenza, quell'ampiezza di progetti e di vedute che sono caratteristici della gente piemontese e che l'hanno portata in tutti i campi alle più grandiose realizzazioni.

Per questo il Fr. Teodoreto è già celebrato con gioia in varie parti del mondo, dove si è diffusa l'opera sua, ma in particolare nella sua terra, fra le sue genti, che vedono in lui una delle più belle glorie.

* * *

Questo numero del Bollettino è dedicato esclusivamente al Fr. Teodoreto e all'Unione Catechisti.

Sono due argomenti inseparabili.

Non ci siamo proposti di esaurire l'argomento, ma soltanto di dire qualche cosa, continuando a svilupparlo nei numeri successivi, secondo le possibilità, e domandiamo scusa ai nostri lettori se siamo stati troppo incompleti, troppo frammentari: l'argomento è difficile e ancor troppo poco studiato.

Ad ogni modo le pagine del nostro Bollettino sono aperte a tutti i lettori che avranno qualche cosa da aggiungere e ringraziamo fin d'ora della collaborazione.

In questo numero abbiamo omesso anche le notizie di cronaca, che appariranno in ritardo nel numero successivo.

C. T.

Cardinale Arcivescovo di Torino

Il Fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane è tra le figure più amabili che la bontà del Signore mi ha fatto incontrare durante questo mio lungo servizio nella Chiesa Santa.

In realtà il buon Dio ha disseminato il mio cammino, durante i 40 anni del mio Episcopato che si chiuderanno il 27 aprile p.v; di persone apostoliche, che hanno collaborato al mio ministero e mi furono di grande edificazione con la loro vita santa.

Basti ricordare il dolce e sempre sorridente Mons. Paleari, mio Pro-Vicario Generale, e tanti tanti altri Sacerdoti e laici, zelanti operai nella mistica vigna del Signore.

Fra questi mi è sempre presente la fisionomia di Fratel Teodoreto, e me lo vedo giungere, a distanza di dieci anni dalla sua morte, che non fu una morte, ma un pio transito, una dormizione, un sonno: il sonno dell'uomo giusto, del servo buono e fedele.

Me lo vedo giungere ancora oggi, in punta di piedi, con un sorriso in permanenza sulle labbra, ma appena abbozzato, espressione viva di un'anima candida e serena, di un'anima in unione sempre con Dio, disposta a compiere in ogni istante ed in qualunque circostanza la sua santa volontà, in piena e lieta uniformità e conformità dei suoi Superiori, ed in primo luogo del suo Arcivescovo, a cui sottoponeva con docilità gioiosa ogni suo progetto di bene, ogni sua iniziativa di apostolato.

Dall'Arcivescovo non veniva mai solo, ma era sempre accompagnato dai suoi figliuoli spirituali, dai Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, che in provvidenziale incontro col decennio della santa morte del loro venerato Fondatore, celebrano in letizia di cuori il 50° dalla fondazione della loro Unione.

Coincidenza certamente non fortuita, ma predisposta dagli amabili disegni della Divina Provvidenza, che nelle manifestazioni per il 50° dei Catechisti offre motivi di particolare esaltazione del suo Servo fedele, e nel decennio del pio transito del Fondatore darà nuove ispirazioni e nuovo impulso, anche di vocazioni, a quella che fu la creatura prediletta di Fratel Teodoreto.

Ed è l'augurio più bello, e, penso, anche il più gradito, che questo vecchio Arcivescovo di Torino possa fare, partecipando con la sua larga benedizione al giubilo delle due dilette Famiglie, dei Fratelli delle Scuole Cristiane per aver dato alla Chiesa un autentico Santo, che speriamo di vedere assurgere agli onori degli Altari; e dei Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, che in Fratel Teodoreto hanno avuto un impareggiabile maestro di ogni virtù cristiana e religiosa, ma soprattutto un perfetto modello di umiltà e di modestia a tutta prova, sugli esempi del Divin Maestro Gesù, che ci esorta ad imparare da lui ad essere miti ed umili di cuore, ed una guida illuminata e sicura, sugli insegnamenti ancora e sempre del Redentore Divino, Crocifisso per la salvezza degli uomini, sotto il manto e la protezione della Madre di Dio e nostra Maria SS. Immacolata.

Torino, 11 febbraio 1964 - festa dell'Apparizione della B.V.I.

M. Card. Fossati, Arcivescovo

Vescovo Coadiutore di Torino

Mi riesce arduo riconoscere che già trascorsero dieci anni dalla santa morte di Colui che mi onorò della sua confidente familiarità in terra e per la cui glorificazione da parte della Chiesa invece ora prego con i moltissimi che ne apprezzarono lo spirito e l'eroicità della virtù.

Ma tant'è: il tempo scandisce il succedersi degli anni con ritmo immutato e non è la nostra vita convulsa e indaffarata che ritardi il suo andare.

Prima impressione e prima testimonianza questa, che il Servo di Dio non sottostava a questo affaticarsi soverchio in umane faccende e il suo fare, il suo dire, il suo stesso volto rendevano avvertito che Egli aveva scelto "meliorem partem" in unione continua con il suo Dio.

Ma non è una successione temporale d'incontri personali quella che mi preme qui sottolineare, pur costituendo per me un vanto tale consuetudine con un religioso che la fama e i costumi indicavano di santa vita.

Più marcatamente annoterò il mia primo e l'ultimo contatto con Fratel Teodoreto.

Ero alle primizie del mio Sacerdozio e fui incaricato da Lui di appurare a Vercelli certi particolari della vita del Servo di Dio Fra Leopoldo M. Musso, altra anima bella che ebbi la ventura di conoscere.

Era un santo che lavorava per un altro santo con uno zelo che rammentava e cementava l'antica amicizia, i comuni ideali, le stesse speranze, e mi torna gradito rievocare quel minuscolo contributo da me portato alla più vera conoscenza di colui che a Fratel Teodoreto fu unito con vincoli tali che non si può discorrere dell'uno e tacere dell'altro.

Questa collaborazione di un tempo ormai lontano mi rammentava Fratel Teodoreto, con riconoscenza di tanto superiore al modestissimo mio merito, quando faticosamente saliva per l'ultima volta nella mia cella, al tramonto ormai della sua lunga vita e caritativamente mi avvertiva perché ovviassi ad una delicata situazione che era pervenuta a sua conoscenza.

E fra questi estremi altri, non so dire quanti, incontri il cui oggetto per lo più era Fr. Leopoldo oppure l'Unione Catechisti del SS. Crocifisso.

Ora i due amici godono insieme la luce di quel Dio il cui amore e onore tanto zelarono in terra.

Le opere che insieme vollero non sono più un "granum sinapis" ma promettente primavera.

Questo decennale dal trapasso di Fratel Teodoreto che, direbbe Pio XI, per un'eleganza della Provvidenza, coincide con il cinquantenario della fondazione della Unione Catechisti possa favorire il raggiungimento di due scopi fervidamente auspicati dai Fratelli delle Scuole Cristiane e dai Catechisti: un progresso marcato con l'acquisizione soprattutto di nuove vocazioni nell'espansione dell'Opera che fu al centro delle sollecitudini di Fratel Teodoreto, e un passo ulteriore nella sua glorificazione da parte della Chiesa.

fr. F. Stefano Tinivella O.F.M.

L'Arcivescovo di Vercelli

Un pensiero su Fratel Teodoreto!

Ci Sarebbero tante cose da dire!

Ricordo i primi incontri con lui.

Risalgono ad oltre quaranta anni fa.

Io ero ancora vice-parroco a S. Massimo: Fratel Teodoreto mi invitava a tenere l'Adorazione in Via delle Rosine ed a dire una parola ai suoi giovani catechisti, i primi che raccolse e che trasportò poi nella Casa di Carità, ora fiorentissima.

Riconoscevo però ogni volta che era più quello che portavo via di spiritualmente edificante, che quello che davo colla mia povera parola.

Il solo vederlo, ravvicinarlo; il sentirlo parlare, mi faceva così bene allo spirito che mi sarei fermato sempre con Lui.

Era un uomo di grande fede, viveva così di fede che il soprannaturale splendeva in tutto il suo essere, anche nel Suo fisico, nel Suo sguardo sempre celestiale, nel Suo sorriso che aveva dell'angelico, nelle Sue parole sempre devotissime.

Sapeva poi trasfondere nei Suoi giovani catechisti quello spirito di vera carità che è l'essenza della vita cristiana.

Tutto sembrava naturale in Lui, anche le virtù sublimi, gli atti eroici.

Si può veramente dire che erat Deus in eo.

La migliore apologia la possono e la debbono fare i giovani da Lui formati: mi sovviene ancora qualche nome, dopo tanti anni, e so che anche oggi, diventati adulti, vivono ancora dei Suoi insegnamenti, della Sua spiritualità, dei Suoi esempi nobilissimi.

Francesco Imberti, Arciv. di Vercelli

Il Vescovo di Susa

Durante gli anni del mio ministero parrocchiale al Duomo di Torino ho avuto frequenti contatti con i Dirigenti dell'Unione Ca-techisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, contatti attraverso i quali ho avuto modo di conoscere la figura di Fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane.

Talvolta Fratel Teodoreto è anche venuto a farmi visita insieme con uno dei Dirigenti dell'Unione.

L'impressione che ho di lui è questa: viveva abitualmente raccolto alla presenza di Dio e nell'esame dei problemi, oggetto delle nostre conversazioni, traspariva non soltanto la sua prudenza, ma quella costante connaturalità fra il naturale e il soprannaturale che suscitava la sensazione di trovarsi alla presenza di un santo.

Lo vidi più volte attraversare Piazza San Giovanni e sempre si rinnovava in me lo stessa sensazione: passa un santo e un giorno si parlerà e si scriverà di lui.

Giuseppe Garneri, Vescovo

Vescovo di Biella

Una vita silenziosa, fatta di umiltà, di semplicità, di generosa dedizione - una morte serena ed edificante, che pose il sigillo ad una santità velata di modestia, piena di soavità.

Poche volte io ebbi la fortuna di incontrarlo; ma la sua cara figura mi ha lasciato in fondo all'anima una straordinaria impressione di bontà.

A vederlo, quantunque la dolcezza del suo aspetto sempre amabilmente sorridente attraesse e guadagnasse subito gli animi, non si sarebbe detto che sotto il velo di quella perseverante semplicità di sapore ingenuo si celasse tanta profonda percezione di vita spirituale, tanta acuta visione dei bisogni del suo tempo specialmente nel campo del lavoro, tanta forza di operosa volontà.

Ma proprio nella persona e nella vita di Fratel Teodoreto Iddio volle dare conferma del suo "sistema": sono senza dubbio le anime più umili e modeste quelle che preferibilmente Egli sceglie, e infonde in esse tanta luce da illuminare l'ambiente, tanta fecondità di opere da rivelarsi strumenti preziosissimi nella attuazione dei misericordiosi disegni divini.

La biografia di Fratel Teodoreto ci parla della sua ferma decisione nel rispondere alla chiamata di Dio; ci conduce attraverso ad un silenzioso e prezioso maturarsi di grandi intenti: prima con l'ardente diffusione della "Divozione" al SS. Crocifisso, che costituì senza dubbio la sorgente ispiratrice e la forza operatrice delle sue mirabili attività; poi con la formazione della Unione Catechisti, forma eccelsa e sostanziale di apostolato; poi con la creazione delle Scuole di Arti e Mestieri, tanto provvidenziali per schiere di giovani operai ed artigiani coltivati insieme nella loro formazione professionale e in quella della vita cristiana; e in fine con la creazione di un "Istituto Secolare", che precorrendo di venti anni la Costituzione Apostolica di Pio XII "Provida Mater", seppe raccogliere le anime giovanili più generose in un altissimo ideale, pronte a legarsi con voti religiosi alla vita di perfezione e di apostolato.

Benediciamo il Signore, che ad ogni ora suscita nella sua Chiesa le più svariate forme di santità, adatte alle necessità dei tempi; e veneriamo quelle anime veramente grandi che, come Fratel Teodoreto, rispondendo senza riserva alle chiamate di Dio e percorrendo con eroica fedeltà le sue vie, si fanno validi e provvidenziali strumenti per attuare i suoi mirabili disegni.

Carlo Rossi, Vescovo

Vescovo di Casale

Ebbi occasione di vedere varie volte Fratel Teodoreto in occasione di sue visite all'Arcivescovo Cardinale Gamba.

Non veniva mai solo, ma sempre accompagnato da qualche giovane dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso, perché la sua grande passione era quella.

Già allora, ma specialmente ora che penso a Lui dopo tanto flusso di tempo, credo di poterlo raffigurare in uno dei Serafini, visti da Isaia, davanti al trono di Dio.

« Ciascuno - dice il Profeta - aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con due i piedi, e con due volava ».

La faccia, sempre raccolta e modesta, di Fratel Teodoreto, parlava del suo abituale raccoglimento in Dio.

Due ali invisibili nascondevano bene il suo volto per non impedirgli mai la vista del suo Signore.

Il movente nascosto che muoveva i suoi passi verso l'Arcivescovado era la sua fiducia illimitata nell'intercessione del Servo di Dio, Frate Leopoldo, l'innamorato confidente del Crocifisso: nel nome di Lui veniva, nel nome di Lui operava, coperto dalla intercessione di Lui non si stancava mai di progredire nella realizzazione dell'Opera intrapresa.

E l'amore paterno per questa provvidenziale Istituzione - tutta rivolta all'istruzione professionale e all'educazione cristiana della gioventù - era veramente il motore che lo faceva volare dovunque fosse richiesta la sua opera per la buona riuscita.

Così vedo Fratel Teodoreto.

E in questa luce mi è caro ricordarlo e pregarlo, profondamente convinto che Egli è un vero Servo di Dio e un modello degnissimo di essere proposto ad esempio di tutti, e soprattutto dei Fratelli delle Scuole Cristiane e di quanti si sono dedicati al servizio di Dio e alla salvezza del prossimo.

Giuseppe Angrisani, Vescovo

Vescovo di Parma

Parma ha e sente, particolari motivi di riconoscenza e di ammirazione per i Fratelli delle Scuole Cristiane; e di alcuni di essi conserva un vivo ricordo ( e si direbbe un culto ) anche dopo lunghi anni dalla loro morte.

Fra questi è il Servo di Dio Fratel Teodoreto alla cui causa di Beatificazione il Vescovo, il Clero e buona parte dei migliori cittadini di Parma sono lieti di dare la loro adesione.

Anche il nostro Seminario, che ha sempre avuto come maestri e come modelli nell'insegnamento catechistico i Fratelli delle Scuole Cristiane, affretta col desiderio e colla preghiera il giorno della glorificazione di questo Servo di Dio, che continua il suo apostolato colle benemerite Opere da lui fondate e con gli esempi da lui lasciati.

Evasio Colli, Arciv. - Vescovo di Parma

Vescovo di Asti

Con tutto il cuore mi auguro che la fama di santità, nella quale trascorse la vita operosa del Fratel Teodoreto, e che circondò il letto delle sue sofferenze e del suo sereno, luminoso trapasso, cresca sempre più, nel ricordo riconoscente di tante anime, che ebbero la gioia e il privilegio di avvicinarlo e di sentirsi irradiate dallo splendore delle sue virtù e riscaldate dal calore della sua carità.

Per quello che noi, poveri e piccoli uomini, possiamo intuire e giudicare di quel fatto misterioso e soprannaturale, che è la santità, cioè l'eccezionale fiorire della grazia divina in un'anima umana, tutti i segni e tutte le impronte della santità si ritrovano in Fratel Teodoreto, che fu veramente un Religioso esemplare e un eminente Educatore.

Unione incessante con Dio e zelo per la salvezza delle anime furono le impronte caratteristiche della sua vita; e sono i segni inconfondibili della genuina, autentica santità.

Come Vescovo di questa vetusta e insigne Diocesi, che ha dato alla Chiesa tante e illustri figure di Missionari, di Apostoli e di Santi, non posso che compiacermi di questa rinnovata tradizione di santità cristiana e affrettare col più fervido desiderio l'ora della suprema glorificazione di Fratel Teodoreto, se così piacerà al Signore e se tale sarà il giudizio della Chiesa, Madre sempre feconda di Santi e giudice infallibile della santità.

Sarà un nuovo e luminoso titolo di gloria per la grande e benemerita Famiglia Religiosa dei Fratelli delle Scuole Cristiane; sarà un nuovo e valido titolo di compiacenza per la Diocesi di Asti, i cui figli, Sacerdoti e fedeli, si sentiranno spronati da un altro Figlio di questa terra a camminare generosamente per le vie della coerenza e della testimonianza cristiana.

Assieme ai Santi Astigiani, già pervenuti agli onori degli altari, affido all'anima bella di Fratel Teodoreto, che vive nella luce eterna di Dio, le mie ansie e i miei desideri di Pastore di anime per un rinnovamento spirituale profondo e fecondo, che risponda in pieno ai desideri e ai bisogni della Chiesa e del mondo.

Giacomo Cannonero, Vescovo

Il Vescovo di Oppido Mamertina

Sono veramente lieto che l'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria Immacolata si appresti a ricordare il decennio del pio transito di Fratel Teodoreto, e, nel contempo, celebrare degnamente i 50 anni della Fondazione dell'Unione Catechisti.

Se avessi tempo potrei diffusamente ricordare l'inizio della pia Unione e soprattutto il carattere di apostolato impressole da Fratel Teodoreto.

È stato veramente un antesignano dell'apostolato dei laici, studiato largamente dal Concilio Ecumenico Vaticano II e sancito dalla relativa Costituzione.

Sia per l'altissimo scopo cui mirava, sia per il metodo culturale di espansione e di formazione nei giovani allievi, Fratel Teodoreto ben merita il titolo di antesignano del Movimento stesso:

a) mirare ai centri parrocchiali più bisognosi, più periferici della città;

b) provvedere buoni e semplici giovani catechisti, ricchi di sapienza divina e di fede nella parola di Dio;

c) presentarli a detti centri nell'orario quasi sempre serotino delle adunanze, quindi in orario più difficoltoso e più penoso per gli insegnanti;

d) insegnare soprattutto con il buon esempio non soltanto di parole ma di fatti; il giovane catechista è di per se stesso un esempio di cristiano modello e di sacrificio per il servizio del Signore;

e ) sentirsi più onorati nel fare catechismo, che onorandi da parte degli allievi o dei Parroci stessi.

Mi sembra che queste caratteristiche siano proprio oggi le più valide per l'apostolato dei laici.

Augurando sempre maggior sviluppo e maggior campo di azione alla pia Unione, a ricordo e a benedizione del suo Fondatore, ossequio e benedico quanti vollero continuare l'opera del Servo di Dio, Fratel Teodoreto.

Maurizio Raspini, Vescovo

Il Superiore Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane

Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente il Servo dì Dio Fratel Teodoreto e di sentirlo parlare più d'una volta ai Secondi Novizi di Roma: e provai ogni volta l'impressione chiara di trovarmi in presenza di un'anima veramente tutta di Dio.

Mi trovai pure presente a Vinchio quando, alcuni anni addietro, si inaugurò un ricordo marmoreo sulla sua casa natale.

È quindi ben volentieri che mi valgo di questa occasione per esprimere e la mia profonda venerazione per Lui e la mia ammirazione per l'Opera che il Signore gli ispirò di fondare, onde amplificare l'attività lasalliana a servizio dei fanciulli poveri.

Il Fr. Teodoreto meditò profondamente il suo Fondatore, si penetrò del suo spirito e ricevette da Dio la missione di organizzare un'Istituzione destinata a completare il pensiero del suo Padre.

Sin dai primi anni della sua missione educatrice, egli sognava un'associazione di giovani che unissero, al desiderio della loro santificazione personale, l'anelito di dedicarsi ad attività apostoliche.

L'opera di san Benedetto Giuseppe Labre, fondata a Parigi dal ven. Fr. Exupérien, gli parve una formula eccellente e concepì l'idea d'una realizzazione analoga a Torino.

Durante sei anni il nostro Confratello meditò, pregò, sofferse, attendendo un segno della Provvidenza.

Fu un pio converso francescano, favorito di grazie mistiche, Fra Leopoldo M. Musso, che lo incoraggiò, assicurandolo che il Signore gli avrebbe dato tutti gli aiuti necessari, se avesse invogliato i membri della sua Associazione a praticare la devozione alle Cinque Piaghe.

Sorretto da tale promessa, il Fr. Teodoreto cominciò a raggruppare anime generose; insieme stabilirono un Regolamento e fissarono a poco a poco le Costituzioni della loro Associazione.

Così nacque l'Unione dei Catechisti del SS.mo Crocifisso e di Maria Immacolata, divenuta poi un vero Istituto secolare, poiché comporta per i membri che lo sollecitano, remissione dei voti di religione.

Gli Arcivescovi di Torino e di Tarragona hanno approvato le Regole, e l'Unione venne affiliata all'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane dall'On.mo Fratel Junien Victor, nel 1938.

Questa è la storia nota a tutti gli Amici dell'Unione, ma ci pare così bella nella sua semplicità, che fa godimento vero per il cuore richiamarla qui nelle sue fasi salienti.

L'erezione canonica risale al maggio 1914, e noi ne festeggiamo quindi le Nozze d'Oro.

L'Opera si sente oggi piena di vitalità e desidera che il duplice anniversario segni un nuovo passo nel proprio sviluppo.

In questi ultimi anni, le fondazioni di Barcellona e di Tarragona in Spagna, e alcuni inizi pieni di promesse nell'America Latina, lasciano sperare che il pensiero tanto soprannaturale del Fr. Teodoreto verrai a godere di un'espansione universale e porgerà ovunque fraterno aiuto ai Figli di san Giovanni Battista de La Salle.

Difatti, c'è da augurarsi che, nella loro missione educatrice, sempre più esigente, i Fratelli possano contare sui Catechisti per averne aiuto onde adempiere, presso la gioventù, le funzioni che la loro vita religiosa e comunitaria rende loro difficile realizzare: corsi tecnici, corsi serali, colonie di vacanza, ecc.

L'Unione aiuterebbe soprattutto a preparare dei collaboratori laici, formati ad una intensa vita spirituale, per quei compiti di magistero che la penuria delle vocazioni religiose insegnanti rende così necessari.

Quanto sarebbe dunque desiderabile che in ogni Distretto, e se possibile in ogni Casa, un Fratello venisse addetto alla propagazione di quest'Opera così profondamente "Lasalliana" e che nuovi Centri di Catechisti avessero a sorgere dovunque.

L'augurio mio conclusivo, quello che da anni vibra nel mio cuore, lo esprimerò così: Possano le Feste anniversarie del Maggio 1964 essere occasione di moltiplicare le nostre preghiere ed i nostri sforzi, così da donare all'Opera del Fratel Teodoreto una rinnovata fiducia nella efficacia della formula che il Signore gli ispirò e che, in Torino principalmente, ha già avuto una mirabile attuazione, tanto nel Gruppo così fervido dei Catechisti Congregati, quanto nelle opere da essi sostenute: scuole catechistiche, Messa dei poveri, e soprattutto quella imponente "Casa di Carità" dalla quale escono ogni anno folte schiere di maestranze tecnicamente e religiosamente preparate ad assolvere compiti oggi di tanta importanza per l'avvenire della civiltà cristiana.

Fr. Nicet Joseph, Sup. Gen.

L'Assistente Generale dei F.S.C. per l'Italia, Libia ed Eritrea

L'« Assistenza » dell'Italia lasalliana non fu, soprattutto in questo ultimo settennio, un festino di nozze.

Ebbe qualche guaio grosso.

Ma sarebbe ingiusto lasciarsi avvolgere da queste zone d'ombra, sino al punto di non vedere più la tanta e tanta luce che ne illumina l'orizzonte.

Oltre alle splendide Opere Educative, che non tento neppure di enumerare, scaglionate veramente "dall'Alpi al Lilibeo" ; oltre le belle anime di religiosi zelanti che le sostengono - cose comuni, più o meno, a tutte le regioni dell'Istituto - vi sono alcune altre iniziative singolari, quanto mai nobili, di primato assoluto e incontestato.

Penso all'avvio e al movimento impresso nell'Istituto agli studi lasalliani moderni dalla Rivista Lasalliana, fondata dal compianto Fratel Goffredo nel 1934; penso alla rivista catechistica Sussidi, la prima nata nell'Istituto ( coetanea al "De La Salle Catechist" degli Stati Uniti ) ad opera dell'inesauribile Fratel Afrodisio e all'imponente azione propagandistica che ne conseguì con sommo vantaggio della Catechesi italiana, per la generosa libera fatica, aggiunta al peso del comune lavoro, d'un tolto drappello di Lasalliani dei due Distretti.

Ma oggi penso soprattutto all'Unione di Gesù Crocifisso e di Maria Santissima Immacolata e all'Istituto Secolare che ne risultò, per opera del Servo di Dio Fratel Teodoreto: doppio dono invero cospicuo della Provvidenza!

Intanto fu già un gran dono il Fratel Teodoreto stesso, venuto ad aggiungersi a quegli altri eminenti religiosi che, nella provincia romana, risposero ai nomi di Fr. Leone di Gesù, Luigi Gonzaga, Sebastiano Aniceto; in quella torinese, Fratel Enrico di Gesù, Fratel Amedeo per ricordarne solo alcuni fra i più noti, perché ne venne scritta una biografia a parte.

Fratel Teodoreto però è il solo, per ora, di cui si sia iniziata la causa di Beatificazione e Canonizzazione.

Ed è anche il solo Fratello che abbia dato origine ad una nuova Congregazione religiosa già approvata e che dal nativo Piemonte si va ora diffondendo in terra di Spagna e dell'America Latina.

Fra tutte le glorie qui sopra accennate dell'« Assistenza » italiana, quelle di Fratel Teodoreto e della sua Unione sono senza dubbio le più fulgide, non perché cade ora un decennio e un cinquantesimo a metterle in rilievo, ma perché si presentano sotto l'insegna più d'ogni altra sublime, l'insegna della santità raggiunta e della santificazione in cammino.

Fr. Leone Di Maria

Il Visitatore Provinciale del distretto torinese

Fr. Teodoreto si è inserito nella mia vita fin dal lontano 1915 quando a Biella, presso l'Istituto La Mormora, si ebbero le prime iscrizioni all'Unione.

Io volli essere zelatore: ero un bimbo di nove anni e diffusi tra parenti e conoscenti la Divozione alle cinque Piaghe.

Ricevetti la bella pagellina con l'immagine del Crocifisso a colori e la firma del Fr. Teodoreto.

Incontrai poi il santo religioso come confratello a Santa Pelagia prima e più tardi al Collegio San Giuseppe: ricordo la sua vita esemplare, la sua pietà, l'equilibrio del suo spirito immerso in Dio, abbandonato in Lui.

Ma gli incontri più preziosi sono stati quelli degli esercizi spirituali annuali e soprattutto del "mese ignaziano".

Durante i ritiri di ogni anno, finché poté farlo, Fr. Teodoreto parlò ai Fratelli della nostra Provincia religiosa chiedendo collaborazione per l'Unione.

Il Signore ha permesso, per la sua virtù, la terribile prova della incomprensione tra i suoi.

Carità, zelo, umiltà e docilità rifulsero in lui, per questa prova dolorosissima, in modo esimio.

I pochi anni trascorsi dalla sua morte ci mostrano l'opera sua in graduale, continuo sviluppo nel mondo lasalliano; mentre altre Associazioni che furono ostentatamente tenute estranee al suo influsso, sono decadute miseramente, o vivono faticosamente l'idea apostolica o si appoggiano ad altre iniziative soprannaturali, estranee al mondo lasalliano.

Oggi, un impegno più serio in varie direzioni fa sperare che il "Messaggio del Fr. Teodoreto" stia per essere accolto anche "dai suoi Fratelli".

1930. Ritiro di un mese, guidato dal Fr. Teodoreto alla "Villa Superiore" divenuta oggi "Casa di ritiro Fr. Teodoreto".

Il mese ignaziano caratterizza la nostra vita lasalliana posto come è a preparazione della professione perpetua.

Fr. Teodoreto lo presiedeva ogni volta con rinnovato fervore e con generosa dedizione.

Sacra Scrittura e ascetica lasalliana erano le fondamenta sulle quali costruiva le sue istruzioni ricche di dottrina anche se prive di doti oratorie brillanti.

Era sempre pronto a ricevere in particolare colloquio chi desiderava da lui consiglio e conforto.

Dava grande rilievo alla meditazione e insisteva sulla pratica dell'umiltà.

Volentieri mi aiutò nella formulazione dei propositi e accettò di controfirmarli.

Quanti sacrifici e quante preghiere richiese per molti anni il "Mese" al Fr. Teodoreto.

E non se ne servì mai per esaltare se stesso e la sua "Unione".

Ne parlava, ma non come di una sua creatura; era l'opera del Crocifisso, l'opera di Dio.

Cinque anni fa, la nostra Provincia ha traslato la salma di Fr. Teodoreto dalla tomba dei Fratelli nel Camposanto di Torino alla Casa di Carità dell'Unione Catechisti.

Fui io a consegnare ufficialmente le spoglie preziose, a permettere la traslazione: e non senza qualche pena interiore.

Ma chi ha vissuto quel giorno, non può dimenticare le tappe commoventi: le esequie cantate da S. Em. il Cardinale Arcivescovo, la presenza del Rettore Maggiore dei Salesiani, la partecipazione ufficiale del Comune di Torino e delle Autorità, il discorso del Prof. Teol. Can. Vaudagnotti, il passaggio nelle Case dei Fratelli, le funzioni alla Casa di Carità.

Poco tempo dopo si ebbe la posa della lapide al paese natio; e in tale circostanza volle essere presente il nostro Superiore Generale a convalidare così le raccomandazioni pressanti a noi rivolte dai Superiori per la diffusione dell'opera del Servo di Dio.

Oggi, ancora, Fr. Teodoreto ci chiama intorno a se per dire a tutti noi le parole del fervore e della generosità.

Gli promettiamo di ascoltarle.

Fr. Alfredo

Sindaco di Torino

Scrivo di Fratel Teodoreto avendo ancora negli occhi la sua sorridente figura quale mi apparve nel lontano 1922 nella Scuola serale di via delle Rosine.

Ero studente del secondo corso di ingegneria ed avevo diciotto anni.

Per un caso, fortunatissimo, mi aveva invitato l'ing. Richieri a sostituire un insegnante di matematica e, fisica ammalato.

Fratel Teodoreto mi accolse con la affabilità che era fra le sue qualità quella più palese e mi … provò.

Ricordo che rimase nel breve corridoio che portava alla mia aula per … esaminarmi.

Mi promosse! ed è la più bella promozione che ho ottenuto nella mia ormai lunga vita di allievo e di insegnante.

Penso ora, quasi con rossore, all'audacia con cui affrontai la situazione, ma ero giovane ed a Fratel Teodoreto piacevano i giovani.

Da allora, per più di trent'anni, insegnai nelle scuole serali operaie e se ho tatto un po' di bene lo devo a Fratel Teodoreto che ebbe il coraggio e la bontà di accogliermi fra i suoi insegnanti.

Fare il bene e farlo fare credo sia stata l'impresa di Fratel Teodoreto; io ne sono testimonio.

G. C. Anselmetti

L'avv. Amedeo Peyron

Fratel Teodoreto era Uomo di una statura morale del tutto fuori del comune e sotto il manto di una modestia d'eccezione e di umiltà profonda, nascondeva la tempra del lottatore per la gloria di Dio e dell'uomo che sa di che cosa il mondo ha bisogno.

Lo conobbi fin da quando ero un ragazzo e fui colpito dal Suo candore e dalla Sua semplicità, lo frequentai da uomo maturo e fui conquistato dalla sicurezza dei Suoi giudizi, dalla Sua fiducia completa nella Provvidenza di Dio.

Molti, sapendolo uomo "dai tetti in su" gli chiedevano consigli quasi che Egli conoscesse il futuro e potesse così prevederlo e predirlo.

Egli capiva le intenzioni dell'interlocutore e con tutta semplicità ( non si impancava mai a profeta od a persona "che la sa lunga" ), rispondeva pacatamente, caldeggiando fiducia in Dio e suggerendo, come verosimilmente adatte, le soluzioni che con umiltà proponeva.

Nella castigatezza dei costumi era severo ed assoluto, nel compatimento per le umane miserie, indulgente e misericordioso.

Soprattutto l'avvenire della gioventù operaia lo preoccupava e lo sospingeva in opere di istruzione professionale che potevano avere del temerario.

Quando seppi che era morente, corsi al Suo capezzale e stetti a lungo accanto al Suo letto, desideroso di rappresentare, anche se indegnamente, in quel supremo momento, nella mia qualità di Sindaco di Torino, tutta quella innumerevole schiera di concittadini da Lui beneficati con l'opera, con l'aiuto, con l'istruzione, con l'esempio; onde Egli la sentisse vicina questa moltitudine nell'estremo trapasso, a testimoniargli affetto, gratitudine e quasi sostegno morale nell'ultima lotta.

Non ne aveva bisogno, lo sapevamo, ma che cosa si poteva fare in quegli istanti supremi se non pregare per Lui e con Lui, e dire a Dio, da modesti, inutili, ma consapevoli testimoni: prendilo nella Tua gloria, perché ci ha fatto tanto bene!

Amedeo Peyron

Il Segretario Generale della P.U. dei Cooperatori Salesiani

Le prime impressioni di Fratel Teodoreto le ebbi proprio quarant'anni fa, quando attendevo ai giovani di Azione Cattolica del nostro Oratorio S. Paolo qui in Torino.

E solo di riflesso. Da giovani effettivi che erano anche Catechisti dell'Unione del SS. Crocifisso.

Giovani esemplari per pietà e spirito di apostolato, che vivevano nel fascino della spiritualità del loro Maestro, ne parlavano con trasporto di venerazione, ed ogni sua parola l'avevano come un oracolo.

La loro formazione soda, fervorosa e, nello stesso tempo, tanto socievole, me lo rifletteva in un alone di santità.

L'ultima impressione è di alcuni mesi prima del suo transito.

Forse i cari Catechisti ne hanno la data precisa nelle loro cronache.

Concludevo una giornata di ritiro nella Casa di Carità Arti e Mestieri; ed Egli era là in cappella, coi Catechisti, nell'ultimo banco, presso la porta.

Mi pare ancora di vederlo!

L'umile, soave atteggiamento alla presenza di Gesù Sacramentato, mi faceva sentire: "Un'anima tutta di Dio, in abituale unione con Dio, nella gioia dell'intimità con Dio e continuamente a disposizione di Dio, in semplicità, docilità, dedizione totale e dolcissima.

Traspariva dalla sua pietà l'armonia interiore della sua perfezione religiosa; e così amabilmente, da dar l'impressione dell'unione con Dio fatta seconda natura.

"Questa naturalezza di vivere, ora per ora, fra le vicende dei tempi, senza complessi e, all'apparenza, senza sforzo, l'unione filiale con Dio, anche in tutte le esigenze della divozione a Gesù Crocifisso, io penso sia il segreto del fascino della sua spiritualità e del suo apostolato.

"Fratel Teodoreto era una di quelle grandi anime che, quando si accostano una volta, conquistano per tutta la vita.

Conquistano all'apostolato ed alla santità".

Sac. Guido Favini