Il discorso del presidente, ing. Bondone, a tutto il personale  

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« La Casa di Carità Arti e Mestieri è una realtà formativa di proposta cattolica che trova i propri pilastri fondativi:

- nei detti di Gesù Crocifisso trasmessi dal Servo di Dio fra Leopoldo,

- nell'impegno e nell'opera del ven. fr. Teodoreto,

- nella Dottrina Sociale della Chiesa ».

Questa frase è la pietra angolare, il fondamento del discorso tenuto dall'ing. Bondone a tutto il personale delle 25 sedi, convenuti, pressoché nella totalità, all'incontro tenutosi venerdì 6 settembre nel salone fr. Teodoreto della sede centrale di Torino, per l'inizio del nuovo anno formativo.

E come a rafforzare il concetto, ha altresì dichiarato: « Questo deve essere molto chiaro e sempre presente in ciascuno di noi.

É solo con questa consapevolezza che saremo in grado di far conoscere e trasmettere il messaggio ai nostri allievi.

Dobbiamo garantire la continuità dello spirito e del messaggio della Casa di Carità.

Ciò che è cambiato è la forma giuridica, da associazione a fondazione, tutto qui e null'altro.

Non lavoriamo in un soggetto vago e indefinito, in una qualunque fondazione onlus, ciascuno di noi opera nella Casa di Carità Arti e Mestieri, ossia in una realtà che:

- ha quasi un secolo,

- con la sua propria e ben definita Mission,

- con un proprio Progetto Educativo ».

E per rimarcare lo spirito di corpo, pur nell'umiltà personale e di gruppo a fronte di un così alto obbiettivo, ha ribadito: « La Casa di Carità è una.

Non ci sono, e non possono esserci settori particolari, gestioni separate o che altro.

La nostra forza sta nell'unità, nel fare squadra, e non nell' individualismo o nel corporativismo che portano all'autoreferenzialità, cioè al nulla.

Lavorare in squadra è esercitare le capacità, magari maggiori delle nostre, dell'altro.

É nel riconoscimento delle proprie personali debolezze che si riconosce e si misura la forza del gruppo.

É un invito e un richiamo a riconoscerci tutti nella Casa di Carità Arti e Mestieri, ed a operare insieme, attenti alle esigenze dell'altro, disponibili sempre ad essere messi in discussione, a modificare il nostro operato, lasciando ogni presunzione personale.

Solo così potremo accogliere la sfida di un mondo che cambia ».

* * *

Il riferimento al mondo che cambia è un altro dei punti focali del discorso di Bondone, con riguardo non solo alle implicazioni tecnologiche e sociali, ma altresì a quelle culturali e morali.

La Casa di Carità percorre la sua strada in un mondo secolarizzato, chiamata ad animarlo con la luce del Vangelo, più che a premunirsi dalle sue tenebre.

Peraltro non è una "Mission" - per usare la parola del presidente - di facile conseguimento, si tratta di obbiettivi in parte raggiunti e consolidati, come la costante attenzione alla formazione etica e religiosa degli allievi, ma altresì sempre mirati in una conquista che per le mete stesse prefissate non ha confini.

Anche lo sviluppo dell'Opera, con l'aggregazione di nuove sedi, accolte per la stessa natura di essa, che è Carità e non segregazione, comporta problemi di graduale crescita ed adattamento.

Ma l'ispirazione e l'obbiettivo resta sempre la motivazione che precede la stessa denominazione dell'Opera all'atto del suo mistico svelarsi a fra Leopoldo: "Per salvare le anime, per formare nuove generazioni si devono aprire Case di Carità" ( dal Diario, 24 novembre 1919; cfr. fr. Teodoreto, "Nella intimità del Crocifisso", pag 160 ).

A questo punto il Presidente ha approfondito gli aspetti più marcati del cambiamento: gli allievi, le esigenze formative, l'uso degli strumenti informatici nell'insegnamento, il nuovo ruolo del docente, fino a toccare la necessità del raggiungimento dell'equilibrio economico.

Ha sottolineato come i problemi amministrativi non siano una questione che riguarda esclusivamente la Presidenza o la Direzione Amministrativa, ma come sia un problema di tutti al quale tutti sono chiamati a pensare e a studiare ipotesi di soluzione.

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In apertura ha evidenziato il momento di crisi che stiamo vivendo, sia a livello internazionale che nazionale.

Ha ricordato i profondi cambiamenti in atto anche nel nostro ambiente di Casa di Carità - siamo all'inizio di un nuovo triennio sociale - e le modifiche statutarie e organizzative apportate.

Inoltre ha fatto presente che inizierà ad operare un nuovo Contratto nazionale e regionale, e su questi elementi e in tale contesto ha fatto leva per esporre le affermazioni e i compiti, ai quali abbiamo fatto sopra riferimento.

Ha concluso ricordando che « occorre non abbandonare mai la speranza di riuscire a risolvere i problemi, fiduciosi nel detto del Crocifisso sulla continuità e la durata indefinita dell'Opera.

A questa deve corrispondere la volontà di tutti noi di operare al meglio delle nostre capacità perché la volontà di Dio deve sempre essere tradotta nella volontà degli uomini ».