Il Card. Anastasio A. Ballestrero, alla Messa del Povero

B226-A4

25 dicembre 1982

Natale particolare alla Messa del Povero: il Cardinale Arcivescovo ha voluto essere presente per celebrarvi la Messa dell'Aurora.

È stato giorno di festa doppia per i circa 150 poveri che ogni domenica si ritrovano per un incontro con Dio e tra loro, il 25 dicembre di quest'anno.

Il Cardinale Ballestrero è giunto tra noi alle ore 9, accompagnato da don Mario Vaudagnotto, accolto dal Parroco della Gran Madre, Mons. Giuseppe Pautasso, da Fratelli, Salesiani, Figlie della Carità, Catechisti e Volontari e dal saluto cordiale e aperto dei frequentanti la Messa del Povero.

Nella piccola Cappella, rinnovata per generoso interessamento di un Benefattore, abbellita da festoni e Angeli natalizi e dal grazioso presepio preparato da Suor Vincenzo, il Cardinale ha celebrato la Santa Messa, in clima di sentita e festosa partecipazione.

La Cappella, gremita da oltre 150 persone, si è subito animata con i canti eseguiti con tanta spontaneità e tanta buona volontà da tutti i presenti.

Commovente veramente lo spettacolo di tanti volti segnati dalla sofferenza e dagli stenti, tesi nello sforzo del canto, nella preghiera, nell'attenzione alla Santa Messa, alle letture fatte così bene da due « poveri » e alle parole del Cardinale.

Il Cardinale Ballestrero alla Messa del Povero il 25 dicembre 1982

Le parole del Cardinale A. Ballestrero

Abbiamo ascoltato dal Santo Vangelo come i primi adoratori di Gesù nato da Maria, siano stati i pastori.

I pastori avvisati e illuminati dagli angeli giunsero a Betlemme con il cuore colmo di gioia, incontrarono il Bambino, lo adorarono, lo circondarono del loro affetto e se ne tornarono ai loro greggi con l'animo infesta e con la vita tanto illuminata.

È da notare che sono questi poveri e semplici pastori i primi uomini informati del grande mistero.

Sono loro che ricevono la primizia della rivelazione della Incarnazione, sono loro che per i primi hanno la gioia di vedere il Bambino e di adorarlo e di pregarlo.

Gesù è veramente venuto per i semplici, è veramente venuto per i poveri; non è venuto per i grandi ma è venuto prima di tutto per coloro che in qualche modo sentono il peso della vita, sentono che hanno bisogno di essere soccorsi, hanno bisogno di essere aiutati, hanno bisogno di essere liberati, per coloro che tante volte, proprio perché costretti a vivere in tante strettezze e in tante difficoltà capiscono che l'uomo ha bisogno di qualcuno che lo salvi, che lo redima, che lo purifichi, che lo faccia più buono e che gli presenti orizzonti di vita più sereni e più degni.

Ebbene, miei cari, oggi questa visita del Signore con il santo Natale, è una visita che avviene anche in mezzo a voi, voi che per tanti aspetti somigliate a quei pastori che non hanno casa, che sono sempre per la strada alla ricerca di un po' di aria buona, un po' di salute, un po' di pace, un po' di conforto.

Il Signore viene a voi, viene a voi per dirvi che Lui è il Salvatore di tutti, viene a voi per dirvi che il Signore Iddio lo ha mandato a rivelarci il suo amore e a dare un senso nuovo alla vita dell'uomo; e non è il senso che di solito le si da: una vicenda tribolata che con la morte finisce, ma il senso della vita dell'uomo come di vita di figli di Dio, come creature cioè che il Signore ira creato a Sua immagine e somiglianza e ha chiamato a conoscerlo e ad amarlo, per trarre nella conoscenza e dall'amore di lui le ragioni della speranza per la vita e anche la consapevolezza che le difficoltà della vita ci ricordano che non siamo nati per questo mondo, anche se siamo nati in questo mondo, ma siamo nati per la vita eterna.

Là conosceremo fino in fondo il nostro Paese celeste, là conosceremo Gesù Cristo, là capiremo la sua Parola che è parola di vita eterna, là tutte le angustie saranno finite e la pace che il Signore è venuto a portare sarà finalmente piena anche nel nostri cuori.

Anche per voi il Natale significa tutto questo e la serenità con la quale siamo raccolti qui a pregare, a rinnovare la nostra fede e la nostra fiducia in Gesù Bambino è una serenità che ci fa capire come cercando il Signore si diventi più buoni, come credendo nel Signore si diventi anche più forti nelle avversità della vita e come lasciandoci guidare dalla parola del Signore si sappia diventare anche più concretamente fratelli.

Abbiamo tutti bisogno di sentirci circondati di benevolenza, di amicizia, di bontà, e proprio perché ne abbiamo tutti bisogno, dobbiamo anche cercare a nostra volta di essere buoni con tutti.

A voi la comunità cristiana è debitrice di bontà, di tanta bontà e comprensione, ma anche voi sappiate volervi bene.

Mentre viviamo nella preghiera il mistero del Natale, il mistero di un Dio che, volendoci bene, si fa uomo, è anche giusto che questo mistero di bontà trovi spazio dentro di noi: nonostante ogni difficoltà, nonostante ogni esperienza di vita, dobbiamo essere buoni.

Una bontà serena, una bontà generosa, una bontà che non solo renda noi capaci di vivere giorno per giorno non disperando mai, ma renda anche noi capaci di fare un po' di bene: il bene di un sorriso non negato a nessuno, di una parola buona detta a tutti, di un po' di pazienza condivisa: ecco volerci bene!

È annunciata la pace del Signore a Natale per coloro che Dio ama.

Come è bello saperci e sentirci amati da Dio!

a se Dio vuoi bene a tutti, possiamo noi non volerci bene?

All'amore con cui Dio ci cerca, come possiamo rispondere noi se non volendoci bene nelle vicende quotidiane della vita?

Anche questa sarà una luce che renderà la celebrazione del Natale più serena, più fiduciosa, più benedetta dal Signore ».

Conclusa la Santa Messa con un ultimo canto, rivolti verso il Presepio, il Cardinale ha voluto ancora salutare i presenti e stringere molte mani che gli si tendevano in segno di sincera riconoscenza.

La Cappella si trasformò presto in sala da pranzo: e fu pranzo degno della doppia festa!

Quando l'assemblea si sciolse, nello scambio rinnovato di auguri, i volti erano più sereni, la soddisfazione era manifesta, nell'anima c'era la serenità: Gesù era venuto anche per noi e, osiamo dire, specialmente per noi.