Messa del Povero

B225-A11

Relazione delle attività anno 1981-1982

Mentre mi accingo a presentare la relazione annuale per l'anno 1981-82 dell'attività della Messa del Povero, mi risuona nello spirito l'espressione di Giovanni Paolo II nella lettera enciclica « Dives in misericordia » al par. 12: « L'esperienza del passato e del nostro tempo dimostra che la giustizia da sola non basta e che anzi, può condurre alla negazione all'annientamento di se stesso, se non si consente a quella forza più profonda che è l'amore, di plasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni ».

Più oltre è specificato ( par. 14 ) : « L'amore misericordioso, nei rapporti reciproci tra gli uomini, non è mai un atto o un processo unilaterale.

Perfino nei casi in cui tutto sembrerebbe indicare che soltanto una parte sia quella che dona ed offre, e l'altra quella che soltanto riceve e prende ( ad es … del benefattore che soccorre i bisognosi ) in verità, tuttavia, anche colui che dona viene sempre beneficato.

In ogni caso, anche questi può facilmente ritrovarsi nella posizione di colui che riceve, che ottiene un beneficio, che prova l'amore misericordioso, che si trova ad essere oggetto di misericordia.

Cristo crocifisso, in questo senso, è per noi il modello, l'ispirazione, l'incitamento più alto.

Basandosi su questo sconvolgente modello possiamo con umiltà manifestare misericordia agli altri, sapendo che egli l'accoglie come dimostrata a se stesso ».

E pericolosa illusione di pretendere di occuparsi dei poveri soltanto con una assistenza funzionale ed efficiente, ignorando i principi suesposti.

Solo interpretando la propria azione in una luce soprannaturale, quasi di vocazione, si può essere in grado di aiutare veramente i poveri.

La professionalità uccide l'incontro autentico fra gli uomini.

La parabola del Buon Samaritano dimostra come non basti « assistere » il fratello ma sia necessario « accogliere » il fratello.

La semplice assistenza dà, ma non riceve, cioè non fa spazio al povero, al debole, non lo aiuta a crescere.

Per cui occorre prima la dolcezza del rapporto, poi l'intervento tecnicamente salutare.

Dell'uomo ferito, il Samaritano ha per primo sentimento « compassione ».

Poi gli si fa vicino, gli fascia la ferite, si prende cura di lui, lo fa ospitare, versa il suo contributo per le spese.

La « compassione » nel suo autentico significato di « passione con » non è solo giustizia, è se mai superamento della giustizia nella misericordia …, che è l'espressione più completa della giustizia.

Chi ha preceduto il Samaritano ed ha proseguito per la sua via ha agito con motivi di presunta legalità: « non tocca a me », il Samaritano ha ascoltato la legge dell'amore senza tanti ragionamenti.

L'uomo può avere bisogno di pane, di vestito: la giustizia ne rivendica il diritto; ma ha anche bisogno di qualcos'altro che solo l'amore può intuire e soddisfare.

L'uomo che incontri nella Messa del Povero non è un anonimo, uno stomaco - da riempire o un corpo da rivestire: è un'anima da comprendere, un fratello a cui portare conforto, il rapporto che si cerca di stabilire non è quello: « io ho e ti dò » ma vuoi diventare incontro di spiriti.

Talora ti fermi interdetto, frastornato, davanti a quel volto che reca, accanto ai segni della recente sbornia e della lunga miseria, tutto un mistero di drammi sofferti, di chine discese, di percorsi sassosi e tortuosi: qualcosa intuisci, ma è così poco.

E sei portato a giudicarlo, forse anche a condannarlo o per lo meno a propinargli la tua saggezza, il tuo perbenismo, la tua … paternale dall'alto della tua presunta onestà.

E invece senti che non è così che lo puoi veramente incontrare perché si ritira come un riccio nella sua difesa, di fronte a chi lo assale con parole che solo scavano in una ferita già dolorosa.

E allora, superando l'istintiva ripulsa, gli fai una carezza, lo chiami per nome, gli parli come a un amico, come forse farebbe sua madre, come certamente gli parlerebbe il Signore Gesù con una delle tante parole evangeliche usate nei suoi incontri con anime angosciate.

È a questo tipo di avvicinamento che, il più delle volte, riscontri la reazione positiva di chi, naufrago nella tempesta della vita, ritrova un appiglio a cui attaccarsi.

Ti chiederà, per inveterata abitudine, del denaro forse, anche cercando di imbrogliarti, ma presto desisterà, capitolerà e ti dirà lui stesso ma in ben altro tono le parole che di primo acchito avresti voluto dirgli tu: « Ma non vedi in che stato sei? Perché continui in questa vita? Perché … » i soliti « perché » della pagliuzza e della trave.

Non tutti i frequentanti la Messa del Povero sono in questa situazione: per taluni è anche solo una situazione di solitudine accompagnata da povertà, per altri è il desiderio di ritrovarsi tra amici che li comprendono: dignitosi, quasi vergognosi di trovarsi in simile condizione, ma intimamente contenti di essere accolti, considerati, di trovare un clima di famiglia … anche se talora, vi ritrovano fratelli un poco turbolenti che essi stessi ti invitano a compatire.

Quanti drammi, quante storie di vita si celano dietro quei volti: non tutti così tragici, ma tutti condizionati da situazioni e precedenti penosi.

È così che la finalità della Messa del Povero ti appare come un magnifico ideale: camminare e comunicare con il fratello che soffre, aiutandolo anche per quanto è possibile, ed è poco, nelle sue necessità.

Giovanni Paolo II in un recente discorso ( 14-IX-1982 ) traccia la via: « L'opera di assistenza, dettata alla coscienza ecclesiale da necessità di vario tipo, in cui vengono a trovarsi singole persone ed intere comunità, è fondamentalmente legata alla essenza stessa del messaggio cristiano, che è l'annuncio gioioso dell'amore di Dio per l'uomo e dell'impegno dell'uomo nell'amare Dio e gli uomini tutti, figli di Dio e fratelli di Cristo …

Le opere assistenziali che la Chiesa continua a promuovere conservano in pieno la propria validità ed attualità.

Come ricordava Paolo VI nel discorso del 28 settembre 1972 « è vero che l'assistenza pubblica viene man mano a compiere uffici affidati da secoli alla carità della Chiesa, ed è vero anche che la società moderna è più sensibile alle applicazioni della giustizia che all'esercizio della carità.

Non per questo tuttavia l'azione caritativa della Chiesa ha perduto la sua funzione nel mondo contemporaneo.

La carità è sempre necessaria, come stimolo e completamento della giustizia.

Anche nella società contemporanea, che cerca di promuovere sia delle legislazioni sia gli strumenti adatti a dare a tutti i cittadini una serena sicurezza in campo economico, sanitario, sociale esistono purtroppo ancora situazioni di autentica povertà fisica e psicologica: gruppi di persone e singoli individui conducono una vita non certamente adeguata alla loro dignità umana: soffrono atrocemente la solitudine, l'abbandono, l'emarginazione, la discriminazione ».

A queste ultime sofferenze è assai più difficile portare sollievo: S. Agostino quasi rivolgendosi a ciascuno di noi ci consiglia: « Amando il prossimo ed interessandoti di lui, tu camminerai.

Quale cammino farai, se non quello che conduce al Signore Iddio, a Colui che dobbiamo amare con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente?

Al Signore non siamo ancora arrivati, ma il prossimo lo abbiamo sempre con noi.

Porta dunque colui assieme al quale cammini, per giungere a Colui con il quale desideri rimanere per sempre ».

Per compiere meno faticosamente e più efficacemente questo cammino ci aggrappiamo ogni giorno più a Cristo Crocifisso, nel sacrificio della Messa, e alla Vergine Immacolata: a Cristo Crocifisso perché realizzi con noi e con i nostri fratelli il suo impegno: « Venite a me voi tuffi che siete affaticati e oppressi ed io vi darò ristoro »; alla Vergine Immacolata perché guardi a tutti e ad ognuno sull'invito di Gesù in croce: « Donna, ecco tuo figlio! ».

* * *

La relazione, che potremmo definire tecnica, non si discosta di molto da quella degli anni scorsi.

Attività: comprende il periodo da settembre a giugno con qualche incontro anche in luglio e agosto.

Gli incontri si fanno ogni domenica ed ogni giorno festivo dalle 8 alle 12: Preghiera, Santa Messa, pranzo.

Largo spazio rimane per uno scambio di notizie, per un dialogo, per una parola di amicizia data e ricevuta.

Gli incontri del sabato pomeriggio come quelli della Settimana Santa hanno avuto lo scopo di richiamare particolari momenti dell'anno liturgico: Ottobre, mese del Rosario; Novembre: i Defunti; Dicembre: il Natale …

Ci hanno aiutato in questo, dei carissimi amici: Don Bretto della Consolata, Padre Arbinolo G. Battista della Città dei Ragazzi, Padre Onorato dei Francescani …

Gli incontri comprendevano anche una proiezione di filmine e una originale merenda secondo le stagioni.

Due i centri della Messa del Povero: Via Colombini e Via Cibrario dove è continuata la accoglienza affettuosa delle Figlie della Carità e in particolare di Suor Vincenzo e di Suor Martina.

Sempre impregnata di spirito di servizio e di tanta amicizia la collaborazione di quanti si dedicano alla Messa del Povero: giovani volontari, amici, catechisti, Fratelli S. C., Salesiani, signore: alcuni incontri hanno consentito tra noi un più fraterno affiatamento e uno scambio di impressioni per rendere il nostro servizio sempre più adeguato allo spirito dell'Opera.

Due giornate sono particolarmente ricordate: la Befana del 3 gennaio trascorsa nell'allegria di canti, suoni, con lotteria e ricchi doni, panettone e il gradito bicchiere di vino: notevole il numero dei partecipanti, felici e, per quel giorno, lontani dalle preoccupazioni quotidiane; la grande Gita-pellegrinaggio del 19 giugno al Santuario della Madonna del Bosco a Imbersago ( Varese ) e a Sotto il Monte: i 110 partecipanti trascorsero una giornata ricca di sorprese, in serena fraternità e ritornarono ritemprati anche nello spirito.

Gita-pellegrinaggio al Santuario di Ns. Signora del Bosco ( Imbersago - Va )

L'arida cronaca non può evidentemente registrare tutti gli aspetti più nascosti dell'opera svolta quest'anno alla Messa del Povero ne ricordare l'assistenza di vario genere: quale la distribuzione di vestiario, il sussidio per il caso particolare, l'aiuto per lo svolgimento di pratiche, le visite durante ricoveri ospedalieri, la presenza e la preghiera per il fratello defunto …

Una cosa possiamo rilevare: quando la Messa del Povero ti è entrata nell'anima e l'hai accolta nel suo autentico spirito, sia per te che vi presti servizio, sia per chi vi partecipa diventa parte della tua vita e punto di riferimento durante le occupazioni della settimana, nei momenti di riflessione e soprattutto nei tuoi colloqui di preghiera.

Rimane il bilancio consuntivo delle spese di cui sentiamo di rendere conto agli amici che ci sostengono con la loro comprensione e con il loro aiuto: talora ti giunge il biglietto o l'assegno, tal'altra è il sacco o la cassa di generi alimentari o di vestiario: tutto va a buon fine.

A tutti il grazie e l'assicurazione della preghiera, con scarne parole, perché sappiamo che chi ci è vicino e ci aiuta, nello spirito della Messa del Povero, lo fa per camminare con noi e con i nostri fratelli più bisognosi.

Se poi tempo e circostanze glielo consentono, venga almeno una volta a trovarci e a vivere con noi più direttamente un'esperienza di vita: alla domenica mattina in via Colombini o in via Cibrario!

Consuntivo spese anno 1981-82

Refezione domenicale … L. 21.125.150

Vestiario nuovo e usato … L. 1.450.700

Lotteria, sussidi, servizi vari … L. 2.150.000

Religione, offerta Missioni, lebbrosi … L. 510.000

Gita-pellegrinaggio … L. 975.000

Segreteria … L. 32.400

Totale Lit. 26.243.250

L'anno sociale 1982-83 è iniziato la prima domenica di settembre, e già la Provvidenza aveva fornito il necessario per la ripresa e per alcune provviste.

Abbiamo parlato tanto, forse troppo, di noi, ma lo scopo è solo quello di far risaltare che tutti e tuffo sono mossi da Chi ci conduce con mano paterna.

Per la Messa del Povero

Il Responsabile