Impegno della Scuola Cristiana nel servizio della Chiesa

B163-A9

È entrato ormai nel nostro linguaggio comune e, molto spesso, nella coscienza ed esperienza di molti, l'affermazione che il mondo d'oggi è tutto terra di missione.

Missione, missionario, sono termini ricorrenti e presenti persino nell'usurpazione di movimenti ideologici, politici, economici …

Per rimanere nell'interpretazione tradizionale, evangelica del termine, si sa, per definizione, che il missionario è colui che entra in contatto con un mondo estraneo o dimentico del messaggio cristiano.

Il missionario ha la coscienza dì appartenere ad una comunità che ha compiti ben precisi, definiti; ed ancora, ha la coscienza di appartenere ad una comunità sempre a servizio di qualcuno che gli è confidato, con la preoccupazione di restare libero abbastanza per potersi occupare a fondo del suo lavoro, escludendo e recidendo tentazioni e  sollecitazioni che potrebbero determinare riposi, evasioni, mutamenti di interessi e di applicazione.

Praticamente si tratta di esser disposti ad affrontare confitti inevitabili e dolorosi con ambienti che prospettano metodi e tecniche non conformi ad un lavoro programmato; con un mondo affamato di uomini preparati e decisi, pronto a trascinarli, "a fin di bene", fuori o ai margini del proprio campo di lavoro, indebolendone così l'efficacia, frazionandone la continuità, fiaccandone la vitalità.

Si tratta anche a volte, di mortificare persino insorgenti nuovi interessi culturali, validi in sé, ma divergenti.

La scuola è tutto questo: opera missionaria, perché la società ha perduto il senso del divino, il valore religioso della vita; perché la società sta svuotandosi di Dio, o nel tentativo empio di sfrattarlo dalle coscienze come un nemico, o nella comoda ed iniqua persuasione di non averne bisogno; scuola, opera offerta esclusiva di servizio in un settore ben determinato, benché vastissimo.

La scuola cristiana è la sublimazione, la consacrazione di questi principi, dal momento che nella Chiesa il ministero scolastico si configura come una vocazione divina.

Non pare inutile osservare che per scuola non s'intende solo l'attività che si svolge in un'aula scolastica, né si vuole escludere che la scuola cristiana si articoli nelle forme parascolastiche che vengono a costituire un naturale corollario, un completamento e perfezionamento del lavoro che si attua davanti la lavagna.

Giacché ideale di ogni scuola è mirare alla formazione integrale dei giovani; e secondo la tradizione educativa cristiana non è pensabile una scuola che non si preoccupi di seguire e di accompagnare, con opportune istituzioni di perseveranza, gli alunni oltre il cancello dell'istituto scolastico.

Nessuna scuola esaurisce entro quell'ambito il proprio compito, poiché la missione scolastica divarica i suoi ideali sul futuro dell'uomo che non ha mai raggiunto la perfezione.

È appunto in questa direzione che si esplicherà l'aspetto più originale dell'opera del Fr. Teodoreto; egli rinnovò, in una salda coordinazione, la tradizione viva delle scuole serali e festive per adulti, fiorenti presso gli istituti della sua Congregazione; e si è visto fiorire fra le mani una nuova Istituzione che si inserisce vitalmente nel campo dell'educazione cristiana con caratteri di attualità e di testimonianza di apostolato propri, nel contesto di un aggiornamento di metodi e premure richiesti dalle odierne comunità cittadine industriali.

L'aver Egli saputo dare nuovo impulso a forme di istruzione ed educazione per lo più neglette, è un altissimo titolo di onore che lo pone fra i più pensosi e lungimiranti organizzatori del momento storico che viviamo.

Soprattutto se si tiene presente che la spinta all'opera sua veniva impressa precisamente dalla sua fede e dalla convinzione che le necessità di una società immersa nel frastuono delle macchine sono di natura spirituale ancora prima, od insieme, di quella tecnica.

Per rispondere ora alla domanda che può sorgere intorno al concetto proprio della Chiesa circa la scuola, come opera di impegno apostolico e come strumento di apostolato di cui la Chiesa stessa si avvale per rispondere al mandato ricevuto del divin Maestro, possiamo raccogliere una sia pur affrettata antologia, di passi desunti, oltre che dai documenti fondamentali ( Encicliche ), da innumerevoli allocuzioni, specie del regnante Paolo VI.

Mai come oggi, anzi, appare viva, premurosa, ansiosa l'attenzione e la sollecitudine della Chiesa verso il settore scolastico.

La Chiesa ha sempre considerato la scuola come un dovere integrante della sua missione per il mandato che le viene da Cristo.

Sta la testimonianza della plurisecolare opera della Chiesa intenta alla fondazione di istituti scolastici d'ogni ordine e grado, delle realizzazioni d'ogni genere storicamente consolidate; azione che non solo si può e si deve riconoscere d'avanguardia, ma che per mole e prestigio ha svolto una funzione di insostituibile efficacia e di incomparabile valore nel campo del sapere e del progresso.

Come sarebbe pensabile, infatti, il patrimonio culturale dell'attuale civiltà senza l'apporto e la presenza della Chiesa nella dialettica delle idee, senza il suo magistero?

Si può agevolmente registrare un ininterrotto lavoro volto all'elevazione dell'uomo, terreno e spirituale, che neppure gli ancora diffusi e sempre rimasticati pregiudizi illiberali han potuto sminuire.

La Chiesa è stata, ed è tuttora, maestra per l'altezza e la fecondità dei suoi principi educativi, per la sua tradizione, per la bontà dei suoi risultati, per la generosità e la lungimiranza con cui uomini e donne vi hanno consacrato e vi consacrano la loro vita come a loro unica e suprema missione, nella difesa dei diritti fondamentali della famiglia in rapporto alla formazione intellettuale e morale dei figli, nella libertà superiore di coscienza, nelle società civili e democratiche; e nella rivendicazione estremamente energica di tali diritti là ove essi minacciano di essere misconosciuti o conculcati.

Detto questo si è implicitamente evidenziato qual sia la portata ed il significato di "impegno" della scuola cristiana, scuola come missione; scuola come collaborazione e come diretta chiamata in causa al compito apostolico; scuola come "opus perfectum" che è la formazione integrale dei giovani; scuola come attuazione del mandato di Cristo: "Euntes, docete", in una dedizione totale che effonde e gioca senza riserve, talenti di intelligenza, di tatto, di metodo, e che trae dalla così vera e così sublime concezione della vita, che viene dal Vangelo, la sua forza ispiratrice ed il suo ideale da cui prende impulso decisivo.

Una scuola che, in un mondo in piena evoluzione, in cui le strutture più radicate sono rimesse in questione, sia in grado, per conoscenza aggiornata dei problemi della famiglia e della gioventù, di aiutare le famiglie a divenire cellule viventi di una radiante comunità cristiana, e la gioventù a conoscere il destino totale dell'uomo, vivendo intensamente ed apertamente professando la vocazione di creatura chiamata a svolgere un compito gioioso di consacrazione a Dio mediante una testimonianza, interiore, di fedeltà ed esteriore di feconda partecipazione a tutto il lavoro per l'avvento del regno di Dio, per l'edificazione del corpo di Cristo.

Scuola, insomma che ha una funzione strumentale per servire gli interessi di Dio.

Finalizzare a Dio.

Questo si attende la Chiesa dalla scuola cristiana.

Scuola missionaria.

È assillo della Chiesa denunciare la laicizzazione della vita, la dissacrazione dei talenti profusi nell'uomo per il raggiungimento del suo fine ultramondano, la confusione determinata dalla sproporzione sempre più pericolosa tra le esigenze di un vistoso progresso scientifico e tecnico della città terrena e le istanze, sempre più neglette, di una formazione umana superiore con conseguente declino e ripiegamento della dimensione soprannaturale verso le insidiose posizioni di un umanismo materialistico, contento, ottusamente gaudioso nella sua breve aiuola terrestre.

È il grande momento, questo, per la scuola cristiana, di rispondere con tutte le forze di intelligenza, di tatto, di metodo, al richiamo ed alle attese della Chiesa.

La scuola cristiana, che rappresenta una vocazione alla missione di insegnamento conferita alla Chiesa, possiede e propone una ricca energia spirituale che consiste nel crescere alla luce di un'idea, di una coerenza e vivacità di ideali ed è quindi in grado di abbracciare l'intero panorama della gioventù che si affaccia alla vita carica di incognite; è preparata alla magnifica funzione di mediatrice del sapere, di formatrice di uomini nuovi: può incidere in modo determinante l'avvenire del mondo.

Oggi la scuola cristiana deve esser pari alla sua missione, ai suoi propositi, ai suoi ideali, alla sua storia, poiché è una storia gloriosa; alle sue speranze, perché sono speranze magnifiche e veramente degne di essere coltivate.

Soprattutto oggi, che viene chiarendosi ed imponendosi, in termini categorici, una visione sempre più partecipata ed ampia del lavoro apostolico, non più come "vigna del Signore" riservata al clero, ma aperto ed offerto a tutto il laicato, al "regale sacerdozio" di cui parla Pietro, la scuola scopre un nuovo avvaloramento del suo specifico compito trasferito dalla cattedra delle umane discipline a quella stessa del magistero divino.

Il laico, da buon ascoltatore, si è risvegliato, con la cultura moderna, ad una sua vocazione, associato al ministero di salvezza, a confortare il clero divenuto scarso, non solo, ma ad offrire un insostituibile apporto di genialità nello scoprire le vie nuove in cui far correre il messaggio di Cristo.

Si sa. La scuola è sinonimo di lavoro silenzioso, oscuro, tenace, che appare monotono ed a volte è ingrato.

Ma quando è impegno, cioè quando è atto di amore, di speranza, quando è atto di religione, diventa un atto creativo che l'avvicina a quello di Dio; atto che accomuna la scuola, il maestro nella sua azione solitaria e misteriosa, a quella evangelizzazione a cui Dio chiama tutti coloro che sentono il cuore bruciare lungo la via in compagnia di Gesù risorto.

È venuto il momento di incoraggiare, proteggere, favorire e soprattutto idealizzare la vocazione scolastica; gli Insegnanti devono ridare a se stessi più sicura coscienza della eccellenza della loro elezione e devono ricercare e trovare nell'esercizio paziente e sapiente della fatica scolastica l'ascesi più nobile ed incisiva della loro personale perfezione.

Si può dare alla parola vocazione il suo più alto ed autentico significato quando l'attribuiamo all'insegnamento; è Dio che chiama ed invita a farsi maestri dei propri fratelli; di essi ha bisogno la Chiesa.

Non si vuole concludere questa antologia senza richiamare due temi di straordinaria importanza ed attualità affidati al lavoro attento e fervido della scuola cristiana in particolare.

a) La scuola e la scelta vocazionale.

La scuola oggi tende a spianare certe rughe sussiegose ed arcigne per inserirsi con sempre maggior efficacia nello sviluppo storico e personale dell'alunno affine di orientarlo a quelle scelte supreme in una lucida chiaroveggenza e generosa disponibilità quali solo i giovani posseggono intatte.

La scuola deve aiutare i giovani ad individuare, tra tutte le voci che risuonano intorno, frastornandoli od incantandoli, quella che ha un accento singolarissimo, misterioso ed inconfondibile, grave e soave insieme mite e potente, che risuona dentro con un "vieni e seguimi".

Il maestro, la scuola, insieme alla famiglia, che è chiamata ad immergere nella luce della fede tutte le manifestazioni della vita, accoglierà con fervore l'appello di S. S. Paolo VI, che ha recentemente istituito la "Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni".

La scuola cristiana è chiamata a diffondere quel "sensus Christi" in cui fioriscono le vocazioni elette; deve concorrere a creare quella mentalità e sensibilità d'ambiente in cui trova spontanea germinazione, aiuto e conforto la scelta dell' "optimam partem".

La invocata mobilitazione universale degli spiriti troverà la scuola cristiana, com'è naturale, in pieno assetto di iniziative, non tralasciando di mostrare la più alta stima verso le persone che consacrano interamente la loro vita alla propria santificazione, agli interessi spirituali dell'umanità, alla gloria di Dio; difendendo e coltivando i primi preziosissimi indizi di una chiamata divina con trepida vigilanza; e, soprattutto, come primissimo dovere, pregando, secondo il precetto del Signore: "La messe è molta, gli operai sono pochi. Pregate dunque il Padrone delle messi, perché mandi operai nella sua messe".

b) La scuola e la società odierna.

La scuola cristiana deve integrare l'insegnamento della Religione con elementi della dottrina sociale cristiana.

L'opportunità che i programmi di religione comprendano anche i principi della dottrina sociale è fatta rilevare da parecchi anni, ed ultimamente, con l'autorità di un richiamo nella " Mater et Magistra ", nella quale, riaffermato che "la dottrina sociale cristiana è parte integrante della concezione cristiana della vita", si esorta "ad estenderne l'insegnamento con corsi ordinar! ed in forma sistematica a tutti i seminar! e a tutte le scuole cattoliche di ogni grado".

A modo di commento e di conclusione, piace riferire alcuni rilievi del Santo Padre in occasione del Pellegrinaggio Fiat.

Il Papa dei lavoratori, nella venerata ed affabilissima allocuzione, dopo aver esaltato l'amabile ed alta santità di Colui che ha prodigiosamente compiuto nell'umiltà e nella fedeltà il disegno provvidenziale di proteggere Cristo nelle condizioni, nelle avventure, nelle difficoltà storiche del suo tempo, si rivolge direttamente alle scelte personali dei lavoratori delegando a loro la funzione di difendere e di curare gli interessi di Cristo nella società contemporanea; di essere i tutori ed i testimoni, gli apostoli di Gesù "nella vita sociale e nel mondo del lavoro".

Questo è, in ultima analisi, il compito assegnato alla formazione sociale cristiana dei lavoratori.

E tale "delega" campeggi, a maggior ragione, sul vessillo della scuola cristiana, affinché le nuove generazioni siano educate nella loro volontà di restaurazione e di partecipazione, senza diserzioni, del mondo moderno, il quale o sarà rigenerato e pervaso dallo spirito di Cristo, o sarà tormentato dal suo stesso progresso fino alle peggiori conseguenze di conflitti, di follie, di tirannie e di rovine.

Cristo oggi ha bisogno, come già nella sua infanzia evangelica, di essere portato, protetto, alimentato, promosso in un mondo che sta agitandosi, senza trovar posa, "in su le piume" delle sue inebbrianti conquiste.

Impegno totale, dunque, fervido e proteso della scuola cristiana per il trionfo della pace di Cristo risorto, perché qualunque altra pace, che da troppe parti si vuole imporre, è solo quella dei cimiteri.

Fr. Contardo Girino, F.S.C.


Nota - Si sono tenuti presenti i seguenti riferimenti:

1) « La libertà della scuola secondo il magistero ecclesiastico » di Mons, D. Staffa - Roma 1962.

2) In particolare, le allocuzioni di SS. Paolo VI: ai seminaristi in Roma ( 4-11-'63 ); al Collegio S. Carlo di Milano ( 11-2-'64 ); al pellegrinaggio Fiat ( 19-3-'64 ); all'A.I.M.C. ( 21-3-'64 ).