« All'Est Dio ha vinto »

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Riflessioni su un discorso del Papa a pellegrini Polacchi

1. Lettura degli avvenimenti con spirito di fede

Esaminare gli avvenimenti alla luce della fede è un orientamento cui il cristiano deve costantemente attenersi.

Recepire tale atteggiamento negli scritti del presente bollettino risulta allineato agli indirizzi enunciati a suo riguardo nei « detti » di fra Leopoldo, cioè che occorre: « parlare della fede che cade a poco a poco, e parlare del bene ».

Senonché, quando si tratta di esprimere valutazioni su avvenimenti esterni, alla luce della fede, il giudizio è molto delicato, poiché implica in primo luogo un obiettivo esame dei fatti, che superi punti di vista puramente soggettivi, e soprattutto necessita di un'illuminata nozione e intelligenza dei fatti stessi secondo criteri volti a cogliere il disegno di Dio nella storia.

Questa premessa risulta necessaria, trattando un tema così delicato e di ampia portata come quello dell'evoluzione in senso democratico dei regimi dell'Est europeo.

Peraltro, poiché sui fatti considerati vi è stata una presa di posizione da parte del Sommo Pontefice, ancorché in un'allocuzione di carattere pastorale ( che pertanto non necessariamente implica il magistero infallibile ), risulta non solo legittimo, ma vorrei dire doveroso, riflettere sulla parola del Pontefice, per esporre alcune considerazioni che aiutino a intendere più in profondità lo sviluppo dell'opera della Provvidenza nei nostri tempi.

2. Discorso del Papa ai pellegrini polacchi

Giovanni Paolo II, rivolgendosi il 21 febbraio 1990 ad un gruppo di pellegrini polacchi, con riguardo ai recenti cambiamenti, ha espressamente affermato: « All'Est Dio ha vinto ».

Il Papa, rilevando che all'Est si è compiuta una « rivoluzione pacifica », con la sola eccezione dolorosa della Romania, ha richiamato l'affermazione che il re polacco Giovanni III pronunciò nel 1683, per informare Papa Innocenzo IX della vittoria di Vienna: « Deus vicit ».

Giovanni Paolo II ha elevato il suo ringraziamento alla Vergine di Jasna Gora e ha detto: « Ritornando spiritualmente a Jasna Gora desidero soprattutto esprimere sentimenti di gratitudine.

La gratitudine è indispensabile per tale posto, che è come un grande « luogo dell'espiazione », ed anche un grande santuario degli uomini e dei popoli.

Occorre quindi che ringraziamo per i doni ricevuti.

Che ringraziamo per il dono del mutamento storico o, piuttosto, dei tanti mutamenti.

Tutti coloro che sono stati testimoni degli avvenimenti dell'anno scorso, che hanno avuto luogo in Polonia e nell'Europa centrale ed orientale, devono confermare che tali mutamenti si sono compiuti.

Dal punto di vista umano si poteva dubitare del loro esito.

Tuttavia si sono compiuti.

E per di più, si sono compiuti in modo incruento, con soltanto una dolorosa eccezione ».

Nell'Europa centrale e orientale si è avuta, ha detto ancora Giovanni Paolo II, « una vera rivoluzione pacifica, oppure una evoluzione diretta dalla consapevolezza della verità e della giusta libertà.

Senza uso di violenza.

Così è stato negli anni di Solidarnosc 1980-1981.

Così nel 1989.

Durante il secondo pellegrinaggio in Polonia - la visita del Papa si è svolta nel giugno 1983 - abbiamo ringraziato per la vittoria di Vienna.

Erano trascorsi allora proprio 300 anni dalla data del 1683.

Da Vienna il re Giovanni III aveva informato il Papa di quella decisiva vittoria con tre parole: « Veni, vidi, Deus vicit » ( sono venuto, ho visto, Dio ha vinto ).

« Deus vicit ».

Occorre che Jasna Gora iscriva ancora una volta queste parole nella nostra storia.

Così è stato nell'anno 1656 ( vittoria polacca contro l'invasione svedese ), così è stato dopo la vittoria di Vienna nel 1683.

Così è stato nell'anno 1920 ( vittoria dei polacchi sui russi ).

Così è ancora ora ».

3. Rilevanza sul piano religioso della crisi del comunismo

Queste parole del Papa inducono ad una profonda riflessione.

Nei movimenti popolari e nazionali vi è senza dubbio la confluenza di molte componenti, di carattere culturale, sociale, economico, politico in senso stretto, per cui non è sempre agevole individuare la causa che può avere un peso determinante nelle vicissitudini considerate.

Con riguardo agli avvenimenti di trasformazione in senso democratico nei regimi dell'Est europeo, hanno avuto senza dubbio un ruolo rilevante il dissesto economico di quei Paesi, l'insopprimibile anelito di libertà, l'anacronismo di circoscrivere in barriere ideologiche e territoriali interi popoli.

Però si è portati a credere che accanto a questi elementi, anzi in posizione preminente, abbia giocato in modo determinante la crisi di una ideologia basata su un messianismo terreno, ateo e laicista, contrapposto al messianismo cristiano.

Nella ideologia comunista, la concezione atea della vita, con i provvedimenti di propaganda e di instaurazione del cosiddetto materialismo storico, e di repressione e persecuzione delle manifestazioni religiose, non ha costituito solo un andazzo o un costume, ma un riferimento totalizzante con programmi e obiettivi politici, cui tributare un prezzo di libertà e di sangue.

Proclamare e propugnare, anzi imporre, secondo l'aspirazione comunista, un regno ispirato all'uguaglianza tra gli uomini, si è dimostrato contraddittorio e fallace nella misura in cui il fondamento di questa costruzione, cioè la giustizia, in effetti non si è rivelata tale, poiché ha omesso il primo e basilare suo atto, cioè il riconoscimento di Dio creatore.

Certo che la libertà di coscienza, che è un valore cristiano, implica una concezione laica, e non confessionale, dello Stato, in cui credenti e non credenti possano collaborare nel governo della cosa pubblica.

Ma quando la conclamata laicità si trasforma in laicismo secolarizzante che bandisce alla giustizia ogni trascendenza, nella pretesa di affrancarla da riferimenti ritenuti distorcenti e alienanti - che tale è il concetto cui viene abbassata la religione - allora si da adito ad un nuovo cupo confessionalismo, si impone una nuova etica, quella laicista, espressione appunto dello stato etico.

4. La religione non è più l'« oppio dei popoli »?

In tale concezione morale la religione era quindi considerata l'« oppio dei popoli », secondo la frase di C. Marx, cioè la droga che minerebbe la dignità e la stessa esistenza dell'uomo, nel momento in cui la inebria con la sua fallace illusione.

A questo riguardo è risultata di una rilevanza storica, perché densa di significati e perché in larga misura ha rinnegato il passato, l'affermazione pronunciata a Roma, in Campidoglio, da Gorbaciov, cioè da uno dei più autorevoli esponenti dell'eredità politica di C. Marx, proprio alla vigilia dell'incontro con il Papa, che la religione, fatta salva la libertà di coscienza, riveste un valore formativo per l'uomo.

Ben si comprende allora che la crisi di queste ideologie acquisisce senza dubbio uno spessore anche sul piano religioso.

E ciò perché, nel momento in cui viene ripudiata ogni forma oppressiva e persecutoria del culto, si riaffermano idee guida e ispiratrici della vita sociale di matrice cristiana, quali il pieno riconoscimento della dignità della persona e dei diritti di libertà, la strutturazione dei rapporti sociali secondo la solidarietà, una maggiore accentuazione delle responsabilità personali, e perciò il riconoscimento della valenza spirituale dell'uomo.

S.S. Giovanni Paolo II con alcuni catechisti.

5. Il richiamo del Papa

Quindi l'affermazione del Papa, che all'Est Dio ha vinto, ci è di chiave di lettura per intendere quegli avvenimenti, e di incentivo per unirci a lui nella preghiera di ringraziamento a Cristo Signore, con tutte le conseguenze sul piano della coerenza di vita che interpellano noi occidentali.

Lungi da gretti trionfalismi, che oltretutto sarebbe arduo stabilire se e in quale misura ci possono competere, questi avvenimenti ci richiamano nel profondo, ed esigono anche da noi una conversione sulle vie dell'autentica giustizia, che oggi non può più formularsi senza il collegamento alla interdipendenza dei popoli nella solidarietà, secondo l'insegnamento pontificio dell'enciclica « Sollicitudo rei socialis ».

Non può mancare in questo richiamo alle parole di Giovanni Paolo II, un cenno ai riconoscimenti che egli ha ottenuto in ordine al ruolo da lui svolto nelle richiamate circostanze.

Per attestazione unanime, e anche di provenienza laica, l'influenza del Papa nei rivolgimenti dell'Est è stata marcata, se non proprio determinante.

E per non stare nella genericità delle affermazioni, si fa espresso riferimento all'importanza del movimento di Solidarnosc per la liberalizzazione della Polonia e, di conseguenza, del mondo comunista.

L'opera svolta dalla Chiesa, e dal Papa in particolare, per l'animazione spirituale e l'impegno sociale del laicato polacco è da tutti riconosciuta.

6. Cenni nel diario di fra Leopoldo alla questione comunista

Può essere opportuno, a conclusione di queste riflessioni, un breve riferimento a un « detto » del diario di fra Leopoldo su questo argomento, riservando magari ad altra occasione un più ampio approfondimento.

In data 10 giugno 1919, alle ore 10,30 di sera, fra Leopoldo annota: « Il SS.mo Crocifisso disse: "La purga continua; un po' di spauracchio vi sarà, ma quella dei bolscevichi è un fantasma! ".

" Tutti questi avvenimenti sono un po' di purga per i figli disordinati, le briglie deve tenerle il padre per l'andamento benevolo! "

" Il Padre per l'andamento benevolo è Iddio.

La purga vuole dire castigo: così vuoi chiamarlo nostro Signore Gesù Crocifisso " ».

Si tratta di un testo complesso, che necessita riflessione, ad evitare interpretazioni semplicistiche o distorte.

Un dato però sembra chiaro, ed è ciò che si vuole evidenziare in questa sede, che nel citato « detto » è prospettata una durata effimera per il bolscevismo, e comunque gli è negato un valore universale e risolutivo della storia.

Appare chiaro pertanto che il messaggio di fra Leopoldo ha previsto gli avvenimenti in corso, con una chiara portata profetica, tenuto conto che solo qualche anno fa la caduta del comunismo sembrava impossibile.

V. M.