La presenza dei genitori nella scuola cattolica …

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Al convegno annuale della FIDAE ( Federazione delle Scuole Cattoliche ) di Pallanza, svoltasi dal 21 al 25 agosto concernente la presenza e il contributo dei laici nella scuola cattolica è intervenuto il dott. Vito Moccia, nostro collaboratore, in rappresentanza dell'AGESC ( Associazione Genitori Scuola Cattolica ), in una tavola rotonda in cui sono state messe a confronto varie esperienze di laici nella scuola cattolica, per un itinerario operativo ottimale.

Riportiamo tale relazione, che riguarda sia la collaborazione che i genitori, in quanto categoria di laici essenziale per la scuola cattolica, possono e devono offrire a questa, sia le aspettative dei genitori nei confronti degli insegnanti laici.

La presenza dei genitori nella scuola cattolica non deriva solo dalla qualifica di committenti del servizio d'istruzione e di formazione dei giovani, e, di conseguenza, da quella - in via normale, secondo l'attuale situazione italiana - di sovventori della scuola, pur a fronte della fruizione del servizio per i figli.

È ormai un dato acquisito che la committenza del servizio non è, o non dovrebbe essere, una delega in bianco alla scuola, per cui l'aspetto educativo di questa, fondamentale per la scuola cattolica, deve coinvolgere le famiglie.

La presenza dei genitori, e pertanto il loro apporto operativo deriva dalla rilevanza che la scuola assume sull'educazione, poiché dove sussiste un fatto educativo, emerge il dovere, e conseguentemente il diritto primario dei genitori in ordine al fatto educativo stesso.

Il Magistero non solo riconosce questa funzione, ma affida ai genitori ruoli specifici, e come tali insostituibili.

Sono indicazioni da richiamare, perché non ancora pienamente attuate.

Ai genitori il Magistero affida il compito di collaborare per la formulazione e l'attuazione specifica ad un'ispirazione familiare di questo ( cfr. La scuola cattolica, oggi, in Italia, n. 45 ).

In altri termini le caratteristiche della famiglia, che sono la vita e l'educazione in un contesto di amore devono permeare l'ambiente scolastico, e le relazioni proprie della famiglia, cioè la paternità, la maternità, la figliolanza, è opportuno vitalizzino le relazioni scolastiche tra insegnanti e allievi, e tra quelli e tra questi reciprocamente.

Inoltre, avendo riguardo all'aspetto della consacrazione religiosa o sacerdotale, e a quello del ministero matrimoniale proprio degli sposi, sono altresì ravvisabili interazioni e reciproci arricchimenti.

In particolare poi ai genitori viene affidato il compito di garanti della conformità della scuola cattolica al proprio progetto educativo ( cfr. La scuola cattolica, n. 73 ).

È una responsabilità gravissima, se in essa crediamo, e se desideriamo che in concreto sussista, e che suppone la conoscenza del carisma dell'Istituto, della struttura fondamentale dei corsi scolastici, dell'ambiente in cui si opera, della finalità educativa e formativa dell'istituzione scolastica cattolica.

Viene poi raccomandato che la scuola cattolica sia altresì il luogo per l'educazione permanente degli adulti, cioè, in definitiva, dei genitori, attraverso forme di catechesi, di proposte sacramentali, e di iniziative culturali ( cfr. ibidem, n. 72 ).

Per l'espletamento dei suddetti ruoli è determinante l'inserimento dei genitori nell'istituto scolastico, e a tale scopo occorre l'attenzione e l'incentivazione da parte dei responsabili e degli insegnanti perché i genitori prendano coscienza della loro funzione.

Occorre però altresì che ai genitori venga riconosciuta una funzione che ha degli aspetti di originalità e di autonomia.

A fronte degli impegni che competono ai genitori, e considerata la situazione di fatto dell'utenza delle scuole, con motivazioni di scelta da parte delle famiglie non sempre sufficientemente esplicitate per un'autentica opzione di fede - o almeno per un'adesione al progetto educativo - si impone con tutta forza ed evidenza la necessità dell'aggregazione delle famiglie stesse in un'associazione.

Ecco perché c'è l'AGESC.

La necessità non è solo quella di far fronte alla difesa e promozione della scuola non statale, tra cui vi è quella cattolica, nel campo civile.

È questa una funzione essenziale ed insostituibile, ormai universalmente riconosciuta.

Ma soprattutto quella di dare coscienza ai genitori del ruolo che sono chiamati a svolgere nella scuola.

Per quanto concerne le aspettative dei genitori nei confronti degli insegnanti laici, occorre in primo luogo dare atto dei numerosi esempi di dedizione resi da molti insegnanti, il che costituisce una ricchezza per la scuola cattolica.

Per altri versi sussistono tuttora dei problemi nel settore, che dobbiamo fare emergere.

Al riguardo va sottolineato che un insegnante deve in primo luogo essere maestro, con particolare riguardo alla carica di umanità in senso familiare, di cui si è detto sopra.

Alcuni insegnanti, specie giovani, non sono ancora maturi in questo senso, per non avere sperimentato la paternità o la maternità, o per non avere compiuto un adeguato tirocinio di fraternità e di solidarietà nella scuola stessa.

Inoltre l'insegnante laico deve essere cattolico, nel senso che con il suo comportamento e con la sua dottrina realizza, o tende a realizzare, dato che siamo tutti in cammino, la sintesi tra fede e cultura di cui è intessuta la scuola cattolica.

L'esemplificazione potrebbe essere ampia.

Pensiamo ad alcuni insegnanti che intendono l'esperienza nella scuola cattolica solo come parcheggio in attesa di altra sistemazione.

Oppure a quelli che, pur operando in questa scuola di fatto ne hanno però una concezione laicista, e in pratica avversano la scuola cattolica.

Oppure anche a quegli insegnanti che non inseriscono le materie, e più in generale l'insegnamento, nel progetto educativo.

È questo uno degli aspetti più delicati e difficili, che però va affermato pur nel rispetto dell'autonomia delle singole discipline, tenendo presente le indicazioni del Magistero al riguardo ( cfr., per ultimo, il documento di lavoro in preparazione del Sinodo, in cui è detto, al n. 58, che l'irradiamento dell'identità cattolica avviene non solo attraverso l'insegnamento della religione, ma in tutta l'impostazione culturale ).

In ultimo, ma non certo come importanza, l'insegnante deve inserirsi nel carisma dell'istituto, e in qualche modo esprimerlo.

Non dovrebbe essere una supplenza, quanto un inserimento organico.

Vi sono forme laicali di appartenenza alle Congregazioni religiose che vanno valorizzate, e che potrebbero costituire il coronamento del ministero educativo degli insegnanti laici nelle scuole cattoliche.

È una scelta che ovviamente non va imposta, ma può essere suggerita e proposta.

Non va dimenticato che gli istituti secolari sono un segno dei tempi; generalmente comprendono anche persone sposate, e in essi i laici sono formati all'espletamento dei ministeri ecclesiali loro propri.

Tra questi ministeri al docente laico dovrebbe essere particolarmente consono quello catechistico, perché concerne più da vicino il servizio dei giovani e la loro educazione, e comporta una dedizione verso tutti, anche quelli che non frequentano le scuole cattoliche nei cui confronti va riposta costante attenzione.

Vito Moccia