Convegno ecclesiale di Verona

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Intervento introduttivo del prof. Andrea Riccardi

18 ottobre 2006

Ascolteremo tre illustri relatori: la prof.ssa Margaret Archer, inglese, che insegna sociologia all'Università di Warwick, il dott. Michel Camdessus, presidente delle Settimane sociali di Francia e che è stato direttore del Fondo Monetario Internazionale, e il prof. Jàn Figel', slovacco, commissario dell'Unione europea per l'istruzione, la formazione, la cultura e il multilinguismo.

Sono tre personalità che provengono da tre aree diverse: l'Europa dell'est, la Francia e il mondo anglosassone.

Sono anche tre personalità che hanno vissuto gli ultimi anni in tre prospettive estremamente diverse: Camdessus nella prospettiva del mondo finanziario, la Prof.ssa Archer in quella della ricerca scientifica e dell'indagine accademica, il Prof. Jàn Figel' ora con la sua responsabilità europea.

Il significato di questa tavola rotonda è chiaro: il nostro pensare e vivere la speranza non comincia e non finisce solo con il mondo italiano.

È una realtà che il vissuto italiano ormai si collochi su più vasti orizzonti e - non lo dimentichiamo - dipenda da più vasti orizzonti.

Il significato di questa serata è un inevitabile passaggio europeo, come modo di stare nel mondo: in un mondo globalizzato è difficile pensare solo al proprio territorio.

Ciascuno di noi - lo voglia o non lo voglia - è un uomo o una donna del suo quartiere ma vive anche sulla terrazza del vasto mondo.

Al contrario spesso, spaesati da orizzonti grandi, ci rannicchiamo nel nostro angolo; è una posizione che, anche se naturale, alla fine risulta perdente.

Il significato della tavola rotonda è semplice: additare l'orizzonte europeo attraverso la lettura di questi nostri tre amici, che ringraziarne per averci raggiunto e per la loro partecipazione a questo nostro Convegno.

Si è detto: « Pensare il Concilio in italiano », ma oggi a trent'anni dal 1° Convegno ecclesiale di Roma forse il problema è pensare il Concilio o la fede sulla scena europea globale, in cui ci si confronta con una dimensione al plurale.

Così sugli orizzonti di un mondo globale non si sta se non in una dimensione europea: siamo troppo piccoli e nudi senza questa dimensione, seppure la dimensione europea vada ancora chiarita nella sua portata, nel suo significato e nella sua funzione.

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