Guardiamo a Gesù

B167-A2

Vivere da buon cristiano non è solamente scegliere un ideale di vita, con dei principi che lo giustificano e dei doveri che lo esprimono.

Non è solamente una morale, per quanto ammirevole.

È qualche cosa di più originale e più alto, perché all'origine della vita cristiana c'è N. S. Gesù Cristo.

C'è il suo Natale, la sua Passione, la Pasqua, la Pentecoste, da cui scaturisce un movimento di vita e di rinnovamento spirituale all'ordine delle esistenze umane.

I primi cristiani lo compresero fin da principio.

Gesù, loro Maestro, non era soltanto l'autore di un ideale, ma il principio vivente di un universo riconciliato con Dio.

Dio era venuto fra gli uomini.

La loro vita ne era una testimonianza in mezzo al mondo pagano.

La lettera di San Pietro ( 1 Pt 1,3-10 ) e gli Atti ( At 2-4 ) ce ne riportano la eco.

Il nostro cristianesimo è, prima di tutto, un avvenimento storico, l'apparizione di un uomo, Gesù di Nazareth.

La religione cristiana è un credo, certo, una morale, una istituzione, una liturgia ecc. però è prima di tutto una Persona viva che dobbiamo conoscere, amare, riprodurre in noi e far conoscere ed amare.

Il cristianesimo è Cristo.

Gli apostoli l'hanno guardato, ascoltato, seguito e non hanno fatto altra cosa.

Si sono aggruppati intorno a questo Maestro, non come studenti desiderosi di preparare un esame, ma come uomini conquistati dalla personalità di un uomo.

Non seguono un corso di liturgia, ma seguono Gesù.

La lezione inaugurale fu una chiamata « Segui Me ».

La formazione dei discepoli consistette in un insegnamento che fu prima di tutto una amicizia di tutte le ore, la vita in comune, le lunghe marce con lo scambio di confidenze.

Per i Dodici, Gesù è al medesimo tempo il Rivelatore e la Rivelazione, il Maestro e la Verità.

San Giovanni ha fatto il riassunto di questa educazione, di questa prima imitazione, prima formazione cristiana in questa fase semplice, ma di una profondità d'abisso : « Abbiamo visto, sentito, toccato il Verbo di Vita ».

Quando viene il momento di annunciare la dottrina cristiana, la condizione assolutamente obbligatoria per essere apostolo è di esser stato teste della vita di Gesù e specialmente della Risurrezione.

Le prime predicazioni apostoliche raccontano Gesù, niente altro; è per questo mezzo che gli ascoltatori ebrei o pagani divenivano cristiani, divenivano « Seguaci di Cristo ».

A venti secoli di distanza anche noi dobbiamo fare lo stesso studio, la stessa scoperta, meritare la stessa amicizia se vogliamo dirci veramente cristiani.

Il Padre celeste ha presentato Gesù al mondo fin dal principio del suo apostolato.

Lo Spirito Santo che, subito dopo il battesimo di Gesù, scese su di lui in forma di colomba e la voce del Padre che dal cielo fece udire: « Questi è il mio Figlio diletto, nel quale ho riposto la mia compiacenza » sono, per così dire, le credenziali che garantiscono il suo insegnamento e ne sono la ragione profonda.

Chi non presterà fede alla sua parola se Egli è il Figlio di Dio e se lo Spirito Santo è con lui?

Due anni più tardi, sul Tabor si rinnova la medesima presentazione, medesima voce, medesime parole: « Questi è il mio Figlio » ma, di più ne viene fatta la raccomandazione esplicita: « Ascoltatelo! » che mette in luce più evidente la sua funzione di Maestro degli uomini.

Il Verbo è l'unica parola del Padre che esprime tutto il Padre.

E Gesù stesso si è rivelato come Maestro, anzi come unico Maestro: « Voi chiamate me Maestro, e fate bene, perché lo sono » « Non fatevi chiamare Maestri perché uno solo è il vostro Maestro, Cristo ».

Quando Gesù ha affermato di essere la Vita, ha affermato anche di essere la « Verità ».

Anzi, davanti a Pilato che lo interrogava sulla sua origine e sulla sua missione ha dichiarato: « Io sono nato e venuto al mondo per rendere testimonianza alla verità.

Chi ascolta la mia parola, ascolta la Verità, conoscerà la verità e la verità ( aggiunge Gesù ) vi farà liberi ».

L'uomo può essere maestro, ma può anche non esserlo, e tuttavia rimane uomo.

Invece Cristo è Maestro per natura, appunto perché Egli è il Verbo incarnato, la Parola fatta uomo.

Tutta la Verità che è nel Padre viene comunicata al Verbo e giunge a noi per mezzo del Cristo.

Gesù contiene e manifesta tutta la Verità, tutta la sapienza, tutta la scienza che può esistere.

Ecco perché Gesù ha potuto dire che Egli è l'unico Maestro.

Gli altri maestri conoscono solo una parte della Verità.

Gesù, non solo conosce tutta la Verità, ma come Dio è la Verità.

E quindi il suo insegnamento è, in modo assoluto, unico e infallibile.

Per questo motivo ha potuto dire: « Io sono venuto luce al mondo affinché chiunque crede in me non resti nelle tenebre … io sono la luce del mondo ».

Solo Gesù può dichiararsi Luce del mondo perché solo Lui è la parola di Dio.

L'insegnamento di Gesù non è dunque fatto di sole parole umane, di consigli morali, per quanto sublimi ed elevati possano essere, ma è molto di più; riflette il pensiero più intimo di Dio stesso.

A questa parola Egli ci invita ad aprire la mente e il cuore perché è rivelazione diretta di Dio.

Le verità che Gesù Cristo insegna sono così importanti, così essenziali che conoscerle o meno, prestarvi fede o no, è questione di vita o di morte, la sua dottrina non è una dottrina facoltativa, ma è talmente necessaria che senza di essa non si può giungere alla vita eterna.

« Chiunque crede in Lui ha la vita eterna ma chi non crede è giudicato perché non ha creduto nel nome dell'Unigenito Figlio di Dio ». Così parla S. Giovanni.

Di fronte alla verità che Gesù insegna, tutte le altre verità sono insufficienti, o accessorie.

Non dimentichiamo che fra tutte le opere che Dio ha compiuto, l'Incarnazione redentiva del Verbo è la più grande.

Più grande perché ha per termine non una semplice creatura ma Dio stesso, il Verbo eterno che assume nel tempo una natura umana.

Più grande perché, essendo la suprema manifestazione dell'amore misericordioso di Dio, è l'opera che più di ogni altra lo glorifica, e lo glorifica proprio in rapporto alla carità che è l'essenza di Dio.

Più grande, infine, per il bene immenso che porta agli uomini.

La salvezza, la santificazione, la felicità eterna di tutto il genere umano dipende completamente dall'Incarnazione del Verbo, da Gesù di Nazareth.

San Paolo ha detto questo meravigliosamente: « Dio Padre ci ha eletti in Lui, prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi e irreprensibili … avendoci predestinati ad essere figli suoi adottivi per mezzo di Gesù Cristo.

In Lui noi abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia …

Dio ci richiamerà a vita in Cristo, in Cristo Gesù ci ha risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli » ( Ef 1,4-8; Ef 2,5-6 ).

Gesù è l'unica fonte della nostra salvezza e della nostra santità.

Senza di Lui l'uomo non potrebbe chiamare Dio col dolce nome di Padre, non potrebbe sperare di essere ammesso alla sua intimità.

Non vi sarebbe né grazia, né visione beatifica di Dio.

Senza Gesù l'uomo sarebbe imprigionato nei limiti di una vita pienamente umana, priva di ogni orizzonte soprannaturale.

Invece in Lui tutti possono ritrovare la via per giungere all'unione con la Santissima Trinità.

L'opera di Gesù si compie sul Calvario, dove Egli versa tutto il suo sangue per mezzo delle sue sante Piaghe, che noi amiamo tanto e veneriamo come figli spirituali di Fr. Teodoreto.

Ma tale opera s'inizia a Betlemme dove il Verbo compie quell'ineffabile passo da gigante che lo fa scendere dal cielo sulla terra, che da vero Dio lo fa pure vero uomo.

Gesù è dunque il nostro tutto.

Luce preziosa che deve influire sul nostro spirito, sul nostro cuore, sulla nostra volontà, su tutta la nostra vita per permettere al Cristo di unirsela.

Il Cristo è comunitario e assume tutte le anime per offrirle incessantemente al Padre suo, ma infinitamente rispettoso della libertà umana che forma la grandezza e da valore al loro dono, non le assume se non nella misura con cui esse accettano di essere penetrate da Lui.

Che dobbiamo concludere di tutto questo?

Per unificare, vivificare la nostra vita spirituale dobbiamo riempire di Gesù la nostra mente, la nostra memoria.

Dobbiamo guardare al Vangelo con attenzione avida, con una attenzione sempre nuova.

Gli avvenimenti della vita di Gesù non sono cose passate.

No, sono contemporanee a noi e a tutti gli uomini sino alla fine del mondo, perché devono manifestare ad ognuno l'eterna presenza di Dio.

Le vicende evangeliche hanno una misteriosa attualità.

Posseggono una grazia attuale per ogni anima.

Quando apro le pagine del libro santo, sono come presente alla vicenda stessa che ho, sott'occhio ed essa diventa per me carica di grazia.

Sant'Ignazio di Loyola, ha ragione di rappresentarsi i fatti della vita di Gesù come attuali, come se lui vi fosse attore.

Ora il Signore Gesù guarisce il lebbroso.

Ora dice alle anime: « Venite, seguitemi ».

Ora dice a ciascuno di noi: « Sono dolce e umile di cuore ».

Queste parole, questi atti sono eterni perché sono atti di Dio, sono di oggi, di ieri, sono di domani.

Il Cristo che contemplo nella preghiera è lo stesso che passò un giorno davanti all'ufficio di Matteo.

Nel suo metodo di orazione, S.G.B. de La Salle raccomanda ai Fratelli di cogliere, ogni mattina, il frutto di un mistero della vita di Gesù.

Codesta è una visuale profonda e estremamente santificatrice; facendo così traggo profitto semplicemente dal realismo dell'Incarnazione.

Il Signore è sempre vicino a me e il fatto evangelico è il mezzo per avvicinarmi a Lui.

E allora? Dobbiamo avere una devozione al Santo Vangelo e attraverso quel testo sacro, tradurre in atto l'incontro con Gesù.

Quest'incontro frequente, continuamente e fedelmente ripreso, trasforma il nostro Io, lo rende simile a Gesù.

Diventiamo progressivamente figli di Dio.

Il nostro comportamento diventa analogo a quello di Gesù.

Facciamo nostri a poco a poco, come dice San Paolo, i sentimenti di Cristo.

Esistono dei commentari del S. Vangelo, versetto per versetto; ciascuno di noi dovrebbe fare singolarmente il proprio commentario, nella sua meditazione, e così ascoltare e riguardare a lungo la persona amata di Cristo.

La nostra religione ci domanda di uscire da noi stessi e di fare il dono di noi stessi a Dio e ai nostri fratelli.

Dio è amore, la nostra religione è amore.

Nel suo principio l'apostolato non è altro che il riversamento in altre anime della pienezza attinta alle sorgenti di acqua viva.

« Contemplata aliis tradere » diceva S. Tommaso d'Aquino, e qui, come altrove, il santo Dottore, ha dato la formula definitiva.

Dare agli altri i tesori acquistati.

Prima di tutto acquistare una conoscenza intima di Gesù.

Dopo, diffondere ciò che abbiamo visto.

Prima, guardare il Signore. Dopo, parlare di quello che abbiamo visto e lungamente fissato.

Strana sterilità generale della parola umana quando non ha assorbito, vicino a Gesù, i germi salvatori!

Ma meravigliosa potenza, all'opposto, della parola umana, quando sgorga da un'anima che ha contemplato Gesù specialmente Gesù sofferente!

Strana potenza del nulla quando Dio da vita con un soffio creatore e vivificatore!

Le parole da sole valgono così poco!

Ma se l'apostolo avesse un'anima più vuota di sé, invece delle solite parole senza eco, le sue labbra troverebbero formule che sorreggono, parole che penetrano i cuori, parole che creano la gioia, la fiducia, la serenità.

Queste parole si trovano nell'orazione, nella contemplazione di Gesù e di Maria.

Le anime vogliono che si dicano loro cose viste.

Per questo vi è un solo rimedio: cercare nel segreto di una contemplazione attenta, fervorosa, coraggiosa, quotidiana di vedere Gesù con spirito di fede, affinché ogni giorno le grandi realtà divine diventino ognor più realtà vive, realtà nostre, facenti parte del nostro pensiero.

Siatene sicuri, così si realizzeranno i voti del Pater sanctificetur nomen tuum adveniat regnum tuum fiat voluntas tua

sicut in coelo …

Fr. Nicet - Josept