Opere Suscitate dall'Adorazione a Gesù Crocifisso

B205-A8

Testimonianza dell'Amore è la croce, sorgente della vita è il Cristo immolato.

« La Sorgente »

Nell'ambito della formazione degli allievi della Casa di Carità Arti e Mestieri è da sottolineare l'attività qualitativamente importante di un gruppo di loro, a cui si uniscono altri giovani, che, guidati da alcuni Catechisti, hanno costituito una comunità di preghiera e di impegno per portare nell'ambiente scolastico e tra i compagni una testimonianza di vita che si attua con l'aiuto reciproco, particolarmente per i compagni di scuola che hanno difficoltà per lo studio o per particolari situazioni familiari, il tutto per realizzare specificatamente il fine della Casa di Carità: « per salvare le anime, formare nuove generazioni ».

La preghiera è incentrata sull'Adorazione a Gesù Crocifisso, intesa e praticata alla luce della Sacra Scrittura, affinché si traduca e si realizzi nella vita di ogni giorno.

Momenti molto importanti di questa attività sono le esperienze di vita comunitaria fatta mediante gli incontri che si svolgono assiduamente a « La Sorgente » nei giorni liberi dalla scuola ( fine settimana e vacanze scolastiche ) e che sono frequentati da alcune decine di partecipanti ed organizzati dai ragazzi stessi più adulti.

Nell'arco di un anno il numero dei giorni dedicati a queste attività è stato di 167 con un totale di presenze di 1904 giovani.

Da questi incontri i giovani stessi affermano di aver trovato un ideale e una valida motivazione per la loro vita.

L'impegno è quindi di « vivere l'Adorazione » per la crescita della vita personale e della comunità scolastica per parteciparla, in servizio, ad altri giovani.

Tutto questo li ha portati a cercare di stabilire rapporti con i loro insegnanti per collaborare con loro ed essere aiutati a contattare i compagni della classi inferiori allo scopo di avviare con essi un dialogo e farli partecipare alle loro esperienze.

Siamo agli inizi già promettenti di un'opera destinata, se Dio lo vorrà, a notevoli sviluppi.

Messa del Povero

Relazione delle attività svolte durante l'anno 1976-77

Civiltà e « amore »

« La povertà è problema sociale: tocca alla società risolverlo e attuare quelle iniziative che portino ad eliminarla ».

Questa affermazione che sempre più frequentemente sentiamo ripetere ci porta a considerazioni che una mentalità moderna pare rendere sempre più evidenti e normali.

Così anche la povertà-miseria si inquadra nel contesto di problemi che attendono la soluzione da una normativa di chi ha potere di legiferare.

La realtà che alla Messa del Povero viviamo ogni anno ci porta a ben diverse prospettive e a ben diverse conclusioni, pur comprendendo che, in uno stato ideale, forse le precedenti conclusioni possono avere una loro validità.

Innanzitutto perché, come cristiani, crediamo nell'insegnamento e nell'esempio evangelico.

 In secondo luogo perché, come uomini, sappiamo che i problemi dell'uomo non si risolvono su un piano di rapporto solo sociale ed economico, ma principalmente su un piano di incontro e di rapporto umano, personale e spirituale.

« Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio » ( Mt 4,15 ).

« Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose ( cibo, vestito … ) vi saranno date in aggiunta » ( Mt 6,33 ).

Nella grande città industriale, in mezzo al frenetico fermento delle attività di ogni genere, nel mondo così vario di gruppi, di associazioni, di incontri, di iniziative, nel fluire di opere assistenziali, caritative e sociali e anche, nel torbido mondo di una delinquenza solitaria o associata, esiste un gruppo, sia pure piccolo, di persone che si sentono, per colpa loro o per deficienza di strutture adeguate, ai margini di tutto.

Per rendersi conto di questo è necessario averle incontrate e aver parlato sia pure per breve tempo con loro. Le situazioni, le motivazioni, le cause di questo stato di cose sono le più disparate.

Ne possiamo citare alcune che a noi paiono più significative e indicative di un campionario assai vasto.

Citiamo dei nomi così a caso.

Aldo: 23 anni - 5 anni di casa di cura per malattie mentali.

Non presenta particolari anomalie, ma il suo cervello è come smarrito.

Famiglia disgregata.

È  solo. È stato dimesso: ha bussato a molte porte di Enti e di privati: non ha mai avuto risposta.

Non può essere inserito in nessun lavoro, non ha mezzi di sussistenza, non ha casa.

Evita di aggregarsi a bande di delinquenti.

Gira per la città senza meta e senza scopo.

Emilie: 35 anni - situazione familiare disastrosa.

Ha lavorato per qualche tempo, poi una condanna per piccolo furto: da allora tutto il mondo si chiude per lui.

Si è dato al bere che si procura con quel poco che riesce a raccogliere.

Non ha casa e non possiede altro che il sacchetto di plastica in cui tiene il pane e quanto ottiene in elemosina.

Ernesto: 48 anni - 10 anni di sanatorio da cui esce ed entra a periodi alterni; nessun parente.

Soggetto a manifestazioni di violenza nei momenti di maggior esasperazione.

Nessuna prospettiva per il futuro. Dorme dove può.

Enrico: 52 anni - alcoolizzato con frequenti attacchi di cirrosi epatica per cui è ricoverato spesso in ospedale: ne esce disintossicato ma non guarito.

Gira per la città; non ha casa e ritorna al solito vizio.

C'è poi l'anziano che non ha ancora raggiunto l'età per la pensione sociale, che ha alle spalle un passato di vicende penose che l'hanno distrutto fisicamente e moralmente e che si ritrova solo e senza speranze.

Sono questi solo alcuni casi, ma ogni persona ha il suo dramma, il suo cammino doloroso, per ognuno diverso.

Raramente c'è in questo cammino la vera delinquenza o l'ostinata cattiveria. Denominatore per tutti: la solitudine e l'emarginazione che stimolano il desiderio di incontro, di sentirsi ancora persona, di non sentirsi rifiutato e di sapere che c'è chi si interessa ai suoi casi e lo ascolta.

È un gruppo di circa 350 persone, tanti sono quelli che frequentano più o meno assiduamente la Messa del Povero e che solitamente vengono definiti « barboni », ma che una maggior comprensione e una più reale visione può far definire i « senzatetto », i « soli », gli « emarginati », « quelli che non hanno voce ».

Un piccolo gruppo che si perde nel gran numero, un piccolo gruppo che non conta, non fa cronaca, non si vede.

Un mondo carico di problemi di fronte ai quali sentiamo sovente tutta la nostra incapacità e il vuoto dei bei programmi ideologici.

Siamo convinti che si dovrebbe e forse si potrebbe fare di più e meglio, che la « civiltà » potrebbe e dovrebbe forse trovare delle soluzioni: per questo sentiamo più vivo il rincrescimento di non sapere o di non potere fare e sentiamo più intenso l'impegno di realizzare almeno quel poco che ci è possibile nell'Amore.

E poiché questo impegno si inserisce nella luce che, dai fondatori e dagli iniziatori dell'Opera, è stata indicata in Gesù Crocifisso e in Maria SS. Immacolata, sentiamo che il nostro primo dovere è quello di dare a questi nostri fratelli un sostegno e un conforto di ordine spirituale, pur ricercando anche la possibilità di un servizio di carattere economico e materiale, per cui non ha alcun significato per noi la distinzione tra fine e mezzo.

È a tutto l'uomo che cerchiamo di rivolgerci, nella convinzione che egli vive non di solo pane.

La realtà che viviamo in questi incontri, le espressioni che sentiamo da loro, la partecipazione alle iniziative che vengono realizzate, ci confermano largamente che le necessità più sentite sono prevalentemente quelle di un incontro umano, di una parola e di una testimonianza di fede, di speranza, di una presenza di Gesù Crocifisso in mezzo a loro.

Questa mentalità la riscopriamo, talvolta impensatamente, proprio nei momenti di maggior tristezza, di maggior dolore per malattie o ricoveri e di maggior sconforto.

Ci rendiamo conto allora, quando cioè si trovano, sia pure in un ospedale con vitto, alloggio, assistenza assicurati, che il loro pensiero è ancora per gli amici della Messa del Povero, che spiritualmente, ci dicono, si sentono presenti al sabato o alla domenica mattina nel ricordo di tante volte in cui si sono trovati con noi e chiedono di essere ricordati nella S. Messa, nella Adorazione a Gesù Crocifisso, promettendo di fare altrettanto.

Non è possibile, proprio per il mistero dell'azione della Grazia nelle anime, fare un bilancio di quanto la Messa del Povero possa operare in questi fratelli: ne abbiamo qualche segno in particolari circostanze, ma il più ci è nascosto: e questo ci anima e ci da conforto.

Ci pare allora di cogliere un aspetto del significato del nome dell'Opera che non è duello discriminatorio di Messa celebrata per il povero, ma quello più denso di offerta-sacrificio in unione a Gesù Crocifisso e sacramentato del dolore del Povero: offerta-sacrificio che ha una sua manifestazione esterna la domenica mattina, ma che intende essere continuata e vissuta per tutta la settimana.

Per questo la Messa del Povero si propone di unire in un unico spirito quanti vi partecipano: quelli che vi prestano il loro servizio, quelli che la seguono anche da lontano con la preghiera e con l'aiuto, quelli che la frequentano: è lo spirito del Padre che tutti unisce in Cristo Crocifisso e risorto, lo spirito degli adoratori « in spirito e verità », di Gesù Crocifisso.

E tanto più sarà intensa la partecipazione alla Messa del Povero, quanto più vivo e sentito sarà questo spirito: allora l'offerta-sacrifìcio sarà spiritualmente comunitaria e abbraccerà la solitudine e la tristezza del Povero, il servizio di chi vi si dedica, la preghiera e il ricordo di chi la segue.

Si realizza così il desiderio di Gesù: « Consacrali nella verità.

La tua Parola è verità … per loro, io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità … perché tutti siano una sola cosa.

Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro ». ( Gv 17 ).

« … siano anch'essi consacrati nella verità … ho fatto conoscere loro il tuo nome perché l'amore sia in essi e io in loro … »: questa la civiltà dell'Amore che gli animatori della Messa del Povero si sforzano di realizzare nel 44° anno di attività: i Catechisti dell'Unione, i Fratelli delle Scuole Cristiane, le Figlie della Carità, i Figli di Don Bosco, il gruppo dei giovani impegnati e delle famiglie dell'Unione Catechisti, nello spirito e sull'esempio lasciato dai primi iniziatori dell'Opera.

Il loro ricordo è oggi reso più che mai vivo e stimolante dopo la scomparsa dell'ultimo dei quattro iniziatori, il nostro carissimo Gioachino Ronco che fu per 43 anni animatore, sostenitore, Padre della Messa del Povero.

Ci ha lasciato la sua parola d'ordine: « Non abbandonare coloro che più di noi soffrono l'incomprensione altrui, per la negligenza di chi li circonda » perché come lui siamo testimoni della fede in ogni occasione, vicino agli umiliati e agli emarginati, memori della sua abituale espressione di fronte alle ingiustizie e alle miserie: « Non conoscono Gesù Crocifisso! Ci manca Gesù! ».

Il 44° anno sociale 1976-77 si è svolto dalla domenica 5 settembre 1976 alla domenica 29 maggio 1977 in Via Cibrario e dalla domenica 4 ottobre 1976 alla domenica 26 giugno 1977 in Via Colombini.

Gli incontri estivi hanno avuto luogo la domenica 17 luglio e 14 agosto 1977 in via Colombini.

Il 19 ottobre 1976 ci ha lasciati il Signor Ronco Gioachino: al suo funerale, il 21 ottobre, numerosa e commossa la partecipazione di molti Poveri e di tutti gli animatori della Messa del Povero.

Tutte le domeniche e i giorni festivi è stata regolare la partecipazione alla S. Messa presso le due Sezioni con presenze complessive da 180 a 200 poveri e con punte fino a 250 nelle feste più solenni.

Nei giorni prefestivi, presso la Sezione di via Colombini si è svolto l'incontro di preghiera, di catechesi e di servizio, al pomeriggio.

Particolare impegno e più sentita partecipazione si è avuta nella celebrazione penitenziale in preparazione al Natale il 14 dicembre presso il Santuario della Consolata, negli incontri di preparazione al Natale e alla pasqua con la proiezione di diapositive e commento catechistico, il 18 dicembre e il 7, 8, 9 aprile.

La Settimana Santa è stata vissuta e partecipata nella funzione del Giovedì Santo, nella Via Crucis all'aperto e nella funzione del Venerdì Santo.

Domenica, 23 gennaio, per l'Epifania del Povero ci fu un piacevole trattenimento con lotteria, allietato da canti e macchiette con commovente partecipazione dei Poveri, ritornati felici e spensierati per troppo breve tempo: piccola pausa di serenità nella monotonia di una vita grigia.

Domenica 12 giugno nel cortile addobbato dell'Opera Pia Lotteri ha avuto luogo la Processione Eucaristica con la partecipazione di circa 150 Poveri.

È continuata l'assistenza fraterna negli incontri personali e di gruppo, il servizio sociale che cerca di aiutare per documenti, ricoveri, visite a ricoverati, partecipazioni a funerali, l'assistenza medica da parte di tre medici volontari che provvidero, oltre alle visite, anche alla distribuzione di medicinali, a ricoveri e si impegnarono in un rapporto di confronto e di consiglio.

Anche l'assistenza materiale continuò con la refezione del sabato e della domenica, con la distribuzione di vestiario usato e nuovo, con il servizio di pulizia e, in particolari circostanze, con sussidi vari: è da notare a questo proposito la generosità commovente di alcuni Poveri che in parecchie occasioni mettono a disposizione dei loro fratelli parte considerevole di loro introiti per prestazioni occasionali, quali la spalatura della neve o altri saltuari lavori retribuiti.

Come di consuetudine, l'attività si è conclusa con la attesa e ben riuscita gita-pellegrinaggio al Santuario di N.S. delle Grazie al Todocco ( Cuneo ) effettuata il venerdì 24 giugno; nel Santuario ci fu il momento di particolare grazia in cui moltissimi si incontrarono con Gesù nella confessione e nella S. Comunione sotto lo sguardo della Vergine che si manifestò proprio Madre della Divina Grazia.

Dopo un sostanzioso pranzo, ci si recò alla Parrocchia di Carcare dove fummo accolti dal Parroco, nel giorno della festa Patronale: ci fu l'Adorazione a Gesù Crocifisso e la Benedizione Eucaristica.

E poi il ritorno, con canti e preghiere, festosi sì ma più nostalgici: la breve parentesi si chiudeva!

A tutte queste attività la Provvidenza non ha lasciato mancare mai il suo aiuto, pur necessario, che ci è giunto da tanti amici a cui diciamo ancora un « Grazie » sentito e che sentiamo tanto vicini nello spirito e nella preghiera.

L'Anno Sociale 1976-77 presenta quindi il seguente consuntivo, comprensivo, oltre che del denaro speso anche del materiale vario pervenuto distribuito e calcolato approssimativamente:

Entrate: lire 16.870.000

Uscite: lire 16.797.000

A tutti chiediamo tanta preghiera perché la Messa del Povero realizzi veramente la autentica civiltà dell'Amore, dell'unico amore che ha dato la vita per i propri fratelli.

Per la Messa del Povero

Il Responsabile