Convegno ecclesiale di Verona

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Ambito 3: fragilità Schemi per i gruppi di studio

La società tecnologica non ha eliminato la fragilità umana: spesso la mette ancora di più alla prova, tende a emarginarla o propone soluzioni soltanto tecniche, quindi riduttive.

L'uomo stesso può essere ridotto a « insieme di ingranaggi »: una macchina complessa.

In tal modo viene nascosta la profondità di significato della debolezza e della vulnerabilità umana e se ne ignora sia il peso di sofferenza, sia il valore e la dignità.

La speranza cristiana mostra in modo particolare la sua verità proprio nei casi di fragilità: non ha bisogno di nasconderla, ma la sa accogliere con discrezione e tenerezza, restituendola arricchita di senso al cammino della vita.

L'accoglienza della fragilità non riguarda solo le situazioni estreme: ogni esistenza è fragile e in ogni relazione umana si viene in contatto con la propria e altrui fragilità, così come ogni ambiente umano o naturale è frutto di un fragile equilibrio.

Solo una cultura che sa dar conto di tutti gli aspetti dell'esistenza è una cultura davvero a misura di uomo.

Insegnando e praticando l'accoglienza del nascituro e del bambino, la cura del malato, il soccorso al povero, l'attenzione alle « ferite dell'anima» nelle loro svariate forme, l'ospitalità dell'abbandonato, dell'emarginato, dell'immigrato, la visita al carcerato, l'assistenza dell'incurabile, la protezione dell'anziano, la Chiesa è davvero « maestra di umanità ».

Cosciente di questa sua missione, la Chiesa oggi affronta i modelli di pensiero, spesso intrisi di ideologia, che in nome della libertà e della ricerca scientifica tendono a distinguere tra una vita che conviene preservare e una che può essere terminata, separando gli esseri umani che possono sopravvivere da quelli che devono morire, così come le « ideologie del profitto » cercano di nascondere, a volte persino giustificare, la miseria di chi rimane ai margini della società dell'abbondanza.

Non si può migliorare l'esistenza di chi ha piena dignità di vita a spese di chi non ne ha, specialmente quando la decisione spetta ai più « degni », in realtà nient'altro che i più forti.

Una riflessione sull'esperienza

L'uomo è capolavoro del Dio creatore, eppure per costituzione è soggetto alla caduta.

Come valorizzare la consapevolezza della fragilità dell'uomo, forse l'antidoto migliore alle spinte che incoraggiano la nostra istintiva autosufficienza?

Come comunicare correttamente la prospettiva escatologica di fronte alla sofferenza?

Come aiutare le giovani generazioni a fare i conti con le proprie fragilità?

In quale modo « investire » maggiori risorse a favore delle fasce più esposte al disagio sociale e alla difficoltà della crescita?

Come superare la tentazione di « misurare » la dignità della vita umana secondo parametri che giustificano la distinzione tra uomini degni di vivere e altri per i quali è meglio morire?

Come educare alla cura e alla condivisione della fragilità?

Come diffondere una cultura del perdono, capace di superare la fragilità del peccato e la disperazione della colpa, per reinvestire sulla bontà della creatura?

In quale modo l'incontro con le diverse forme della fragilità umana costituisce luogo di speranza e di testimonianza cristiana?

Le opere di carità e le iniziative di volontariato possono essere un'occasione di condivisione, dialogo e confronto con chi non crede o è in ricerca.

Come rendere proficue queste occasioni?

Un approccio pastorale integrato

I cristiani sono chiamati a percepire fino in fondo le tante dimensioni della fragilità.

A tal fine, vanno formulate proposte per meglio esprimere l'impegno, originato dalla testimonianza di Gesù risorto, di un annuncio di speranza alla persona e alla società.

Come tenere conto della nostra fragilità, di limiti e sofferenze, per una vita affettiva non ripiegata su se stessa?

Come stare accanto alle famiglie in crisi, e come aiutarle?

Quali stili di vita favoriscono una maggiore condivisione della nostra e altrui fragilità e ci aiutano a sottrarci alla schiavitù del consumo?

Come rigenerare il rapporto tra le generazioni ( anziani, genitori, figli ) in modo che possa contribuire a orientare in modo sano la vita di tutti i componenti della famiglia?

La cittadinanza non è prerogativa soltanto di chi gode di piena salute, ma resta un diritto, anche quando non può più essere un dovere.

Come farsi carico di qualunque situazione umana?

Quali politiche potrebbero esprimere meglio l'attenzione alle situazioni estreme di fragilità, oltre le pur necessarie offerte di assistenza?

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