La croce è la nostra gloria

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« Scandalo per i Giudei, stoltezza per i Pagani », così San Paolo qualificava il Crocifisso.

Non molto è cambiato dai tempi dell'Apostolo.

Se il mondo ai nostri giorni si dice in gran parte cristiano, questo avviene perché non è di moda dirsi pagani.

Ma che i motivi ispiratori del gran mondo di oggi siano molto diversi da quelli greco-romani del primo secolo dopo Cristo, abbiamo materia per dubitare.

Molti Greci e Romani non credevano agli dei: li accettavano perché così erano stati educati a fare, ma le pratiche religiose raramente esprimevano un'autentica vita religiosa.

Se la religione pagana avesse chiesto autoritativamente dei sacrifici penosi, la sua crisi sarebbe stata rapida e grave.

Ma il paganesimo era facilmente adattabile alle misure della massa.

Oggi il Cristianesimo è in una condizione simile dal punto di vista soggettivo, e molto diversa da quello oggettivo.

Dal punto di vista soggettivo, ossia dei fedeli, superficialità e scetticismo sono la caratteristica del gran numero.

Finché il Cristianesimo non impone severamente la scelta, molti lo indossano con la stessa noncuranza con cui portano il soprabito.

È il caso dei ragazzetti fino ai 14 anni, i quali non hanno gran difficoltà a frequentare la Chiesa e l'Azione Cattolica.

È il caso di altri già più avanti negli anni a cui la coscienza non ha il tempo di chiedere nulla.

Per il gran numero un bei giorno il Cristianesimo si presenta con esigenze nette e con accuse precise.

È allora la crisi generale e profonda, come generale e profondo è il vuoto che la parola di Cristo rivela.

La parola è comunicazione, rivelazione: essa è il richiamo a una realtà nascosta, che dev'essere svelata e comunicata.

La parola « sonora » deve tutto il suo valore a questa realtà più, profonda, che è lo spirito che la emette.

Lo spirito si esprime nell'agire: nell'agire esso si costruisce e si realizza.

Questo costruirsi manifesta senza equivoci la natura dello spirito.

Esso è dunque la rivelazione per eccellenza, da cui la parola dipende.

In Gesù la parola è un richiamo a quella realtà più profonda che è la divinità in una umanità divinizzata.

Questa umanità divina si costruisce storicamente come ogni altra umanità, ma senza possibilità di ritorni, senza cadute, perché il dramma del peccato personale non le è possibile.

La conclusione del Cristo, il vertice del suo costruirsi è la Croce.

Vertice storico, vertice di valori umani.

La propria distruzione fisica coscientemente accettata è la più alta affermazione di spiritualità.

Non si rinuncia a un grande bene se non per un bene più grande.

La Croce fu la somma rinuncia: alla vita, all'onore, alla gioia, a ogni valore terreno.

Per un innocente tale sacrificio è senza spiegazione naturale.

Perciò « scandalo per i Giudei, stoltezza per i gentili ».

Per gli uni e per gli altri il soprannaturale era una chimera.

Per i Giudei la risurrezione era un « problema »: Farisei e Sadducei trovavano in esso la palestra per le loro discussioni.

Il mondo di oggi si trova in una situazione simile.

Il soprannaturale è un problema da discutere: quanti hanno valicato decisamente la porta del Regno di Dio?

Per chi ha avuto la grazia di « entrare in comunione col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo » e di accettare le esigenze della nuova vita senza fragili accomodamenti, è un'amara esperienza incontrare a ogni passo l'incredulo.

Oggi « nelle nostre scuole » i giovani non temono di dichiararsi atei.

Non sono la maggioranza, ma non sono eccezioni.

Dicono di « credere » quelli che accettano l'esistenza di Dio.

Di questi non pochi mettono seriamente in dubbio che proprio il Cattolicesimo sia la vera Religione.

Di quelli che ammettono la verità del Cattolicesimo un numero non troppo limitato lascia risolvere il problema ai genitori e all'ambiente.

La loro adesione è ben superficiale.

La loro vita col Cristo è costituita di qualche episodio annuale: Natale, Pasqua, altre ricorrenze, magari la Messa ogni domenica.

Ma la preghiera profonda, vissuta, è privilegio di pochi.

Eppure credere è aderire a una realtà vivente, a una realtà che non ammette compromessi, che esige perenne sforzo di conquista.

La salita al Calvario è un dramma più attuale che mai.

Come sul Calvario pochissimi salirono dolenti con Cristo, così oggi pochissimi partecipano attivamente alla Redenzione.

Il calo delle vocazioni in tanti paesi è il sintomo evidente del paganesimo trionfante.

La fame e sete di successi terreni rende anche oggi la croce uno « scandalo », come per gli Ebrei di un tempo.

E il sorriso del sensuale che compatisce le croci e quelli che si ostinano a portarle, rinnova ai cristiani la taccia di stoltezza.

« Ma noi dobbiamo gloriarci della croce del Signore » e affrontare sereni il giudizio degli Ebrei e dei Pagani.

Dobbiamo dissetarci all'acqua di vita, ristorarci col pane disceso dal cielo, afferrare la spada della parola di Dio, imbracciare lo scudo della Fede, e riprendere quella lotta di conquista che abbiamo condotto con troppa fiacchezza.

Cristo è ancora il dominatore della storia.

Contro di Lui non è valso né l'odio degli Ebrei, né l'irrisione dei Pagani.

La sua croce si è levata sul mondo: la sapienza greca e l'impero romano si sono inginocchiati dinnanzi ad essa.

Non c'è angolo del mondo in cui non si viva il dramma della fede, non c'è cultura che possa ignorare la dottrina di Cristo.

Ogni Cristiano vive di questo dramma: la distinzione tra chierico e laico è un accidente rispetto alla comune sostanza.

Ma il laico, impegnato contemporaneamente col Cristo e col mondo, può avvertire più profondamente il dissidio dei due regni.

Egli lo deve sentire, come lo sentiva Gesù quando dichiarava « non prego per il mondo ».

Quanto più prendiamo coscienza del dramma, tanto più ci sentiamo costretti a levare la spada per il trionfo del Re Crocifisso.

La scuola costituisce il campo di battaglia decisivo.

Nella scuola possiamo costruire, ordinatamente, quella struttura cristiana che manca alla società di oggi.

A un mondo in rapida evoluzione, che demolisce senza scrupoli o ripensamenti quanto non è abbastanza solido per conservarsi il posto, dobbiamo imporre la forma di pensiero e di vita che sovrasta ogni altro elemento.

Questo è un preciso dovere di ogni Cristiano verso Dio, verso se stesso e verso gli altri.

Le crisi di accelerato sviluppo materiale sono sempre state pericolose per lo spirito.

L'uomo proteso verso la ricchezza difficilmente sa fare posto ai valori spirituali.

Questi periodi richiedono un'opera più profonda da parte degli Apostoli: si tratta di adeguarsi a una società più concreta, più mobile, più scettica ai valori dello spirito.

Se i giovani credono nella visione cristiana del mondo, se vivono il messaggio della croce, il Cristianesimo evolverà con essi e si inserirà in modo vitale nella società.

Si potrà così operare la riconversione a Cristo di tutta la creazione: la Redenzione avrà il suo compimento.

La Redenzione pulsa perennemente nel Corpo Mistico e opera in proporzione delle buone disposizioni dei membri.

Essa non sarà completa che alla fine del mondo.

Il piano di Dio è così grande che per quanto facciamo, rimarrà sempre da fare tanto di più.

È il mistero impressionante della libertà e della responsabilità umana.

Ognuno è responsabile per sé, ma anche per gli altri.

Un Santo ha un potere incalcolabile di redenzione, o più esattamente di trasmissione della Redenzione.

Ogni Cristiano è un « alter Christus ».

E tanto più Cristo quanto più accetta di portare la croce … la croce con cui il mondo premia chi vuole redimerlo.

Il messaggio del Fratello Teodoreto ripropone in una nuova luce il vertice della Rivelazione Cristiana: la Croce.

La Croce è lo strumento della Redenzione, il fine dell'Incarnazione, il mistero che valica la comprensione umana.

È l'impegno splendido e terribile di ogni apostolo: fissarlo direttamente è il segno della massima generosità e dell'impero totale di Dio su di noi.

Fr. Umberto Marcato


Il bacio al Crocifisso, durante una « giornata » dedicata al SS. Crocifisso

Invitiamo i nostri lettori a intensificare il loro zelo per far conoscere Gesù Crocifisso, in cui stanno riposte tutte le speranze dell'umanità.

Si organizzino « Giornate del Crocifisso » nelle Parrocchie e in tutte le chiese, si diffonda instancabilmente la nostra « divozione », libri sulla passione e immagini del Crocifisso.

È un lavoro umile e silenzioso, ma esteso e capillare, che il Signore desidera e che non mancherà dì benedire largamente, con una insospettata efficacia.

Proponiamoci di far entrare il Crocifisso in tutte le famiglie, in modo che in ognuna di esse sia collocato al posto d'onore.

Che la « divozione » sia esposta in tutte le Chiese e vi siano sempre i relativi foglietti a disposizione di chi li desidera.

Che i nostri sacerdoti ne parlino ed esortino il popolo alla sua recita in chiesa e nelle famiglie, facendo eco incessante al Sacrificio della Messa, in modo che Gesù Crocifisso diventi realmente la luce, la speranza, il conforto di ogni anima e di tutti i cristiani, gli erranti ritornino alla casa paterna, i fedeli si santifichino sempre di più attingendo a fonti di vita sgorgate dal Crocifisso che sono i Sacramenti, e si diffonda sempre più in estensione e in profondità il regno di Cristo.