La consacrazione dell'Italia a Maria SS.ma

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Il 31 ottobre 1942, in piena guerra mondiale, il grande Papa Pio XII, accogliendo il messaggio che veniva da Fatima, consacrava il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria, ed esortava ogni nazione a rinnovare questa consacrazione, facendola propria.

Era un atto di coraggio, in antitesi con gli orrori dei conflitti in corso, e di fede ed illimitata fiducia in Colei che rappresenta l'estremo rifugio, perché non invano porta il nome di Madre, e tanti segni della sua presenza ha sempre dato e continua a dare nella inquieta umanità pellegrina sulla terra.

I vescovi italiani raccolsero l'invito di Pio XII e il 13 settembre 1959 consacrarono l'Italia alla Madonna, al termine e a conclusione di quel movimento che commosse tutta la nazione e che si intitola « Peregrinatio Mariae ».

Quest'anno ricorre dunque il ventennio di questa consacrazione ed è opportuno che venga celebrato o almeno ricordato, perché la consacrazione non è un semplice atto religioso, e comporta un impegno, anzi un impegno sacro, come lo dice il termine medesimo.

Consacrare significa infatti rendere sacro e cioè sottrarre all'uso profano per riservare al servizio divino.

E ci sono varie specie di consacrazione.

Trascurando quelle che riguardano cose materiali, come edifici e arredi liturgici, consideriamo soltanto quelle relative alle persone: i sacramenti del Battesimo e della Cresima consacrano l'uomo alla santità cristiana, cioè alla vita soprannaturale, e gli forniscono degli aiuti potenti per conseguirla, pur lasciandolo soggetto alle tentazioni.

Il sacramento dell'Ordine consacra il sacerdote all'esercizio del ministero, conferendogli una podestà e un sigillo incancellabili.

I voti religiosi consacrano l'uomo a Dio in una vita di tendenza alla perfezione.

Ora, di che natura è la consacrazione di città, di nazioni e del mondo intero, come quella operata da Pio XII?

Sicuramente Egli voleva in primo luogo affermare la regalità di Maria, riflesso di quella di Gesù, a cui il Padre ha sottoposto ogni cosa « et per quem omnia facta sunf ».

La regalità della SS. Vergine è un dominio di amore, ma un dominio assoluto, che il popolo cristiano proclama da molti secoli, contemplando nei misteri del S. Rosario la gloria della SS. Vergine assunta in cielo e costituita:

1) Regina degli Angeli e dei Santi, a motivo della sua dignità di madre di Dio e della sua grandezza, di gran lunga superiore a qualsiasi creatura;

2) Mediatrice universale e dispensatrice di tutte le grazie che Dio concede agli uomini perché la loro salvezza si è adempiuta per tramite e con il consenso di Maria.

« Qual vuol grazia e a tè non ricorre », canta il poeta, « sua disianza vuoi volar senz'ali ».

Anzi « la sua benignità non pur soccorre - a chi dimanda, ma molte fiate - liberamente al dimandar precorre ».

E chissà quante volte in cielo, e in quante forme si ripete il delizioso episodio delle nozze di Cana.

La Madonna stessa chiese che si consacrasse tutto il mondo al suo Cuore Immacolato, affinché tutto il mondo ritornasse a Dio.

3) Madre della chiesa e di tutti gli uomini.

Iddio è Padre, ed ha voluto che tutti gli uomini fossero suoi figli.

Ma con il padre ed i figli ci vuole anche la madre: l'ufficio materno è indispensabile e insostituibile in una famiglia.

Ed ecco il compito immenso e l'indescrivibile amore di Maria, nonché la sua potenza, pari al compito ed all'amore.

La consacrazione del mondo a Maria fatta da Pio XII, certamente per ispirazione divina, è un riconoscimento delle prerogative della SS. Vergine, ma è anche un affidamento a Lei delle sorti di questa povera umanità così travagliata, che progredisce solo nelle cose materiali, ma non sa crescere nello spirito e nella vera civiltà, e che dopo due mila anni di predicazione cristiana, non solo non è ancora totalmente cristiana, ma lo è percentualmente meno che in passato, perché la crescita demografica è stata più forte di quella dei battesimi.

É un grido di invocazione del Sommo Pastore, che si sente quasi schiacciato sotto il fardello che gli fu imposto.

Il papato è sempre una croce, ma quella di Pio XII fu particolarmente ruvida e pesante.

Finalmente la consacrazione a Maria fu un invito ed un impegno: un invito a ricorrere alla Madonna con la preghiera fervida e continua, e l'impegno a vivere secondo Dio.

Fu un richiamo alla riscossa dal torpore spirituale e dal dominio del male, che ha raggiunto una gravita ed una estensione veramente insopportabili.

Voglia il cielo che nel ventennio di quella consacrazione tutti i cristiani ne confermino personalmente gli impegni e ne facciano argomento di una vera, generale ripresa di vita spirituale, di più intensa pietà e di devozione alla Madre Celeste, che ha cura di tutti e di ciascuno dei suoi figli, molti dei quali, troppi, non solo la ignorano, ma la offendono.

Il rinnovo della nostra consacrazione in questa circostanza abbia anche il carattere di una riparazione.

A capo della Chiesa lo Spirito Santo ha chiamato un pontefice che ha per stemma il nome di Maria e il motto, ad essa riferito: totus tuus.

Non è questo un segno della Provvidenza, che invita tutti i cristiani ad affidarsi alla Madre di Dio, ed a consacrarsi a Lei, onde ciascuno possa dirle a sua volta, in realtà: totus tuus?