Convegno ecclesiale di Verona

Indice

Rendere visibile il grande « sì » della fede

10 - Il grande « sì » di Dio all'uomo in Gesù Cristo

La risurrezione di Gesù non soltanto apre alla speranza di « nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia » ( 2 Pt 3,13 ).

Essa ci mostra la vicenda storica dell'umanità nella sua intrinseca bontà, anche se ferita dalla presenza del male e nel cammino verso il suo compimento.

A Verona Benedetto XVI ci ha ricordato come l'incontro con il Signore faccia emergere « soprattutto quel grande "sì" che in Gesù Cristo Dio ha detto all'uomo e alla sua vita, all'amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza; come, pertanto, la fede nel Dio dal volto umano porti la gioia nel mondo ».19

Il « sì » che continuamente e fedelmente Dio pronuncia sull'uomo trova compimento nel « sì » con cui il credente risponde ogni giorno con la fede nella parola di verità, con la speranza della definitiva sconfitta del male e della morte, con l'amore nei confronti della vita, di ogni persona, del mondo plasmato dalle mani di Dio.

« I discepoli di Cristo riconoscono pertanto e accolgono volentieri gli autentici valori della cultura del nostro tempo, come la conoscenza scientifica e lo sviluppo tecnologico, i diritti dell'uomo, la libertà religiosa, la democrazia.

Non ignorano e non sottovalutano però quella pericolosa fragilità della natura umana che è una minaccia per il cammino dell'uomo in ogni contesto storico; in particolare, non trascurano le tensioni interiori e le contraddizioni della nostra epoca.

Perciò l'opera di evangelizzazione non è mai un semplice adattarsi alle culture, ma è sempre anche una purificazione, un taglio coraggioso che diviene maturazione e risanamento, un'apertura che consente di nascere a quella "creatura nuova" ( 2 Cor 5,17; Gal 6,15 ) che è il frutto dello Spirito Santo».20

Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia ci chiede di esaminare ogni cosa per tenere ciò che è buono
( 1 Ts 5,21 ) » accompagnando il nostro discernimento con una proposta profondamente positiva, incoraggiante, essenziale, carica di futuro.

In tal modo, la Chiesa non cesserà di essere amica dell'uomo e allo stesso tempo « segno di contraddizione », presenza profetica che indica una ulteriorità non riconducibile agli orizzonti mondani.

11 - La testimonianza, via privilegiata della missione oggi

Mostrare il « sì » di Dio tocca le fondamenta stesse della Chiesa, che di quel « sì » è figlia, discepola e responsabile.

Per questo, la via della missione ecclesiale più adatta al tempo presente e più comprensibile per i nostri contemporanei prende la forma della testimonianza, personale e comunitaria: una testimonianza umile e appassionata, radicata in una spiritualità profonda e culturalmente attrezzata, specchio dell'unità inscindibile tra una fede amica dell'intelligenza e un amore che si fa servizio generoso e gratuito.

Il testimone comunica con le scelte della vita, mostrando così che essere discepolo di Cristo non solo è possibile per l'uomo, ma arricchisce la sua umanità.

Egli, quando parla, non lo fa per un dovere imposto dall'esterno, ma per un'intima esigenza, alimentata nel continuo dialogo con il Signore ed espressa con un linguaggio comprensibile a tutti.

La testimonianza pertanto è l'esperienza in cui convergono vita spirituale, missione pastorale e dimensione culturale.

Le nostre comunità devono favorire l'incontro autentico tra le persone, quale spazio prezioso per il contatto con la verità rivelata nel Signore Gesù, perché l'esemplarità della vita non sminuisce il dovere di annunciare anche con la parola: ogni cristiano deve saper dare ragione della propria speranza, narrando l'opera di Dio nella sua esistenza e nella storia dell'umanità.

12 - La vita quotidiana, « alfabeto » per comunicare il Vangelo

Il linguaggio della testimonianza è quello della vita quotidiana.

Nelle esperienze ordinarie tutti possiamo trovare l'alfabeto con cui comporre parole che dicano l'amore infinito di Dio.

Abbiamo declinato pertanto la testimonianza della Chiesa secondo gli ambiti fondamentali dell'esistenza umana.

È così emerso il volto di una comunità che vuol essere sempre più capace di intense relazioni umane, costruita intorno alla domenica, forte delle sue membra in apparenza più deboli, luogo di dialogo e d'incontro per le diverse generazioni, spazio in cui tutti hanno cittadinanza.

La scelta della vita come luogo di ascolto, di condivisione, di annuncio, di carità e di servizio costituisce un segnale incisivo in una stagione attratta dalle esperienze virtuali e propensa a privilegiare le emozioni sui legami interpersonali stabili.

Ne scaturisce un prezioso esercizio di progettualità, che desideriamo continui e si approfondisca ulteriormente.

Si tratta di cinque concreti aspetti del « sì » di Dio all'uomo, del significato che il Vangelo indica per ogni momento dell'esistenza: nella sua costitutiva dimensione affettiva, nel rapporto con il tempo del lavoro e della festa, nell'esperienza della fragilità, nel cammino della tradizione, nella responsabilità e nella fraternità sociale.

Non intendiamo qui riassumere quanto espresso nei lavori dei gruppi e, ancora prima, nelle relazioni inviate dalle Diocesi e dalle diverse realtà ecclesiali: faremmo torto alla grande ricchezza di contributi.

Ci limitiamo a segnalare alcune proposte emerse nelle sintesi degli ambiti, a partire dalle quali riteniamo sia possibile realizzare un cammino condiviso nelle nostre comunità.

Vita affettiva

Comunicare il Vangelo dell'amore nella e attraverso l'esperienza umana degli affetti chiede di mostrare il volto materno della Chiesa, accompagnando la vita delle persone con una proposta che sappia presentare e motivare la bellezza dell'insegnamento evangelico sull'amore, reagendo al diffuso « analfabetismo affettivo » con percorsi formativi adeguati e una vita familiare ed ecclesiale fondata su relazioni profonde e curate.

La famiglia rappresenta il luogo fondamentale e privilegiato dell'esperienza affettiva.

Di conseguenza, deve essere anche il soggetto centrale della vita ecclesiale, grembo vitale di educazione alla fede e cellula fondante e ineguagliabile della vita sociale.

Ciò richiede un'attenzione pastorale privilegiata per la sua formazione umana e spirituale, insieme al rispetto dei suoi tempi e delle sue esigenze.

Siamo chiamati a rendere le comunità cristiane maggiormente capaci di curare le ferite dei figli più deboli, dei diversamente abili, delle famiglie disgregate e di quelle forzatamente separate a causa dell'emigrazione, prendendoci cura con tenerezza di ogni fragilità e nel contempo orientando su vie sicure i passi dell'uomo.

Peraltro, la dimensione degli affetti non è esclusiva della famiglia e del cammino che a essa conduce; gli affetti innervano di sé ogni condizione umana e danno sapore amicale e spirituale a ogni relazione ecclesiale e sociale.

Educare ad amare è parte integrante di ogni percorso formativo, per ogni vocazione di vita e di servizio.

Lavoro e festa

Il rapporto con il tempo, in cui si esplica l'attività del lavoro dell'uomo e il suo riposo, pone forti provocazioni al credente, condizionato dai vorticosi cambiamenti sociali e tentato da nuove forme di idolatria.

Occorre pertanto chiedere che l'organizzazione del lavoro sia attenta ai tempi della famiglia e accompagnare le persone nelle fatiche quotidiane, consapevoli delle sfide che derivano dalla precarietà del lavoro, soprattutto giovanile, dalla disoccupazione, dalla difficoltà del reinserimento lavorativo in età adulta, dallo sfruttamento della manodopera dei minori, delle donne, degli immigrati.

Anche se cambiano le modalità in cui si esprime il lavoro, non deve venir meno il rispetto dei diritti inalienabili del lavoratore: « Quanto più profondi sono i cambiamenti, tanto più deciso deve essere l'impegno dell'intelligenza e della volontà per tutelare la dignità del lavoro ».21

Altrettanto urgente è il rinnovamento, secondo la prospettiva cristiana, del rapporto tra lavoro e festa: non è soltanto il lavoro a trovare compimento nella festa come occasione di riposo, ma è soprattutto la festa, evento della gratuità e del dono, a « risuscitare » il lavoro a servizio dell'edificazione della comunità, aiutando a sviluppare una giusta visione creaturale ed escatologica.

La qualità delle nostre celebrazioni è fattore decisivo per acquisire tale coscienza.

Occorre poi fare attenzione alla crescita indiscriminata del lavoro festivo e favorire una maggiore conciliazione tra i tempi del lavoro e quelli dedicati alle relazioni umane e familiari, perché l'autentico benessere non è assicurato solo da un tenore di vita dignitoso, ma anche da una buona qualità dei rapporti interpersonali.

In questo quadro, grande giovamento potrà venire da un adeguato approfondimento della dottrina sociale della Chiesa, sia potenziando la formazione capillare sia proponendo stili di vita, personali e sociali, coerenti con essa.

Assai significative sono in proposito le risorse offerte dallo sport e dal turismo.

Fragilità umana

In un'epoca che coltiva il mito dell'efficienza fisica e di una libertà svincolata da ogni limite, le molteplici espressioni della fragilità umana sono spesso nascoste ma nient'affatto superate.

Il loro riconoscimento, scevro da ostentazioni ipocrite, è il punto di partenza per una Chiesa consapevole di avere una parola di senso e di speranza per ogni persona che vive la debolezza delle diverse forme di sofferenza, della precarietà, del limite, della povertà relazionale.

Se l'esperienza della fragilità mette in luce la precarietà della condizione umana, la stessa fragilità è anche occasione per prendere coscienza del fatto che l'uomo è una creatura e del valore che egli riveste davanti a Dio.

Gesù Cristo, infatti, ci mostra come la verità dell'amore sa trasfigurare anche l'oscuro mistero della sofferenza e della morte nella luce della risurrezione.

La vera forza è l'amore di Dio, che si è definitivamente rivelato e donato a noi nel mistero pasquale.

All'annuncio evangelico si accompagna l'opera dei credenti, impegnati ad adattare i percorsi educativi, a potenziare la cooperazione e la solidarietà, a diffondere una cultura e una prassi di accoglienza della vita, a denunciare le ingiustizie sociali, a curare la formazione del volontariato.

Le diverse esperienze di evangelizzazione della fragilità umana, anche grazie all'apporto dei consacrati e dei diaconi permanenti, danno forma a un ricco patrimonio di umanità e di condivisione, che esprime la fantasia della carità e la sollecitudine della Chiesa verso ogni uomo.

Deve infine crescere la consapevolezza di quella forma radicale di fragilità umana che è il peccato, su cui si staglia l'amore redentivo di Cristo, che è dato di sperimentare in modo particolare nel sacramento della Riconciliazione.

Tradizione

Nella trasmissione del proprio patrimonio spirituale e culturale ogni generazione si misura con un compito di straordinaria importanza e delicatezza, che costituisce un vero e proprio esercizio di speranza.

Alla famiglia deve essere riconosciuto il ruolo primario nella trasmissione dei valori fondamentali della vita e nell'educazione alla fede e all'amore, sollecitandola a svolgere il proprio compito e integrandolo nella comunità cristiana.

Il diffuso clima di sfiducia nei confronti dell'educazione rende ancor più necessaria e preziosa l'opera formativa che la comunità cristiana deve svolgere in tutte le sedi, ricorrendo in particolare alle scuole e alle istituzioni universitarie.

In modo del tutto peculiare, poi, la parrocchia costituisce una palestra di educazione permanente alla fede e alla comunione, e perciò anche un ambito di confronto, assimilazione e trasformazione di linguaggi e comportamenti, in cui un ruolo decisivo va riconosciuto agli itinerari catechistici.

In tale prospettiva, essa è chiamata a interagire con la ricca e variegata esperienza formativa delle associazioni, dei movimenti e delle nuove realtà ecclesiali.

La sfida educativa tocca ogni ambito del vissuto umano e si serve di molteplici strumenti e opportunità, a cominciare dai mezzi della comunicazione sociale, dalle possibilità offerte dalla religiosità popolare, dai pellegrinaggi e dal patrimonio artistico.

Nella valorizzazione dei diversi apporti, alle Chiese locali è chiesto di coniugare l'elaborazione culturale con la formulazione di un vero e proprio progetto formativo permanente.

Cittadinanza

Il bisogno di una formazione integrale e permanente appare urgente anche per dare contenuto e qualità al complesso esercizio della testimonianza nella sfera sociale e politica.

A tale riguardo, sarà opportuno far tesoro della riflessione e delle opere maturate in cento anni dalle Settimane sociali dei cattolici italiani.

Come ricorda il documento preparatorio della prossima 45a Settimana sociale: « Agli occhi della storia non si può non riconoscere che i cattolici hanno dato un apporto fondamentale alla società italiana e alla sua crescita, nella prospettiva del bene comune.

È necessario alimentare la consapevolezza, non solo fra i cattolici ma in tutti gli italiani, del fatto che la presenza cattolica - come pensiero, come cultura, come esperienza politica e sociale - è stata fattore fondamentale e imprescindibile nella storia del Paese ».22

Se oggi il tessuto della convivenza civile mostra segni di lacerazione, ai credenti - e ai fedeli laici in modo particolare - si chiede di contribuire allo sviluppo di un ethos condiviso, sia con la doverosa enunciazione dei principi, sia esprimendo nei fatti un approccio alla realtà sociale ispirato alla speranza cristiana.

Ciò esige l'elaborazione di una seria proposta culturale, condotta con intelligenza, fedele ai valori evangelici e al magistero, insieme a una continua formazione spirituale.

Implica una rivisitazione costante dei veri diritti della persona e delle formazioni sociali nella ricerca del bene comune e deve promuovere occasioni di confronto tra uomini e donne dotati di competenze e professionalità diverse.

13 - Un forte impulso all'elaborazione culturale

Fede e cultura si richiamano reciprocamente.

Ogni aspetto dell'esperienza cristiana possiede una forte valenza in ordine alla promozione di stili di pensiero e di vita, all'elaborazione di mentalità e di comportamenti, all'orientamento della fecondità dello spirito umano nella direzione del bello, del buono e del vero.

La stessa comunicazione del Vangelo non può fare a meno di categorie e di un linguaggio capaci di raggiungere l'uomo nel suo vissuto personale e sociale, attraverso forme ed espressioni a lui comprensibili e congeniali.

Il « Progetto culturale orientato in senso cristiano » è lo strumento che la Chiesa italiana si è data a partire dal Convegno ecclesiale di Palermo ( 1995 ) per mettere in evidenza e far crescere la dimensione culturale presente nel vissuto di fede del popolo di Dio.

A distanza di dodici anni, vogliamo ribadire la necessità di alimentare la consapevolezza e la responsabilità proprie della comunità cristiana, dando un nuovo impulso al Progetto culturale attraverso il suo consolidamento e radicamento, sia in chiave formativa sia in prospettiva missionaria.

L'obiettivo di fondo resta quello di un nuovo incontro tra la fede e la ragione, così che i credenti possano mostrare a tutti che « la vita cristiana è possibile oggi, è ragionevole, è realizzabile ».23

Per questo all'interno della comunità cristiana l'elaborazione culturale deve essere curata anzitutto nelle sue forme ordinarie e popolari.

In quanto dimensione costitutiva della vita ecclesiale, essa deve vedere coinvolti tutti, a partire dalle situazioni abituali dell'azione pastorale, fino alla promozione, anche a livello locale, di particolari occasioni e luoghi di confronto, secondo la « dinamica della rete » e dell'integrazione pastorale.

Le pur necessario competenze e iniziative specifiche non devono mettere in ombra la grande risorsa che il Progetto culturale costituisce per avvicinare l'esperienza ecclesiale alla vita e alle domande delle persone, rendendola maggiormente incisiva e capace di entrare in dialogo senza complessi di inferiorità con le dinamiche culturali del nostro tempo.

È questo un compito non facile, ma anche « un'avventura affascinante nella quale merita spendersi, per dare nuovo slancio alla cultura del nostro tempo e per restituire in essa alla fede cristiana piena cittadinanza ».24

14 - Discernimento e dialogo

L'elaborazione culturale e la formazione delle coscienze sono i primi obiettivi del discernimento ecclesiale.

Esso costituisce una parte essenziale della testimonianza, oltre a essere un'espressione della comunione e l'esito di una profonda vita spirituale.

Il discernimento dei credenti, che tende alla ricerca della volontà di Dio in ogni situazione della vita individuale e sociale, ha bisogno anche del confronto critico con le diverse forme di pensiero e di un fecondo rapporto con le presenze religiose nel nostro Paese, accresciute dalle recenti ondate migratorie.

Il cristianesimo, infatti, è aperto a tutto ciò che di giusto, di vero e di buono vi è nelle culture e nelle civiltà.

Il dialogo con tutti, che insieme alla fiducia nell'altro presuppone una chiara e profonda coscienza della propria identità, è condotto in nome e con gli strumenti della ragione umana, terreno comune in cui è possibile incontrarsi e collaborare in spirito di ascolto senza falsi irenismi.

Con lo stesso atteggiamento di ricerca della comunione nella verità, è necessario che cresca nelle nostre comunità lo spirito ecumenico.

Il cammino dei credenti verso l'unità voluta da Gesù costituisce un segno di speranza e un impegno irreversibile a cui non possiamo sottrarci.

A tal proposito acquistano un particolare valore la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani e la Giornata per la salvaguardia del creato.

L'incontro con persone portatrici di differenti sensibilità religiose ci induce a sostenere, anche a livello popolare, una sempre più puntuale e consapevole conoscenza degli elementi fondamentali della nostra fede, come pure un'adeguata informazione circa le differenti religioni, perché non vi può essere incontro autentico, dialogo rispettoso e costruttivo tra realtà diverse nell'ignoranza o nella confusione.

15 - La questione dell'uomo e della verità

Tra i contenuti del Progetto culturale, spiccano due filoni particolarmente rilevanti.

Entrambi si comprendono alla luce dell'invito di Benedetto XVI ad « allargare gli spazi della razionalità »,25 senza limitare la ragione entro i soli confini di ciò che è sperimentabile e controllabile.

Sono problematiche che, con grande concretezza, chiamano in causa il nostro futuro.

Il primo filone riguarda la « questione antropologica », ossia la domanda su che cosa sia e che cosa significhi essere uomo.

Da tempo assistiamo a tentativi volti a ridurre l'uomo a semplice prodotto della natura, mortificandone la dignità e la costitutiva vocazione alla trascendenza.

Siamo provocati a recuperare e riproporre l'autentica unicità e grandezza della persona umana, segnata dal peccato ma non irrimediabilmente compromessa nel suo tendere a orizzonti definitivi di vita, di libertà, di amore e di gioia.

L'impegno profuso in questa direzione deve continuare, per contrastare con efficacia le molteplici applicazioni di tale riduzionismo nel campo della cultura, delle scienze e della tecnologia, dell'etica e del diritto.

La « questione antropologica » si inserisce nella più ampia « questione della verità », con cui tutti - credenti o meno - devono confrontarsi.

Il diffondersi della sfiducia verso la capacità dello spirito umano di raggiungere una verità non puramente soggettiva e provvisoria, bensì oggettiva e impegnativa, genera non raramente la messa in questione dell'esistenza stessa di tale verità, con la conseguenza di ritenere assurda ogni posizione, a cominciare da quella cristiana, che indichi la via per guadagnarla e ne prospetti le prerogative e le esigenze.

È quanto mai necessario, quindi, saper mostrare lo stretto legame esistente tra verità e libertà e come la coscienza umana non esca mortificata, ma anzi arricchita, dal confronto con la verità cui la fede ci fa rivolgere.

16 - Le possibilità offerte dalla comunicazione e dall'arte

Sul fronte della comunicazione, si devono registrare i notevoli passi compiuti negli anni recenti, ma anche la necessità che non si attenui l'impegno alla formazione.

Resta obiettivo non trascurabile l'immettere nel circuito della comunicazione la voce della Chiesa, costruendo ponti di comprensione tra l'esperienza ecclesiale, nelle sue forme quotidiane e peculiari, e la mentalità corrente.

È doveroso, in questo ambito, prendere atto dei progressi compiuti a partire dalle scelte maturate dopo il Convegno ecclesiale di Palermo, grazie alla crescita di Avvenire, dell'agenzia SIR, dei settimanali diocesani e di numerose altre testate cattoliche, ma anche grazie all'avvio di Sat 2000 e del circuito radiofonico InBlu, realtà che favoriscono nel rispettivo ambito il coordinamento fra le emittenti di ispirazione cristiana.

Inoltre è cresciuta la capacità della comunità cristiana di essere presente in internet e di animare il mondo del cinema e del teatro.

In questi vasti campi resta fondamentale l'apporto che può venire dalle case editrici e dalla rete delle librerie cattoliche.

Una presenza efficace nell'areopago contemporaneo comporta un sapiente investimento da parte delle nostre comunità sui carismi comunicativi di tante persone, come sulla qualità e la diffusione dei media ecclesiali, nazionali e locali, ma anche su iniziative che prevedono la valorizzazione di altri linguaggi, come quello artistico e musicale, raccordati in esperienze qualificate e significative.

17 - La sfida educativa

L'impegno educativo della Chiesa italiana è ampio e multiforme: si avvale della crescente responsabilità di molte famiglie, della vasta rete delle parrocchie, dell'azione preziosa degli istituti religiosi e delle aggregazioni ecclesiali, dell'opera qualificata delle scuole cattoliche e delle altre istituzioni educative e culturali, dell'impegno profuso nella scuola dagli insegnanti di religione cattolica.

L'appello risuonato in tutti gli ambiti ci spinge a un rinnovato protagonismo in questo campo: ci è chiesto un investimento educativo capace di rinnovare gli itinerari formativi, per renderli più adatti al tempo presente e significativi per la vita delle persone, con una nuova attenzione per gli adulti.

La formazione, a partire dalla famiglia, deve essere in grado di dare significato alle esperienze quotidiane, interpretando la domanda di senso che alberga nella coscienza di molti.

Nello stesso tempo, le persone devono essere aiutate a leggere la loro esistenza alla luce del Vangelo, così che trovi risposta il desiderio di quanti chiedono di essere accompagnati a vivere la fede come cammino di sequela del Signore Gesù, segnato da una relazione creativa tra la Parola di Dio e la vita di ogni giorno.

Il tempo presente è straordinariamente favorevole a nuovi cammini di fede, che esprimano la ricchezza dell'azione dello Spirito e la possibilità di percorsi di santità.

Tutto questo però potrà realizzarsi solo se le comunità cristiane sapranno accompagnare le persone, non accontentandosi di rivolgersi solo ai ragazzi e ai giovani, ma proponendosi più decisamente anche al mondo adulto, valorizzando nel dialogo la maturità, l'esperienza e la cultura di questa generazione.

Rilevante sarà, in proposito, il contributo delle scuole cattoliche, dei centri universitari e delle facoltà e degli istituti teologici.

Per rendere maggiormente efficace questa azione, non va sottovalutata l'importanza di un migliore coordinamento dei soggetti educativi ecclesiali, le cui originalità potrebbero trovare un luogo di collegamento e valorizzazione in un forum nazionale delle realtà educative.

18 - La sollecitudine per il bene dell'uomo e della società

Alla testimonianza che la Chiesa è chiamata a rendere al Vangelo appartiene a pieno titolo l'interesse per il rispetto della dignità della persona umana in ogni momento della vita, per il sostegno alla famiglia fondata sul matrimonio, per la giustizia e la pace, per lo sviluppo integrale e il bene della comunità civile, nazionale e internazionale.

Le « ragioni della speranza » comprendono infatti alcune istanze etiche che, fondate sulla natura stessa dell'uomo, possono costituire un terreno di incontro e di dialogo anche con coloro che appartengono a tradizioni ideali o spirituali diverse.

Tale sollecitudine per il bene della società umana fa sì che la Chiesa, senza rischiare sconfinamenti di campo, parli e agisca non per preservare un « interesse cattolico », bensì per offrire il suo peculiare contributo per costruire il futuro della comunità sociale in cui vive e alla quale è legata da vincoli profondi.

Ciò è vero anche quando i credenti si trovano a dover « fronteggiare, con pari determinazione e chiarezza di intenti, il rischio di scelte politiche e legislative che contraddicano fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell'essere umano ».26

Compito della fede cristiana, infatti, è quello di purificare la ragione e aiutarla a essere veramente se stessa.

Allo stesso tempo, la comunità cristiana considera suo dovere, attraverso una capillare opera formativa, contribuire a radicare nelle coscienze quelle « energie morali e spirituali che consentano di anteporre le esigenze della giustizia agli interessi personali, o di una categoria sociale, o anche di uno Stato ».27

Se la Chiesa in quanto tale « non è e non intende essere un agente politico », come ha ricordato a Verona Benedetto XVI, risalta in modo particolare il compito dei fedeli laici nella ricerca di strade praticabili e condivise per trasformare, umanizzandoli in senso pieno, gli spazi della convivenza.

Quei cristiani che responsabilmente scelgono di impegnarsi in politica sanno che « operano come cittadini sotto propria responsabilità », che devono essere animati da competenza e onestà e che sono chiamati a essere protagonisti di uno stile politico virtuoso, guidati da una coscienza retta e informata, illuminata dalla fede e dal Magistero della Chiesa.

Senza restringere i suoi orizzonti, la speranza cristiana fonda e orienta l'impegno storico dei credenti, animati dallo stesso amore di Dio per il mondo.

In particolare, essi sanno che il Vangelo chiede di mettersi dalla parte degli ultimi, senza i quali non potrà realizzarsi una società più giusta e fraterna.

Accanto all'impegno per la giustizia, a cui sono riconducibili numerose problematiche sociali, economiche e politiche, la testimonianza cristiana è costantemente chiamata a percorrere la via della carità.

Essa si articola in diverse forme e mantiene uno stretto legame con l'evangelizzazione, costituisce non solo una risposta ai bisogni delle persone nella loro integralità, ma anche il segno della progressiva assimilazione della nostra vita all'amore di Cristo e la trasposizione in noi del suo stesso modo di vivere.

19 - Insieme responsabili del futuro

Cogliendo con sguardo d'insieme la realtà del nostro Paese, dell'Europa e dello scenario internazionale, non possiamo tacere la profonda crisi, che si trascina da tempo e interessa tragicamente aspetti fondamentali della vita di ciascuno e dell'intero pianeta.

È peraltro vero che l'Europa, con la sua storia recente di conflitti oggi superati e di cammini di riconciliazione, è motivo di speranza ed esempio di quella unione nella diversità che può favorire una globalizzazione rispettosa delle persone.

Perché il processo di integrazione avviato sia veramente fecondo, occorre tuttavia che l'Europa non rinneghi le proprie radici cristiane, dando spazio a quei principi etici che costituiscono parte integrante e fondamentale del suo patrimonio spirituale.

Consapevoli dei segni di speranza presenti nel nostro tempo, rafforziamo il senso di responsabilità e la volontà di operare per lo sviluppo di tutti gli uomini e di tutto l'uomo, per le generazioni future, senza trascurare nessuna delle energie che possono contribuire a farci crescere insieme.

La speranza cristiana comporta il dovere di abbattere muri, sciogliere catene, aprire strade nuove, anche mediante la promozione e la tutela dei diritti fondamentali di ogni persona, incluso lo straniero.

Per quanto riguarda in particolare l'Italia, nell'ottica della promozione del bene comune, esortiamo ad affrontare con sapienza e coraggio la questione demografica, i problemi e le risorse dell'immigrazione, le sfide della questione giovanile.

È parimenti necessario evidenziare la centralità della persona nelle scelte economiche e il senso di responsabilità nei confronti del lavoro, far sì che si dispieghi fattivamente il ruolo sociale della famiglia, contrastare il dilagare dell'illegalità, farsi carico delle future generazioni con una doverosa cura del creato, superare i divari interni al Paese, aiutandolo ad aprirsi agli orizzonti della pace e dello sviluppo mondiale, sfruttando le opportunità positive della globalizzazione e promuovendo un ordine più giusto tra gli Stati.

In questo cantiere aperto il contributo dei credenti, sul piano etico e spirituale, culturale, economico e politico è essenziale per concorrere a orientare il cammino dell'umanità.

Sappiamo bene che non ci sono soluzioni a buon mercato o scorciatoie che sollevino dalla fatica e cancellino lo smarrimento.

Di ciò è segno anche il crescente numero dei cristiani martirizzati.

Questo è il nostro programma: vivere fino in fondo la Pasqua di Gesù.

Da essa deriva una forza profetica dalla quale noi per primi dobbiamo continuamente lasciarci plasmare.

Il nostro unico interesse è infatti metterci a servizio dell'uomo perché l'amore di Dio possa manifestarsi in tutto il suo splendore.

Indice

19 Benedetto XVI, « Discorso al Convegno ecclesiale di Verona »;
Lumen Gentium 42
20 Benedetto XVI, « Discorso al Convegno ecclesiale di Verona »
21 Pontificio consiglio della Giustizia e della Pace, Comp. dottrina sociale della Chiesa, n. 319
22 Comitato Scientifico e organizzatore delle settimane sociali dei cattolici Italiani, Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano, documento preparatorio della 45a Settimana sociale, febbraio 2007, n. 2
23 Benedetto XVI, « Discorso ai preti della Diocesi di Roma », 22 febbraio 2007
24 Benedetto XVI, « Discorso al Convegno ecclesiale di Verona »
25 Benedetto XVI, « Discorso al Convegno ecclesiale di Verona »
26 Benedetto XVI, « Discorso al Convegno ecclesiale di Verona »
27 Benedetto XVI, « Discorso al Convegno ecclesiale di Verona »