Il centenario di S. Teresa

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Si celebra quest'anno anche un'altra ricorrenza secolare: il quarto centenario della morte di S. Teresa d'Avila, avvenuta il 4 ottobre ( festa di S. Francesco d'Assisi ) del 1582.

S. Teresa d'Avila è detta la grande, per distinguerla dalla omonima di Lisieux, sua figlia spirituale, che il popolo chiama anche Santa Teresina, entrambe celeberrime, come lo attesta il nome di Teresa, così diffuso in tutti i ceti.

La santa di Avila visse in Spagna nel cinquecento, epoca delle grandi riforme spirituali, dopo la decadenza della vita cristiana del rinascimento, e fu anch'essa una grande riformatrice.

Nella sua numerosa famiglia, i nobili Sanchez De Cepeda e gli Ahumada, non aveva potuto penetrare la mentalità paganeggiante, anzi vi regnava una religiosità fervida e sincera, e Teresa sentì presto la vocazione religiosa.

Scelse l'ordine più austero, che corrispondeva meglio alla sua psicologia decisa e generosa, quello delle carmelitane scalze di clausura.

Anche là, era entrato il rilassamento generale del secolo e il vivo desiderio di perfezione che animava Teresa rimase alquanto deluso; ma di fronte a questa situazione essa non si perdette di coraggio e per prima cosa intensificò la preghiera.

La preghiera appunto fu l'arma principale di cui si servì per difendersi dall'influenza esterna e per corrispondere alla sua vocazione.

Ne divenne maestra, fino a toccare i vertici della mistica.

Le sue opere sull'orazione sono il frutto delle sue esperienze personali e rappresentano quanto di meglio esiste nella Chiesa sull'argomento, tanto che le meritarono il titolo di « dottore di S. Chiesa ».

Attorno a lei si strinse presto uno stuolo di anime assetate di perfezione, che la seguirono decise, in tutta la sua opera di riforma, nonostante le difficoltà di ogni genere, e così l'Ordine dei Carmelitani scalzi riformati, sia maschile che femminile, si affermò, si dilatò e divenne una corrente rigeneratrice in seno a tutta la Chiesa.

Oggi ancora è fiorente e costituisce una particolare testimonianza della verità che tutte le vere riforme sono di natura spirituale e incominciano dall'intimo dell'anima, dove è il principio delle azioni umane.

L'opera teresiana non si è compiuta senza contrasti, gravi e numerosi, provenienti talvolta dalla parte da cui meno si sarebbe aspettato.

La contraddizione è una caratteristica delle opere di Dio, il segno predetto del vecchio Simeone a Maria, quando Gesù fu presentato al Tempio, anzi ne è quasi il segno di autenticità, tanto più marcato quanto più grandi sono le opere.

Le monache di clausura, queste donne silenziose, che vivono di preghiera e di penitenza sono una gran forza e una vera benedizione in seno alla Chiesa.

Esse suppliscono alla scarsa pietà del popolo cristiano in genere, facilmente dimentico dei suoi doveri verso Dio, che sono di gran lunga i più importanti ed essenziali, e sono una testimonianza perenne dei valori dello spirito, oggi più che mai necessaria.

Una lezione soprattutto vorremmo che si traesse dalle odierne celebrazioni, affinché non fossero vane, lezione di cui il mondo ha grande bisogno: l'importanza, la necessità, il dovere, la dolcezza della preghiera.

Chi ha fatto una volta l'esperienza del colloquio intimo con Dio ne sentirà sempre più il bisogno e la nostalgia, anche se non rifletterà sul valore e l'efficacia dell'orazione.

Il mondo va male perché non si prega abbastanza.

Gesù quando parla di qualche calamità o pericolo esorta subito alla preghiera: « vigilate e pregate per non cadere in tentazione » ( Mc 14,38 ).

Egli stesso ne da l'esempio: « ( Gesù ) andò sulla montagna a pregare e passò la notte a pregare Dio » ( Lc 6,12 ).

Ma forse non si sa pregare.

L'orazione è nello stesso tempo una cosa semplice e facile e una cosa ardua e complessa.

Essa venne definita « il nostro parlare con Dio ».

Non c'è nessuno che ci possa comprendere a fondo come Dio e nessuno che ci ami come Lui e che quindi ci ascolti con tanta attenzione e affetto e con la migliore disposizione ad esaudirci.

Gesù stesso ce ne assicura con le espressioni più commoventi: « Chiedete e otterrete » - « Se voi che siete cattivi sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli » e ci insegna la commovente formula del Padre nostro.

Eppure … come mai si prega così poco?

Bisogna ammettere che l'orazione ha le sue difficoltà.

Parliamo della vera orazione, che è colloquio intimo con il Signore e impegna tutte le potenze dello spirito.

È stato detto che esso è la forma di lavoro più faticosa, ed è vero.

La grazia di Dio la può rendere facile e dolce, a condizione però che l'anima sia docile all'azione dello Spirito Santo.

L'orazione ha diversi gradi, da quello più elementare della semplice preghiera vocale alle più sublimi forme di misticismo, di cui appunto S. Teresa è un magnifico esempio.

Anche la vita spirituale ha diversi gradi, come del resto anche la vita intellettuale.

Ora, il grado di orazione corrisponde al grado di vita interiore a cui ciascuno è pervenuto.

La vita si innalza man mano che si innalza l'orazione, e questa si perfeziona col perfezionarsi della virtù.

Di qui l'importanza formidabile dell'orazione, ma anche gli orizzonti sempre più ampi che essa apre alla vita e le visioni di speranza con cui incoraggia il suo cammino.

Oh se le persone pie, o comunque i così detti praticanti si volessero fermare un momento a riflettervi.

Ciascuno preghi come sa: l'importante è che preghi di tutto cuore, secondo la necessità dell'anima sua, e che vi sia perseverante.

Se le celebrazioni centenarie di S. Teresa avranno indirizzato le anime alla orazione o in essa le avranno confermate e approfondite, avranno prodotto uno dei più grandi risultati.