Giovanni Saldarini succede al Card. Anastasio Ballestrero

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Il nuovo Pastore della Diocesi di Torino

Primo saluto alla diocesi

Il 31 gennaio, nel Santuario della Consolata, il Card. Ballestrero da l'annuncio al Clero torinese che le sue dimissioni sono state accolte e che il nuovo arcivescovo di Torino è Mons. Saldarini Giovanni, già Vescovo Ausiliare del Card. Martini, Arcivescovo di Milano.

Il nuovo Arcivescovo rivolge, attraverso il settimanale diocesano "La Voce del Popolo", un primo saluto alla Chiesa di Dio che è in Torino: « … Innanzitutto confesso lo stupore e l'ammirazione per l'abisso di grazia e di amore che dallo Spirito Santo si è riversato su di me, inviandomi a Voi, quale servo e apostolo di Gesù Cristo, a servire la vostra fede, sostenere la vostra speranza, animare la vostra carità.

Chiedo a tutti di unirsi alla mia preghiera di lode e di azione di grazie a quel Dio che "dona a tutti con semplicità e larghezza" ( Gc 1,5 ).

Nessun Vescovo arriva da straniero.

Vengo a voi in virtù del Sacramento e del mandato del Papa, al quale desidero esprimere qui tutta la mia devozione, senz'altro titolo che quello della mia missione episcopale in quell'unica Chiesa di Cristo, nella quale siamo prima di tutto fratelli e poi ministri, ciascuno secondo la vocazione e il carisma ricevuti da Dio.

Vengo in una Chiesa, quella di S. Massimo, arricchita di tanti doni nel corso dei secoli, con i suoi grandi santi di ieri e di oggi, i suoi pastori, Vescovi e sacerdoti, le sue innumeri congregazioni di vita consacrata, le sue laiche e i suoi laici dalla fede consapevole, libera e operosa.

Ora mi è stata concessa la grande ventura di prendere parte a tutta questa ricchezza spirituale e assegnato il compito di custodirla e accrescerla.

Arrivo, dunque, con gratitudine, e quella gioia e quella serenità, di chi non ignora le difficoltà, ma riconosce prima la bellezza della Chiesa « per mezzo della quale è stata manifestata ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio » ( Ef 3,10 ) e perciò la ama appassionatamente.

Oso, quindi, far mie le parole di Paolo ai cristiani di Roma: « Ho vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io » ( Rm 1,11-12 ).

L'omelia nel giorno dell'ingresso.

La chiesa torinese ragione di vita del Vescovo

La domenica delle Palme, 19 marzo, ha luogo il festoso ingresso del nuovo Pastore.

Nel Santuario della Consolata ha inizio la solenne liturgia con la consegna del Pastorale da parte del Card. Ballestrero al nuovo Arcivescovo, segno della continuità del servizio pastorale nella Chiesa che è in Torino.

Poi la processione delle Palme fra due ali di popolo festante, fino al Duomo.

Qui l'accoglienza delle autorità religiose e la lettura della Bolla PontifIcia di nomina.

Segue la prima concelebrazione del nuovo Arcivescovo con l'omelia di cui riportiamo vari brani.

« … Al seguito di Gesù, anch'io arrivo oggi a Torino per compiere la volontà del Padre e voi mi avete accolto festosamente, riconoscendo in me un inviato che viene non in nome proprio, ma nel nome del Signore, e avete "benedetto" questo Signore ripetendo un gesto umile e antico, nel quale però c'è veramente una presenza, un dono, una verità.

È stata una processione gioiosa, ma non distratta: sappiamo che essa inizia la memoria della settimana più seria e intensa dell'anno cristiano, poiché si tratta della settimana decisiva di tutta la storia umana.

Per questo ci è stata fatta riascoltare la narrazione della passione.

Anche per me inizia oggi la stagione più seria e decisiva della mia vita.

Ormai l'unica ragione dei miei giorni è questa Chiesa pellegrina a Torino, per la quale sono chiamato a rivivere la passione d'amore di Cristo con voi e per voi, quella passione d'amore che ha portato Cristo a dare la vita per noi, poiché quando si ama non ci si può fermare prima.

L'Eucaristia, carità universale e totale di Cristo

Non certamente la mia buona volontà mi renderà capace di questo, ma la potenza di Dio, che proprio per questo ci ha lasciato il sacramento della sua esistenza umana vissuta fino alla croce, fino al dono totale di sé, al corpo dato e al sangue versato, l'Eucaristia.

Quell'Eucaristia che adesso celebro con voi e presiedo per voi, dove è dato il segno di una umanità salvata, la Chiesa, che professa la sua intenzione di assumere l'azione redentiva di Cristo, cioè la sua carità universale e totale.

Dovrò dunque presiedere alla vostra carità, come anche mi ha detto il vostro carissimo Vicario Generale, e bisognerà che mi ricordi quanto mi ha detto e dunque precedervi come imitatore della carità di Cristo, perché il popolo di coloro che qui a Torino si riconoscono come discepoli di Gesù e quindi in comunione con Lui, mediante la comunione operata continuamente nell'Eucaristia, vivano l'esistenza umana come l'ha vissuta Gesù: « Nessuno ha un amore più grande di chi dona la propria vita ».

Nessuno ha mai avuto, nessuno avrà mai, una carità più grande di Gesù Cristo.

Ritrovarci a Messa, almeno quella domenicale, ridare la gioia e il gusto dell'Eucaristia, celebrare la bellezza della nostra liturgia, Vescovo, Sacerdoti, Diaconi e popolo di Dio, è il primo grande compito della nostra pastorale.

L'Eucaristia è al centro perché è il centro.

Tutto deriva da lì.

Niente è possibile senza l'Eucaristia: né l'amore fedele delle famiglie, né la fraternità intraecclesiale, né la concordia civile o sociale, che tutti accoglie e nessuno emargina, né la dedizione gratuita e generosa ai più poveri, né il desiderio e l'accoglienza di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata come un dono senza riserve e senza rimpianto.

Né sarebbe possibile a me un governo apostolico che sia servizio, dove chi è « più grande, come ci ha detto Gesù, diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve », così da non cadere mai nella tentazione di spadroneggiare, ma riuscire sempre ad essere ciò che ho osato assumere come motto: « collaboratore della vostra gioia ».

Grazie all'Eucaristia la passione di Cristo, che è la passione d'amore di Dio per tutta l'umanità, perché essa sia salvata, chiamata ad essere figlia, destinata a godere l'eredità del Figlio, essa continua nella passione della Chiesa che arriva fino a noi, a me e a voi, attraverso l'ininterrotta e garante catena della successione apostolica in questa Chiesa da S. Massimo fino ai Vescovi Fossati, Pellegrino e Ballestrero e ora a me.

Perenne novità della Croce di Gesù

Sempre la medesima Chiesa e sempre nuova, che non inventa nuovi messaggi e non cambia bandiera; annuncia oggi come ieri, senza arroganza ma con franchezza, l'unico vivente lieto messaggio di Cristo, Lui come vangelo e ha come bandiera la sua croce gloriosa e vittoriosa, la croce anch'essa come vangelo, come lieta notizia nuova.

E che però proprio per la forza di questa croce, continuamente ripresentata dentro la nostra vita concreta, nell'Eucaristia fa continuamente nuovo questo messaggio, continuamente bella, vivace, credibile questa bandiera per cui vai la pena di seguirla fino al dono della vita.

E vedendo questa Chiesa, il suo modo di vivere e di morire, si vede e si incontra oggi Cristo e così anche i disperati, come il ladrone, i pagani di oggi come il centurione di allora, le folle curiose e confuse, possono ritornare a casa battendosi il petto, glorificare Dio perché han visto finalmente un "giusto" riaprirsi alla preghiera: « Ricordati di me », e riavere la speranza che non delude: « Oggi sarai con me in paradiso ».

Annuncio evangelico e ascolto della comunità

Di questa Chiesa noi siamo figli e io sono Vescovo, perché - come il profeta - "sappia indirizzare allo sfiduciato una parola", non la mia, ma quella di Dio.

Per il popolo che mi è stato affidato è diritto sacrosanto ricevere la Parola di Dio, tutta la Parola di Dio e tocca a me annunciarla instancabilmente e operare gli indispensabili discernimenti, per i quali il Vescovo porta una responsabilità personale assolutamente inalienabile e mai delegabile.

Questo è l'altro inderogabile compito della nostra pastorale.

Discepolo con voi di questa Parola, dichiaro con S. Paolo di essere « pronto, per quanto sta in me, a predicare il Vangelo anche a voi » di Torino.

« Io infatti non mi vergogno del Vangelo, che è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede » ( Rm 1,15-16 ).

Perciò non mi resta che pregare, supplicandovi di pregare con me, perché il Signore, come ha fatto al suo Servo misterioso di cui ci ha parlato il profeta e di cui noi conosciamo il nome, « ogni mattina faccia attento il mio orecchio, perché io ascolti … mi apra l'orecchio e io non opponga resistenza e non mi tiri indietro ».

Ma per questo mi è ancora richiesto il dovere di ascoltare questa Chiesa alla quale il Signore mi ha mandato, poiché la Parola di Dio non ha cessato di acquistare una più profonda comprensione grazie anche alla fede di questa Chiesa particolare, alla quale poi dovrà parlare.

Dovrà ascoltare la storia di santità di questa Chiesa che ora finalmente posso chiamare "nostra" e le tradizioni pastorali dei suoi grandi Vescovi, dei cui interventi questo Duomo conserva ancora vivo il ricordo e che tanti di voi tengono ancora nel cuore, dal card. Fossati al card. Pellegrino, fino al card. Ballestrero, ultimo solo per la cronologia, cui va ogni mio sentimento di affetto e di stima e che mi auguro, come dissi già alla Consolata, e prego che non mi lasci solo.

Che il Signore mi apra il cuore e gli occhi per capire e discernere il tempo di accogliere e il tempo di oppormi; il tempo di edificare "con amore senza finzioni" e il momento di richiamare "a causa della verità"; l'ora del "sì" e l'ora del "no".

"Risorgi Torino nella Pasqua di Cristo!"

Iniziando il ministero tra voi in questa settimana di passione aperta sulla Resurrezione che è la verità della Croce, mandato dal Signore, attraverso la missione conferitami dall'amato Santo Padre Giovanni Paolo II, al quale confesso e ripeto qui la mia totale riconoscente fedeltà, oso far mio quanto Egli ha detto a conclusione del Suo appassionato discorso alla città di Torino, nella sua prima visita dell'aprile 1980: « Risorgi Torino, nella Pasqua di Cristo che trasforma il mondo!

Conserva la tua anima cristiana, la tua anima cattolica, la tua anima italiana, la tua anima umana.

Sii la città fedele e sicura, che Dio custodisce, come ha detto il tuo grande Vescovo, San Massimo: « Una città è ben difesa quando soprattutto è Dio stesso che la protegge, ma Dio la protegge proprio quando, come sta scritto ( Sal 127,1 ), i suoi abitanti sono tutti assennati, coerenti, umanamente, cristianamente coerenti.

Non può infatti accadere che Dio non conservi una siffatta città, nella quale trova che i suoi precetti sono osservati » ( S. Maximi Taurin., Sermo 86, 1 ).

A questo, con la grazia di Dio, insieme con voi io cercherò di guidare questa nostra terra.

A voi tutti che in questo momento mi state infondendo coraggio col calore della vostra presenza e tollerante misericordia.

Con le parole di Agostino vi dico: « Sostenetemi nella fatica del guidare e supplicatemi la gioia del servire.

La mèta è identica: il Regno di Dio; e perciò comune è la fatica e la gioia della strada per raggiungerla ».

Siamo un popolo in cammino.

Oggi mi faccio vostro compagno di viaggio.

Compagno con voi perché con voi discepolo dell'unico Signore, ma insieme pastore come guida per il giusto cammino ( Sal 23,3 ).

La nostra speranza è la fede "fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono" ( Eb 11,1 ), la fede "che ha sconfitto il mondo" ( 1 Gv 5,4 ).

Saluto ai giovani

Ai giovani soprattutto, in questa che è la loro IV giornata mondiale, ripeto le domande del Papa: « Avete già scoperto Cristo, che è la Via? Avete già scoperto Cristo, che è la Verità? Avete già scoperto Cristo, che è la Vita? » e poi il conseguente impegno di dirlo agli altri.

Su questo bisognerà tornare per aiutarci a far sì che questa scoperta personale avvenga e questo impegno missionario sia assunto coraggiosamente.

È la sfida che ci aspetta. Dice ancora il Papa "Per ogni nuova generazione sono necessari nuovi apostoli".

Noi crediamo alla forza della fede, che apre alla speranza e si fa carità e sappiamo, perché ci è stato garantito, che un granellino di fede può spostare le montagne.

Perciò vi dico: non abbiamo paura.

Cristo è vivo e noi con Lui.

( a cura di Giovanni Fonti )