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Segni credibili di libertà

Al fondo delle mappe dell'amore che Paolo ha con tanta acutezza disegnato, si delinea, con contorni visibili, la figura della Chiesa.

L'uomo libero non nasce e non cresce nell'isolamento; ha bisogno di una comunità viva, che gli renda visibile l'amore di Dio per generarlo alla libertà dell'amore.

Nella Chiesa, pur con i limiti e le manchevolezze che essa manifesta, si incontrano i segni visibili di quell'amore divino, che dà vita ed offre alla libertà possibilità di crescita.

Le testimonianze di accoglienza, di solidarietà, di perdono, di servizio alla vita dei poveri e dei sofferenti che nella comunità cristiana affiorano, anche se spesso in mezzo ad incoerenze e debolezze, sono i segni più immediati e quotidiani con cui l'amore di Dio si fa trasparente.

Dobbiamo farci attenti a riconoscere ed apprezzare questi gesti, non solo là dove essi si manifestano con realizzazioni straordinarie ed eroiche, ma anche là dove emergono con toni quotidiani: dentro i rapporti familiari, nella vita d'amicizia, nella solidarietà all'interno del mondo del lavoro e della scuola, attraverso i normali scambi di aiuto che le persone si offrono.

Ma oltre alla testimonianza, nella comunità cristiana risuona la Parola che rende presente Cristo: è dimostrazione concreta dell'amore divino e appello continuo perché gli uomini si facciano servi gli uni degli altri.

Ed è nella comunità cristiana che ci è dato di celebrare, nel segno dell'Eucaristia, l'esperienza più vera della nostra libertà.

Nell'Eucaristia, infatti, la comunità cristiana celebra la vita che Cristo le ha donato nell'amore e ne rende visibile la fraterna condivisione tra gli uomini.

C'è un periodo dell'anno liturgico in cui la Chiesa, quasi dimentica di quanta incoerenza porta ancora dentro di sé, celebra il bene che Dio ha operato in lei, cioè la libertà, la pace.

È il tempo pasquale.

Non è il tempo dopo Pasqua, ma il tempo di Pasqua, perché per la Chiesa la Pasqua è una festa lunga cinquanta giorni: l'ultimo giorno della festa è Pentecoste.

La grazia del Battesimo e dell'Eucaristia hanno fatto germogliare una cosa nuova ( 2 Cor 5,17 ).

Siamo così impressionati dal male che tante volte non ci ricordiamo di godere e di ringraziare per il bene che già vive in noi e tra noi, per la novità di vita che scaturisce dalla libertà di amare, che il Cristo ci ha donato.

Il tempo di Pasqua ci richiama a questa coscienza e ci interroga: non ve ne accorgete? ( Is 43,18-19 ).

La Chiesa è lo spazio visibile della libertà, il luogo dove questa nasce, cresce e si esercita.

Ma nella comunità cristiana non matura una libertà da ghetto.

Si edifica piuttosto una libertà che deve divenire luce e forza, per far crescere e portare a pienezza tutti gli sforzi che gli uomini, in vario modo, stanno compiendo alla ricerca di una vita finalmente libera.

Così il cristiano si affianca, con la lucidità e la dedizione che gli sono proprie, ai tentativi, piccoli e grandi, di liberare l'uomo dalla povertà, dalla fame, dall'ignoranza, dall'ingiustizia e da tutto ciò che ne opprime la dignità.

Si adopera nei movimenti, nelle strutture sociali ed educative perché si allarghino, per tutti, gli spazi e le possibilità di crescita della libertà.

Soprattutto si fa difensore della libertà dei più deboli e di coloro che non possono difendersi da soli, del diritto alla vita e alla pienezza di vita di tutti: dal concepimento fino al termine naturale dell'esistenza.

Compagno di viaggio, solidale ed attento con tutti quanti hanno sete di liberazione, egli continuerà a testimoniare la pienezza della libertà che viene da Dio e che si conquista ogni giorno attraverso l'amore.

Gente santa

Nella Pasqua del Signore è la radice della novità di vita che si manifesta nella comunità dei credenti.

La Chiesa ne è consapevole e così si esprime nella preghiera liturgica:

"È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.

Mirabile è l'opera da lui compiuta nel mistero pasquale: egli ci ha fatti passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla gloria di proclamarci stirpe eletta, regale sacerdozio, gente santa, popolo di sua conquista, per annunziare al mondo la tua potenza, o Padre, che dalle tenebre ci hai chiamati allo splendore della tua luce".

( Messale Romano, Prefazio delle domeniche del tempo ordinario I )

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